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Autore: Damon Salvatore_Cit    07/09/2013    1 recensioni
Fanfiction nata per raccontare la storia di Damon Salvatore, per come la vedo io. Cercherò di non uscire troppo dai binari della storyline del telefilm, ma inventerò episodi della vita passata di questo vampiro come meglio potrò. Spero che sarà di vostro gradimento e che mi seguirete.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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« Quella ragazza mi da’ l’impressione di essere una portatrice di guai. Non mi piace. »
Agata era in cucina a preparare la colazione ai signori Salvatore mentre si sfoga con una giovane inserviente che l’aiutava in cucina, esprimendo il suo pensiero sulla giovane ospite.
« Ho visto il modo in cui guarda i signori Damon e Stefan, e non mi piace l’idea di vederli soffrire per lei. Soprattutto adesso, dopo quello che sta passando il povero Stefan per la morte della giovane Carter. Damon poi… è sempre stato un tipo che soffre in silenzio, non vorrei che arrivassero ad odiarsi per l’amore di quella lì. La loro povera madre non sarebbe stata entusiasta di averla come ospite tutto questo tempo, te lo dico io. »
Disse sempre con tono serio alla giovane ragazza che curiosa, l’ascoltava con interesse, poi aggiunse abbassando notevolmente il tono di voce:
« E poi, l’altro giorno… la vidi che baciava Damon in giardino, in un  modo che poco si addice a una signora. »
Pronunciò l’ultima frase con poco rispetto verso la vampira, con un tono leggermente scandalizzato.
La giovane aiutante, si portò le mani dinnanzi alla bocca dallo stupore delle parole che udì.
« E quale sarebbe il modo di baciare un uomo che più si addice a una signora? »
Le due donne non si accorsero dell’ingresso in cucina di Damon, che le aveva sentito chiacchierare, e le rispose a tono ma mantenendo comunque la sua solita vena scherzosa.
Passò accanto alle due per prendere del pane e le guardò sfoggiando loro un sorrisino dei suoi.
Agata si sentì mortificata e abbassò lo sguardo assieme alla ragazza.
« Mi scusi signore, non era mia intenzione… »
« Che cosa? Spettegolare? »
La interruppe Damon mantenendo un sorriso e fissandole.
Ci provava gusto nel mettere in difficoltà le persone in situazioni scomode come quelle.
« Chiedo scusa Signore…»
Agata fece un inchino verso Damon e la ragazza la seguì imitandola. Erano mortificate.
Damon storse il naso in una smorfia di disapprovazione e disse:
« Suvvia tiratevi su. Non c’è bisogno di utilizzare questo tono rispettoso con me, non sono mio padre.»
Continuò a tener su un sorriso quasi insolito sulle labbra, poi prese quel pezzo di pane che aveva tra le mani e cominciò a mordicchiarlo.
« Anzi sai che ti dico? Invece di perder tempo a spettegolare sulla mia vita sentimentale, sbrigati a prepararmi la colazione che muoio di fame.»
Disse avviandosi verso l’uscita della cucina e con ancora il boccone in bocca.
Poi si voltò a guardarla e aggiunse:
« Oggi sono di buon umore, e niente e nessuno potrà rovinare questa splendida giornata.»
Era raggiante come mai lo era stato in vita sua dopo la morte della madre.
Agata se ne sorprese guardandolo, ma in cuor suo, anche se preoccupata per quella donna che non vedeva di buon occhio, ne era felice.
All’uscita dalla cucina, Damon si imbatté in suo padre che stava anch’egli per entrarvi.
« Tu!!! Che cosa ci fai ancora in casa mia?»
Pronunciò il padre con un tono arrabbiato e fissandolo in modo molto severo.
Damon indietreggiò di qualche passo per evitare di sbattergli contro e a voce bassa disse:
« Ho parlato troppo presto…»
« Padre!»
Si sentì Stefan urlare non molto lontano dai due, per catturare l’attenzione del padre, e bloccare sul nascere una sua quasi sicura sfuriata contro Damon.
Padre e figlio si voltarono a guardarlo arrivare.
« Cosa c’è, Stefan? »
« Lo Sceriffo Forbes vi attende nel vostro studio. L’ho visto arrivare mentre ero in giardino a fare due passi e l’ho fatto accomodare, dopo avermi detto che vi cercava per una questione urgente.»
