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Autore: weretogether    07/09/2013    4 recensioni
Lui era li? Justin era li? Era tornato? E non era solo.
-Kristen?- pronunciò lui.
Maledizione, non doveva succedere. Maledizione, non poteva essere. Maledizione, non sarei dovuta venire. Ma lui cosa ci faceva li?
---
Hai mai amato qualcuno così tanto da non riuscire a liberarti del suo ricordo? Kristen si. Kristen ci vive col ricordo di lei e Justin felici, ma quello che ancora non sa è che presto non sarà più solo un ricordo. A quanto pare il passato è deciso a tornare, ovviamente con i suoi vantaggi e svantaggi, ma che sia un bene o un male questo ancora nessuno lo sa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17.
“two perfect idiots”


 

Quella notte non chiusi occhio, dovevo escogitare un piano per uscire di casa senza che mamma se ne accorgesse.
Era il fine settimana e in genere non mi svegliavo mai presto quando avevamo scuola, questa era una buona scusa per non farmi vedere per tutta la mattina.
Per quanto riguardava il pomeriggio, ero sicura che saremmo tornati entro l’ora di pranzo.
Erano già le dieci e venti quando decisi di prepararmi.
Indossai dei pantaloncini a vita alta, una maglia nera senza maniche con su scritto “Los Angeles”, che misi dentro i pantaloncini, delle vans nere e un cardigan grigio.
Misi un po’ di mascara, del correttore sotto gli occhi, della matita nera e un po’ di lucidalabbra. Era un trucco abbastanza leggero per andare in giro di giorno.
Prima di uscire mi diedi un’occhiata allo specchio e, una volta fuori, mi assicurai che né la macchina di mamma né quella di papà fossero nel vialetto.
Nathan non si sarebbe di certo preoccupare di controllare in camera mia o di farmi compagnia.
Scesi in fretta dalla scala sul balcone, alla fine non l’avevano tolta, e mandai un messaggio a Justin dove lo avvertivo che ero già pronta e che lo aspettavo sotto casa sua.
In qualche minuto fu fuori e mi trascinò con se nel garage sul retro per far si che nessuno ci vedesse.
-sei in anticipo.- disse quando ci fummo fermati.
-lo so, ma se fossi rimasta ancora a casa l’attesa si sarebbe fatta snervante.-
-e ti avevo detto di farti trovare pronta, non di venire da me a controllare se io ero pronto.-
-non ho controllato se tu eri pronto, mi sono semplicemente assicurata che non perdessi tempo.
Ridacchiò. –sei matta.-
Feci spallucce e risi. –allora, andiamo?-
Annuii e, dopo aver tolto un immenso telo bianco, scoprì una moto. Di sicuro l’aveva comprata con i soldi guadagnati lavorando allo studio del padre di Susan. Ne aveva sempre voluta una, ma per un motivo o per un altro non l’aveva mai potuta comprare.
-sali.- disse mostrandomi la moto.
-io? li? no, non se ne parla.-
-allora restiamo qui, la mia macchina è a riparare, e l’altra ce l’ha mamma.-
-andiamo a piedi.-
-non possiamo.-
-ma io non voglio salirci li sopra!- protestai con fare da bambina.
-bene, allora puoi tornare a casa.-
-cosa? no.-
-sali, sbrigati e non fare storie.-
Feci come mi aveva detto e, appena usciti dal garage, si assicurò che le mie mani fossero legate ai suoi fianchi.
Quel contatto mi provocò un brivido.
-devo per forza tenermi a te?- chiesi mentre i miei occhi vagavano alla ricerca di qualsiasi cosa a cui le mie mani potessero aggrapparsi.
-si.- fece una pausa. –tieni.- disse porgendomi un casco.
-ma..- stavo per protestare ma mi interruppe.
-se protesti un’altra volta, ti faccio scendere e vado solo.- disse assicurandosi che non mi lamentassi più di niente.
Indossai il casco e, dopo che lui ebbe fatto la stessa cosa, mise a moto e partì.
Le mie mani erano strette a lui e il mio corpo era perfettamente attaccato alla sua schiena.
