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Autore: Son Of a Bitch    08/09/2013    2 recensioni
«Non lamentarti. Gwen è una ragazza in gamba!»
«E' insopportabile, Bobby. Per non parlare delle sue manie di protagonismo!»
«Senti chi parla.»
Dean arricciò il naso e storse le labbra in una smorfia. In effetti Bobby non aveva tutti i torti: Gwen era una specie di sua versione femminile.
«Hai parlato con Sam?»
Il ragazzo si schiarì la gola un po' a disagio. «Dove posso trovare Gwen?»
Si udì un profondo sospiro da parte di Bobby, poi l'uomo gli diede le informazioni che gli servivano. Gwen era a Toledo, in Ohio. Alloggiava al Dark motel, stanza 69.
«Cercherò di ignorare la sottile ironia» commentò quando si ritrovò davanti alla porta. Allungò una mano e bussò più volte, borsone alla spalla.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Dean Winchester, Ellen Harvelle, Jo
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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fvgrd Trovare Bobby a mangiare un panino fu l'accoglienza che ricevettero una volta aperta la porta davanti a loro. Ora di pranzo: era più che comprensibile.
Durante il viaggio Gwen aveva ben pensato di chiamare il vecchio barbuto per avvertirlo e, dopo svariate lamentele e proteste da parte dell'uomo, chiuse la chiamata con la convinzione di averlo corrotto con qualche battutina delle sue ed il suo tono seducente che usava quando voleva ottenere qualcosa.
Seduti in cucina attorno il tavolo, Dean e Gwen fecero un breve riassunto del tutto, togliendosi la parola l'un l'altro come dei bambini di dieci anni.
E Bobby che credeva non ci potesse essere nessuno più insopportabile dell'accoppiata Dean-Sam!
«Sa magari gli dessi il fazzoletto con il sangue invece di vantarti tanto di avermi salvato il culo, saresti molto più professionale, idiota!» Lo ricordò in quel modo così dolce, accompagnato da uno sguardo severo ma compiaciuto. Anche a lui sfuggivano delle cose ogni tanto e lei nel bacchettarlo era una maestra.
«L'avrei fatto quando ti saresti decisa a chiudere la bocca!»
Avevano passato decisamente troppo tempo insieme. E averlo passato senza finire contro qualche mobile a fare sesso, be', quello era un grande traguardo quanto una grande novità per loro.
«Piantatela e ditemi qualcosa di più su quella creatura!» Li riprese Bobby facendo cessare qui battibecchi causati anche dalle loro ore di sonno perse.
«L'abbiamo portato apposta. Ti dirà tutto ciò che vuoi sapere. O tutto ciò che sa.»
«Sono una persona, ho un nome!» Sbottò Michael, scocciato di essere considerato un pacco o un oggetto in generale.
Ma Bobby con un gesto della testa gli fece capire che sarebbe stato meglio per lui tacere: andare contro Gwen era molto pericoloso.
«Noi invece ci riposeremo qualche oretta prima di rimetterci in viaggio per Toledo.» E quella non era una proposta.
«E mi lasciate solo con Clooney?» 
«Lui è Elton John. E comunque sì.» Concluse schietta alzandosi in piedi e lanciando una brutta occhiataccia d'intesa a Dean, ancora seduto al suo posto.

Dean guardò Gwen e capì subito che la sua occhiataccia insisteva visibilmente nel seguirla al piano di sopra. Per fare sesso?, si domandò ironico, accennando un sorrisetto in risposta. Ovviamente no. Voleva soltanto che Dean riposasse per qualche ora prima di rimettersi in viaggio: Gwen non aveva di certo voglia di morire schiantata contro un albero o qualcosa del genere. In effetti era troppo poco per un cacciatore morire in quel modo quando rischiavano ogni giorno la vita. 
«Che c'è?» 
«Dean, hai bisogno di dormire!» lo rimproverò, cercando un appoggio negli occhi di Bobby. «Non dorme da due giorni!» 
Bobby spostò lo sguardo su Dean e senza aprire bocca riuscì a convincerlo. Le sue occhiate minacciose valevano più di mille parole. 