« Di che si tratta?»
Domandò Giuseppe corrugando le sopracciglia curioso di sapere.
« Non ne ho idea, non ha voluto farmene parola. Spero nulla di grave.»
Giuseppe sospirò pazientemente e diede una pacca sulla spalla a Stefan.
« Grazie, figliolo.»
Poi si voltò verso Damon e disse, mentre cominciò ad incamminarsi via indicandolo con un dito in modo minaccioso:
« Con te faremo i conti più tardi!»
« Fantastico! Non vedo l’ora.»
Disse Damon con un velo d’ironia sorridendogli.
Dopodiché i due fratelli rimasero soli e Stefan prese parola:
« Credevo che non ti avrei più rivisto qui a casa almeno per una settimana.»
« Ho cambiato idea… »
Pronunciò Damon stringendosi nelle spalle e allontanandosi dalla cucina seguito da suo fratello.
« Ah sì? E cosa ti ha fatto cambiare idea?»
In quel momento videro rientrare in casa Katherine che probabilmente era stata in giardino.
Il sorriso sulle labbra di Damon svanì poco a poco mentre nella sua mente gli fu chiaro che probabilmente il fratello passeggiava in giardino in compagnia di Katherine quando vide arrivare lo sceriffo. Questa supposizione lo infastidì e non poco. Ne fu travolto da un’insana gelosia.
La vampira guardò intensamente i due fratelli, senza dispiacere nessuno dei due.
Damon e Stefan furono catturati da quello sguardo, come se fossero sotto ipnosi.
Katherine si inchinò ai due in segno di saluto, e soltanto in quel momento i Salvatore ritornarono a respirare. Lei ci giovava. Amava averli entrambi ai suoi piedi.
« Buongiorno Signor Salvatore.»
Disse con tono caldo e seducente mentre guardava con intensità Damon.
Era chiaro che avesse già salutato Stefan in precedenza.
Damon non ebbe il tempo di realizzare la cosa che con quello sguardo rivoltogli dalla donna, tornò con la mente a vagare nei ricordi di quella notte, quella magica notte passata insieme.
Non poté trattenere un sorrisino malizioso mentre le ricambiava lo sguardo:
« Buongiorno Signorina Pierce. E’ un piacere rivederla.»
« Anche per me è un piacere. Siete mattiniero quest’oggi. Dormito poco?»
La conversazione iniziava a farsi strana, Damon abbassò per un attimo lo sguardo e si lasciò andare ad una breve risata, quella donna era incredibile, riusciva quasi a metterlo in imbarazzo.
« A dir la verità sì. Ho dormito molto poco stanotte, ma vi dirò… non sono per niente stanco, anzi.»
Ammiccò provocandola.
« Mi domando cosa sarà stato a tenervi sveglio…»
« Io devo andare!»
Irruppe Stefan schiarendosi la voce per far notare ai due la sua presenza.
Sembrava infastidito da quella conversazione, e voleva andar via.
Katherine con stupore, si voltò verso il più giovane dei Salvatore e lo guardò dispiaciuta:
«Come, di già? Mi avevate promesso un po’ del vostro tempo, poco fa in giardino.»
«Sono mortificato. Magari un’altra volta.»
Katherine mise su un leggero broncio che la rendeva ancora più adorabile e irresistibile agli occhi dei due giovani ragazzi.
«Come preferite.»
Si voltò alla sua sinistra nell’intento di cercare la sua fidata Emily, e poco si curò di Stefan che restò lì ancora qualche secondo notando il dispiacere che le aveva recato sottraendosi al suo invito di restare.
«Emily! Credo sia meglio andare.»
Pronunciò Katherine con tono severo, era evidentemente offesa da quel rifiuto del ragazzo.
«Non restate a colazione con noi?»
Domandò Damon.
«No, preferisco fare colazione nelle mie camere, se non vi dispiace.»
Si inchinò ai due in segno di saluto e non degnò neppure di uno sguardo Stefan.
«Portate i miei saluti a vostro padre, Damon.»
Dopodiché, seguita da Emily, andò via.
Stefan ne rimase visibilmente dispiaciuto, ma non riusciva neppure lui a spiegarsi come mai se la fosse presa così tanto. Probabilmente era ancora sotto shock per l’accaduto a Emy Carter.
