Nelle mani della paura
La mattina successiva al concerto, BonHan trovò una piacevole sorpresa attenderla sul display del cellulare: un messaggio di Yesung. Con uno scatto velocissimo, la manager afferrò il cellulare e visualizzò il messaggio:
Buongiorno ^^ Hai fatto
bei sogni? ~ Oggi ho
la giornata libera, ti va di fare qualcosa insieme? ;)
BonHan
sorrise entusiasta, come se Yesung potesse vederla, poi si sedette sul
letto incrociando le gambe per essere più comoda, e
digitò la risposta.
‘Giorno anche
a te ^^ ~ Dovrei
andare alla tavola calda di mia madre, vorresti accompagnarmi? ^^
Soddisfatta
della risposta, la inviò sicura e aspettò con
ansia un nuovo messaggio del ragazzo, picchiettando nervosa le dita sul
ripiano del comodino.
Anche
se sapeva di sembrare una ragazzina in piena fase ormonale, era felice
e appagata. Quando vedeva le ragazzine che ridevano contente
perché il ragazzo di cui avevano una cotta, le guardava
semplicemente, sorrideva tenera e scuoteva la testa: pensava a come si
disperavano per le delusioni d’amore e le veniva da ridere.
Eppure in
quel momento sembrava essere una di loro e rise di se stessa.
Il
trillo di un nuovo messaggio la scosse e impaziente, riprese il
cellulare tra le mani per visualizzare il messaggio.
Per
me non ci sono problemi, anzi mi fa piacere ^^ ~ Ti
passo a prendere ;) A tra poco!
“Bene,
devo rendermi quanto meno presentabile.”si disse BonHan
mentre rispondeva al messaggio, meravigliandosi di se stessa. Da quando
in qua le importava del suo aspetto? Scosse la tesa seccata per
rimuovere quei pensieri e si diresse verso il suo armadio nella remota
speranza di trovare qualche capo di abbigliamento accettabile.
Optò di vestirsi casual, con un paio jeans grigi e una
t-shirt semplice a manica lunga. Poi si asciugò i capelli,
legandoli in una treccia e si mise un filo di trucco; quindi
indossò le scarpe, la giacca e uscì.
Yesung
era già lì che l’aspettava con le mani
in tasca mentre guardava il cielo assorto in chissà quali
pensieri. Appena
vide uscire BonHan dal portone della palazzina, il suo sguardo si
illumino e le regalo uno dei suoi sorrisi che la facevano sognare ad
occhi aperti. Quando la salutò con un bacio sulla guancia,
sentì una sensazione di benessere diffondersi on ogni membra
del suo corpo, facendola sentire felice. Con Yesung era
così: bastava un solo suo gesto oppure una smorfia, uno
sorriso per realizzare in lei il pensiero che si stava innamorando di
lui e che stava accadendo nel peggiore dei modi.
Yesung,
sei spietato.
Era
stato scaltro: prima si era impadronito dei suoi pensieri , poi aveva
soggiogato il suo cuore.
La
manager cercò di nascondere il rossore, ormai evidente sul
suo viso e si incamminò con Yesung verso la tavola calda di
sua madre. Non
era molto distante da casa sua, ma era un tratto a piedi molto lungo ma
a Yesung non parve importare molto, visto che avrebbe trascorso qualche
minuto in più con la ragazza.
“Eomma!”
esclamò BonHan entrando nel locale provocando il tintinnio
della campanella posta sulla porta d’ingresso, seguita dal
cantante che si guardava intorno incuriosito. A parte qualche cliente
seduto al tavolo mentre consumava il suo pasto, il locale era
tristemente vuoto: gli affari non andavano per niente bene. In tempi
passati, doveva essere un locale di successo, come le foto ingiallite
appesa ai muri raccontavano; tuttavia una in particolare
colpì l’attenzione del cantante: erano ritratti un
uomo e una donna in un abbigliamento elegante, che sorridevano e si
tenevano stretti. La donna assomigliava molto a BonHan, ma aveva i
capelli leggermente più chiari e gli occhi un po’
più grandi, mentre l’uomo era alto con un fisico
asciutto, con dei capelli corti neri e un paio di occhi così
neri che sembravano due carboni. Sorrideva amorevole mentre guardava la
donna che stringeva a se. Yesung
intuì che dovevano essere i genitori di BonHan e
percepì una vena di malinconia in quella foto: non doveva
essere facile per la madre di BonHan lavorare in quel posto. Poi
capì perché un locale di successo come quello si
fosse ridotto in quello stato: perché la madre di BonHan
aveva gettato la spugna, anche se non era evidente. Stava solo
aspettando che il locale fallisse, così avrebbe finalmente
lasciato il dolore alle spalle.