Si alzò dalla sedia e si voltò verso Michael, puntandogli un dito contro. «Se scappi sei morto, ricordatelo» gli disse, gettando poi uno sguardo d'intesa verso l'uomo barbuto che tanto conosceva. 
Bobby poteva anche essere un cacciatore furbo e abile, ma se Michael se la fosse data a gambe sarebbe stato difficile per lui inseguirlo. 
Dean e Gwen salirono al piano di sopra. Il cacciatore si guardò attorno in corridoio, come se si aspettasse di vedere spuntare qualcuno da un momento all'altro. In effetti non aveva fatto caso se fuori dalla dimora Singer vi erano le auto delle Harvelle. Immaginava però che se Ellen fosse stata in casa l'avrebbe vista in cucina. 
Non sapeva se essere sollevato o deluso: non vedeva quelle due donne da un bel po' di tempo... soprattutto Jo. 
Ad ogni modo si fece strada, sospirando. Entrò nella stanza che Dean occupava di solito ogni volta che pernottava lì e si gettò sul letto come un sacco di patate, rimbalzando all'impatto con le molle. Gli occhi chiusi e quella sensazione di pace che provava soltanto quando varcava la soglia di casa Singer. Lo considerava il miglior posto dal quale tornare dopo una caccia. 
«E non volevi riposare!» lo canzonò Gwen, entrata nella stanza dopo di lui. 
«Chiudi il becco» ribatté pigramente, con la faccia schiacciata contro il cuscino

Quella era sì e no la terza volta che metteva piede a casa di Bobby. Solitamente Gwen faceva di tutto pur di non avere un posto fisso e non perchè temesse di affezionarcisi o di farsene un'abitudine. 
Magari è perchè ogni casa nella quale mi sistemo finisce per andare distrutta o ancora meglio bruciata, venne a capo di quel suo complesso percorso psicologico mentre guardava Dean rimanere immobile sul letto.
«Riesci a respirare o caccerai le branchie pur di non spostare la faccia da quel cuscino?» Sì, lo trovava un po' scorretto insultarlo quando non aveva le forze per difendersi ma non poteva proprio farne a meno. Anche se, quando Dean non le replicava qualche insulto, non era poi così divertente.
«Non sei stanca, Gwen?» E non c'era niente di altruistico in quella frase.
«Stai cercando di liberarti di me? Questo mi ferisce.» 
Alle solite. 
Uno sbuffo da parte di Dean che segnava il colpo incassato o magari solo la sua resa: forse non ne poteva proprio più.
«Non sono mai stata qui» mormorò passando le dita sul piano dei mobili. Quando si guardò il polpastrello e non vide nemmeno un granello di polvere rimase alquanto sorpresa. Se Bobby non era di certo un uomo che stava dietro alle faccende domestiche, chi diavolo se ne occupava allora? Cenerentola? «Sono salita per la prima volta al piano di sopra appena due anni fa.» Quando piombai nel suo vialetto, schiantandomi con la macchina contro la cassetta delle lettere, aggiunse nella sua testa decidendo che quello fosse solo un inutile dettaglio da scartare per il bene del riassunto. E poi ebbe un buon motivo per non schiacciare il freno, visto che il suo piede grondava sangue per colpa di una caccia non andata al meglio.
«Come diavolo hai fatto a guidare?» le chiese Bobby mentre si occupava della sua caviglia slogata. 
Ricordava quelle sue parole con estrema precisione.
«Sono piena di sorprese» gli rispose lei, inizialmente distaccata.
Una volta finito quel momento di "ricomponimento" la accompagnò al piano di sopra, aiutandola per le scale nonostante le proteste della giovane.
«Ho solo visto la stanza più vicina alle scale ed il bagno ma non ero mai stata qui dentro. Adesso so com'è fatta la casa del vecchio Bobby» disse con una nota di compiacenza e con un sorrisetto riconoscente sulle labbra. Per fortuna Dean aveva la faccia sul cuscino o l'avrebbe coglionata a vita per quella smorfia. «E visto che tu non sei per niente di compagnia, me ne vado a dormire. Verrò a chiamarti tra qualche ora, quindi vedi di addormentarti in fretta.»

