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Autore: ticci    07/09/2013    2 recensioni
5 missing moments su Sirius/Dorcas, dal loro primo all'ultimo incontro.
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Partecipava al contest "rock of age" di soficoifiocchi, annullato per pochi iscritti.
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Sirius/Dorcas
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Sirius Black | Coppie: Dorcas/Sirius
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Nome autore EFP e sul forum: ticci (EFP), ticci.EFP (forum)
- Titolo storia: Count to five and you'll see that the fear will dissipate
- Personaggio/i: Sirius/Dorcas. Ho inserito anche un personaggio secondario: James Potter.
Prompt e/o luogo: mani, battaglia (questa solo nell’ultima flashfic)
Citazione (in caso ci sia): Conta fino a cinque e vedrai che la paura svanirà.
- Rating: giallo/arancione (non sono molto sicura… io direi giallo, tu?)
- Genere: romantico, missing moment
- Avvertimenti: racconta Flashfic
NdA: Ciao! Eccomi qua a scrivere per la prima volta di questo pairing. Io ho sempre letto e scritto di Marlene/Sirius. Devo dire che non è male come coppia. Dorcas me la immagino come una ragazza coraggiosa, studiosa, testarda e un po’ orgogliosa. Spero di averla caratterizzata bene. Ho deciso di scriverti cinque missing moment, che vanno dal loro primo incontro fino all’ultima volta che si sono visti. Nella Flashfic numero tre ci sono molte ripetizioni volute. Nell’ultima, invece, ho usato Peter anziché Remus (per quanto la cosa mi sia dispiaciuta) solo perché immagino Remus in missine dai lupi mannari. Spero ti piaccia tutto.
Ticci
 
Count to five and you'll see that the fear will dissipate
 
Un gruppo di ragazzini di appena undici anni attraversava timoroso la Sala Grande, seguendo il passo spedito della professoressa McGranitt. I loro sguardi si posavano su elementi diversi della Sala: c’era chi guardava i fantasmi volteggiare sopra i tavoli delle quattro Case, c’era chi osservava le candele fluttuare, c’era chi ammirava il soffitto incantato, c’era chi cercava tra gli studenti più grandi qualche conoscente o parente. Ma uno di loro guardava quasi terrorizzato un vecchio cappello logoro e rattoppato, posizionato su uno sgabello.
“Quando chiamerò il vostro nome verrete qua, così che il Cappello Parlante vi Smisterà in una delle quattro Case di Hogwarts. Tutto chiaro?” chiese la docente che li aveva scortati lì dentro. Un debole sussurro si levò da quei giovani studenti.
“Bene. Abarth Kevin!” risuonò forte la voce della donna. Un ragazzino minuto e basso si fece largo tra i suoi compagni e si sedette sullo sgabello. L’insegnante dispose il Cappello, che dopo qualche istante, gridò: “Serpeverde!”. Gli studenti appartenenti a quella Casa esultarono e accolsero il nuovo membro.
“Azul Mary Sol”. Una ragazzina paffuta si diresse titubante verso la professoressa McGranitt e, quando questa posò il Cappello, diventò paonazza. La voce del Capello Parlate echeggiò fortissima: “Tassorosso!”. La ragazza si diresse felice verso il tavolo della sua Casa, dove c’erano studenti pronti a festeggiarla.
Mentre la professoressa McGranitt chiamava un altro studente, uno di quei ragazzi, che a breve sarebbe stato Smistato, si contorceva le mani nervosamente. La ragazza accanto a lui se ne accorse e domando: “Tutto bene?” e come risposta ottenne uno sguardo misto tra “Secondo te?” e “Sto morendo di paura”.
“Anch’io sono un po’ nervosa” disse lei, tornando a guardare lo studente che ora si dirigeva felice verso il tavolo dei Grifondoro.
“In quale Casa speri di essere Smistata?” chiese lui.
“Non lo so. In quella adatta a me, credo…” rispose lei. “Tu?”
“In tutte tranne Serpeverde” replicò immediatamente.
“Perché?” chiese lei.
“Farebbe infuriare terribilmente mia madre se non finissi lì” disse, alzando le spalle. La ragazza stava per fare un’altra domanda, ma la professoressa glielo impedì: “Black Sirius”. Il ragazzo parve pietrificarsi per la paura. Non essendosi fatto avanti nessuno, dagli studenti più anziani si levò un mormorio.
Minerva McGranitt ripeté il nome più forte. Il ragazzo si mosse a disagio sul posto. “Sei tu?” gli sussurrò la giovane al suo fianco. Sirius rimase in silenzio, e quella risposta valse più di mille parole.
“Prima di sederti conta fino a cinque e vedrai che la paura svanirà” gli bisbigliò lei appoggiando una mano sul braccio del ragazzo per spingerlo leggermente in avanti.
“Oh eccolo qua” disse la professoressa vedendo avanzare il giovane. Sirius si sedette titubante, contorcendosi le dita.
Uno, due, tre, quattro, cinque.
Una parola echeggiò nella Sala: “Grifondoro!”. Sirius sorrise raggiante e scese dallo sgabello. Prima di dirigersi verso il tavolo della sua Casa scambiò uno sguardo d’intesa la ragazza con cui aveva parlato poco prima e di cui non sapeva neanche il nome.
[Parole 495]
§
 
