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Autore: CriSnix    07/09/2013    4 recensioni
"Sei come uno di quegli uragani che passano e distruggono qualsiasi cosa... ecco sei come un uragano che ha distrutto ogni singolo pezzo del mio cuore, BonHan." Yesung prese un sospiro cercando le parole giuste, ma sopratutto il coraggio. "Io ti amo BonHan e ho bisogno di sentirmelo dire da te almeno una volta." Ecco, l'aveva confessato. Infondo non desiderava altro da un mese. Di certo non se lo era immaginato così, voleva dirglielo all'orecchio sussurrandole che l'amava e che l'avrebbe protetta da tutto e da tutti, ma era davvero stanco di tutta quella situazione. Lei lo guardò negli occhi, reprimendo le lacrime pronte a sgorgare.
"Grazie" disse dopo un tempo che parve interminabile per Yesung "Ma non merito il tuo amore." continuò.

DISCLAIMER.
Con questo mio scritto, non intendo urtare la sensibilità dei cantanti che ho scelto per dar vita al mio scritto e non intendo affermare che gli avvenimenti narrati siano realmente accaduti. I personaggi non mi appartengono in quanto reali.
Enjoy!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kyuhyun, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yesung
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 12
Nelle mani della paura

La mattina successiva al concerto, BonHan trovò una piacevole sorpresa attenderla sul display del cellulare: un messaggio di Yesung. Con uno scatto velocissimo, la manager afferrò il cellulare e visualizzò il messaggio:

Buongiorno ^^ Hai fatto bei sogni? ~ Oggi ho la giornata libera, ti va di fare qualcosa insieme? ;)

BonHan sorrise entusiasta, come se Yesung potesse vederla, poi si sedette sul letto incrociando le gambe per essere più comoda, e digitò la risposta.

‘Giorno anche a te ^^ ~ Dovrei andare alla tavola calda di mia madre, vorresti accompagnarmi? ^^

Soddisfatta della risposta, la inviò sicura e aspettò con ansia un nuovo messaggio del ragazzo, picchiettando nervosa le dita sul ripiano del comodino.

Anche se sapeva di sembrare una ragazzina in piena fase ormonale, era felice e appagata. Quando vedeva le ragazzine che ridevano contente perché il ragazzo di cui avevano una cotta, le guardava semplicemente, sorrideva tenera e scuoteva la testa: pensava a come si disperavano per le delusioni d’amore e le veniva da ridere. Eppure  in quel momento sembrava essere una di loro e rise di se stessa.

Il trillo di un nuovo messaggio la scosse e impaziente, riprese il cellulare tra le mani per visualizzare il messaggio.

Per me non ci sono problemi, anzi mi fa piacere ^^ ~ Ti passo a prendere ;) A tra poco!

“Bene, devo rendermi quanto meno presentabile.”si disse BonHan mentre rispondeva al messaggio, meravigliandosi di se stessa. Da quando in qua le importava del suo aspetto? Scosse la tesa seccata per rimuovere quei pensieri e si diresse verso il suo armadio nella remota speranza di trovare qualche capo di abbigliamento accettabile. Optò di vestirsi casual, con un paio jeans grigi e una t-shirt semplice a manica lunga. Poi si asciugò i capelli, legandoli in una treccia e si mise un filo di trucco; quindi indossò le scarpe, la giacca e uscì.

Yesung era già lì che l’aspettava con le mani in tasca mentre guardava il cielo assorto in chissà quali pensieri.  Appena vide uscire BonHan dal portone della palazzina, il suo sguardo si illumino e le regalo uno dei suoi sorrisi che la facevano sognare ad occhi aperti. Quando la salutò con un bacio sulla guancia, sentì una sensazione di benessere diffondersi on ogni membra del suo corpo, facendola sentire felice. Con Yesung era così: bastava un solo suo gesto oppure una smorfia, uno sorriso per realizzare in lei il pensiero che si stava innamorando di lui e che stava accadendo nel peggiore dei modi.

Yesung, sei spietato.                                                                                                

Era stato scaltro: prima si era impadronito dei suoi pensieri , poi aveva soggiogato il suo cuore.

