^{London, United Kingdom; 15 April 2022.}
 
Quando Harry James Potter raggiunse il Ministero, il cielo era scuro. Nonostante la pioggia, il fango e il malumore generale, però, in città sembrava essere scoppiata una bomba: lunghe code di traffico rendevano le strade intransitabili e caotiche, mentre una massa di pedoni inferociti si spintonava lungo il marciapiede. Quando la vecchia Ford Anglia dei Weasley, rimessa in sesto dal buon vecchio Ronald, si fermò al centro della strada con uno sbuffo di fumo nero, Harry si chiese chi, lassù, si stesse divertendo a prendersi gioco del Prescelto. Il Ministro – Kingsley Shacklebold, in carica da ben ventiquattro anni – lo stava aspettando, spaparanzato sul suo trono in velluto e riverito di cioccolata calda, per discutere della missione più importante affidatagli in sedici anni di servizio. Non poteva tardare per nessuna ragione, si disse, dunque spalancò lo sportello anteriore e si catapultò in strada.
Quando raggiunse la vecchia cabina telefonica, l’ingresso vero e proprio per il Ministero, i suoi mocassini in pelle erano completamente zuppi d'acqua. Dopo aver ripreso fiato ed essersi sistemato accuratamente i capelli, scosse il suo ombrello di plastica rossa e ne varcò la soglia. Erano ormai anni che frequentava quel posto, ma non riusciva mai fare a meno di restare senza fiato ogni qualvolta la cabina prendesse velocità, pericolosamente simile a un petardo schizzato in aria durante i festeggiamenti di Capodanno. Ne uscì fuori barcollante, i capelli disordinati e le scarpe incredibilmente asciutte.
 
L’Ufficio del Ministro distava dall’Atrium circa sette piani; non avrebbe mai immaginato di poterlo dire ma, dopo ore e ore di coda per l’ascensore, Harry rimpiangeva le buone vecchie scale di Hogwarts. Quell’edificio, pensò, era assolutamente troppo grande per potercisi orientare, fattore che contribuiva a irritarlo ogni qualvolta dovesse metterci piede. Il che equivaleva più o meno ai due terzi delle sue giornate.
Raggiunse l’Ufficio del Ministro poco dopo l’orario prestabilito, con il fiatone e i ciuffi scuri nuovamente sottosopra. Kingsley era, come da manuale, stravaccato sulla sua regale poltrona; sembrava concentrato una vecchia pergamena, della quale delineava i contorni con un polpastrello, ma il ghigno delimitato da una grossa chiazza di cioccolato sembrava dire ben altro.
«Alla buon ora, Potter», esclamò, squadrando attentamente il giovane Auror, «Stavo quasi per allertare tua moglie.»
«Abbiamo ben altro di cui conversare, Kings» sospirò Harry, aprendosi in un sorriso sghembo e occupando l’unica sedia in legno che fronteggiava la scrivania. «Allora, ci sono novità?»
Il Ministro corrucciò la fronte, il torace premuto contro un‘imponente torre di documenti, accarezzandosi la testa calva e imperlata di sudore:
«Ho dato l’ordine di non diffondere alcuna notizia; avrebbe generato il panico e, al momento, è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Sarò schietto: come ben sai, i Mangiamorte sono tornati alla carica. Ci siamo chiesti più volte chi avrebbe assunto le vesti di leader, in quale grande impresa si sarebbero cimentati dopo la caduta di Lord Voldemort;», Kingsley fece una pausa, ripulendosi le labbra dai residui di cioccolato che gli conferivano un’aria tutt’altro che cupa, «Adesso che siamo giunti a una conclusione, darei tutto il mio oro per tornare almeno a ieri.» 
Harry chinò il busto in avanti, le mani premute contro le ginocchia:
«Ho letto la Gazetta, Kings; hanno accennato a un furto in Ufficio Misteri. L’hanno presa, non è così?»
Il Ministro socchiuse gli occhi, il silenzio teso rotto dal ticchettio regolare di un orologio; si sporse in avanti, le mani a graffiarsi l’un l’altra, e annuì impercettibilmente, quasi timoroso che qualcuno fosse lì a spiarli.
«La Pozione avrà effetto entro qualche settimana; se le cose vanno come previsto, questa volta non avremo speranze.»
«Non riesco a crederci.»
Il Ministro si alzò, si portò una mano alla cravatta e gemette, misurando a grandi passi l’aula semivuota:
«C’è dell’altro.»
Harry, lo sguardo fisso sul pavimento, alzò il capo fino a catturare i suoi occhi.
«C’è un’unica possibilità, in caso di guerra, di riuscire a controbattere: agire con la stessa arma.»
«Cosa vuol dire?»
Kingsley inspirò, solenne, portandosi una mano alla barbetta ispida del mento:
«Il Ministero ha a disposizione ottimi pozionisti; potremmo procurarci una fiala di Pozione Rivitalizzante nel giro di qualche giorno. Abbiamo bisogno di un esercito, Harry. Avremmo dalla nostra parte i più grandi maghi del mondo.»

^{Spazio Autrice:}
Okay, l'idea è un po' contorta, ma ormai ci sono dentro.
... Sì, probabilmente non avrete capito granché, ma si spiegherà tutto più avanti. Nel frattempo, spero di avervi incuriosito almeno un po'.. se così fosse, lasciate una piccola recensione ed io provvederò a pubblicare il secondo capitolo. Un bacione!
Lily. < 3