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Autore: ticci    07/09/2013    4 recensioni
E cadono i ricordi
E cade tutto l'universo e tu stai li.
La vita come tu te la ricordi
Un giorno se ne andò con te.
***
Partecipa al contest "L'isola che non c'è" indetto da WendyNoh sul forum di EFP.
***
Alicia Spinnet/Oliver Baston
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alicia Spinnet, Oliver Wood/Baston
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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NICKNAME: ticci (efp), ticci.EFP (forum)
TITOLO: ti ricordi quando?
PERSONAGGIO: Alicia Spinnett
RATING: verde
GENERE: angst, romantico
CONTESTO: epilogo alternativo
INTRODUZIONE: E cadono i ricordi
E cade tutto l'universo e tu stai lì.
La vita come tu te la ricordi,
Un giorno se ne andò con te
AVVERTIMENTI: what if, het
NdA ( facoltative): Partecipa al contest “l’isola che non c’è” indetto da WendyNoh, sul forum di EFP.

 
Ti ricordi quando?
 
E non servirà più a niente la felicità,
Più a niente anche la fantasia
Mi accontenterò del tempo andato...
 
Alicia si stava guardando allo specchio.
Indossava un vestito da cerimonia: pantaloni dal taglio classico di color nero, la giaccia, dello stesso colore, allacciata con un solo bottone, e una camicia blu notte abbottonata fino a sopra l’attaccatura del seno.
Distrattamente, sfiorò con la mano destra il foulard dello stesso tono scuro dell’abito.
 
Ti ricordi quando mi hai bendato gli occhi con la sciarpa della tua squadra per farmi indovinare che cosa avevi cucinato per me?
Non vedevo assolutamente nulla. Ero inebriata dal profumo delle pietanze che mi avevi preparato, dall’incenso che avevi acceso per confondermi, dalla fragranza del tuo dopobarba.
“Questo cos’è?” mi ripetevi con tono ripetitivo.
Ti sentivo ridere divertito quando sbagliavo, sentivo le tue labbra, dapprima sul collo, poi sempre più giù, quando indovinavo.
Ricordo ancora il tuo viso accattivante quando mi ha tolto la sciarpa dal viso, e hai iniziato a baciarmi.
Oh Oliver…
“Ehi Alicia, sei pronta?”
La ragazza sbatté un paio di volte le palpebre, come se si fosse appena svegliata da un sogno ad occhi aperti.
Vide sua madre riflessa che la aspettava, gli occhi fissi sulla schiena, le sopracciglia aggrottate, le labbra tese, come ogni volta che era preoccupata per qualcosa.
“Certo…” rispose la giovane.
Prima di voltarsi, si guardò un’ultima volta, nella vana speranza di ritrovare nel proprio riflesso la ragazza felice che era stata.
 
§
 
Alicia si Smaterializzò davanti l’ingresso della chiesa. Distrattamente, si passò un paio di volte le mani lungo i fianchi, sistemò la giaccia e spostò dietro le orecchie una ciocca di capelli. Fece un lungo respiro e spinse il pesante portone di mogano scuro. La costruzione era molto semplice e non molto grande. C’erano poche panche di legno, alcune delle quali già piene: individuò alcuni compagni di Casa di Oliver, tra cui Percy Weasley, il quale continuava ad abbassare i grossi occhiali di corno per asciugarsi gli occhi. Scorse i suoi genitori, strettamente abbracciati tra di loro.
Alicia si sistemò nell’angolo della panchina dell’ultima fila, accanto a una signora anziana, la quale era presa a recitare una lunga preghiera muovendo le labbra, senza emettere nessun suono.
Dominava la scena l’altare, sul quale era stato posizionato un grosso vaso, in cui al centro spiccava una freccia d’argento, di fiori azzurro chiaro. Era palese chi avesse fatto quel dono alla famiglia Baston: gli Appleby Arrows, la squadra che aveva ingaggiato Oliver come giocatore titolare.
 
Ti ricordi quando mi hai detto che ti saresti trasferito lontano da Londra per realizzare il tuo sogno?
“”Aly, mi hanno chiamato per giocare come Portiere titolare” affermasti abbracciandomi fortissimo.
“Ce l’ho fatta. Finalmente ce l’ho fatta!” continuasti a esultare.
“Potrò parare i tiri dei campioni veri” dicesti estasiato.
“Congratulazioni Olly!” riuscii solo a dire. Un misto di orgoglio e malinconia mi attraversò in quel momento.
Ma non ti raccontai nulla, non era giusto rovinare il tuo momento, che sognavi da quando avevi imparato a volare, da quando avevi parato la prima Pluffa, da quando avevi vinto la prima partita.
Era il tuo momento ed era giusto così.
 