Cercai di pensare ad altro, ma sentivo il suo profumo accarezzarmi delicatamente e, durante il tragitto, sentivo i brividi percorrermi lungo il corpo senza interruzione.
-senti freddo?- chiese mentre teneva gli occhi fissi sulla strada.
-no.- dissi cercando di essere il più chiara possibile.
-hai la pelle d’oca.- disse osservando poi le mie gambe scoperte.
Non dissi niente e tornai ad appoggiarmi al suo corpo.
Un’ora e venti minuti dopo eravamo arrivati.
Quando scesi dalla moto per poco non cadevo, avevo le gambe a pezzi.
-dove siamo?- chiesi una volta aver messo piede a terra ed essermi appoggiata a Justin per non fare una delle mie solite figure.
-Newport.- disse lui.
-è parecchio lontano da santa monica!- esclamai.
-e penso che non avrai bisogno di quel cardigan, se poi però vuoi farti una bella sauna, fa pure.- rise.
Risi anche io e me lo tolsi, tenendolo in mano.
Iniziammo a camminare e più mi guardavo intorno, più restavo meravigliata da quell’incantevole posto.
-è bellissimo qui.- esclamai.
-lo so, per questo ti ci ho portato.-
-le persone sono simili a quelle di santa monica. stessi atteggiamenti, stessi vestiti.-
-si, è questo l’unico aspetto di questa città che non mi piace.-
Andammo verso la spiaggia e, dopo esserci tolti le scarpe, ci lasciammo andare sulla sabbia.
-deve essere bello vivere qui.-
-si. molte persone di Los Angeles e dintorni hanno la casa qui, è un po’ come una casa per le vacanze, anche se non tutti possono permettersela, i prezzi sono davvero alti.-
-quando sei stato qui?-
-venivo spesso con i miei genitori. a mio padre piaceva surfare qui, quindi venivamo spesso e, nella speranza che il mare lo permettesse, passavamo intere giornate a surfare.-
-avevi anche tu una casa qui?- chiesi.
Lui annuii. –ce l’ho ancora ora, anche se stanno per venderla.-
-perché?- chiesi.
-i miei hanno alcuni debiti e non possono pagarli, vendere la casa è l’unica soluzione.-
Io annuii.
-passavi le vacanze qui?-
-si, venivo tutti gli anni in estate, mi piaceva tantissimo, poi quando ho fatto diciassette anni ai miei non importava più venire qui e non mi lasciavano venire solo, così ho dovuto aspettare d’essere maggiorenne per tornare a visitare questo posto.-
-hai molti amici qui?-
-abbastanza.-
Ci fu qualche minuto di silenzio, poi continuò a parlare. –hai fame?- mi chiese.
-un po’.-
-andiamo.- disse aiutandomi a rialzarmi e portandomi in un ristorante li vicino.
-che posto è?- chiesi curiosa.
-è il mio ristorante preferito di Newport. fanno il miglior granchio di tutta la california.- disse entusiasta.
-devo assaggiarlo allora!- dissi ridendo per il modo in cui l’aveva detto.
-che prendi?- chiese fissandomi mentre ero intenta a guardare il menù.
-umh, non ne ho idea.- risi.
Rise anche lui. –ordino io?-
-forse è meglio.- sorrisi.
Poco dopo si avvicinò una cameriera.
-Justin!- esclamò lei.
-ehi, Christine.- disse lui salutandola e offrendole uno dei suoi migliori sorrisi.
-come stai? è un po’ di tempo che non ti facevi vivo.-
-lo so, ma non ho un attimo di tempo.- fece spallucce.- comunque sto bene, grazie, e tu?-
-bene.-
-non pensavo lavorassi ancora qui.-
-si, non c’è molto e non posso andare avanti alla giornata, ho un affitto da pagare.- disse lei facendo spallucce e sorridendogli. –mi fa piacere che sei qui.- disse ignorandomi del tutto.
-a me fa piacere averti rivista.- sorrise lui.
Stavano flirtando spudoratamente davanti ai miei occhi!
-allora, che prendete?- disse riferendosi anche a me questa volta.
Non gli aveva nemmeno chiesto chi fossi! Non che mi importasse, intendiamoci..
Dopo che Justin ordinò, Christine sorrise per l’ennesima volta e si allontanò dal tavolo.
Io feci finta di niente e continuai a guardare fuori, il mare era bellissimo e c’erano davvero tanti surfisti.
