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Autore: funklou    07/09/2013    22 recensioni
Al Norwest Christian College le cose vanno così: o sei popolare, o non sei nessuno.
Ma c'è anche chi, oltre ad essere popolare, è anche misterioso, quasi pericoloso. E nessuno sta vicino al pericolo.
Tutti sapevano quello che Luke Hemmings e i suoi amici avevano fatto.
Ricordatevi solo una cosa: le scommesse e i segreti hanno conseguenze.
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Dal secondo capitolo:
"A me, invece, non sembri un tipo così pericoloso. Forse strano" affermò Avril, senza distogliere l'attenzione dal suo libro.
"Due." Si guardò intorno, in cerca di un banco libero.
"Due?"
"Due."
"Cosa significa?" Alzò lo sguardo e lo guardò confusa.
"Sinceramente? Nulla. Quando non so cosa rispondere, o quando non voglio rispondere, dico due." Scrollò le spalle, come se fosse la cosa più ovvia e si allontanò.
"Questo conferma la mia teoria, Hemmings."
Doped!Luke
Scene di droga esplicite. Se ne siete sensibili, non aprite.
Il trailer di Two: http://www.youtube.com/watch?v=NE35nheHyZY
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Evil is back.



Quando Avril infilò la chiave nella toppa di casa era ormai mezzanotte passata. Posato il piede sulla mattonella bianca del pavimento, accese la luce e si tolse velocemente i tacchi per evitare di far rumore. A passi leggeri si diresse verso la sua camera, circondata dal silenzio. Si tolse con negligenza il vestito e indossò il suo pigiama, per poi buttarsi goffamente sul letto. Il suo programma era quello di dormire. Dormire e basta. Dimenticare ciò che aveva attorno e far finta di lasciarsi tutto alle spalle con qualche ora di sonno. 
Quella serata aveva portato con sé troppi avvenimenti che Avril non riusciva nemmeno ad esaminare. Chi se lo aspettava di vedere Sophie baciare Calum? Avrebbe potuto dirlo a Jason e vendicarsi, ma non aveva le prove. E poi, come si fa a ricavare la propria felicità infliggendo del male agli altri? Avril proprio non lo sapeva. 
Nel buio della stanza si illuminò lo schermo del cellulare. Un orario un po' insolito, pensò.
Recuperò il telefono e comparve, per la seconda volta, un numero sconosciuto. 

06/feb/2013 00:33
Due. 

L'espressione non le cambiò per alcuni secondi, restando così, ferma, resa immobile da una sola parola. Questa situazione iniziava ad essere davvero assurda, era impossibile da gestire. Il problema che le si presentava ora era: rispondere o non rispondere? 
Forse, era tempo di accantonare le troppe paranoie e agire d'impulso.

06/feb/2013 00:37
Luke?

Digitò un po' incerta, nonostante fosse sicura che il mittente era lui. Si girò nel letto tra il suo piumone caldo, presa dall'ansia.

06/feb/2013 00:38
Proprio io, piccola x

Una vampata di calore la travolse, per poi mutarsi in piccoli brividi. Il rapido battito cardiaco la fece sentire fin troppo stupida, ricordandosi che quello era solo un messaggio, niente di più. Un messaggio da Luke Hemmings, però. E quando pensava a lui, non poteva che connetterlo ad un senso di paura ed ansia. 

06/feb/2013 00:40
Perché "due"?

06/feb/2013 00:42
Non sapevo come iniziare la conversazione. Non ti piace come parola?

Quando lesse il messaggio non capì se fosse serio o se la stesse prendendo per il culo. E non aveva nemmeno capito se fosse una domanda seria, quella. Di una cosa era certa: quel ragazzo aveva delle strane cose nel cervello. Strani pensieri, strane idee, strani modi di essere. E ci pensò sopra, ritrovandosi a supporre che strano fosse davvero una bella parola.
Decise così di non rispondere, poiché non aveva la minima idea di cosa dire. Posò il cellulare sul comodino, voleva solo riposare, ora.
Un pensiero a Luke, uno a Jason, e poi il sonno.