«Potevi essere un po’ più cortese fratello.»
Disse Damon sorridendogli alla sua maniera. Non gli era affatto dispiaciuto il modo in cui Katherine l’aveva trattato, ma ci provava gusto nel vedere il fratello snobbato da lei.
Almeno per una volta aveva le attenzioni da qualcuno tutte per sé.
Stefan guardò ancora una volta verso la depandence con malinconia, poi si voltò verso Damon.
«Se non ti dispiace preferirei non parlarne. Hai già fatto colazione?»
«Come vuoi!»
Sospirò Damon sorvolando sull’argomento con leggerezza. Iniziò ad avviarsi verso il giardino accompagnato dal fratello.
«Non ancora, e ho davvero fame.»
«Come al solito…»
Ribatté Stefan con un leggero sorriso, seguendo il fratello verso il tavolo in giardino dove erano soliti fare colazione.
Agata aveva già servito le pietanze a tavola e attendeva l’arrivo dei Salvatore.
Damon prese velocemente posto e cominciò a mangiare accecato dalla fame, Stefan lo seguì poco dopo, ma non era lì ad ingozzarsi come il fratello.
«Potevate aspettarmi!»
Si sentì levare la voce di Giuseppe alle spalle dei ragazzi che era a pochi passi da loro, che con aria cupa si avviava ad accomodarsi al tavolo anche lui.
Stefan mandò giù un boccone velocemente e si schiarì la voce con difficoltà.
«Ehm…Scusateci, Padre…»
«Ah non importa. Piuttosto, dov’è Miss Katherine?»
Domandò curioso di non vederla a fare colazione quel giorno.
«Vi manda i suoi saluti, ha detto che preferiva fare colazione nella depandance, stamani.»
Disse Damon, mentre si allungava a prendere una fetta di pane per passarvi su un po’ di marmellata. Giuseppe pareva assorto da mille pensieri, che nemmeno ci fece tanto caso alle parole del figlio. Annuì quasi in silenzio.
«Mh capisco… Beh meglio così, almeno non si allarmerà.»
Stefan corrugò le sopracciglia, stupito dalle parole del padre, e guardò prima il fratello Damon e poi il padre.
«Allarmarsi? Perché? Che cosa succede?»
Domandò Stefan curioso e preoccupato da quelle parole del padre.
Damon mise via il pane e guardò il padre con interesse e anche un po’ di sospetto.
Giuseppe sospirò e preoccupato alzò lo sguardo verso i ragazzi, poi disse:
«Lo Sceriffo non è venuto a riferirmi buone notizie, poco fa.»
«Si tratta della morte di Emy?»
Chiese Stefan con ansia di saperne di più.
«Già…Pare che non sia stato un attacco animale ad ucciderla.»
Guardò intensamente i due figli sperando che capissero al volo di cosa stesse parlando.
Damon a quelle parole rimase pietrificato, e sbarrò gli occhi dallo stupore.
Aveva capito a cosa alludeva il padre, Stefan invece sembrò non capire:
«Di che cosa state parlando, Padre? Non capisco…»
«Credono sia stato un vampiro…»
Intervenne Damon con un tono quasi seccato.
«Che assurdità!»
Aggiunse subito dopo.
«Non è affatto un’assurdità! Siete degli stupidi se prenderete la cosa alla leggera. Questo non è uno scherzo.»
«Vampiri…?»
Disse con un velo di voce Stefan, con occhi fissi nel vuoto che pensava a chissà quale atrocità andò incontro quella maledetta notte Emy alla festa dei fondatori.
«Ahh non dargli ascolto! E’ una pazzia! Vampiri?! … ma per favore!»
«Fai male a non crederci, Damon! E’ una questione seria questa, non stiamo scherzando. Ma d’altronde che ti importa? Non ti è mai importato nulla della tua famiglia, del tuo paese!!!»
I toni cominciarono ad essere aspri e alti, tra Damon e suo padre.
«Folli! Siete dei folli! I vampiri non esistono!»
«Esistono! E sono stati proprio loro ad uccidere la povera Emy Carter!»
«Non siete riusciti a trovare una scusa più plausibile? Che c’è? Lo sceriffo non è in grado di risolvere il caso e si inventa una favola per spaventare i bambini?»