“BonHan,
dov’eri finita? Ti aspettavo mezz’ora
fa!” sbottò adirata una donna di
mezz’età: era magra, forse troppo, con dei capelli
neri, con qualche striatura di grigio, legati in una crocchia.
Assomigliava molto a BonHan ora che le vedeva insieme, solo gli occhi
non erano neri
come quelli della giovane manager ma erano marroni con qualche
pagliuzza verde. Yesung pensò
che da giovane, doveva essere una donna di grande fascino. Nonostante
fosse più bassa di lui, ostentava grande sicurezza che
colmava quella mancanza.
“Eomma,
ho un lavoro anche io.” Tagliò corto BonHan
alzando un sopracciglio in modo irrisorio, infastidita dal tono di
rimprovero assunto dalla madre.
“AH!
Porta rispetto per tua madre, screanzata!” rispose la donna
alzando un braccio pronta per mollare uno schiaffo sulla spalla della
ragazza, che prontamente, già si era allontana.
Fortunatamente per BonHan, la madre si bloccò vedendo Yesung
che, imbarazzato, se ne stava in disparte a guardare la scena.
“BonHan!”
esclamò la donna senza distogliere lo sguardo dal giovane
cantante “Che modi sono questi?! Non mi presenti al tuo
amico?” continuò rivolgendo un sorriso amorevole
al cantante.
BonHan
sbuffò spazientita “Eomma, lui è
Yesung. Yesung, lei è mia madre”
Yesung
accennò un inchino rispettoso, poi sorrise timidamente.
“Oh caro! Avvicinati, non preoccuparti: non
mordo mica!” disse allegra la donna facendo un cenno con la
mano di avvicinarsi.
“Forse...”
bisbigliò BonHan con un sorriso irrisorio. La donna la
ignorò del tutto, facendo sorridere divertito il cantante.
“Io
sono la signora Lee JaeHwa, la mamma di questa impertinente.”
Concluse la donna, indicando la figlia alle sue spalle, che impaziente
batteva i piedi.
“Eomma,
si può sapere perché mi hai chiamato?”
“Ho
fatto il carico oggi, dietro c’è il furgone: vai a
fare lo scarico.”
“Tu,
mi hai chiamato per prendere degli scatoloni? E
dov’è il lavapiatti?” chiese BonHan
infastidita, inarcando un sopracciglio scettica
“Giorno
di riposo.” Tagliò corto la donna, assumendo un
tono imperioso
“E
tu non puoi farlo?” chiese seccata la ragazza, portando le
braccia al petto. La signora strinse gli occhi fino a ridurle in due
fessure: era uno sguardo di chi non accettava repliche.
BonHan
sbuffò contrariata “Scusami Yesung, faccio
subito.”
“Non
preoccuparti, vuoi una mano?” si offrì cortese
Yesung
“No,
stai tranquillo, ci metto un attimo.” Sorrise lei
rassicurante, poi uscì da una porta che dava sul retro del
locale.
“Aish,
quella ragazzina impertinente... non so cosa farei senza di
lei.” Sospirò sorridendo tristemente con lo
sguardo fisso sulla porta del retro. Il
suo sguardo era così malinconico, ma a contempo determinato
che ricordarono al cantante lo sguardo di BonHan: capiva da chi aveva
preso.