Per Avril, la domenica era passata tra compiti noiosissimi di scienze, serie televisive, libri e niente di più eccitante.
Era trascorsa una sola settimana da quando aveva iniziato a frequentare il Norwest Christian College, e già odiava andarci. 
Mentre quel lunedì era seduta sul sedile della macchina di Vicky per andare a scuola, voleva essere da tutt'altra parte e, più la distanza diminuiva da quel posto che tanto disprezzava, più sperava che la macchina facesse marcia indietro. Ma non lo fece, perché si trovò in pochi minuti nel parcheggio.
"Abbiamo scienze alla prima ora." bofonchiò Vicky, dopo aver salutato da lontano le tre ragazze che aveva fatto conoscere ad Avril il primo giorno.
Ma la cugina lo sapeva, eccome se lo sapeva, ed era proprio questo il problema. Un'ora di scienze stava a significare un'ora con Luke.
"Già" si limitò a dire con un tono sconfortato.
"Ci conviene sbrigarci, Harvey non ci perdonerebbe un ritardo."
Detto questo, salirono velocemente le scale e a passi svelti entrarono in classe. Senza pensarci troppo, occuparono i posti in ultima fila. Una volta preso posto, Avril cominciò a valutare la situazione: la maggior parte degli studenti era già presente, ma lui non c'era.
"Tutto bene?" le chiese ad un tratto Vicky. "Sembri un po' persa."
"No, è tutto okay" la rassicurò con un sorriso che lasciava intravedere parzialmente tutta la sua preoccupazione. Per questo, la cugina annuì poco convinta, per poi fermare lo sguardo su qualcosa, o meglio, qualcuno.
Avril lo notò e, seguendo la stessa direzione, puntò gli occhi su un Calum Hood e un Luke Hemmings che attraversavano la classe con uno sguardo impassibile. Presto entrò in classe anche il professore Harvey, con la solita faccia da bastardo.
"Wow, quale onore Hemmings e Hood! Come mai avete deciso di arrivare in orario ad una mia lezione? A cosa devo tutto ciò?" chiese ironicamente lo stronzo. 
Calum si limitò a sbuffare, Luke restò indifferente.
Dopo aver scritto qualcosa sul registro, cominciò a parlare di cose provenienti da Marte, per Avril, mentre questa decise che dare uno sguardo a quei due non avrebbe creato nessun problema. Entrambi erano nella fila davanti, a destra, rispetto a lei. 
Li osservò, concedendosi un pensiero diverso da quelli dei giorni scorsi: Calum e Luke erano davvero belli. Indiscutibilmente belli. 
E non riusciva a capacitarsi del fatto che Luke avesse sempre un'espressione controllata. Se fosse stato felice o triste, Avril non l'avrebbe mai capito.
Distolse lo sguardo, capendo forse che prendere appunti riguardo a ciò che stava dicendo il professore le sarebbe servito a studiare per il prossimo compito.
Quasi al termine della lezione, il cellulare le vibrò in tasca. Tentando di non farsi vedere, lo prese e aprì il messaggio.

07/feb/2013 08:48 
Cosa pensi quando mi guardi?

Oh cazzo, l'aveva vista. Luke non parlava, ma vedeva. Non passava niente inosservato, a lui. 
Avril, appena letta quella domanda, alzò la testa per accertarsi del mittente di quel messaggio, ma non trovò contatto visivo con lui, e nemmeno con Calum.

07/feb/2013 08:50
Niente in particolare.

Gli rispose, senza sapere neanche lei la risposta giusta. Osservò attentamente in sua direzione e poi lo vide alle prese con il cellulare. 
A quanto pare, Luke non degnava nessuno di anche un solo sguardo. Era una persona fin troppo chiusa, che riusciva a contenere le sue emozioni, che esisteva per se stessa. Non c'era nessuno, per lui. Solo Calum e Michael.