Dorcas rientrò nella Sala Comune dei Grifondoro poco prima del coprifuoco. Era stanchissima e si sentiva ancora indietro per il ripasso in vista dei G.U.F.O.
Dall’ampia finestra riuscì a scorgere la luna piena che regnava alta nel cielo. Soffocando uno sbadiglio si lasciò cadere su una poltrona e tirò fuori il quadernetto degli appunti di Storia della Magia: i nomi di tutti quei Folletti coinvolti nella varie guerre contro i maghi non le entravano proprio in testa. Guardano la luna, li ripeteva a mezza voce quando fu interrotta dalle risate ben famigliari a tutti i Grifondoro.
“Hai visto la faccia di Mocciosus?” disse Sirius asciugandosi gli occhi con la manica della camicia.
“Come potrei dimenticarla?” replicò James Potter, unendosi alle risate del primo.
“La risposta di Lunastorta è stata la ciliegina sulla torta” disse Peter Minus, per aggiungersi anche lui all’ilarità dei due.
Nel scorgere la ragazza, Sirius disse: “Meadowes che ci fai ancora in piedi?”.
“Ripasso per gli esami” disse con aria stanca, sistemandosi una ciocca bionda ribelle dietro l’orecchio.
“Ma c’è ancora un mese di tempo” replicò lui con noncuranza.
“Mancano 27 giorni, Black. Quindi meno di un mese” affermò lei, con una leggera punta di panico nella voce.
“Sirius, dobbiamo andare” disse James a Sirius con un tono urgente nella voce, mentre controllava l’orologio.
“Ramoso, arrivo” replicò Sirius lentamente, ma non si mosse verso lui, ma verso la ragazza.
“Conta fino a cinque e vedrai che la paura svanirà” le sussurrò appoggiando una mano sulla spalla e facendole l’occhiolino. Lei sorrise e lo vide avvicinarsi verso gli amici.
“Black, attento. Ho visto Gazza vicino alla Sala Grande quando sono rientrata”.
Un sorriso sghembo attraversò il volto del giovane Grifondoro prima di varcare il ritratto della Signora Grassa.
Dorcas si sistemò meglio sulla poltrona e tornò a guardare la luna. Mentre ripeteva gli impossibili nomi richiesti per l’esame di Storia, con una mano, inconsapevolmente, sfiorava la zona che Sirius aveva toccato.
Dopo Ranci il Grande c’era… c’era…
L’ansia di non passare gli esami le fece venire una morsa allo stomaco e incominciò a sfogliare il libro con foga.
Uno, due, tre, quattro, cinque.
Chiuse il libro con un sospiro.
Mancano ancora ventisette giorni.
[Parole 365]
 