 Si rese conto soltanto in quel momento quanto Gwen avesse ragione: Dean era stanco, davvero tanto stanco per continuare a tenere gli occhi aperti. Gli era bastato appoggiare la testa sul cuscino, e d'improvviso il torpore si fece sentire. 
In un altro momento -o forse anche in un'altra epoca- Dean l'avrebbe invitata a restare, magari usando le sue tattiche seduttive. Ma adesso... non lo sapeva. Con tutto quello che gli stava succedendo, il Diavolo che era risorto, Michele che voleva appropriarsi del suo corpo, Zaccaria alle calcagna, l'astinenza dal sesso era l'ultima sua preoccupazione nella sua lunga lista. E poi c'era Sam. Non lo vedeva da un bel po', né lo sentiva. Senza di lui le cose andavano male, davvero male. 
Per quanto cercasse di auto convincersi del fatto di stare bene senza di lui, di stare perfino meglio, in cuor suo sapeva che non era affatto vero. Sam era l'unica ragione per cui era ancora in piedi, nonostante tutto. 
«Puoi dormire qui, se vuoi» disse. Nella sua voce nessun accenno di malizia. Eppure a Gwen non mancò l'occasione di scherzarci su. 
«Ci stai provando con me?» domandò, con un sorriso. 
«Come se ti dispiacesse!» borbottò Dean. 
«Niente affatto» ribatté la ragazza, continuando a sorridere. 
Dean le lanciò uno sguardo sbieco e accennò un flebile sorriso, ricordando che poche ore prima avevano già vissuto una scena del genere. 
«Buonanotte, Dean.» 
«Buonanotte.» 
Gwen spense la luce e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. 
«Dean? Dean! Andiamo! Svegliati, pigrone.» 
Dovevano essere passate parecchie ore da quando si era addormentato. Eppure al cacciatore parvero soltanto pochi minuti quando riaprì gli occhi. Si guardò attorno, spaesato, e ricordò di essere a casa di Bobby quando riconobbe la vecchia mobilia, straordinariamente senza un filo di polvere. Si avvertiva la presenza di una donna prima ancora di varcare la soglia. 
Dean aggrottò la fronte e sollevò appena la testa dal cuscino. Il viso angelico di Gwen lo osservava. 
«Che ore sono?» 
«Hai dormito abbastanza» rispose con un tono vago, la ragazza. «Forza, alzati. Bobby ha trovato qualcosa.» 
Non solo Bobby aveva trovato qualcosa. Il vecchio con la collaborazione di una giovanissima cacciatrice era riuscito a scoprire che cosa fosse la creatura che avevano cacciato fino a quel momento. E, sorpresa delle sorprese, Dean conosceva quella cacciatrice molto bene. 
«Jo» pronunciò il suo nome con una nota di sorpresa, una volta raggiunto il piano inferiore, accompagnato dalla sua temporanea compagna di sventure. 
Ellen, affianco alla figlia, gli rivolse un sorriso. Sembrava molto contenta che Dean fosse in compagnia di una ragazza che non fosse la sua Jo.

«Jo.»
«Dean» rispose la diretta interessata con un cenno della testa ed una smorfia a specchio che rifletteva la stessa sorpresa che Dean aveva riservato a lei.
«Ellen» salutò anche la donna accanto alla biondina, stranamente raggiante. 
«Gwen!» Si intromise lei senza fare troppi complimenti, approfittandosene di quel momento per concludere quelle che sapeva non fossero nate come presentazioni. Lo capiva del modo in cui si guardavano e dal tono con cui avevano pronunciato l'uno il nome dell'altro. «E quello seduto lì è Elt-» si interruppe appena in tempo, scollando la testa. «Michael, il sopravvissuto di turno. Immagino che conosciate già Bobby, visto che probabilmente siete voi il motivo di tanto ordine qui dentro.» 
Niente probabilmente, ne era certa. Quel polpastrello immacolato come tutti i mobili della casa sembravano esserne la conferma.