07/feb/2013 08:51
Ci vediamo sempre nella stessa aula quando finisce la lezione? Devo parlarti.

Doveva parlarle. Bastava questo, ad Avril, per farle capire che non sarebbe successo niente di buono. Andare in quell'aula all'ultimo piano significava andare nella casa del diavolo. Sarebbe stata così tanto masochista da accettare, accecata dalla paura? A quanto pare, sì.

07/feb/2013 08:52
Va bene.

Giocava a fare il freddo? Allora lei sarebbe stata il ghiaccio. 
Chissà lui cosa ricavava da tutta questa freddezza, da questa sua indifferenza. Avril se lo chiedeva spesso, ma ancora non aveva risposta. 
La campanella suonò.
"Ci vediamo fuori da scuola, okay?" Vicky le sorrise. 
Annuì e uscì dalla classe, diretta verso il suo armadietto, per posare i libri di scienze. Attraversò il corridoio, ancora affollato, e salì le scale. In quel posto non era cambiato niente dalla prima volta che ci mise piede. Il disordine, il silenzio, il senso di abbandono erano ancora lì, come se nessuno ci fosse mai passato. 
Con la gola secca entrò lentamente e intravide Luke all'istante seduto sul banco con il viso rivolto alla finestra. I passi di Avril sembravano essere l'unico rumore presente. Con lo sguardo puntato ancora chissà dove, le fece segno di avvicinarsi. Obbedì e si incamminò verso di lui, sedendosi un po' più distante.
Anche lei si mise a fissare un punto indefinito dal vetro rotto della finestra, aspettando che Luke proferisse parola. Passarono così due minuti, nel silenzio più ingombrante di sempre.
"Perché non hai scelto me, Avril?" cominciò lui con tono serio, ma calmo.
Lei si stupì, disorientata. Lo aveva già detto che quel ragazzo aveva strane cose in testa, ma non pensava che riuscisse a fare certi ragionamenti silenziosamente, per poi porgere strane domande, aspettandosi che una persona capisse.
"Cosa intendi?" gli chiese infatti, perplessa.
"Perché non hai scelto me, durante la tua punizione?"
Questa domanda portò via con sé ogni singola parola ad Avril. Si zittì completamente, immersa tra i ricordi di quel giorno. Ci sono cose che, da quanto fanno male, le si accantonano via, sperando di dimenticarle, fingendo, per quanto si possa, di non ricordarle. Ma poi riemergono, e ti pugnalano alle spalle.
"Hai paura?" continuò lui, girandosi, per la prima volta, verso la ragazza. 
Avril scorse un sorrisetto sulle sue labbra, che "No." la fece incitare a dire.
Luke scese dal banco, le si avvicinò e le si posizionò davanti. 
"Perché hai baciato Michael?" proseguì il suo interrogatorio che la continuava a far rimanere a bocca aperta.
"E' lui che ha baciato me, ma io l'ho respinto" trovò il coraggio di affermare con un filo di voce. La troppa vicinanza peggiorava anche le cose e ormai deglutiva a vuoto. 
Le distanziò le gambe ancora penzolanti dal banco e ci si posizionò in mezzo. 
"Sono sicuro di baciare meglio di lui" asserì guardandole le labbra e sorridendo con malizia.
In quella stanza, Avril iniziava ad avere caldo e sentiva che non c'era più spazio per nessuno. Una scarica di sensazioni si irradiò per tutto il suo corpo. Si sentiva quasi più leggera quel momento, e un senso di stranezza la invase. Avril si sentiva strana in quel momento, come se Luke avesse sprigionato un po' di lui e avesse lasciato che lo prendesse lei. Come se da quel momento, qualcosa fosse cambiato per sempre. Quando Luke annullò ancora di più la distanza fra le loro labbra, poteva sentire il respiro caldo di lui, e in quegli attimi pensò che, se la avesse baciata, non l'avrebbe fermato.
Ma lui non lo fece.
A meno di due millimetri, si allontanò, lasciando disperdere una piccola risata.
"E sono anche sicuro che, al contrario di Michael, non mi avresti respinto" ghignò, camminando verso la porta. Se ne andò lasciando Avril piena di umiliazione, rabbia, tristezza. Perché in fondo, quella era la presentazione della sua vita: essere presa in giro e poi essere abbandonata. Sempre così.
Luke Hemmings era arrivato per rovinare.
Con una lacrima che minacciava di cadere, uscì anche lei dall'aula e ritornò a lezione. Un po' in ritardo, ma ci ritornò.
Durante l'ora di letteratura pensò ad un piano per vendicarsi, ma durante quella di matematica capì di non potercela fare, siccome non lo conosceva per niente, e di conseguenza non sapeva i suoi punti deboli. Dannazione.
