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Autore: Vagabonde    14/03/2008    4 recensioni
Un guerriero senza riposo. Un tris di vagabonde, destinato solo a espandersi. Un mondo senza frontiere, un cielo pieno di stelle, treni, aerei, navi, e ancora treni e aerei alla ricerca dell’isola che non c’è.
Desideri in standby, pensieri sconnessi, poeti e criminali.
Un materasso di parole scritto apposta per lui.
Un diario di bordo senza precedenti per quel viaggio chiamato vita.
E lui, Orlando, lo zahir. Quel desiderio potente che smuove mari e continenti.
E allora, le vagabonde vi sfidano a credere. Voltate pagina.
*Authors: Strowberry, Aredhel, Summer. more to come*
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soundtrack: Somewhere Out There, Linda Ronstadt

Vagabonda: Jools

“Someone's thinking of me and loving me tonight.”

 

 

Da qualche parte starai dormendo.
O amando.
Oppure sarai sveglio, come me, a guardare il cielo scuro. C'è una luna stupenda, stanotte. E' un arco, un arco pallido e soffuso. Mi accosto alla finestra e respiro il vento che mi raggiunge da Ovest. Da dove sei tu, disperso in una metropoli dove tanti vivono e cantano e amano e proteggono e scrivono, in questo momento. Da qualche parte c'è qualcuno che mi pensa e da qualche parte qualcuno che mi ama, stanotte. Altrove c'è chi mi conosce e non mi incontra da anni, e più lontano ancora chi mi incontrerà domani, tra un mese, nella prossima vita. Mi fa sentire meno sola. Mi fa sentire più simile a chi è lontano, a coloro che non mi vedranno mai nè che io potrò mai vedere, a quelli che ci sono stati prima di me e quelli che verranno dopo.
Il vento ci accarezza tutti, sempre. Quindi, per stanotte soltanto, gli rubo il tocco che ha sfiorato te, se permetti.
Giusto per condividerlo. Il vento non è mai egoista. E' come il cielo: aperto, generoso, include tutti senza lasciare fuori nessuno. E le stelle?
Quelle che guardi tu sono le stesse che guardo io. A me fa piacere pensare che siano un tramite.
Tutto ciò che è di tutti, è un tramite. Con tutti.
Quando andai in Inghilterra per la prima volta, incosapevole dell'amore che avrei poi provato nei confronti di Londra, mia madre prima di partire disse: "Tesoro, se in questi quindici giorni ti manco, ricorda che c'è la luna in cielo, e la luna è sempre stata una madre per tutti. Dì buonanotte a lei e ti risponderò io."
E me lo disse perchè in televisione stavano dando "Fievel sbarca in America". Tu forse non lo hai visto, ma c'è una canzone, una canzone che solo due bambini separati potrebbero comporre, che afferma:

"And even though I know how very far apart we are, it helps to think we might be wishing on the same bright star,
and when the night winds start to sing a lonesome lullaby, it helps to think we're sleeping underneath the same big sky."

Quindi stasera siamo quasi insieme. Perchè non starai guardando nè le stelle nè la luna, ma sei sotto il mio stesso cielo. E c'è il vento, che porta un pò di te da me, nel suo malinconico respiro.

Mi domando se, sapendolo, glielo permetteresti, di portarti da me in questo modo.
Se invece non gli rifiuteresti, rifiutandolo a me di conseguenza, di avvolgerti e farti scivolare via, tra lande desolate e città in fermento; se mi impediresti di sorridere e di pensare che i riflessi della luna colpiscono te quando me.
Perchè a volte sono cattiva, Orlando. Molto cattiva. Tutto il veleno che ho ingoiato mi invade le labbra e mi rende perfida, e mi fa pensare anche cose ingiuste. Mi fa pensare male anche dei tuoi stessi pensieri. Anche di te. Pensa che orrore, cosa arrivo a immaginare.
Non perchè sia tu, lo sai. Perchè semplicemente non ne ho diritto, nessuno ce l'ha. Non con qualcuno che non conosce. Ma penso, e penso cose spiacevoli.
Per esempio, che a te fondamentalmente di noi non potrebbe interessarti nulla.
Che quando avrai questo frammento di cuori diversi e tuttavia non dissimili, forse neppure lo leggerai.
E tuttavia, se anche lo farai, non ti cambierà niente, perchè noi siamo qui, e tu sei lì.
Ed è un "lì" che va ben oltre la distanza fisica. Lo sai bene.
Che quindi non ce lo permetterai mai, di essere il tuo sostegno, anche se tu incosapevolmente sei stato il nostro, a chi più e a chi meno, in certe occasioni.
E i nostri volti non avranno lineamenti precisi in quel caos di visi che ti seguono e gridano il tuo nome.
Mi innervosisce pensarlo, te lo giuro, perchè non vorrei credere queste cose che non ti onorano nè onorano la mia mente, ma te l'ho detto, c'è una sorta di veleno, instillato in me dai vampiri incontrati per la strada, che a volte ritorna e fluisce assieme al sangue delle mie vene. Sarà, come dice Shakespeare, "litigioso amore, amore odiato". Il famoso Cupido, Amore che si vendica, ricordi?
Quello che avevo e che si è appassito, sgretolandosi. E ci resto molto male, quando me ne accorgo. Quando mi rendo conto che forse sono diventata incapace di provare affetto che non sia affetto fraterno e filiale, amichevole.

