Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: hapworth    08/09/2013    2 recensioni
«Forse è tempo di-»
«Non dirlo Erwin. Non osare dire una simile stronzata, solo perché il dolore ti ha annacquato il cervello.» lo rimprovera severamente, non abbassa lo sguardo sottile, gli occhi brillanti mentre rimane seduto lì, a pochi centimetri dal suo corpo: sente quasi il suo calore contro una gamba, attraverso le lenzuola.
[Spoiler!Chapter 49; Erwin/Rivaille]
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Non ho potuto fare a meno di scrivere qualcosa, non dopo aver letto il capitolo 49: i feels erano troppi, per evitarlo ecco ;^; Piccola Eruri senza troppe pretese che mi sono sentita di scrivere in risposta a ciò che è accaduto al comandante ><
Buona lettura!

By athenachan

 
Solo un abbraccio

Erwin sa che da quel momento in poi tutta la sua vita sarà diversa. Sa, fin troppo bene, che nulla potrà restituirgli ciò che ha perduto durante questa missione.
Può essere solo un braccio, ma per lui la perdita di quell’arto ha un significato molto più profondo, molto più intenso e intimo. Personale, quasi.
Non lo ammetterebbe mai, non apertamente, ma ha paura. Timore di ciò che, quanto accaduto, possa sottintendere per l’Umanità, per la Legione Esplorativa, per la propria vita. Ha reagito come se non gli importasse un granché – il momento non avrebbe mai permesso al Comandante di soffermarsi su un tale dettaglio – ma la verità è molto diversa: ha perso interi attimi, nella sua testa, a chiedersi se ne fosse valsa la pena. Se, in futuro, quel sacrificio avrebbe avuto il giusto riconoscimento.
Non è mai stato dubbioso sul proprio operato da quando è a capo della Legione Esplorativa, mai, neppure per un attimo; la perdita del proprio braccio, però, lo ha indotto a sentirsi come un uomo, tornato alla propria umana natura, con il suo egoismo e i suoi dubbi. Certo, è durato un attimo ma Erwin si sente quasi come se avesse tradito tutto ciò in cui ha sempre creduto.
«Erwin.» il richiamo di Rivaille, seduto sulla sponda del letto sul quale, da quando è tornato tra le Mura, è stato tenuto per essere medicato, lo fa tornare alla realtà.
Lo guarda intensamente, gli occhi azzurri appesantiti dal dolore che sente, nonostante i giorni passati, dove ormai non c’è più nulla se non il vuoto. Non è insopportabile – non dovrebbe esserlo – è un dolore equo e sopportabile: probabilmente è simile al dolore che Rivaille ha provato alla gamba quando Annie lo ha ferito, sebbene lui non abbia perso la gamba. Paradossalmente si sente molto vicino a lui, in quel momento, più di quanto non sia mai stato prima.
«Forse è tempo di-»
«Non dirlo Erwin. Non osare dire una simile stronzata, solo perché il dolore ti ha annacquato il cervello.» lo rimprovera severamente, non abbassa lo sguardo sottile, gli occhi brillanti mentre rimane seduto lì, a pochi centimetri dal suo corpo: sente quasi il suo calore contro una gamba, attraverso le lenzuola.
«E come la vedi, allora?» gli chiede. Erwin non ha una voce dura, né severa: è solo un uomo, in questo momento, non il soldato privo di scrupoli e pronto a perdere i suoi uomini, a sacrificare tutto, solo per avere una possibilità contro i Giganti.
Rivaille lo sa, perché anche lui adesso è solamente un uomo; l’uomo che ama, anche se non può dirlo apertamente, anche se non può dimostrarlo di fronte ad altri e non può permettersi mai di farsi sopraffare dai sentimenti che uniscono lui e il Comandante della Legione Esplorativa.
«Vedo uno stronzo senza più un braccio che spara cazzate, invece di approfittare del fatto che è solo con il proprio amante.» risponde senza mezzi termini. Erwin lo capisce: sentirsi amareggiato e pensare negativo non aiuta, non in quella situazione; Rivaille ha ragione, dovrebbe approfittare del tempo in cui riescono a stare da soli, goderseli con tranquillità.
Vorrebbe abbracciarlo, ma l’idea di farlo con un solo braccio lo intristisce; ha sempre amato particolarmente sentire il fiato caldo del moro contro il petto, quel corpo leggero e flessuoso che si modella facilmente, contro il proprio. Rivaille non lo ammetterà mai, tuttavia Erwin è sicuro che gli piaccia terribilmente, stare contro di lui, annusare il suo odore e assaporare la consistenza dei loro corpi così, senza far nulla di diverso se non stringersi.
Il pensiero di non poter più tenere la mano destra tra i capelli scuri del Caporale lo rende triste ma, al tempo stesso, gli fa capire di quanto intensamente abbia davvero bisogno di lui. D’altra parte è ancora vivo, questo è molto importante. Sono ancora vivi tutti e due e, finché lo saranno, potranno sentirsi reciprocamente. Ancora e ancora.
Ma non ha voglia di pensare ora, vuole solo stringere Rivaille contro di sé, baciarlo tra i capelli come sempre. Ed è proprio quello che fa, qualche istante dopo: lo prende con il braccio sinistro, tirandoselo addosso, mentre il compagno si limita a osservarlo, con quell’espressione seria e composta che tanto lo contraddistingue.
«Era ora.» lo rimprovera poi Rivaille, mentre affonda il viso nella camicia bianca, sospirando quando Erwin gli posa un bacio leggero tra i capelli, in quel segno di profondo affetto che, nonostante tutto il tempo passato, non è cambiato.


Fine
   
 
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