Mentre la professoressa era intenta a scrivere alla lavagna qualche formula incomprensibile, Avril faceva i conti con la rabbia repressa provocata dal ricordo di ciò che era successo la stessa mattina. Stringeva forte la sfortunata penna che aveva in mano, per evitare di sfogarsi in qualche altro modo. Come poteva Luke trattarla in quel modo? La faceva sentire inferiore come mai nessuno aveva fatto prima. Aveva come un potere di far sentire male le persone e, a quanto pare, funzionava anche con lei.
L'ora, finalmente, finì.
"Ma come, è già passata un'ora?" domandò retoricamente la Bailey. "Va beh, ragazzi, studiate a casa quello che abbiamo fatto oggi."
Avril recuperò tutti i suoi libri e si inoltrò fra tutti gli studenti che, come lei, non vedevano l'ora di uscire da scuola. Scendendo le scale, intravide anche Calum, che le sorrise, facendo comparire un sorriso spontaneo anche a lei. Calum era okay.
Arrivata sulla soglia si fermò. La borsa le cadde, il sorriso si spense.
Jason le apparì quasi come un fantasma. Come un'allucinazione. 
Tutto intorno smise di vivere. Ora c'era lei, e c'era anche lui. C'erano loro. 
Avril non si sentiva più il corpo, tutto era in un'altra dimensione. Aveva voglia di piangere, ma si limitò a chiedergli: "Che ci fai qui?" come per rimproverarlo.
"Torno" rispose semplicemente. 
Con quella affermazione, gli occhi lucidi diventarono singhiozzi. Jason si affrettò ad avvicinarsi, ma subito lo allontanò. 
Il male va allontanato.
"Per favore, Jason. Resta lì" parlò tra le lacrime, con voce spezzata. 
Qualche studente passava e li squadrava, ma lei non li vedeva nemmeno.
"Ho capito che ho sbagliato"  tentò lui con fare dispiaciuto, eppure Avril non cedeva.
"Jason, vattene. Non puoi tornare ora, dopo avermi fatto crollare il mondo addosso." Lo guardò con occhi imploranti, perché la sola presenza di lui le faceva male. Era come fare un passo e mettere piede in mezzo al dolore provato quel giorno in cui se n'era andato.
"Non mi vuoi? Guardami e dimmi che non mi vuoi!" Ormai Jason stava urlando. Senza rendersene conto stava attirando la attenzione di tutti.
"Non ce la farei mai a pensare di non volerti nella mia vita. Ma quando piangevo, credevo che fosse il momento giusto per diventare forti e rinunciare alle persone che mi fanno del male. E ora vorrei che tu non fossi qui." 
"Avril, non voglio che qualcuno prenda il mio posto."
"Nessuno prenderà il tuo posto e, anche se lo prenderà, non sarà mai come te, e io non mi dimenticherò mai di te." Non c'era frase più sincera di quella. Ci sono persone che ti marcano, che lasciano il segno. Brutto o bello che sia. E anche se proverai a dimenticarle, fallirai, perché loro sono arrivate per restare, restare anche semplicemente nella tua testa, tatuate sul cuore. La verità era questa, ed era quasi inaccettabile per Avril, che era la prima volta che lo ammetteva a se stessa, a Jason.
"E' triste ugualmente."
"Più che triste."
"Tanto o io o te prima o dopo ci ricerchiamo. Giorni, settimane, mesi o anni. Lo so" affermò sicuro, cercando ancora un contatto con Avril che si ostinava ad allontanarsi. L'ultima cosa che voleva era essere toccata da lui.
"Penso che questa sia l'ultima volta; tornare o risentirci ci farà solo peggio, perché vale a dire che tutto tornerà come sempre e credimi che sono sincera quando dico che da una parte sarà brutto per entrambi. Abbiamo avuto il nostro momento, ed è questo che conta. Penso sia inutile pensarmi ancora. Penso sia inutile cercarmi. Penso sia inutile essere qui. Alla fine era quello che volevi. Prima o poi ti scorderai di me." Detto questo, fece un ultimo passo indietro, si girò e trovò Vicky non molto distante che osservava la scena. La raggiunse e si avviò verso la Range Rover, e successivamente sentì uno "Stronzo!" gridato dalla cugina. 
Ad Avril sembrava così tutto irreale, ed ora, seduta in macchina di fianco a Vicky, cercava di rendersi conto di tutto l'accaduto. Jason era lì, era tornato, e lo aveva lasciato andare. Avrebbe voluto perdonarlo, comprenderlo, ma era stanca della tristezza. Per quanto facesse male, era orgogliosa della sua scelta. Ce l'aveva fatta: per la prima volta, in tutta la sua vita, era riuscita a rinunciare ad una persona che amava, ma che al contempo le aveva portato dolore. 
Per questo, quando, uscendo dal parcheggio del Norwest Christian College, Jason la chiamò a squarciagola come ultimo tentativo, lei già non lo sentiva più.  
L'implorazione di Jason non la sentì, ma vide. Li vide dal finestrino tutti e tre, Michael, Calum e anche Luke, che facevano da spettatori alla scena. 