La manager cercò di nascondere il rossore, ormai evidente sul suo viso e si incamminò con Yesung verso la tavola calda di sua madre.  Non era molto distante da casa sua, ma era un tratto a piedi molto lungo ma a Yesung non parve importare molto, visto che avrebbe trascorso qualche minuto in più con la ragazza.

“Eomma!” esclamò BonHan entrando nel locale provocando il tintinnio della campanella posta sulla porta d’ingresso, seguita dal cantante che si guardava intorno incuriosito. A parte qualche cliente seduto al tavolo mentre consumava il suo pasto, il locale era tristemente vuoto: gli affari non andavano per niente bene. In tempi passati, doveva essere un locale di successo, come le foto ingiallite appesa ai muri raccontavano; tuttavia una in particolare colpì l’attenzione del cantante: erano ritratti un uomo e una donna in un abbigliamento elegante, che sorridevano e si tenevano stretti. La donna assomigliava molto a BonHan, ma aveva i capelli leggermente più chiari e gli occhi un po’ più grandi, mentre l’uomo era alto con un fisico asciutto, con dei capelli corti neri e un paio di occhi così neri che sembravano due carboni. Sorrideva amorevole mentre guardava la donna che stringeva a se.  Yesung intuì che dovevano essere i genitori di BonHan e percepì una vena di malinconia in quella foto: non doveva essere facile per la madre di BonHan lavorare in quel posto. Poi capì perché un locale di successo come quello si fosse ridotto in quello stato: perché la madre di BonHan aveva gettato la spugna, anche se non era evidente. Stava solo aspettando che il locale fallisse, così avrebbe finalmente lasciato il dolore alle spalle.

“BonHan, dov’eri finita? Ti aspettavo mezz’ora fa!” sbottò adirata una donna di mezz’età: era magra, forse troppo, con dei capelli neri, con qualche striatura di grigio, legati in una crocchia. Assomigliava molto a BonHan ora che le vedeva insieme, solo gli occhi non erano  neri come quelli della giovane manager ma erano marroni con qualche pagliuzza verde. Yesung  pensò che da giovane, doveva essere una donna di grande fascino. Nonostante fosse più bassa di lui, ostentava grande sicurezza che colmava quella mancanza.

“Eomma, ho un lavoro anche io.” Tagliò corto BonHan alzando un sopracciglio in modo irrisorio, infastidita dal tono di rimprovero assunto dalla madre.

“AH! Porta rispetto per tua madre, screanzata!” rispose la donna alzando un braccio pronta per mollare uno schiaffo sulla spalla della ragazza, che prontamente, già si era allontana. Fortunatamente per BonHan, la madre si bloccò vedendo Yesung che, imbarazzato, se ne stava in disparte a guardare la scena.

“BonHan!” esclamò la donna senza distogliere lo sguardo dal giovane cantante “Che modi sono questi?! Non mi presenti al tuo amico?” continuò rivolgendo un sorriso amorevole al cantante.

BonHan sbuffò spazientita “Eomma, lui è Yesung. Yesung, lei è mia madre”

Yesung accennò un inchino rispettoso, poi sorrise timidamente.

“Oh caro! Avvicinati, non preoccuparti:  non mordo mica!” disse allegra la donna facendo un cenno con la mano di avvicinarsi.

“Forse...” bisbigliò BonHan con un sorriso irrisorio. La donna la ignorò del tutto, facendo sorridere divertito il cantante.

“Io sono la signora Lee JaeHwa, la mamma di questa impertinente.” Concluse la donna, indicando la figlia alle sue spalle, che impaziente batteva i piedi.

“Eomma, si può sapere perché mi hai chiamato?”

“Ho fatto il carico oggi, dietro c’è il furgone: vai a fare lo scarico.”

“Tu, mi hai chiamato per prendere degli scatoloni? E dov’è il lavapiatti?” chiese BonHan infastidita, inarcando un sopracciglio scettica

“Giorno di riposo.” Tagliò corto la donna, assumendo un tono imperioso

“E tu non puoi farlo?” chiese seccata la ragazza, portando le braccia al petto. La signora strinse gli occhi fino a ridurle in due fessure: era uno sguardo di chi non accettava repliche.

BonHan sbuffò contrariata “Scusami Yesung, faccio subito.”

