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Autore: agfdetre    07/09/2013    1 recensioni
Equestria. Il mondo è sull'orlo dell'autodistruzione: dilagano guerre civili, ribellioni e contrabbando, il tutto governato e scatenato da una sanguinaria dittatura. Apple Bloom, vissuta per diciassette anni nella più completa solitudine nella EverFree Forest dopo essere fuggita a causa di un misterioso incendio che ha distrutto Ponyville, dovrà tornare e affrontare il mondo corrotto e distrutto che si cela dietro la fitta coltre di alberi della foresta. Accompagnata da vecchi e nuovi compagni, attraverserà queste terre desolate e scoprirà il segreto che gli Apple celano da più di cento anni.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Apple Bloom, Nuovo personaggio, Spike, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Apple’s Creed
Capitolo 2
Interminabile.
E’ l’unico modo con cui posso descrivere quel terribile viaggio dalla capanna ormai distrutta di Zecora a Ponyville. Mentre i due camminavano attraversando le fronde grazie ad un enorme machete sorretto dall’unicorno, io li seguivo dalle cime degli alberi. Non riuscivo a capire come la casa di Zecora fosse così lontana, dato che da piccola ci venivo spesso: non ci volevano più di dieci minuti, ma ora il viaggio era durato più di quattro ore. Spesso il terrestre arancione controllava lo strumento che teneva sulla zampa, prendendo spesso una nuova direzione, non troppo diversa dalla precedente.
Arrivammo alla fine della foresta dopo circa cinque ore di viaggio, e una volta lì rimasi sbalordita da ciò che vidi: Ponyville non era cambiata molto da come era prima dell’incendio. Le case erano praticamente le stesse, solo più nuove e leggermente più grandi. Il piccolo paesino si era però col tempo trasformato in un grosso centro abitato stracolmo di pony che camminavano frettolosi tra le strade. Potei stimare che la vecchia Ponyville, centro del nuovo complesso urbano, occupasse circa un quarto di tutta la città, che a quanto pareva, aveva mantenuto lo stile architettonico senza sconvolgerlo con l’avanzare del tempo.
Scesi tra gli alberi e mi nascosi tra gli ultimi cespugli per guardare quello spettacolo, ma poco dopo mi venne la triste idea di guardare verso l’orizzonte per scorgere il castello di Canterlot. Per quanto la città fosse lontana, si potevano chiaramente distinguere le possenti grigie mura di cemento ed il castello divenuto più grande ma stranamente grigio. Non riuscivo a spiegarmi di questo cambiamento cromatico, dato che la città era troppo lontana perché potessi scorgerne i particolari. Quella visione fece scaturire dentro di me un senso di preoccupazione: sapevo che qualcosa non andava.
I due salirono su un ponte per attraversare il fiume che passava sotto di esso, per poi dirigersi verso Ponyville. Aspettai che fossero entrati nell’agglomerato di case per poi correre a nascondermi sul tetto della prima casa della città. Il sentiero di ghiaia venne rimpiazzato da un lastricato che decine e decine di pony calpestavano frettolosamente: non potevo certo dire che la città non si fosse ripresa.
Una volta all’interno della città potei tranquillamente scendere a terra tramite un vicolo, per poi mescolarmi tra la folla, non perdendo mai di vista i due. Dopo qualche svolta, ci riversammo nel viale principale della città: un lungo stradone alberato che partiva dalla piazza del municipio e si dirigeva verso la periferia. Lo percorremmo in direzione della piazza, che raggiungemmo dopo pochi minuti, accalcati tra un’enorme folla di gente che si stava radunando in piazza. Essa era sovrastata da due edifici: il municipio, leggermente più alto rispetto al vecchio, e uno nuovo che non avevo mai visto prima di allora. Era una struttura di cemento simile ad una torre con grosso basamento. Da dei grandi balconi pendevano dei lunghi drappi con disegnato sopra uno stemma che mi lascio molto dubbiosa: uno scudo nero splendente su cui era disegnato il cutie mark di Luna, lo stesso che i due tizi della capanna avevano sulle bardature!
 Ritornando alla realtà, potei vedere che stavano accedendo alla struttura, superando un grosso cancello di ferro che veniva aperto da altre guardie con bardature con lo stesso stemma. Ben presto persi la visuale dato che la piazza stava letteralmente per esplodere dalla quantità di pony che la occupavano. Regnava il caos più totale: la gente urlava e imprecava contro i militari impassibili ( o quasi) dietro il recinto di ferro che delimitava i confini della torre.
Ma tutto tacque, quando una robusta unicorno si affacciò da un’imponente balconata che dava sulla piazza. Aveva manto azzurro e criniera argentata, e indossava una bardatura simile a quella degli altri soldati: mentre le loro erano grigie e graffiate dalle mille peripezie che avevano affrontato, la sua era di un nero opaco e ornata da decine di medaglie militari. Ovviamente sul fianco era presente lo stemma, ma ora potevo vederlo chiaramente, mentre prima nelle altre bardature era spesso rovinato da qualche graffio.