-Kristen.- mi chiamò Justin, ma feci finta di niente.
-Kristen.- provò ancora. Non risposi.
-Kristen, mi rispondi.-
-umh?- gli dissi portando lo sguardo su di lui.
-che ti prende?-
-niente, perché?- chiesi come se niente fosse.
-mi sembri strana.-
-io?- scoppiai a ridere.- scherzi?-
-quella era Christine, siamo stati insieme per qualche mese quando avevamo sedici anni, poi però ci siamo lasciati e da allora non ci vediamo più.- disse per chiarire.
-non ho detto niente.- dissi alzando le mani in aria in segno di difesa.
In quel momento mi sentii come una delle tante, pensavo d’essere stata la prima di cui si era innamorata, ma a quanto pare non era stato così.
Che idiota che ero stata a pensare che fossi stata speciale..
-ho voluto chiarire.-
-non ce n’è di bisogno, ricordi, non stiamo più insieme.- dissi facendo spallucce.
Dannazione se ero infastidita.
Poco dopo arrivarono le nostre ordinazioni, ovviamente aveva portato tutto Christine e, ovviamente, non aveva smesso un attimo di sorridere.
-stavate spudoratamente flirtando.- dissi sotto voce quando lei andò via e lui le sorrise.
-che hai detto?- chiese rivolgendosi a me.
-io? non ho detto niente.-
Susan era via e lui flirtava con le altre. Per un momento mi sentii sollevata di non essere al suo posto, ma il momento dopo sentii un vuoto dentro.
-okay.- disse iniziando a mangiare, io feci lo stesso.
Aveva ordinato dei crab nachos e un secchio, così lo chiamavano loro, di gamberi fritti.
Quando finimmo di mangiare lui pagò ed uscimmo.
-allora, mi dici che ti prende?- disse mentre camminavamo.
Non gli diedi retta.
-Kristen.- disse bloccandomi per il polso e facendomi fermare.- mi dici che ti prende.- disse posizionandosi davanti a me.
-niente, te l’ho detto, non ho niente.-
-non hai parlato per tutto il tempo e avevi lo sguardo perso, c’è qualcosa che non va?- disse calmandosi e pronunciando quelle parole dolcemente.
Se un attimo prima avrei voluto gridargli contro che era un fottuto stronzo, ora avrei voluto sicuramente abbracciarlo.
-non ho niente, sul serio.- dissi calmandomi di poco.
-se non ti va di restare qui, oppure non ti piace, dimmelo.-
-dico davvero Justin, è tutto okay.- sentivo il battito del cuore stabilizzarsi e mi mancava così tanto essere la sua fidanzata.
-allora, ti sono piaciuti i nachos?- chiese affiancandomi.
-si, erano buonissimi, per non parlare poi dei gamberetti.- esclamai.
Dannazione, avevo lo stesso tono entusiasta di Justin qualche ora prima.
-sapevo che ti sarebbe piaciuto.-
Sorrisi, mi conosceva così bene.
-ora che si fa?- chiesi.
-tu che vuoi fare?-
-sei tu che hai vissuto qui, non io.- dissi facendolo ridere.
-ho un’idea.-
-quale?-
-aspettami qui.-
-okay, ma non lasciarmi sola per troppo tempo, o potrei anche trovarmi un fidanzato.-
Mi lanciò un’occhiata fulminante.
-okay, okay, scherzavo.-
Si girò ed entrò in un negozio di skate, poco dopo uscì con due skate in mano.
-cazzo Justin, hai comprato altri due skate?- chiesi con la mia solita finezza.
-no, li ho presi in prestito. il proprietario è mio amico e me ne ha dati due.-
-senza pagare?- chiesi.
Non disse niente.
-dannazione Justin, quello non è prendere in prestito, quello è affittare.-
Fece spallucce.
-non posso tollerare che per una giornata tu stia spendendo tutti questi soldi!- dissi chiaramente arrabbiata. –prima il ristorante, ora gli skate, vuoi tornare al verde?-
-forse hai ragione, ma ti consiglio di salire su quella tavola e starmi dietro, sennò arriverò a casa sul serio al verde.- disse ridendo e dando le spinte iniziali.
-cazzo Justin, sei un coglione!- dissi salendo sulla tavola e cercando di stargli dietro.