“Non preoccuparti, vuoi una mano?” si offrì cortese Yesung

“No, stai tranquillo, ci metto un attimo.” Sorrise lei rassicurante, poi uscì da una porta che dava sul retro del locale.

“Aish, quella ragazzina impertinente... non so cosa farei senza di lei.” Sospirò sorridendo tristemente con lo sguardo fisso sulla porta del retro.  Il suo sguardo era così malinconico, ma a contempo determinato che ricordarono al cantante lo sguardo di BonHan: capiva da chi aveva preso.

“E’ così forte e intraprendente... eppure è così sola. Forse è anche colpa mia che non gli ho fatto vivere a pieno la sua giovinezza. Sai, mi sento in colpa.” Continuò fissando il bancone del locale, con uno sguardo spento “Io trovai qualcuno quando ero ragazza e ,anche se un incidente me l’ha portato via, ho conosciuto cos’è l’amore.” JaeHwa sorrise malinconia verso la foto che Yesung aveva visto appena entrato, e si portò una mano su un ciondolo che portava al collo, accarezzandolo.  Il cantante, intanto, ascoltava in silenzio, ripensando a quando BonHan gli aveva raccontato della morte di suo padre: fu la prima volta che Yesung vide un immenso dolore nei suoi occhi, nonostante quel velo di tristezza negli occhi di lei che ormai Yesung non poteva fare a meno di non vedere. La donna sospirò poi sorrise “Nonostante questo, non si arrende mai e andrebbe in capo al mondo per trovare una soluzione a qualsiasi problema. Io sono davvero orgogliosa di lei   e prego Dio che un giorno possa trovare il vero amore, per colmare quella solitudine.” Prese fiato e si sedette su uno sgabello, posto sotto al bancone. “Perciò... non fartela scappare.” Concluse infine sorridendo furbescamente  facendo arrossire il cantante.

“A-Ajumeoni! Io c-credo che forse abbiate frainteso...” balbettò Yesung mentre si massaggiava la nuca imbarazzato, arrossendo ancora di più. La donna rise debole, come la fiammella di una candela che è in procinto di spegnersi.

“Ho visto come la guardi, riconosco quello sguardo, quella luce che hai negli occhi: è identica a quella del mio Seungho, quando mi guardava.” Disse la donna amorevole. Non c’era tristezza nella sua voce, forse solo un po’ di malinconia oppure semplice rassegnazione all’idea che suo marito era morto. “E’ sicuramente amore, giovanotto!” concluse allegra JaeHwa.

Fino a quel momento, non si era ancora realmente reso conto che fosse innamorato di BonHan, non del tutto, almeno. Dal profondo del cuore lo sapeva ma c’era qualcosa che gli impediva di ammetterlo a se stesso e di dare ragione alla donna. Si domandò  se fosse quel ricordo e la sua paura che scaturì dopo quel momento della sua vita. Abbassò lo sguardo, sentendosi un codardo: preferiva crogiolarsi nel suo terrore piuttosto che amare BonHan fino a quando di lui fossero rimaste solo le ceneri.

 

Quando BonHan e Yesung uscirono dalla tavola calda, si diressero verso l’edificio della SM Town,  separandosi all’entrata.  Per tutto il tragitto, Yesung rimase in silenzio sembrando turbato,  sicuramente qualcosa non andava, tuttavia BonHan ebbe paura di chiederglielo.

La manager stava seduta alla scrivania picchiettando pensierosa la matita che aveva in mano sulla superficie in vetro. Cosa era successo per turbarlo in quel modo? Che sua madre gli avesse detto qualcosa da innervosirlo?

Quella donna dovrebbe imparare a cucirsi le labbra... Pensò lei riponendo con un gesto di stizza la matita nel portapenne.

“BonHan, ti disturbo?” chiese JungHoon entrando nell’ufficio. Nonostante fosse il suo di ufficio non c’era mai, o almeno BonHan da quando era stata assunta lo aveva visto raramente. Era sempre indaffarato negli altri uffici della casa discografica, correndo a destra e a manca.

“Niente affatto!  In cosa posso esserti utile?” rispose BonHan frettolosa, fingendo di trafficare con penne e carte

“Domani i ragazzi hanno un servizio fotografico per il magazine “Céci”, potresti accompagnarli tu?”