“Cittadini di New Ponyville”
Incominciò: la sua voce era possente ma squillante allo stesso tempo…mi sembrava familiare…
“Le FAM sono perfettamente consapevoli della difficile situazione in cui siete costretti a vivere, ma facciamo ogni giorno del nostro meglio per regalare a questa città un futuro migliore”
“Tutte stronzate!”
Urlò un pony poco distante da me, poco prima che una guardia appostata da qualche parte lo colpisse con un ago di, suppongo, narcotico. Dopo essersi accasciato a terra venne immediatamente recuperato da altre due guardie e trasportato all’interno della struttura.
La giumenta sospirò
“Sono questi gli elementi che rallentano il nostro operato, per questo ci impegniamo al meglio per estrarli dalla società”
Nessuno osò parlare
“Abbiamo già fatto grandi progressi con il confinamento delle teste di metallo a sud ovest, e dopo l’attacco l’elettricità è stata ripristinata ovunque!”
Gioì soddisfatta, ma il popolo non sembrava condividere il suo stesso entusiasmo.
Teste di metallo? Cosa diavolo erano?
La pony ritornò seria
“Ad ogni modo, la porta sud ovest resterà chiusa fino a nuovo ordine”
Un vociare, dapprima leggero, cominciò ad aumentare di intensità
“Tutti i traffici saranno deviati sulla porta nord verso Canterlot. Buona giornata e che Luna ci protegga”
Detto questo rientrò nell’edificio, mentre la folla urlava
“E’ un ingiustizia!” “Non potete chiudere tutto!” “Mi ci vorranno ore per aggirare la città” “Ci farete perdere il nostro lavoro!”
 
Lentamente la folla cominciò a defluire lungo il viale e le strade secondarie, mentre il sole cominciava ad abbassarsi sulle montagne lontane. Dopo tutte quelle ore di viaggio, finalmente ebbi un attimo di pace per riordinare le idee. Mi resi conto di non aver mangiato per più di ventiquattr’ore, e improvvisamente mi sentii priva di forze e con una fame terribile.
Non mi ci volle molto a trovare la locanda più vicina: un grosso locale situato proprio in piazza, in cui decine di pony occupavano i posti ai tavoli, chiacchierando tranquillamente.
Entrai. Il locale era molto accogliente, decorato interamente in legno. Mi sedetti davanti al lungo bancone, anch’esso in legno, e subito un unicorno dal manto giallo e capelli marroni vestito da cameriere mi si avvicinò dall’altra parte del bancone, mentre con la levitazione stava pulendo un boccale con un panno.
“Benvenuta al Ponyville Plaza, cosa desideri?”
Ero un po’ nervosa, dato che non avevo un dialogo con qualcuno da tempo immemore, e le mie parole non uscirono istantaneamente dalla mia bocca.
“Cosa avete da mangiare?”
“Oh, beh, abbiamo mele caramellate, frittelle di mele, torta di mele, fieno fritto…”
Da quanto non mangiavo una mela? Probabilmente dal giorno dell’incendio.
Ma subito mi balenò in mente la domanda giusta da porre al cameriere, cosa che non avevo assolutamente valutato.
“Una torta di mele quanto costa?”
“Sono 5 pezzi”
Disse soddisfatto l’altro mentre riponeva, sempre con la levitazione, il boccale insieme a tanti altri su un tavolo.
Dopo qualche secondo, la mia faccia pensosa indusse l’unicorno a sospirare
“Non li hai, vero?”
Annuii, senza dire nulla.
“Uff, ascolta posso darti la torta e un boccale di sidro, ma una volta terminato dovrai svolgere un lavoretto per il locale”
Alzai un sopracciglio, interessata. L’altro continuò
“Si tratta solo di lavare qualche piatto e portare fuori i sacchi della spazzatura: entro due ore hai finito. In fondo sono solo otto pezzi.”
“Accetto”
Dissi semplicemente. La fame aveva offuscato troppo la mia mente per permettermi di ragionare.
“Bene”
Sorrise l’altro
“Va pure a sederti, poi quando avrai finito torna qui”
E scomparve nella cucina.
Dopo essermi seduta ed aver atteso qualche minuto, un altro cameriere mi servì un’invitante fetta di torta ed un boccale di sidro che definirei decente.
Mentre placavo la mia fame, mi guardai intorno: il bar era quasi pieno, principalmente occupato da pony in giacca e cravatta muniti rigorosamente di giornale. Quei lavoratori che prima di tornare a casa passano una mezz’ora a bere qualcosa con gli amici e a leggere le notizie. Non feci comunque molto caso a ciò che mi accadeva attorno: la fame aveva oscurato completamente la ragione.