Per chiarirti, quando affermo di voler bene a qualcuno dico sul serio, sai. Ed io, che amo della vita ogni pulviscolo, non esiterei a offrirla per coloro che mi sono cari.
Non c'è sorella ch'io chiami con questo nome senza che me la senta davvero fin nelle vene come tale.
Però è l'altro amore che mi manca. E al suo posto c'è questo veleno che a volte corrode. Che una volta era fluido vitale, mentre ora è acido, così come gli Orchi nacquero dagli Elfi mutilati e torturati. L'orrore dalla purezza. L'amore corrotto ed inquinato.
E questa amorfa essenza impietosa che a volte si risveglia e scorre, ha un nome ed un'essenza condivisa da molti.
Si chiama Disillusione, piccolo mio.
Quella che sottolinea il "lì". Quella che mi suggerisce che non potresti mai interessarti di noi, impegnato in altri affari, come è giusto che sia dopotutto.

Ma ho ancora i riflessi verdi negli occhi, Orlando.
Questo vuol dire che so amare, eccome. Me lo hanno ricordato splendide persone. Tante di loro lo hanno fatto tramite te. Pensa un pò.
Ecco perchè dico che ti devo parecchio.
Ed ecco perchè sputo il mio veleno adesso: mi salvano, mi hanno salvata, quelle persone. Tu non ti lasci salvare. Non ci provi neppure.

E magari invece no.
Voilà la cosa che più mi fa rabbia di tutta questa riflessione: potrei sbagliarmi clamorosamente.
Non ti conosco affatto, ho detto, ma forse invece sì, più di quel che credo addirittura.
E secondo una voce incisa da qualche parte nel mio animo, alla fine leggeresti sul serio questo manoscritto; leggeresti di noi, anche solo per curiosità; poi per interesse, poi per piacere. Perchè ti piaceremmo.
Ci vorresti vedere e parlare, e forse, chissà, darci quella possibilità di ricondurre in porto la tua nave. Diresti a Pete: "Oh, se si fanno vedere, chiamami, falle entrare, portale da me per favore."
E allora quel "lì" diventerà un "qui".
Noi insieme, tu l'uomo e noi le fanciulle, vagabondi allo stesso modo, guerrieri nelle stesse lotte, indifesi nel medesimo gelo, eppure protetti. Da noi. Uno stringe la mano dell'altra in una catena inossidabile, una barriera contro ogni attacco.

Come quando non ti serve un anello di fidanzamento per sentirti appartenere ad un individuo soltanto.
Tra milioni, miliardi di occhi, incontrerai sempre i suoi per primi. Non ci saranno cataclismi abbastanza sconvolgenti da impedirti di respirare, se in quel momento respirerà lui per te.
E' questo, Orlando, l'amore. Quello che intendo per amore. Che provavo io.

Perciò mi cullo nell'idea di te come ti credo essere, e non come la Disillusione vorrebbe che ti credessi.
Nella speranza di te che ci guardi negli occhi e provi davvero a fidarti di noi, a tentare questo salto. Quello che noi tentiamo ogni giorno, quello che abbiamo tentato scrivendo questa scheggia di anima.
E rido sotto i baffi immaginando un bel salotto chiaro, un tappeto steso a terra morbido e soffice, ed un cane nero con la testa sulle mie ginocchia, che si lascia grattare le orecchie; la televisione accesa su un programma divertente ed Emily che mi porge una fetta di pizza, tu una lattina di Coca, sorridendo perchè mi devo spostare per prenderla e Sidi borbotta infastidito, io che ti rispondo con lo stesso sorriso. Cecil che posa i tovaglioli distribuendoli in giro, Micky che si appoggia allo schienale del divano, Sara che afferra il telecomando abbassando il volume perchè stiamo parlando tutti insieme, allegri e sereni, e la trasmissione non deve coprire le nostre voci, tutte ridenti, gli sguardi rilassati.
Tutti amici.
Alla faccia della Disillusione e del suo acido veleno.

Io ci credo davvero a questa immagine, piccolo mio. Ne è prova il fatto che fino ad ora ti abbia chiamato solo un'altra volta così, nel corso di quest'altra favola a mio e tuo riguardo.
Infatti, quando il veleno scorre, mi cambia e mi contorce, rendendomi diversa e più ferina, più guardinga... meno me.
Non mi esprimo con tenerezza e passione, solo con cinismo e disincanto.
Ma dura poco, e grazie al cielo, dura sempre meno mano a mano che passa il tempo e che mi circondo nuovamente di fate e sogni.
Perchè alla fine, c'è sempre qualche bambino che batte le mani per riportarmi in vita.

  
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