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Autore: Il Saggio Trentstiel    08/09/2013    4 recensioni
-Sai qual'è il tuo problema?- -Stupiscimi, Freud.- -Hai paura di fare una figuraccia e di collezionare unicamente due di picche!-
Per quanto fosse infantile quell'affermazione, Santana parve prenderla con discreta serietà: si alzò dal divano e, con disarmante lentezza, avanzò fino a trovarsi a pochi centimetri da Sebastian.
-Zia Tana...- sussurrò -... Non ha paura di nulla.-

Parlare con Aika fa uscire queste cose dalla mia mentolina.
Sei one shot, sei mesi di convivenza tra Auntie Tana e il Criminal Chipmunk!
[Roommates!Sebtana] Dedicata ad Aika, nel caso non fosse chiaro!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Santana Lopez, Sebastian Smythe
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata ad Aika, con la Speranza che il nostro amore non finisca mai xD




















Si era imposta di non apparire stronza, almeno non da subito.
Si era preparata un discorso tanto stucchevole quanto falso.
Si era vestita in maniera provocante per far sì che il suo futuro coinquilino diventasse il suo futuro galoppino.
Sorrise tra sé e bussò alla porta dell'appartamento numero 6, stringendo ancora la maniglia del trolley con la mano destra.
Dovette attendere soltanto qualche istante prima che qualcuno aprisse, permettendole di focalizzare lo sguardo sul ragazzo che sostava sull'uscio: alto, attraente, con occhi verdi e pieni di curiosità. Il sesto senso della ragazza – quello che lei amava chiamare il suo “Terzo occhio messicano” – individuò però una certa qual dose di malizia e perfidia in quegli occhi all'apparenza così innocenti. Si costrinse a sorridere affabilmente e tese la mano libera al ragazzo.
-Salve, sono Santana Lopez! Sono qui per l'appartamento!-
Quello non batté ciglio né proferì parola: le fece un brusco cenno del capo e la fece entrare in casa.
Santana avrebbe volentieri affilato le sue curatissime unghie sul volto da bello e impassibile dell'altro ma, di nuovo, seppe trattenersi. A fatica, però.
Varcata la soglia fece appena in tempo a lanciare un'occhiata ai due quadri appesi lungo il corridoio prima che il ragazzo le si parasse davanti e la apostrofasse con poche, pungenti parole.
-Ce l'hai il permesso di soggiorno?-
Qualcosa in quella domanda – o meglio, nel tono con cui le era stata posta – fece trillare un campanello d'allarme nella sua testa: permesso di soggiorno?
Santana inspirò profondamente ed esibì il suo miglior sorriso fintamente dolce.
-Curioso che tu me lo chieda, la polizia ha già emesso un mandato di cattura per me?-
Il ragazzo, se pure quelle parole lo avevano colpito, non lo diede a vedere: incrociò le braccia e osservò con aria infastidita la nuova arrivata.
-Certo, e magari vorresti darmi a bere che sei l'adepta di qualche cartello della droga messicano...- -Portoricano.- lo corresse lei, senza perdere il sorriso -Tienilo a mente e saremo degli ottimi coinquilini.-
Stavolta fu il turno del ragazzo di sorridere: un sorriso crudelmente divertito, vagamente inquietante.
-Coinquilini?- ripeté quasi incredulo -Questa poi...-
Santana percepì il proprio autocontrollo andare a farsi benedire e, gettata ogni cautela alle ortiche, puntò un dito sul petto dell'altro.
-Lo trovi divertente? Vogliamo vedere quanto troverai divertente vedere il tuo ossuto fondoschiena preso a calci, cabròn?-
Affatto toccato dalle minacce di Santana, il ragazzo scostò delicatamente il dito di lei dal suo petto – premurandosi di ostentare un'espressione vagamente disgustata – e, se possibile, il suo sorriso si fece ancora più ampio e inquietante.
-Forse dovrei informarti di un dettaglio che, ahimè, ho dimenticato di menzionare: non sarò il tuo coinquilino, visto che sono il proprietario di questo appartamento.-
Poche volte in vita sua Santana era stata così repentinamente ridotta al silenzio. In pochi minuti ecco volatilizzatasi la possibilità di un appartamento economico a New York, la sua caparra e probabilmente anche la sua dignità.
Fu il ghigno dell'altro a darle però la forza di replicare.
-Non me la bevo.- tentò, pur sapendo che il crudele divertimento che trasudava dalle parole del ragazzo era come una conferma.
Fregata, Lopez pensò irritata, mentre il giovane rideva di gusto E il tutto nell'arco di... Aspetta. Perché sta ridendo?
Il ragazzo aveva infatti ceduto e, appoggiato a una parete, rideva sonoramente: riuscì, seppur con voce strozzata, ad articolare qualche parola per Santana.
-Avresti dovuto... Vedere... La tua faccia!-
Santana, sempre più interdetta e infastidita, lo fulminò con lo sguardo: fece per dire qualcosa di incredibilmente acido ma l'altro la precedette.
-Ti mostro la tua stanza, coinquilina.- dichiarò ghignando e indicando una porta in fondo al corridoio.
Tutto lì? Le aveva fatto fare la figura dell'idiota sprovveduta, e pensava di chiuderla lì? Santana lo superò trascinandosi dietro la valigia e facendo attenzione a far urtare l'angolo del trolley contro il ginocchio del ragazzo, strappandogli un basso singulto.
-Oh, scusami, credevo facessi parte dell'arredamento! Con quel fisico in effetti saresti una lampada perfetta!- -Non si può dire lo stesso di te, sei forse una spogliarellista?- rimbeccò l'altro, riappropriandosi di quell'odioso sorrisetto divertito.
La ragazza emise una breve risata.
-Se anche lo fossi, questa merce per te è tabù, coinquilino.-
Mentre parlava si era distrattamente chinata in avanti come per avvicinare maggiormente il volto al suo interlocutore, mettendo chiaramente in mostra la sua non indifferente mercanzia: tuttavia il ragazzo non sembrò per nulla colpito da quel gesto provocatorio.
-Risparmia la fatica, Lopez: sono gay, e dopo aver visto te ancora più convinto e felice di esserlo.-
Gay?
Quella rivelazione cambiava i piani di Santana, ma nonostante tutto la cosa le sembrava... Interessante.
Scrollò le spalle con fare noncurante e si rimise in marcia verso la sua futura stanza.
-Meglio così, gli attaccapanni con la faccia da roditore non rientrano tra le mie preferenze. E neanche gli uomini normali, a dirla tutta.-
Con queste parole e con il volto stupito del ragazzo ben stampato in mente, Santana si diresse verso la sua camera: aveva però appena poggiato la mano sulla maniglia che la voce beffarda dell'altro la bloccò nuovamente.
-Comunque mi chiamo Sebastian. Sebastian Smythe.-
Santana non si voltò neanche.
-Bel nome. Me ne ricorderò quando dovrò denunciarti per atti osceni.-
Ciò detto, varcò la soglia della stanza e si sbatté la porta alle spalle.
Sebastian sorrise tra sé e sospirò: quella convivenza si preannunciava interessante.

   
 
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