Finii la torta e il sidro in poco più di cinque minuti. Decisi di riposarmi un po’ prima di raggiungere il bancone. Improvvisamente mi balenò in mente una domanda: possibile che il barista si fosse fidato di me a tal punto da lasciarmi andare senza preoccuparsi di una mia possibile fuga? Mi girai verso l’ingresso e capii perché: due grosse guardie unicorno in giacca e cravatta con occhiali scuri stava a guardia della porta. Ciò che mi fece preoccupare di più furono le due pistole che stavano legate alla vita con un cinturone. Non effettuavano nessun controllo a chi entrava o usciva: si limitavano ad osservare in giro, probabilmente avvisati riguardo me. Decisi quindi di non fare idiozie, e mi diressi verso il bancone, ora molto più lucida e in forze.
L’unicorno di prima era tornato e stava servendo un altro cliente, che lo pagò con delle monete di rame: quelle dovevano essere i pezzi.
“Oh eccoti qui: seguimi”
Ci infilammo dietro la sala principale per entrare nella cucina, affollata da una decina di pony vestiti da cuochi che armeggiavano ai fornelli. Erano quasi tutti degli unicorni…ma c’erano solo unicorni a Ponyville? O almeno gli altri non svolgevano lavori di quel tipo.
Il cameriere si girò tendendomi la zampa
“Per prima cosa io sono Steve, piacere di conoscerti…”
“Apple Bloom”
L’altro annuì.
“Allora ci sono queste cataste di boccali da lavare”
Indicò due torri di boccali di vetro sporchi di sidro adagiate in due grossi lavandini
“Poi ci sono i sacchi”
Guardò un angolo della cucina in cui erano ammassati una mezza dozzina di sacchi della spazzatura.
“Quando hai finito torna da me e potrai andare”
 “Ok…grazie”
Steve annuì, e subito dopo si incamminò verso la porta della sala.
“Aspetta”
L’unicorno paglierino si girò con aria interrogativa
“Volevo chiederti…come mai hai accettato così facilmente che non avessi i soldi…e mi hai offerto questo posto?”
L’altro scrollò le spalle sbuffando
“Beh, qui ogni giorno passano un sacco di pony, e qualche volta ce ne capitano senza soldi: non è molto difficile di questi tempi…ma credo che tu lo sappia meglio di me”
Disse accennando una risata. Io rimasi ferma ad osservarlo. Poco dopo si ricompose
“Così ci siamo adeguati alla situazione: è sempre meglio che perdere dei clienti no?”
Annuii, mentre l’altro si avviava nuovamente verso la porta.
Dopo circa un’ora e mezza, finii di lavare l’enorme ammasso di boccali, che ora giacevano scintillanti su i tavoli ad asciugare. Subito dopo presi il primo di quei sei sacchi e lo portai fuori. Essendo molto pesante, e non avendo a disposizione alcun incantesimo, impiegai un bel po’ per farlo uscire dal retro: mi ritrovai in una piccola stradina che insieme ad altre formava un’intricata rete che si estendeva dietro la piazza.
Raggiunsi faticosamente i cassonetti all’angolo con un’altra stradina che con una curva sembrava dirigersi verso la torre dei militari.
“Porca di quella…”
Sobbalzai quando riconobbi quella voce, e corsi a nascondermi dietro ai cassonetti. L’unicorno blu e il terrestre arancione sbucarono da dietro l’angolo, sempre con indosso le loro bardature d’ordinanza.
Il terrestre sospirò
“ Hammer, non è colpa loro se quei pegasi rompono i coglioni con quel vento”
“Non me ne frega!”
Urlò l’altro
“Io voglio capire come cazzo è possibile che non li abbiano ancora localizzati: hanno bloccato due hellcat oggi, DUE! Non era mai successo!”
Il terrestre sbuffò
“Di questi tempi sembrano essere più attivi del solito”
“Già”
Annuì Hammer prima di fare un grosso sospiro
“Il capitano non sarà contento di questo”
“Potremmo andare su ruote!”
Hammer guardò il terrestre con occhi sbarrati
“Ma sei pazzo?! Con tutte quelle teste di metallo in giro? Non hai sentito il casino che è successo qualche giorno fa?”
“Ok ok calmati…era solo per dire”
L’unicorno scosse la testa sbuffando
“Torniamo dentro: se tutto va bene domani a mezzogiorno lasciamo questa merda di città”
Il terrestre annuì e si avviarono lentamene nella stessa direzione da cui erano venuti.
Improvvisamente Hammer si fermò indicando qualcosa appesa al muro che delimitava la strada
“Ehi, guarda questo: non era già ricercato tipo due mesi fa?”
“Evidentemente non l’hanno preso”
“Bah, un nanetto così…”
Dopo qualche minuto uscii dal mio nascondiglio e feci mente locale: avevo tempo fino a mezzogiorno per recuperare quei tubi di Zecora.
Decisi di girare l’angolo per vedere da dove fossero venuti: era un lungo vicolo che finiva con un cancello di ferro che sbarrava il passaggio verso la torre. Non c’era nulla né a terra né sulle pareti, a parte un foglio di carta appeso sulla parete destra accanto al cancello. Mi avvicinai incuriosita al cancello per vedere cosa vi fosse scritto.
Sobbalzai sorpresa alla vista del drago ritratto nella foto, ma quando lo riconobbi il mio cuore esplose di gioia.
Era…era Spike!


 
  
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