«Come mai siete qui?» la ignorò Jo, rivolgendo a Dean per avere una spiegazione. Avendo aiutato Bobby nella ricerca del mostro al quale Dean e Gwen stavano dando la caccia, sapeva già quale fosse la situazione ma voleva soltanto sentirselo dire da lui.
«Michael aveva bisogno di un posto sicuro e-»
«E noi di riposare. Non dormiamo da giorni.» 
Quanto suonava male quella frase: era quasi fastidioso il modo in cui Gwen riuscisse a sembrare odiosa anche senza volerlo. Non era nel suo programma voler far intendere qualcosa (che comunque non c'era stato) solo per far ricadere l'attenzione su di lei. Certo, odiava essere snobbata ma mentire non era il suo modo più caratteristico per farsi notare. 
«È quasi ora di cena, se volete fermarvi-»
«Ora di cena?» Solo allora Dean si rese conto di aver dormito più di quelle due o tre misere orette che si concedeva di solito. Quando capitava quel miracolo.
«Quindi è arrabbiato per via della diga?»
«Sei davvero un tipo perspicace!» Borbottò Bobby contro l'unico socio sopravvissuto.
La loro voce riportò i piedi di Gwen per terra, facendola voltare verso i due uomini con le teste chine su di un vecchio libro. 
«Quindi cos'è che mi ha costretta a chiedere aiuto?» Si avvicinò alla combriccola, questa volta prendendo lei il ruolo dell'indifferente che ignorava gli altri. 
Non le piaceva per niente quel clima, era come se si sentisse in soggezione e quell'occhio di bue puntato addosso era tutt'altro che piacevole.
«Si chiama Ahuizotl» introdusse Bobby.
«Credo che a questo punto continuerò a chiamarlo Canontra» e lanciò un'occhiata d'intesa a Dean che, esattamente come Jo, aveva iniziato ad ignorarla. 
Stese a guardarli per qualche istante ma distolse lo sguardo appena prima che Bobby potesse riprendere a leggere e che i due piccioncini smettessero di fissarsi.
«È una creatura leggendaria azte-»
«Come si uccide?» Tagliò corto Gwen, non le erano mai piaciuti i fronzoli di contorno.
«La luce li stordisce e li rallenta, questo vi farà guadagnare tempo.»
«Tempo per?» Impazienza, il suo secondo nome.
«Tagliargli la testa e la coda» capovolse il libro per far vedere meglio l'immagine alla ragazza. 
«E dopo che ne facciamo?»
«Io fossi in voi ne farei una bella grigliata, per sicurezza.»
Parlare di cibo mentre Ellen iniziava a cucinare era stato davvero un colpo basso per l'appetito di Gwen. Ma gli avrebbe perdonato qualsiasi cosa a quel vecchio scorbutico.

Dean si ritrovò ad affrontare una scomoda posizione. Stare sotto lo stesso tetto insieme a Jo e Gwen... be', non era esattamente una delle sue tante fantasie erotiche. Non aveva nessuna intenzione di dare una brutta impressione alla prima; era forse per questo che aveva cominciato ad ignorare la seconda? Molto maturo, si disse. 
Infondo non c'era alcun motivo di sentirsi a disagio, tra lui e Gwen non c'era nulla e non c'era mai stato nulla oltre all'attrazione fisica. Sì, erano stati a letto insieme un paio di volte, probabilmente più di quanto Dean riuscisse a ricordare, ma si era trattato soltanto di una spassosa avventura, sia per lui che per la ragazza ribelle dagli occhi chiari.
Tuttavia continuava a sentirsi come se avesse due piedi in una scarpa, sensazione alquanto indescrivibilmente fastidiosa. 
«Seguiremo alla lettera le istruzioni per l'uso» tagliò corto, Dean, ignorando i consigli accurati del vecchio e brontolone Bobby. «Adesso dobbiamo soltanto tornare lì e... be', dargli quello che si merita.» 
«Sul serio?» fece scettica, Jo, attirando l'attenzione di tutti i presenti, anche quella di Michael. 