«Non ti permetto di parlare in questo modo del nostro sceriffo! Mostra un po’ di rispetto!»
«Rispetto per dei folli che mettono in giro storie ancora più folli solo per coprire la loro incompetenza. Io me ne vado!»
Si alzò da tavola e sbattendo con violenza il fazzoletto sul tavolo, si allontanò da loro.
Stefan osservò con stupore la sfuriata del fratello, non credeva ci tenesse così tanto a sapere la verità sulla morte di Emy.
La storia dei vampiri non convinceva neppure lui, ma sebbene fosse la più folle, sembrava essere la più plausibile.
Mille pensieri si affollarono nella sua mente.
Iniziò a collegare a quella storia di mostri anche il suo sogno ricorrente di Emy con la gola squarciata che nel buio della notte gli chiedeva aiuto disperatamente.
Sarà un animale o veramente esistevano i vampiri?
[…]
Nel pomeriggio Damon era andato a cavalcare lungo il lago in compagnia di suo fratello Stefan.
Non sopportava più le urla del padre, aveva bisogno di una tregua e di un po’ pace.
Era un pomeriggio afoso, e stare a cavallo li aveva fatti sudare, così decisero di rinfrescarsi e sciacquarsi il volto.
Scesero dai rispettivi cavalli, lasciandoli liberi di nutrirsi di erba mentre loro si avvicinarono alla riva del lago.
«Ahhh che sollievo!»
Pronunciò Damon mentre si rinfrescava il volto con l’acqua.
«Parli del caldo o del fatto che sei lontano dalle urla di nostro padre?»
Stefan lo guardava e sorrise mentre si avviava anch’egli verso la riva.
Era di buon umore, gli erano mancati quei lunghi pomeriggi col fratello.
Damon ridacchiò a quelle parole, aveva colpito nel segno.
«Touché, Fratello!»
Stefan cominciò a rinfrescarsi anche lui.
C’era pace intorno a loro, l’unico suono che si udiva era quello dei cavalli che si nutrivano.
Damon andò a sedersi sotto l’albero a pochi passi dalla riva, Stefan lo raggiunse dopo pochi secondi.
«Pensi davvero che esistano i vampiri?»
Chiese Stefan al fratello mentre fissava il lago, assorto da mille pensieri.
Damon si voltò a guardarlo, non voleva dirgli di Katherine, non voleva spaventarlo e tantomeno voleva credere che fosse stata proprio lei ad ucciderla.
Infondo perché avrebbe dovuto farlo?
Meglio se non si faceva tutte quelle domande, non voleva conoscerne l’eventuale risposta.
«No.»
Diede una risposta secca senza troppi giri di parole, con un tono serio e convinto, poi aggiunse:
«Sono leggende di paese, messe in giro da qualche urbiacone fuori di testa.»
Alzò lo sguardo verso il fratello e notò la sua espressione triste e assorta.
«Mi dispiace per la morte di Emy.»
Disse con sincerità a Stefan.
«So che le volevi molto bene, ma non è stato di certo un vampiro ad ucciderla.»
Stefan guardò il fratello, lieto si ascoltare le sue parole. Non avevano mai toccato l’argomento dopo quella fatidica sera del ballo. Stette per qualche secondo in silenzio, poi gli rispose:

« Ma hai sentito cosa ha detto nostro padre? Lui crede nei vampiri, e ce ne ha sempre parlato, sin da quando eravamo dei bambini… »
Damon si strinse nelle spalle e con leggerezza gli rispose:
«Probabilmente è lui l’ubriacone che ha messo in giro questa storia!»
I due fratelli scoppiarono a ridere divertiti all’idea.
Stefan spintonò Damon in modo scherzoso, ed egli ricambiò dandogli una scarica di pugni bonari sulla spalla. I due cominciarono a lottare scherzosamente tra di loro, ridendo come facevano anni a dietro quando erano ancora dei ragazzini.
Damon pareva avere la meglio sul fratello, perché abituato a lottare già nell’esercito, ma Stefan non demorse e così spintonò il fratello nel lago e cominciarono una lotta a suon di schizzi.
Quel pomeriggio trascorse così: con Damon e Stefan, che in un breve arco di tempo, tornarono ad essere non più rivali in amore, ma semplicemente fratelli.
   
 
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