Andammo in giro con lo skate per tutto il molo e avrei potuto giurare di non essermi divertita mai così tanto.
C’erano parecchi ragazzi che andavano sullo skate e io ero una delle poche ragazze.
-stammi dietro ora, Justin.- dissi superandolo e girando improvvisamente a destra.
Lui mi seguì finché non arrivammo ad un pontile dove era quasi praticamente impossibile passare.
Era pieno zeppo di gente e di sicuro non avrebbero fatto passare noi con gli skate, così tornammo indietro fin quando non arrivammo davanti allo skate shop.
Justin rientrò a consegnarli, ovviamente pagò quello che aveva da pagare e tornò da me.
-cazzo, siamo stati tre ore e mezzo in giro.- disse.
-merda.- dissi, poi entrambi scoppiammo a ridere.
-spero solo che tu abbia altri soldi nel caso dovesse terminare la benzina nella moto.-
Justin tossì leggermente.
-hai i soldi per la benzina, vero Justin?-
Lui si grattò la nuca.
-cazzo Justin, sei un irresponsabile!- gli urlai contro.
-ora come torniamo a casa?-
-per tua fortuna ho anche io dei soldi.-
Fece un sospiro di sollievo e ci avviammo verso la moto.
-come ti è venuta in mente l’idea degli skate?- chiesi.
-quando stavo qui andavo sempre in giro con lo skate e pensavo ti sarebbe piaciuto.-
-infatti mi è piaciuto, ma tutti quei soldi!-
-volevo solo che ci divertissimo.-
-almeno ne è valsa la pena.- lo rassicurai.
Quando arrivammo alla moto il sole stava per tramontare e, per la prima volta in quella giornata, pensai alla possibile reazione di mia madre quando sarei tornata a casa.
Cercai nella borsa il cellulare, ma non lo trovai.
-dannazione, che ore sono?- chiesi a Justin.
-le sei e mezza.-
-mia mamma non mi farà uscire per un anno.- dissi appoggiandomi ad un muretto.
-ti riporto a casa?- chiese avvicinandosi a me.
-no, a che servirebbe? tanto mi metterà lo stesso in punizione, quindi, godiamocela tutta questa giornata.-
-ne sei sicura?-
Feci cenno di si con la testa.
-allora, quando hai comprato questa moto?-
-quando sono tornato da Londra, avevo messo da parte abbastanza soldi e la prima cosa che ho fatto è stato comprarla.-
-era da tanto che dicevi di volerne una.-
-già e finalmente sono riuscito a comprarla.-
-è davvero bella.-
-lo so. ho dovuto fare qualche lavoro di manutenzione e rimettere a posto un paio di cose, ma ora è come nuova.- un sorriso gli si dipinse sul volto.
-è la prima volta che ci fai un giro?- gli chiesi.
-si, da quando ho finito di aggiustarla non ho avuto il tempo per provarla.-
-quindi siamo venuti qui e tu ancora non avevi provato la moto per vedere se era tutto okay?-
-esatto.-
-io non esco più con te, davvero.-
-infatti il giro di prova l’ha fatto il meccanico al posto mio.- disse.
Feci un sospiro di sollievo. –potevi dirmelo prima.-
-no, mi piace sentirmi fare la tua solita ramanzina.- ridemmo.
-mi ci porti?-
-dove?-
-a casa tua.-
-vuoi tornare a casa?-
-stupido, quella che hai qui.-
-ah.- risi.- okay.-
Salimmo in moto, indossammo il casco, mi aggrappai a lui e, appena messo in moto, sfrecciammo sulle strade di Newport.
La casa, o meglio, la villa, non era molto distante dal parcheggio in cui avevamo lasciato la moto.
-è questa?- dissi togliendomi il casco e porgendoglielo.
-si.-
-è stupenda!- esclamai.
-lo so.-
-è davvero un peccato che i tuoi la vendano.- dissi guardandomi intorno.
-già. in realtà era di mio nonno, l’ha lasciata a mia mamma, ora però dobbiamo necessariamente venderla. vale anche più della casa che abbiamo a santa monica.-
-ma è un grosso debito?- chiesi.
-no, ma dobbiamo necessariamente venderla, perché se non lo faremo ora e non avremo i soldi per pagare, pian piano si aggiungeranno gli interessi, e quindi saremmo costretti a venderla lo stesso e pagare un debito più grande.-
Annuii capendo quello che volesse dire. -c’è già qualcuno interessato a comprarla?- chiesi.