“Certo, non c’è problema.” Tagliò corto lei con un sorriso teso. Il manager la guardò accigliando lo sguardo “Tutto bene?” chiese sospettoso

“Certo, tranquillo” rispose BonHan cercando di apparire sicura, accennando ad un sorriso rassicurante. JungHoon sorrise di rimando e uscì dall’ufficio, facendo trarre un sospiro di sollievo alla giovane manager.  Abbandonò la testa stancamente alla spalliera della poltrona girevole mentre si massaggiava le tempie. Forse si stava facendo solo un gran bel film mentale, degno di un oscar, niente di più e niente di meno. Eppure sentiva che c’era qualcosa che non andava, che le imponeva di pensarla diversamente. Decise che doveva parlarci e se era per qualcosa che aveva detto sua madre, non le avrebbe più fatto lo scarico degli scatoloni.

Così appena scese la sera  e terminò di sistemare tutte le questioni burocratiche, si diresse verso lo studio di registrazione, sicura di trovarci il main vocalist. Sorrise teneramente quando lo vide seduto su uno sgabello con un’espressione concentrata sul volto mentre leggeva lo spartito di qualche canzone. Rimase ad osservarlo per un po’, beandosi della perfezione dei tratti del viso del cantante: era bello come il sole primaverile:  i raggi non sono cocenti come il sole estivo, eppure non riesci a guardarlo troppo a lungo altrimenti nuoce alla vista. Ecco Yesung era così: gentile e luminoso, ma al tempo stesso era devastante.

“Dovresti asciugarti i capelli altrimenti ti verrà un bel raffreddore.” Disse BonHan quando entrò nella sala portando l’attenzione del cantante su di se. Aveva notato fin da subito che aveva i capelli bagnati e alcune gocce d’acqua ricadevano sulla fronte percorrendo il viso fino a scivolare sul collo e infine sulla clavicola, bagnandogli la t-shirt nera.  BonHan dovette affidarsi completamente al suo autocontrollo per non passare le labbra sulla pelle del corvino. Quel ragazzo era di un erotismo inimmaginabile per BonHan, come diamine faceva ad essere dolce e sincero e allo stesso tempo, sexy da far paura?

“Scusa, eomma!” ridacchiò Yesung senza distogliere lo sguardo dallo spartito

“Che fai, mi prendi in giro?!” esclamò lei fingendosi offesa, poi rise divertita “Dai qua...” proseguì prendendogli l’asciugamano dalle spalle per poi strofinarlo sui capelli di lui con cura e lentezza. I successivi dieci minuti passarono così:  Yesung picchiettava le dita sulle ginocchia seguendo il ritmo delle note scritte sullo spartito e BonHan, con movimenti sempre più lenti e rotatori, toglieva l’umidità dai capelli del cantante. La ragazza decise di andare dritta al punto.

“Yesung, è  successo qualcosa?” chiese lei schietta fermando bruscamente il movimento che stava compiendo sui capelli di lui.

“Non che io sappia...” rispose Yesung guardandola con la coda dell’occhio “Come mai me lo chiedi?” continuò girandosi completamente verso di lei arricciando un angolo della bocca in un’espressione furba.

“Sembri... turbato.”

Yesung si morse il labbro e accigliò lo sguardo.

E’ così evidente?

“Davvero? Mi dispiace, non era mia intenzione farti stare in pensiero...” rispose Yesung dispiaciuto “E comunque non preoccuparti, penso che sia un po’ di stanchezza.” Concluse massaggiandosi la nuca imbarazzato.  Si alzò e finse uno sbadiglio, poi si diresse verso la porta. “Allora io vado a dorm-...”

“Yesung.”  Il tono di voce di BonHan sembra una preghiera muta, un’implorazione nel tentativo di fermarlo dall’andare via e Yesung, da buon cristiano, rimase ad ascoltare quella supplica.

“C’è una cosa che devo chiederti.” Proseguì avvicinandosi a lui. Il corvino sentì il cuore accelerare, c’era qualcosa nel tono di voce di lei che lo agitava perché sapeva dove voleva arrivare.

Io e te, noi due, cosa siamo?” concluse lei atona invadendo il campo visivo di Yesung

“In che senso?”

Yesung sapeva benissimo a cosa BonHan si riferisse, ma stupidamente pensava che si stesse sbagliando, era come se sperasse che stesse sbagliando.