 

Hei people!

Sono stata davanti ad un pc dalle 15:30 fino alle 2:40 di notte. Ok, in realtà ho anche mangiato, cantato, twittato, ecc. Però ci ho messo così tanto perché avevo mille cose in testa. Come potete vedere, non è neanche più lungo degli altri.
Comunque, eccomi qua con l'ottavo capitolo! Lo so, non ho messo il pov di Luke, perché ho deciso di tenerlo nel mistero ancora per un po'. Nel frattempo, colpo di scena: Jason è tornato. Come vi è sembrato?
Ah, come vi ho detto nei primi capitoli, alcune conversazioni mi sono accadute realmente, quindi se le prendete e le inserite da qualche parte, potreste avvisarmi? L'altro giorno ho letto una ff in cui ho trovato una mia frase e mi è preso un piccolo infarto lol. Non per altro, ma perché per me sono importanti, ed è abbastanza strano trovare in giro pezzi di frase che gente importante mi ha detto. 
Scusatemi se non ho risposto alle recensioni del penultimo capitolo, non ho avuto tempo, ma probabilmente in questi giorni risponderò!
Ultima cosa: sapete cosa mi sono dimenticata di dirvi? Sono arrivata all'ottavo capitolo e non mi sono ancora presentata. Quindi, mi chiamo Annalisa, ho quindici anni e abito in Lombardia. Ok, che cosa imbarazzante, meglio che vada.
Fatevi sentire con una recensione se volete! E grazie per tutto, siete carinissime. Vi voglio bene :)

il mio twitter: funklou
quello di Martina: danswtr



Ecco a voi i due bad boy lol




Here you are Luke Hemmings :)




E come ultima cosa, volevo postare questo frammento di conversazione
per dedicare il capitolo ad una persona speciale, che spero capirà.


  
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