“E’
così forte e intraprendente... eppure è
così sola. Forse è anche colpa mia che non gli ho
fatto vivere a pieno la sua giovinezza. Sai, mi sento in
colpa.” Continuò fissando il bancone del locale,
con uno sguardo spento “Io trovai qualcuno quando ero ragazza
e ,anche se un incidente me l’ha portato via, ho conosciuto
cos’è l’amore.” JaeHwa sorrise
malinconia verso la foto che Yesung aveva visto appena entrato, e si
portò una mano su un ciondolo che portava al collo,
accarezzandolo. Il
cantante, intanto, ascoltava in silenzio, ripensando a quando BonHan
gli aveva raccontato della morte di suo padre: fu la prima volta che
Yesung vide un immenso dolore nei suoi occhi, nonostante quel velo di
tristezza negli occhi di lei che
ormai Yesung non poteva fare a meno di non vedere. La donna
sospirò poi sorrise “Nonostante questo, non si
arrende mai e andrebbe in capo al mondo per trovare una soluzione a
qualsiasi problema. Io sono davvero orgogliosa di lei e
prego Dio che un giorno possa trovare il vero amore, per colmare quella
solitudine.” Prese fiato e si sedette su uno sgabello, posto
sotto al bancone. “Perciò... non fartela
scappare.” Concluse infine sorridendo furbescamente facendo
arrossire il cantante.
“A-Ajumeoni!
Io c-credo che forse abbiate frainteso...”
balbettò Yesung mentre si massaggiava la nuca imbarazzato,
arrossendo ancora di più. La donna rise debole, come la
fiammella di una candela che è in procinto di spegnersi.
“Ho
visto come la guardi, riconosco quello sguardo, quella luce che hai
negli occhi: è identica a quella del mio Seungho, quando mi
guardava.” Disse la donna amorevole. Non c’era
tristezza nella sua voce, forse solo un po’ di malinconia
oppure semplice rassegnazione all’idea che suo marito era
morto. “E’ sicuramente amore,
giovanotto!” concluse allegra JaeHwa.
Fino
a quel momento, non si era ancora realmente reso conto che fosse
innamorato di BonHan, non del tutto, almeno. Dal profondo del cuore lo
sapeva ma c’era qualcosa che gli impediva di ammetterlo a se
stesso e di dare ragione alla donna. Si domandò se
fosse quel ricordo e la sua paura che scaturì dopo quel
momento della sua vita. Abbassò lo sguardo, sentendosi un
codardo: preferiva crogiolarsi nel suo terrore piuttosto che amare
BonHan fino a quando di lui fossero rimaste solo le ceneri.
Quando
BonHan e Yesung uscirono dalla tavola calda, si diressero verso
l’edificio della SM Town, separandosi
all’entrata. Per
tutto il tragitto, Yesung rimase in silenzio sembrando turbato, sicuramente
qualcosa non andava, tuttavia BonHan ebbe paura di chiederglielo.
La
manager stava seduta alla scrivania picchiettando pensierosa la matita
che aveva in mano sulla superficie in vetro. Cosa era successo per
turbarlo in quel modo? Che sua madre gli avesse detto qualcosa da
innervosirlo?
Quella
donna dovrebbe imparare a cucirsi le labbra... Pensò
lei riponendo con un gesto di stizza la matita nel portapenne.
“BonHan,
ti disturbo?” chiese JungHoon entrando
nell’ufficio. Nonostante fosse il suo di ufficio non
c’era mai, o almeno BonHan da quando era stata assunta lo
aveva visto raramente. Era sempre indaffarato negli altri uffici della
casa discografica, correndo a destra e a manca.
“Niente
affatto! In
cosa posso esserti utile?” rispose BonHan frettolosa,
fingendo di trafficare con penne e carte
“Domani
i ragazzi hanno un servizio fotografico per il magazine
“Céci”, potresti accompagnarli
tu?”
“Certo,
non c’è problema.” Tagliò
corto lei con un sorriso teso. Il manager la guardò
accigliando lo sguardo “Tutto bene?” chiese
sospettoso
“Certo,
tranquillo” rispose BonHan cercando di apparire sicura,
accennando ad un sorriso rassicurante. JungHoon sorrise di rimando e
uscì dall’ufficio, facendo trarre un sospiro di
sollievo alla giovane manager. Abbandonò la testa
stancamente alla spalliera della poltrona girevole mentre si
massaggiava le tempie. Forse si stava facendo solo un gran bel film
mentale, degno di un oscar, niente di più e niente di meno.