BonHan sorrise, uno di quelli che non sapevano di nulla: secco e forzato. “Nel senso, noi due siamo fidanzati?”

“Da ora in poi siamo fidanzati, ok?”

“Si JongWoon! Non sai quanto mi rendi felice!”

Yesung scosse lievemente la testa per scacciare quell’antico ricordo che improvvisamente gli era ritornato in mente. Sentì le gambe cedergli e deglutì rumorosamente sentendo la gola secca. C’era una parte di lui che impazziva di gioia mentre l’altra sperava che avesse capito male, perché ancora impaurita dell’amore. Prevalse la seconda.

“Io ecco... non saprei...non ne sono sicuro...” bofonchiò titubante guardando il pavimento per nascondere la sua espressione spaventata. Stava accadendo troppo in fretta eppure lui la desiderava come riprendi fiato dopo essere stato in apnea, ma c’era quella dannata paura appollaiata sulla sua spalla, come un corvo, pronta ad intervenire qual’ora provasse un sentimento che si avvicinasse all’amore.

“Cosa significa che non ne sei sicuro?” disse BonHan adirata portandosi le mani ai fianchi indurendo lo sguardo.

“Quello che voglio dire è che... aish... possiamo parlarne domani?” implorò lui stancamente, portandosi una mano sulla fronte

“No, ne parliamo adesso!” sbottò BonHan alzando il tono di voce “Io provo qualcosa per te  che va oltre alla semplice amicizia” aggiunse ormai urlando, poi prese un respiro profondo e addolcì lo sguardo. “Tu invece cosa provi? Di certo non ti sono indifferente visto che mi hai quasi baciato la scorsa volta.” Continuò pungente puntandogli i suoi occhi neri in quelli del cantante.  Yesung sentì la paura invadergli il petto impedendogli di respirare: era ormai completamente un burattino in mano del burattinaio. Eppure... si sentiva protetto da quel terrore, infondo lo aveva sempre difeso da delusioni amorose, perché quella doveva essere diversa?

“Non voglio di nuovo riprovare il dolore che ho provato tempo fa. Io non voglio che tu...”

“Tu pensi che io possa tradirti?” concluse lei al posto su, sussurrando flebile. Stava cercando di reprime le lacrime di rabbia e di dolore appannargli la vista: si era sbagliata su di lui, era come gli altri.

Solo dopo Yesung si accorse dell’enorme stupidaggine che aveva detto e che non la pensava così che anche lui voleva stare con lei, così si affrettò a rimediare, sperando di riuscirci.

“No! Non è questo quello che intendevo!” esclamò il cantante spaventato alzando il tono di voce. Si sentiva un verme, uno stupido e insignificante verme e per giunta codardo.

“Ma l’hai pensato!” urlò lei non trattenendo più la rabbia. Un agghiacciante silenzio si impadronì della stanza mentre il gelo calava tra loro due. Era vero, l’aveva pensato ma subito lo aveva rimosso, pensando a tutti i momenti belli passati con BonHan e soprattutto al braccialetto che aveva acquistato per lei in Thailandia chiuso nel cassetto del suo comodino, al bacio soffice di lei impresso ancora sulla sua guancia e quello che non era avvenuto tra le loro labbra...

Non riusciva a guardarla negli occhi, così abbassò lo sguardo colpevole mentre lei stringeva le mani in pugni facendo  a botte con le lacrime pronte ad uscire.

“Devo andare.” Disse secca BonHan con la voce incrinata, pronta al pianto e con un gesto di stizza, lasciò l’asciugamano sullo sgabello per poi uscire, sbattendo la porta con rabbia.

“BonHan, aspetta!” urlò Yesung rincorrendola ma purtroppo, lei era già sparita dietro la porta scorrevole dell’ascensore: la vide nascondere il viso tra le mani e si sentì morire pensando che era  lui la colpa di quelle lacrime taglienti. Spinto dalla rabbia e dalla disperazione, diede un pugno alla porta poi scivolò lungo la parte sedendosi a terra; si passò una mano tra i capelli stringendoli con forza.

Nell’esatto momento in cui aveva perso BonHan, Yesung capì che l’amava davvero.

 
   
 
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