“Alicia Spinnet?” disse, titubante, un uomo paffuto con le guance rosse.
“Sì…” rispose la ragazza, cercando di ripescare dalla memoria il nome di quel viso famigliare.
“Non so se si ricorda di me, ma sono Edmund Horne, il presidente degli Appleby Arrows” replicò l’uomo, tendendo la mano destra.
Alicia strinse debolmente la mano: “Certo che mi ricordo di lei… Ol...”, ma non riuscì a terminare la frase a causa di un groppo alla gola.
Il signor Horne tese le labbra in un sorriso imbarazzato e, appoggiando una mano sulla spalla della ragazza, disse: “Manca a tutti noi”.
La giovane si limitò a sorridere e lo guardò allontanarsi.
 
“Aly, perdonami, ma devo scappare” ti scusasti, tirando su la cerniera dei jeans.
“Ma se il signor Horne venisse a sapere che sono in ritardo a un allenamento prima di una partita importante, sarebbe capace di farmi allenare per tutto il pomeriggio!” continuasti a giustificarti.
Allacciandoti le tue All Star imitasti la sua voce grave: “Baston se volevi uccidermi ce l’hai fatta! Ho investito molto su di te e non puoi farmi questi brutti scherzi”.
Scoppiammo tutte e due a ridere. Poi prendesti il mio volto tra le mani e mi concedesti un lungo bacio.
“Ti prometto che quando il torneo sarà finito, sarò tutto tuo” sussurrasti sulle mie labbra.
“Non vedo l’ora” risposi a bassa voce, non troppo sicura che mi avessi sentito.
 
§
 
La famiglia di Oliver aveva organizzato un piccolo ricevimento dopo la funzione.
Alicia entrò titubante nel grande salotto arredato in stile moderno.
 
Mi sento strana a stare qua, senza di te.
 
I proprietari della casa avevano spalancato le grandi porte finestre per far entrare un po’ di luce e un po’ di aria fresca. I raggi del sole battevano sulla vetrina che conteneva i calici che la famiglia Baston si era tramandata in generazione in generazione. Alicia si avvicinò per contemplarli un’ultima volta.
 
Wow, Olly! Sono davvero antichi questi calici”
“Puoi giurarci” mi risposi, avvicinandoti. “Sono di mio padre. Glieli ha dati mio nonno quando si è sposato, che a sua volta li aveva ereditati dal suo”.
“Un cimelio di famiglia, quindi?”. Mi risposi alzando semplicemente le spalle.
“Sono molto belli” dissi osservandoli attentamente. “E c’è una B incisa su ogni base dei bicchieri!”
Alzasti nuovamente le spalle. Poi aggiungesti: “Fossi in te, non sarei così entusiasta”.
Mi girai verso di te velocemente: “Perché?”
“È possibile che li vedrai per il resto dei tuoi giorni”. Dopodiché mi facesti l’occhiolino, e ti sedesti sul divano bianco. Poi continuasti: “Li odierai quando dovrai pulirli uno per uno come una Babbana, soprattutto la bellissima iniziale di famiglia!”
Sorridendo, mi accomodai vicino a te: “Perché mai dovremo pulirli senza magia? Ci sono molti incantesimi per far prima!”
“Correresti il rischio di rovinare i preziosissimi e antichissimi bicchieri della dinastia Baston?” replicasti senza smettere di sorridere.
“Sì!”
“E se ne rompessi uno, rischieresti di far cadere su di te la maledizione dei miei bis-bis-bis nonni?”
“Sì” risposi, senza distogliere lo sguardo dai tuoi occhi marroni.
“Neanche se questa comportasse la comparsa, su entrambi le mani di pustole verde acido che emettono uno strano odore?”
Annuii, unendomi alla tua risata.
“Neanche se questo strano odore impedirebbe alle persone di starti vicino?”
“Ci puoi giurare!”
“Neanche se impedisse di fare questo?”.
Accostasti il tuo viso al mio e iniziasti a baciarmi.
Ricordi l’intensità di quel bacio?
Ricordi che ci staccammo solo perché ci mancava l’aria per respirare?
“Forse…” ti risposi, sorridendo sulle tue labbra.
“O questo?” continuasti tu.
Le tue labbra scesero lungo il mio collo, per fermarsi appena sopra la scollatura della maglietta.
“Uhm…” mormorai, afferrando i tuoi capelli corti.
Ti ricordi cosa successe dopo?
Niente di straordinario, di eclatante, di esagerato, di strano.
Niente di tutto ciò.
Ce ne restammo abbracciati a parlare e a prenderci in giro.
Semplicemente noi.
Quanto mi manca tutto questo, Oliver.
Quanto mi manchi tu.
 
