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Autore: biberon    08/09/2013    2 recensioni
“Abbiamo dovuto farlo.” Disse la madre di Gwen con gli occhi lucidi.
“Ma è una ragazza dolcissima! Gentile, bella, educata, spiritosa! È una mia grande amica!”
“Capiscici, Duncan, ti prego. Lo facciamo per proteggerti!”
“Da cosa?!”
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Duncan era un ragazzo punk, forte, intraprendente, ribelle, ma buono.
Courtney era una ragazza bella, ordinata, intelligente, intraprende e dolce.
Gwen era una ragazza sola.
Lei era diversa, lei era un pericolo …
Ma lei voleva solo qualcuno, qualcuno che l’apprezzasse e l’amasse, qualcuno … lo voleva disperatamente, con tutta se stessa.
Ed era pronta a fare qualsiasi cosa per averlo.
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale
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Avvertenza importantissima: questo capitolo contiene immagini raccapriccianti non addette ai più deboli di stomaco. Vi devo avvertire. Chi è troppo sensibile è pregato di non leggere. Non vorrei trovarmi recensioni negative per la parte troppo cruda. Io vi sto avvertendo in anticipo: questa è nata come storia horror, e questo è il primo capitolo dove vi faccio effettivamente capire che non sarà la solita storia a lieto fine. Vi prego di non segnalarmi o accusarmi di essere pazza o un mostro. Vi avverto, per l’ennesima volta, se siete deboli di stomaco non leggete. Grazie a chiunque lascerà una recensione positiva comunque. Ci tengo a precisare che tutto ciò che non appare chiaro in questo capitolo verrà spiegato più avanti. La pozione richiedeva l’ingrediente che potrebbe risultare osceno, mi dispiace. Ho cercato di essere il meno cruda possibile. Perciò, per favore, lo chiedo ancora una volta, limitatevi a commentarmi la storia per come è. Non potevo non inserire quel pezzo, dovevo farvi capire che “la strega” e “lui” non scherzano. Courtney e Duncan non hanno la minima idea di ciò che li aspetta. Detto questo saluto Maty345 e SmileSmoke.
 
“Tu chi sei?!” ripeté Courtney rivolta alla figura incappucciata.
Quest’ultima si limitò a scrollare le spalle.
“Beh, chiunque tu sia … credo che dovrei ringraziarti. Insomma, mi hai salvata … da quel maniaco!”
“Beh, che ti aspettavi?” le chiese una voce molto familiare.
“Gwenny!” esclamò l’ispanica stringendola forte.
La gotica smise di correre e la fece scendere dalle sue braccia.
“Wow, Gwenny, non credevo fossi così … ehm … forte.”
“Nah, non è stato nulla.” Rispose lei sorridendo.
Erano davanti a casa.
“E sei anche molto veloce a correre!”
“Talento naturale.” Rise la gotica.
Courtney le gettò nuovamente le braccia al collo e si mise a ridere forte, per la gioia.
Appena entrarono Duncan si precipitò da loro.
“Ciao Courtney. Ehi, Gwenny!”
I due si abbracciarono, ma Courtney era troppo grata a Gwen per dire qualcosa.
Insomma, l’aveva appena salvata da uno stupro!
No?
“Duncan, ti dobbiamo raccontare cosa mi è successo!” esclamò, e lo spinse sul divano.
“Già!” assentì Gwen, orgogliosa di sé stessa.
“Gwen è un’eroina!”
 
Pochi minuti dopo la porta di casa Nelson-Barlow si aprì sbattendo, e ne uscì un ragazzo punk decisamente infuriato, con in mano un coltellino da campeggio.
“Bastardo!” continuava a ripetere.
Courtney e Gwen lo seguirono a ruota e lo presero per le braccia.
“Calmo Duncan … lascialo perdere!” esclamò l’ispanica.
“Era solo un malato di sesso …” osservò Gwen.
Duncan si divincolò.
“Io lo ammazzo, quel pervertito!”
Dopo un po’ riuscirono a calmarlo e a riportarlo dentro.
Si sedette al tavolo e Courtney gli preparò una camomilla.
“Su, tesoro.” Gli disse accarezzandogli la cresta al contrario, cosa che lo faceva impazzire.
Lui mugolò, le carezze della sua principessa lo facevano sentire beato.
Mentre l’ispanica gli dava da bere la camomilla dalle sue stesse mani Gwen salì al piano di sopra e si chiuse in bagno.
Scoppiò in una risata acutissima.
“Sì! Sì! Sì!” urlo, improvvisando così su due piedi un balletto.
Lei era un genio, un vero genio.
Quella gattamorta di Bridgette era bell’e che sepolta, e ora Courtney si fidava ciecamente di lei!
Il problema che le metteva i brividi era però di aver incontrato proprio LUI.
Era certa che quello che voleva fare a Courtney non era una molestia sessuale.
Voleva solo …
No, lei non glielo avrebbe mai permesso.
Ne a lui ne a nessun altro.
Courtney era sua e nessuno le avrebbe fatto del male, questo era certo.
Si fermò e si sedette sul water chiuso per pensare.
Aveva una settimana per conquistare anche Duncan.
Come poteva fare?
Le venne, all’improvviso, un’idea.
Un ide folle, a suo modo, ma che poteva funzionare.
 