«Certo» rispose Dea, noncurante, scrollando le spalle. «Hai un'idea migliore?» 
«Credi davvero che quel coso uscirà allo scoperto e si farà uccidere allegramente?» 
«D'accordo, dove vuoi arrivare?» domandò Bobby, accigliato e confuso come Dean e Gwen. 
«Quella creatura vive nel lago e sa che gli state dando la caccia, come sa che avete messo al sicuro il suo pasto» spiegò Jo, paziente. «Perciò andare lì ad aspettare che venga da voi è una mossa stupida, a meno che...» 
Silenzio. Dean, Gwen, Bobby, Ellen e Jo spostarono lo sguardo su Michael, il quale, in un primo momento, li guardò disorientato. Sgranò gli occhi subito dopo quando intuì la natura delle loro occhiate. 
«No» disse, categorico. «Scordatevelo, non ho intenzione di fare da esca a quel dannato coso!» 
«E' l'unico modo per riuscire ad ucciderlo, Mike» cominciò Dean, annuendo con convinzione alle sue stesse parole. «Jo ha ragione. Non si farà vedere finché non avrà ciò che vuole.» 
«E questo dovrebbe farmi sentire meglio?!» sbottò l'uomo, preso da un attacco di panico improvviso. 
«'Sta calmo» lo zittì subito, il cacciatore. «Andrà tutto bene, okay? Noi saremo lì, pronti ad attaccare. Fidati di noi.» 
«Fidarvi di voi?!» ripeté Michael, le sopracciglia inarcate in un'espressione incredula. Scoppiò in una risatina isterica e tornò subito serio. «Fidarmi di voi?! Stai scherzando, spero! Tu parli con la tua auto!» aggiunse, gridandogli contro quel piccolo particolare come se fosse il punto saliente per il quale era bene non dargli fiducia. «Voi siete pazzi.»

Era in gamba quella tipa. Certo, Gwen non avrebbe scommesso nemmeno un centesimo su di lei (forse per via del suo visetto innocente) ma con quella uscita da grande intenditrice fece capire che di schifezze ne aveva viste anche lei.
L'apparenza inganna, si disse mentre Dean iniziava il suo dibattito con Michael, in trappola come un topo nel covo dei peggiori gatti del quartiere. Ma ingannava sul serio? No, non lei. Forse aveva sbagliato riguardo a Jo ma non riguardo a quello che questa avrebbe voluto farle se solo avesse avuto un vero motivo per sporcarsi le mani e prenderla a pugni. Non sapeva il perchè ma, per un momento, le sembrò che quegli occhi scuri la stessero studiando come un leone studiava la propria preda dopo averla già catturata, come se stesse scegliendo quale parte divorare per prima.
Peccato che Gwen non si facesse considerare come la preda di nessuno e mai, di qualsiasi campo d'argomento si stesse parlando.
«D'accordo, allora puoi iniziare a salutare la tua famiglia» tentò di corrompere l'uomo Jo. Lei amava passare prima dalle buone maniere. Gwen un po' meno.
«La mia.. la mia famiglia? Perchè?»
«Be', mi sembra ovvio. Se tu non farai da esca, il mostro non verrà ucciso e quindi non potrai più mettere piede nella tua città perchè appena deciderai di farlo quella roba ti mangerà vivo.»
Non faceva una piega, brava la leonessa con il senso dell'accoglienza pari a zero! Mh, le ricordava vagamente qualcuno. Un altro tratto in comune da segnare accanto al colore dei capelli e alla professione.
«Figuriamoci se glie ne importa qualcosa!» Lo derise Gwen, in riferimento agli incontri segreti di Michael con il suo defunto compagno Peter. 
Quando ricevette un'altra occhiataccia da parte di Jo, Gwen sorresse il suo sguardo, incuriosita. "Mi stai rallentando il lavoro" sembrarono dirle quegli occhi. Avrebbe tanto voluto dirglielo a voce lei, mo di sfottò, ma non sarebbe stato vero, visto che era stata proprio lei, Jo, insieme a Bobby ad arrivare ad una conclusione alla quale lei stessa non sarebbe mai arrivata da sola. 