“Alicia, tesoro, prendi questo bicchiere di Acquaviola” affermò una signora minuta sulla quarantina, con i capelli legati in una stretta coda di cavallo.
“Grazie, signora Baston” replicò la giovane, senza posare lo sguardo sul viso della donna precocemente invecchiato.
 
I suoi occhi sono troppo simili ai tuoi.
 
La donna guardò con sincero affetto la ragazza e disse: “Manca tantissimo anche a me”.
Alicia annuì lentamente e, in un sorso, bevve la bevanda che gli aveva dato.
La signora Baston osservò ogni movimento della fanciulla e, senza nessun preavviso, la abbracciò. Questa, colto alla sprovvista, s’irrigidì. Improvvisamente, un odore famigliare la colpì con forza: l’intenso odore di muschio bianco, che da mesi ormai la accompagnava quando si addormentava, quando si svegliava, quando ripiegava i propri vestiti, quando si coricava esausta per i turni di apprendistato al San Mungo.
Lo stesso pungente odore che sentì quella terribile notte, quando si giocò il destino dell’intero mondo magico, quando la vita di Oliver si spezzò e quella di Alicia non fu più la stessa.
 
Ricordo che il tuo corpo profumava di muschio bianco.
Te ne stavi sdraiato al suolo in una posizione scomposta, non naturale, con la bacchetta stretta tra le mani.
Appena ti vidi mi avvicinai di corsa e cercai di rianimarti.
Non rispondendomi, tastai il collo, alla ricerca delle pulsazioni e avvicinai il mio viso al tuo per sentire se respirassi.
Muschio bianco.
Non sentendo niente, provai a vedere se ci fosse qualche ferita sul tuo corpo.
Tastai il torace, le braccia, le gambe, la schiena, le caviglie. Niente, non c’era niente.
Solo l’odore di muschio bianco.
Gli altri correvano all’impazzata accanto a me, gli incantesimi venivano scagliati in tutte le direzioni, la nostra scuola cadeva a pezzi, grida di disperazione riempivano l’aria.
Sorressi la tua testa e ti baciai i capelli, come facevo sempre quando ci amavamo o ti confortavo.
Muschio bianco.
Non ricordo cosa accadde dopo... non so chi mi separò da te e mi mise al sicuro nel castello.
Non ricordo neanche se ho dormito o fossi svenuta per qualche incantesimo.
L’unica cosa di cui ho memoria è che mi svegliai con il tuo odore addosso, l’unica cosa che mi è rimasta di te.
Muschio bianco.
 
Alicia posò il bicchiere su uno scaffale e rispose all’abbraccio della donna.
Non dissero niente per giustificare le lacrime che stavano bagnando i loro volti o per consolarsi a vicenda. Rimasero lì, stretti l’una nelle braccia dell’altra, in silenzio, aggrappandosi ai propri ricordi, alle proprie sensazioni, al proprio dolore.
 
E cadono i ricordi
E cade tutto l'universo e tu stai lì.
La vita come tu te la ricordi,
Un giorno se ne andò con te
 
 
Altre NdA:
Ciao! Non so cosa mi abbia spinto a scrivere questa OS. Ho immaginato come avrebbe agito Alicia il giorno del funerale del suo amato Oliver, morto durante la battaglia di Hogwarts. Dovrebbe capirsi, ma di lato ho riportato i ricordi della ragazza, nei quali si tuffa osservando piccole cose.
I versi iniziali e finali sono tratti dalla canzone “Per dirti ciao!” di Tiziano Ferro.
Grazie ancora per aver accettato la storia.
Spero ti piaccia almeno un pochino.
ticci

 
  
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