§
 
Della sua prima volta, Dorcas ricordava poche cose, ma le aveva ben in mente: l’imbarazzo inziale, il cuore che batteva all’impazzata nel petto, il suo respiro irregolare, il dolore iniziale, le labbra avide di Sirius, il suo odore, ma soprattutto le sue mani.
Le sue mani che con delicatezza le slacciavano i vestiti.
Le sue mani che con sicurezza esploravano ogni centimetro del suo corpo.
Le sue mani che, toccandola leggermente, le davano un piacere mai provato prima.
Le sue mani che si perdevano nei suoi lunghi capelli biondi.
Le sue mani che, alternate alla bocca, si posavano con delicatezza sulle sue labbra quando gemeva o sussultava per il dolore.
“Hai paura Dorcas?” le chiese prima di possederla.
“Un po’” ammise lei, arrossendo.
“Conta fino a cinque e vedrai che la paura svanirà” rispose lui, facendo sorride entrambi.
Dorcas iniziò a cantare: uno, due, tre…
Ma le mani di Sirius le fecero perdere il conto.
Della sua prima volta, Dorcas ricordava poche cose, ma le aveva ben in mente: l’imbarazzo inziale, il cuore che batteva all’impazzata nel petto, il suo respiro irregolare, il dolore iniziale, le labbra avide di Sirius, il suo odore, ma soprattutto le sue mani.
[Parole 198]

§

“Dorcas, non dovresti andare domani in missione” disse con sicurezza Sirius.
“Non dirmi cosa devo o non devo fare” replicò la ragazza, appoggiando le mani sui fianchi.
“È molto pericoloso e tu…” continuò lui, camminando avanti e indietro nella piccola sala.
“Io cosa?” replicò lei, fulminandolo con lo sguardo.
Passandosi una mano tra i capelli, Sirius disse: “So che saresti in grado di cavartela, Dorcas. Ricordo benissimo le tue fatture contro alcune di Serpeverde o gli Schiantesimi che scagliavi a Difesa Contro Le Arti Oscure. Sei brava, lo so…”
“E allora qual è il problema?” chiese lei, avvicinandosi a lui.
“E che… insomma…” provò a spiegarsi, ma senza successo.
La ragazza appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo con fare incoraggiante. Sirius scoppiò a ridere senza gioia: “Ho troppa paura persino per dirlo ad alta voce!”. Dorcas gli prese il viso tra le mani e, senza distogliere lo sguardo, affermò: “So benissimo cosa vuoi dire. Provo la stessa sensazione tutte le volte che tu sparisci con James, Remus o Peter. Ogni volta che arriva un gufo da quelli dell’Ordine o un Patronus da Malocchio il mio cuore si ferma timoroso che ti sia successo qualcosa”.
“Dorcas io… come fai ad ascoltare o leggere il messaggio?”.
Un sorriso si allargò sul volto della giovane: “Conto fino a cinque…”.
“… e vedrai che la paura svanirà” continuò Sirius per lei. Poi domandò: “Ci vuoi proprio andare?”.
“Lo devo fare. Per Marlene, Fabian e tutti gli altri” disse lei, con una luce di determinazione negli occhi scuri.
Sirius annuì lentamente e si staccò da lei. Improvvisamente comparve un cervo argentato. Sirius sussurrò: “James!”.
La voce del migliore amico del ragazzo riempì la stanza di Dorcas: “Felpato, Lily sta partorendo. Santissimo Godric il grande giorno è arrivato! Raggiungimi appena poi! Lily ha già minacciato di Schiantarmi perché mi sono dimenticato di prendere la sua vestaglia!”. Dopodiché il cervo fece tre balzi e scomparve.
“Dorcas devo andare. James…” disse lui, mentre afferrava il suo mantello.
“Lo so, lo so. Ramoso ha bisogno di te” replicò Dorcas, sistemandosi i capelli dietro le orecchie.
“Continueremo a parlarne domani” affermò Sirius, mentre si avvicinava al camino con la Metropolvere in mano.
“Non c’è più nulla da dire” rispose la ragazza, stringendo le braccia sotto l’abbondante seno.
“Dorcas…” disse in modo supplichevole.
“Sirius, no”.
I due si guardarono a lungo in silenzio.
“Ospedale San Mungo, reparto maternità” disse Sirius e poi scomparve in una nube verde.
[Parole 406]
§
 