Quindi la ragazzina voleva vedere il suo stile? Voleva vedere come se la cavava una professionista che non temeva di essere mal vista dagli altri? Nessun problema. 
Come se avesse realmente raccolto il guanto di sfida mai stato lanciatole da Jo, si avvicinò a Michael, ancora seduto accanto a Bobby con la paura impressa negli occhi.
«Vuoi sapere cosa ti succederà se non farai quello che ti è stato appena detto?» Lo disse con un tono inquietantemente retorico, il sorrisetto sadico a fargli da spalla. «Ti getterò di peso nel lago. Aspetterò che il mostro venga a galla per prenderti e allora lo trascinerò fuori per farlo a pezzi. E, credimi, tu non sarai ancora vivo per poterti godere la scena, quando lo arrostirò.» La sua serietà era quasi agghiacciante mentre gli prendeva il mento tra le dita. «Ti lascerò affogare, Michael. Tanto non sei la prima persona umana che uccido» concluse prima di mollare la presa, stizzita. «Vado a darmi una sistemata di sopra prima di partire. È tardi» e abbandonò la scena sculettando, salendo le scale.

Dean alzò gli occhi al cielo davanti a quella scena, scuotendo appena la testa. Sempre ad attirare l'attenzione, pensò, sospirando. Bobby inarcò le sopracciglia e Ellen fece una smorfia, stizzita. Probabilmente non le piaceva granché, ma se serviva a tenere Dean lontano da Jo andava più che bene. 
«Ignorala» gli consigliò Dean quando Gwen uscì di scena, forzando un sorrisetto più simile ad una smorfia. «Ha il ciclo.» 
Michael annuì, non del tutto convinto. Aveva ancora il terrore stampato sulla faccia, e quell'espressione divertiva un po' tutti. Probabilmente in un altro momento ci avrebbero riso su. 
«Forza, prendi la tua roba, amico, dobbiamo andare» lo avvertì subito dopo, dandogli una pacca consolatoria sulla spalla. 
Michael alzò gli occhi lucidi verso di lui e si aprì in un sorriso pieno di gratitudine.
«Grazie» mormorò, prima di alzarsi dal suo posto per andare a recuperare i suoi effetti personali al piano di sopra. 
A Dean non piacque molto il tono che aveva usato, con quella nota di amorevolezza nella voce. Senza contare il suo sguardo durato un po' troppo più del dovuto. 
Lo guardò sparire in cima alla scala, poi si voltò a guardare Bobby, stranito. Il vecchio se la rideva con gusto, e lo prese in giro per un bel po' nell'attesa. Ellen lo richiamò dalla cucina e l'uomo la raggiunse, seduto sulla sua sedia a rotelle, lasciando Dean e Jo da soli per la prima volta dopo settimane. 
L'ultima volta che l'aveva vista combattevano una battaglia contro dei demoni inesistenti, opera di uno dei cavalieri dell'apocalisse. Non avevano avuto il tempo di scambiare quattro chiacchiere come al solito, dato che fu una giornata ricca di azione. 
Dean la guardò a lungo, aspettando che anche lei si decidesse a fare lo stesso. Quando i loro occhi si incontrarono, le rivolse un ampio sorriso. "Sono felice di rivederti, Jo", era quello che stava ad indicare. Lei lo ricambiò, ma non fu travolta da un entusiasmo incontrollabile nel farlo, anzi. Sembrava quasi un sorriso forzato. 
«Okay, sono pronta» annunciò Gwen, interrompendo quel loro contatto visivo e spezzando il silenzio. 
«Bene» borbottò, a disagio. «Dì a George Michael di darsi una mossa, dobbiamo andare» aggiunse, alzandosi in piedi. 
Si caricò uno dei borsoni sulla spalla e salutò Bobby ed Ellen con un cenno della testa, i quali gli raccomandarono di tenere gli occhi aperti. Sembravano due veri e propri genitori apprensivi. 
«Ciao Jo» disse poi, rivolgendole uno sguardo prima di lasciare casa Singer seguito da Gwen.


  
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