-alcune persone, anche se dubito la compreranno sul serio. vale davvero molto e i miei non la venderanno di certo ad un prezzo inferiore del valore reale.-
-possiamo entrare?- chiesi.
Lui si avvicinò alla porta d’ingresso, tirò fuori un mazzo di chiavi dalla tasca e, dopo averla cercata, finalmente trovò quella giusta. Poco dopo aprì la porta e mi fece cenno d’entrare.
-è bellissima.- dissi guardando la sistemazione dei mobili e le stanze enormi.
Justin non disse niente. Di sicuro aveva molti ricordi in quella casa e venderla gli avrebbe fatto male.
-se non mi avessi chiesto di vederla, probabilmente sarei tornato uno di questi giorni e avrei fatto un giro qua dentro. non so se la prossima volta che tornerò l’avranno già venduta.- disse con un filo di nostalgia.
-avresti potuto chiedermelo.-
-non mi andava di farti venire qui se non avessi voluto.-
-sei un idiota, pensi davvero che mi sarei lamentata?-
Fece spallucce.
-l’ha arredata tua mamma?- dissi facendo un giro nel salotto.
-si.-
-ha davvero buon gusto.-
-mamma non avrebbe lasciato che qualcun altro l’arredasse al posto suo.-  ridemmo.
Dopo aver fatto un giro completo della casa uscimmo fuori. C’era una piscina enorme.
-c’è anche una casetta in piscina!- esclamai.
-si.- rise per il modo in cui l’avevo detto.
Restai per qualche secondo li a guardare ciò che mi circondava. Era tutto perfetto. Avrei seriamente voluto poter aiutare la famiglia di Justin a pagare quei debiti.
Anche io, se la casa fosse stata mia, avrei un po’ avuto nostalgia di tutto ciò che mi stava attorno in quel momento.
-che ne dici di fare un bagno?- Justin interruppe i miei pensieri.
-non ho il costume.-
-fa niente.-
-stai scherzando?- dissi prima che mi prendesse in braccio.
-Justin non..- prima che finissi la frase mi aveva già buttata in acqua e anche lui si era buttato con me.
-sei uno stronzo.- dissi avvicinandomi a lui.
Eravamo entrambi vestiti e sembravamo due perfetti idioti, ma, per quanto volessi negarlo, ero felice.
-grazie.- disse ridendo.
-l’acqua è freddissima.- dissi.
-usciamo dai.- disse prendendomi per mano e aiutandomi ad uscire.
Mentre gocciolavamo, entrò nella casetta in piscina e portò fuori due asciugamani.
Me ne porse uno e subito mi ci avvolsi.
-senti ancora freddo?- chiese avvolgendosi anche lui nel suo asciugamano.
-si.- dissi battendo i denti.
Si avvicinò di poco e mi abbracciò,  sfregando le sue mani contro l’asciugamano per farmi riscaldare.
Rabbrividii ancora una volta per il contatto col suo corpo.
-va meglio?- chiese.
Io mi limitai ad annuire.
-forse è meglio se ora andiamo.- disse indicando il sole che stava completamente calando per lasciare spazio alla luna.
-hai ragione.- dissi avviandomi con lui verso l’uscita.
Lasciammo quei due asciugamani all’ingresso e uscimmo.
-aspetta, se avevi degli asciugamani avevi anche dei costumi!- esclamai mentre salivo sulla sua moto.
-umh..- disse facendo finta di pensare.- si.-
Gli diedi una sberla sul braccio. –almeno potevamo cambiarci, di sicuro ora non saremmo bagnati fradici.- esclamai facendo la finta offesa.
-ma non c’era divertimento! e poi di sicuro non ti avrei convinta.-
Non dissi niente.
-dai, ridi.- disse facendomi il solletico.- non voglio che fai quella arrabbiata per tutto il tempo del viaggio.
-okay, okay, basta.- dissi scoppiando a ridere.
-tieni.- disse porgendomi il cardigan che avevamo lasciato poco prima sulla moto.
Lo indossai e, dopo aver ripetuto le stesse procedure di una mezz’oretta prima, partì a tutta velocità.
Quando fummo a Santa Monica e arrivammo a casa, per poco non dormivo.
Ero davvero, davvero stanca. Quella giornata era stata esaustiva, anche se davvero bellissima.