Sirius si Smaterializzò con James e Peter nel giardino di casa Meadowes. Mentre i due amici avanzavano di corsa dentro l’abitazione con la bacchetta dritta davanti a loro, Sirius si pietrificò alla vista del Marchio Nero. Rimase qualche istante lì, con la bocca semi aperta, gli occhi grigi sgranati.
“Felpato!” gridò James.
Ma Sirius non riuscì a distogliere lo sguardo da quel simbolo.
“Sirius” disse titubante Peter, scuotendogli un braccio. Evidentemente era tornato vicino a lui per risvegliarlo da quello stato di shock.
“Forse non è troppo tardi” affermò James, con una voce falsamente positiva.
Sirius estrasse la sua bacchetta e in pochi secondi raggiunse l’amico. Spalancarono la porta: James corse immediatamente al piano superiore, mentre Peter andò in cucina piagnucolando. Per la seconda volta nel giro di pochi minuti, Sirius rimase immobile al suo posto. Il suo sguardo si spostò lentamente su i vari elementi distrutti: il divano era lacerato, lasciando intravedere l’imbottitura, le sedie erano a pezzi, il tavolo era rovesciato, i quadri e le foto erano distrutti e ricoprivano il pavimento. Anche il pianoforte fu vittima di quell’assalto: mancano alcuni testi neri e bianchi, una gamba era stata scaraventata via (forse a causa di una Maledizione). Un’immagine comparve davanti agli occhi del ragazzo: Dorcas che divertita gli suonava una canzone, mentre le sue mani si muovevano rapide sulla tastiera.
“Dorcas…” sussurrò Sirius.
Uno, due, tre, quattro, cinque.
Con la coda dell’occhio vide James scendere lentamente le scale, mentre con la manica del pullover si asciugava gli occhi. Lo vide scambiarsi uno sguardo triste e consapevole con Peter.
“No, non è vero!” gridò Sirius e corse verso le scale. James lo placcò addosso al muro.
Da quanto erano vicino, Sirius riuscì a specchiarsi negli occhi arrossati del suo migliore amico. “Sirius…” disse dolcemente.
“No!” urlò il giovane e si divincolò.
Salì le scale velocemente aggrappandosi con la mano libera sulla ringhiera.
Uno, due, tre, quattro, cinque.
Il piano superiore era in uno stato peggiore di quello inferiore, segno che la battaglia si era compiuta là sopra. Vicino alla rampa, vide il primo cadavere: il padre di Dorcas. Riportava diversi graffi sul volto e Sirius capì che aveva lottato fino all’ultimo per proteggere la moglie e la figlia. Lo scavalcò e precedette lungo il corridoio.
Uno, due, tra, quattro, cinque.
Entrò nella stanza di Dorcas e immediatamente la individuò stesa sul letto, con una grossa macchia di sangue all’altezza dell’addome. Sirius pestò i frammenti dei vetri, dei mobili, delle foto, dei ricordi che erano rinchiusi in quella stanza.
“Dorcas” sussurrò.
Con delicatezza le tolse una ciocca di capelli dal viso. “Dorcas” ripeté.
Osservò il viso lentigginoso della ragazza e con un dito le sfiorò le labbra: “Svegliati, ti prego”.
Uno, due, tre, quattro, cinque.
“Non funziona! Avevi detto che la paura sarebbe scomparsa, invece eccola ancora qua, più forte che mai” disse d’un fiato.
“Te l’avevo detto di non combattere, di non esporti” continuò, mentre salate lacrime gli rigavano il viso.
“Come posso vivere senza di te? Non avevi pensato a questo, vero?” si trovò a urlare.
“Uno, due, tre, quattro, cinque. Non funziona più, dannazione!” continuò a piangere, mentre stringeva il volto della ragazza con forza.
Sirius non si rese conto di quanto tempo rimase lì, con il cadavere donna che amava tra le braccia. Non si rese neanche conto dell’arrivo di James e di come riuscì a staccarlo da lei.
Mentre usciva dalla stanza sorretto dall’amico, Sirius guardò ancora una volta Dorcas.
Uno, due, tre, quattro, cinque.
Ma non servì per placare la paura di affrontare il futuro senza lei.

 
[Parole 594]
  
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