Eppure sentiva che c’era qualcosa che non andava, che le
imponeva di pensarla diversamente. Decise che doveva parlarci e se era
per qualcosa che aveva detto sua madre, non le avrebbe più
fatto lo scarico degli scatoloni.
Così
appena scese la sera e
terminò di sistemare tutte le questioni burocratiche, si
diresse verso lo studio di registrazione, sicura di trovarci il main
vocalist. Sorrise teneramente quando lo vide seduto su uno sgabello con
un’espressione concentrata sul volto mentre leggeva lo
spartito di qualche canzone. Rimase ad osservarlo per un po’,
beandosi della perfezione dei tratti del viso del cantante: era bello
come il sole primaverile: i
raggi non sono cocenti come il sole estivo, eppure non riesci a
guardarlo troppo a lungo altrimenti nuoce alla vista. Ecco Yesung era
così: gentile e luminoso, ma al tempo stesso era devastante.
“Dovresti
asciugarti i capelli altrimenti ti verrà un bel
raffreddore.” Disse BonHan quando entrò nella sala
portando l’attenzione del cantante su di se. Aveva notato fin
da subito che aveva i capelli bagnati e alcune gocce d’acqua
ricadevano sulla fronte percorrendo il viso fino a scivolare sul collo
e infine sulla clavicola, bagnandogli la t-shirt nera. BonHan
dovette affidarsi completamente al suo autocontrollo per non passare le
labbra sulla pelle del corvino. Quel ragazzo era di un erotismo
inimmaginabile per BonHan, come diamine faceva ad essere dolce e
sincero e allo stesso tempo, sexy da far paura?
“Scusa,
eomma!” ridacchiò Yesung senza distogliere lo
sguardo dallo spartito
“Che
fai, mi prendi in giro?!” esclamò lei fingendosi
offesa, poi rise divertita “Dai qua...”
proseguì prendendogli l’asciugamano dalle spalle
per poi strofinarlo sui capelli di lui con cura e lentezza. I
successivi dieci minuti passarono così: Yesung
picchiettava le dita sulle ginocchia seguendo il ritmo delle note
scritte sullo spartito e BonHan, con movimenti sempre più
lenti e rotatori, toglieva l’umidità dai capelli
del cantante. La ragazza decise di andare dritta al punto.
“Yesung,
è successo
qualcosa?” chiese lei schietta fermando bruscamente il
movimento che stava compiendo sui capelli di lui.
“Non
che io sappia...” rispose Yesung guardandola con la coda
dell’occhio “Come mai me lo chiedi?”
continuò girandosi completamente verso di lei arricciando un
angolo della bocca in un’espressione furba.
“Sembri...
turbato.”
Yesung
si morse il labbro e accigliò lo sguardo.
E’
così evidente?
“Davvero?
Mi dispiace, non era mia intenzione farti stare in
pensiero...” rispose Yesung dispiaciuto “E comunque
non preoccuparti, penso che sia un po’ di
stanchezza.” Concluse massaggiandosi la nuca imbarazzato. Si
alzò e finse uno sbadiglio, poi si diresse verso la porta.
“Allora io vado a dorm-...”
“Yesung.” Il
tono di voce di BonHan sembra una preghiera muta,
un’implorazione nel tentativo di fermarlo
dall’andare via e Yesung, da buon cristiano, rimase ad
ascoltare quella supplica.
“C’è
una cosa che devo chiederti.” Proseguì
avvicinandosi a lui. Il corvino sentì il cuore accelerare,
c’era qualcosa nel tono di voce di lei che lo agitava
perché sapeva dove voleva arrivare.
“Io
e te, noi due, cosa siamo?” concluse lei atona
invadendo il campo visivo di Yesung
“In
che senso?”
Yesung
sapeva benissimo a cosa BonHan si riferisse, ma stupidamente pensava
che si stesse sbagliando, era come se sperasse che
stesse sbagliando.
BonHan
sorrise, uno di quelli che non sapevano di nulla: secco e forzato.
“Nel senso, noi due siamo fidanzati?”
“Da
ora in poi siamo fidanzati, ok?”