-sei sicura che non vuoi che venga anche io con te?- chiese Justin.
-si, vedrai che andrà tutto bene.- dissi.
-allora ci vediamo domani.-
-a domani, e grazie per la bellissima giornata, mi sono divertita tantissimo.-
-mi fa piacere.- disse abbozzando un sorriso.
Sorrisi anche io e, per evitare l’imbarazzo, girai e tornai a casa.
Stavo per salire dalla scala sul balcone ma vidi che non c’era più.
Cazzo.
Frugai per un momento nella borsa, poi, finalmente, trovai le chiavi.
Le misi nella serratura e sentii dei passi farsi vicini.
Merda.
Aprii la porta e mi ritrovai davanti i miei genitori furiosi.
-dove sei stata?- urlò mamma.
Aveva gli occhi gonfi, di sicuro aveva pianto.
Papà l’abbracciava e le accarezzava dolcemente il braccio.
-io..- stavo per dire qualcosa quando mio padre mi interruppe.
-tu cosa Kristen? eri in punizione e sei andata via. dove sei stata? non hai risposto al cellulare, non hai detto niente a nessuno.-
-ero solo uscita con Justin e ho dimenticato il cellulare a casa.-
-eri in punizione, non potevi uscire. hai disubbidito alle regole e hai anche fatto preoccupare tua madre. potevi almeno avvisare.- disse gridando.
Non l’avevo mai visto così.
-mi dispiace.-
-non importa ora. li c’è la tua roba, andrai a dormire da tua nonna, o da Isabella, o ovunque ti pare, ma per un po’ di tempo non starai a casa.-
-ma perché?- dissi con le lacrime che bruciavano sul volto. –ho sbagliato e lo so, ma non lo farò più.-
-dici sempre così. stare un po’ lontana da casa ti farà solo bene e vedremo se imparerai a rispettare le regole.-
-ma..-
-niente ma. se vuoi andare da tua nonna, il letto è già pronto, se vuoi andare da Isabella avvertila e va da lei, sennò fai come vuoi.-
-mi state cacciando?- chiesi tra un singhiozzo e un altro.
-no, devi solo imparare che non possiamo fare tutto ciò che vuoi tu e fingere che vada bene.- disse.
Mia madre non mi guardò nemmeno negli occhi e mio padre si sforzava per trattenere le lacrime. Aveva gli occhi velati, lo vedevo.
In silenzio, salii in camera, presi il cellulare, scesi, misi sulle spalle la borsa che avevano preparato e uscii, richiudendomi alle spalle la porta.
Andai di corsa a casa di Justin e lo vidi sui gradini d’ingresso.
-che succede?- chiese vedendomi e alzandosi di scatto.
-mi hanno cacciata, dicono che mi farà bene stare un po’ lontano da loro.- dissi mentre le lacrime scorrevano veloci.
Lui mi abbracciò e lasciò che mi accoccolassi tra le sue braccia.
-entra, dormirai qui.-
-ma..-
-niente ma, andiamo.- disse prendendo la mia borsa e facendomi strada.
Erano le dieci, né Pattie, né Jeremy erano in casa, di sicuro cenavano fuori.
-i miei sono fuori per tutta la serata, ora ti preparo la stanza degli ospiti, nel frattempo vai in bagno e fatti una doccia.- disse.
Feci come mi disse e lasciai che l’acqua tiepida mi cullasse, poi mi avvolsi in un asciugamano e andai dritta nella camera degli ospiti.
-ti ho preparato il letto e la borsa l’ho messa la, spero ti vada bene.-
-si, grazie.- dissi con un misto di gratitudine per quello che stava facendo e di imbarazzo per come ero conciata.
Quando lasciò la camera, tirai fuori le cose dalla borsa e indossai una maglia larga e dei pantaloncini.
Legai poi i capelli ancora umidi in una coda e andai nella camera di Justin.
-se per te è un problema, posso anche andare da mia nonna a dormire, non fa niente.-
-non è un problema, puoi restare qui finché vuoi.- disse lui.
-aspettami qui, vado a fare la doccia.-
Uscì dalla sua camera e mi sedetti sul suo letto.
Diedi un’occhiata in giro, poi presi il cellulare e lo controllai.
C’erano cinque nuovi messaggi e venti chiamate perse.
Controllai le chiamate: erano tutte di mia madre.
Poi diedi un’occhiata ai messaggi.
 