“Si
JongWoon! Non sai quanto mi rendi felice!”
Yesung
scosse lievemente la testa per scacciare quell’antico ricordo
che improvvisamente gli era ritornato in mente. Sentì le
gambe cedergli e deglutì rumorosamente sentendo la gola
secca. C’era una parte di lui che impazziva di gioia mentre
l’altra sperava che avesse capito male, perché
ancora impaurita dell’amore. Prevalse la seconda.
“Io
ecco... non saprei...non ne sono sicuro...”
bofonchiò titubante guardando il pavimento per nascondere la
sua espressione spaventata. Stava accadendo troppo in fretta eppure lui
la desiderava come riprendi fiato dopo essere stato in apnea, ma
c’era quella dannata paura appollaiata sulla sua spalla, come
un corvo, pronta ad intervenire qual’ora provasse un
sentimento che si avvicinasse all’amore.
“Cosa
significa che non ne sei sicuro?” disse BonHan adirata
portandosi le mani ai fianchi indurendo lo sguardo.
“Quello
che voglio dire è che... aish... possiamo parlarne
domani?” implorò lui stancamente, portandosi una
mano sulla fronte
“No,
ne parliamo adesso!” sbottò BonHan alzando il tono
di voce “Io provo qualcosa per te che
va oltre alla semplice amicizia” aggiunse ormai urlando, poi
prese un respiro profondo e addolcì lo sguardo.
“Tu invece cosa provi? Di certo non ti sono indifferente
visto che mi hai quasi baciato la scorsa volta.”
Continuò pungente puntandogli i suoi occhi neri in quelli
del cantante. Yesung
sentì la paura invadergli il petto impedendogli di
respirare: era ormai completamente un burattino in mano del
burattinaio. Eppure... si sentiva protetto da quel terrore, infondo lo
aveva sempre difeso da delusioni amorose, perché quella
doveva essere diversa?
“Non
voglio di nuovo riprovare il dolore che ho provato tempo fa. Io non
voglio che tu...”
“Tu
pensi che io possa tradirti?” concluse lei al posto su,
sussurrando flebile. Stava cercando di reprime le lacrime di rabbia e
di dolore appannargli la vista: si era sbagliata su di lui, era come
gli altri.
Solo
dopo Yesung si accorse dell’enorme stupidaggine che aveva
detto e che non la pensava così che anche lui voleva stare
con lei, così si affrettò a rimediare, sperando
di riuscirci.
“No!
Non è questo quello che intendevo!”
esclamò il cantante spaventato alzando il tono di voce. Si
sentiva un verme, uno stupido e insignificante verme e per giunta
codardo.
“Ma
l’hai pensato!” urlò lei non trattenendo
più la rabbia. Un agghiacciante silenzio si
impadronì della stanza mentre il gelo calava tra loro due.
Era vero, l’aveva pensato ma subito lo aveva rimosso,
pensando a tutti i momenti belli passati con BonHan e soprattutto al
braccialetto che aveva acquistato per lei in Thailandia chiuso nel
cassetto del suo comodino, al bacio soffice di lei impresso ancora
sulla sua guancia e quello che non era avvenuto tra le loro labbra...
Non
riusciva a guardarla negli occhi, così abbassò lo
sguardo colpevole mentre lei stringeva le mani in pugni facendo a
botte con le lacrime pronte ad uscire.
“Devo
andare.” Disse secca BonHan con la voce incrinata, pronta al
pianto e con un gesto di stizza, lasciò
l’asciugamano sullo sgabello per poi uscire, sbattendo la
porta con rabbia.
“BonHan,
aspetta!” urlò Yesung rincorrendola ma purtroppo,
lei era già sparita dietro la porta scorrevole
dell’ascensore: la vide nascondere il viso tra le mani e si
sentì morire pensando che era lui
la colpa di quelle lacrime taglienti. Spinto dalla rabbia e dalla
disperazione, diede un pugno alla porta poi scivolò lungo la
parte sedendosi a terra; si passò una mano tra i capelli
stringendoli con forza.
Nell’esatto momento in cui aveva perso BonHan, Yesung capì che l’amava davvero.