Da: Jon.
‘ehi, stasera ti va di uscire?’
 
Da: Jon.
‘perché non ti sei fatta sentire oggi?’
 
Da: Jon.
‘sei arrabbiata con me per il bacio di ieri?’
 
Da: Izzy.
‘ehi, ho saputo che anche tu hai avuto la febbre, come stai? appena stai meglio ti racconto di quello che è successo con Ed.. :)’
 
Da: Jon.
‘quando ti rimetti a posto le idee, fammi sapere.’
 
-ehi.- disse Justin entrando in camera.
-ehi.- posai il cellulare.
Indossava dei boxer, solo dei miseri boxer!
-che facevi?-
-controllavo chiamate e messaggi.-
-tutto okay?- chiese sedendosi sul letto con me.
-si, sono solo stanca.- dissi sdraiandosi sul suo letto. Lui fece la stessa cosa.
Iniziò ad accarezzarmi il braccio.
-è stata una giornata fantastica.- dissi mentre gli occhi si facevano pesanti.
-sono contento che tu ti sia divertita.-
Restammo in silenzio per qualche secondo, mentre l’unica luce che illuminava la stanza era una lampada sul comodino vicino al letto.
-Justin?-
-si?- chiese.
-amavi Christine?- mi lasciai sfuggire.
-no.-
-lo dici solo per farmi felice?-
-no, lo dico solo perché è la verità.-
Si avvicinò di poco a me e, mentre il suo petto aderiva perfettamente alla mia schiena, sentivo il suo respiro irregolare.
Un’ultima scia di brividi mi percorse il corpo e poi chiusi gli occhi, addormentandomi.

 
**
 
Ecco qui il capitolo 17!
So che in genere aggiorno più spesso, ma non avevo idee e poi ci ho messo un po' a scrivere questo perché, 
come vedete, è molto più lungo rispetto agli altri (18 pagine!).
Spero che non vi siate annoiate, solo che non mi andava di fare due capitoli solo per la sorpresa che Justin ha fatto a Kristen.

Allora, che ne pensate? Ci ho messo un po' a scriverlo perché ho dovuto cercare nomi, durata del viaggio e tutto il resto. 
(sono anche andata sul sito del ristorante per vedere il menù!).
So che può sembrare stupido, ma ci tenevo che fosse tutto okay e che assomigliasse alla realtà.
Ho visto tutto nel telefilm ''The O.C.'' e visto che ho amato Newport praticamente dal primo episodio, 
mi andava di farli andare li.
(anche la casa che ho ''descritto'' è nel film, anche se mi è impossibile mostrarvi una foto, perché, stando a quanto ho letto,
la casa che si vede e che fanno credere come una sola, in realtà sono due case dalle quali sono stati presi gli aspetti migliori.)

Bene, non voglio confondervi le idee. 

Spero vi piaccia e aspetto una vostra recensione (ci tengo davvero). 

:).
  
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