La donna squadrò Gwen da capo a piedi per l’ennesima volta.
“Sei sicura di quello che dici, tesoro mio?” ripetè con qulla voce gracchiante.
“Sì.” Rispose la gotica risoluta.
“Potrebbe essere pericoloso …” ripeté la donna.
Negli ultimi dieci minuti l’aveva detto almeno cinque o sei volte.
“Lo so!” sibilò la ragazza sbattendo piano la mano aperta sul bancone. “Non c’è niente di cui io abbia paura.” Aggiunse.
“Beh, forse non è esatto” pensò lanciando un’occhiata rapida al licantropo acciambellato vicino all’ingresso del negozio.
“Allora, come vuoi.” Esclamò l’anziana signora.
“Quanto ci metterà?”
“Poco più di dieci minuti.”
“Allora voglio restare qui a vedere.”
La donna schioccò le dita e la persiana davanti alla vetrina del negozio calò.
Era tutto buio.
Gwen intravide l’ombra della donna smanettare dietro il tavolo di legno d’acero.
“Sette giorni, cara ragazza … sette giorni. Come hai fatto a farti fare una fattura tanto potente?” chiese,
“Affari miei.” Rispose acida la gotica.
La donna scrollò le spalle e posò davanti a lei una pentola da due litri.
Premette un’interruttore e una fioca luce a neon illuminò la stanza.
“Veniamo al dunque …” bisbigliò.
Prese da uno scaffale una provetta contenente un liquido trasparente.
“Pochi sospiri.” Disse.
Il pentolone si riempì pochissimo quando la provetta venne vuotata,
la strega aggiunse un po’ d’acqua da un rubinetto che c’era lì dietro.
Poi con un guizzò si chinò, allungò una mano e si agitò per qualche secondo, restando raggomitolata su se stessa.
Quando si alzò teneva in mano un cucciolo di gatto dal pelo candido.
Gli stringeva forte i peli del petto.
Lo accarezzò per qualche secondo, poi con un gesto violento gli strappò due peli e lui s’irrigidì, miagolo e saltò giù.
Lei immerse i due peli nella miscela color indaco.
Poi prese due rossetti, uno nero e uno rosso e li buttò dentro insieme alla copertura di plastica.
“Sorridi, carina.” Disse alla ragazza.
Gwen mostrò la sua dentatura splendente e cercò di rimanere calma mentre la donna le agitava le mani vicino alla bocca.
La pozione, pochi secondi dopo, era diventata bianco perla.
“manda un bacio.”
La gotica alzò un sopracciglio, si baciò la mano e fece il gesto di soffiare.
Quello che accadde dopo la spiazzò completamente.
Dal suo palmo aperto uscirono due labbra identiche alle sue, che fluttuarono per qualche secondo e poi caddero nel pentolone sciogliendosi.
“L’hai portata?” chiese la vecchia.
Gwen le allungò una provetta che teneva gelosamente chiusa in tasca.
“Una lacrima dell’innamorato …”
La strega, dopo aver versato la lacrima nel pentolone, si chinò ed estrasse da sotto il bancone un sacco nero che continuava a dibattersi.
Sciolse la cordicella che lo teneva legato e ne uscì un neonato di pochi mesi.
“No …” bisbigliò Gwen tappandosi la bocca con le mani.
“Devo, è l’unico modo.”
“Ma non puoi usare un gatto o qualcos’altro?”
“No. È l’unico modo.”
“Ma … non posso lasciartelo fare.”
“La vuoi o no la tua pozione d’amore?!” chiese stizzita la vecchia.
“Sì, ma …”
“E allora lasciami fare il mio lavoro.” Disse.
Aprì un cassetto e ne estrasse un coltello molto lungo e affilato.
“Stephanie … per piacer,e non farlo …”
“Lo vuoi o no il tuo fidanzatino?! E poi sei stata tu a farti fare la fattura delle sette lune, ricordi? La colpa non è di certo mia.”
“Questo lo so. Ma non c’è un altro modo?!”
La strega arricciò il naso.
“Quella è la porta,” disse indicando l’uscita dal negozio con la punta del coltello.
Gwen sospirò.
“questo è per te, Duncan.” Si disse, e chiuse gli occhi.
L’urlo straziante di quella creaturina non fu poi così forte.
Gwen aprì gli occhi, ma se ne pentì subito.
Il bambino giaceva morto sul bancone, il volto contratto in un’espressione di ingenuità, le labbra ancora piegate in un sorriso indirizzato alla vecchia che l’ìaveva accarezzato poco prima di giustiziarlo.
Il suo petto era aperto in due.
Una delle lunghe mani secche della donna frugava tra le piccole costole.
Benché si sentisse incredibilmente in colpa, la ragazza non poté fare a meno di leccarsi le labbra alla vista di tutto qul sangue umano.
“Non è ora di cena.” Disse seccamente la vecchia intercettando lo sguardo della gotica.
Poi estrasse la mano.
Quando Gwen vide ciò che la donna stringeva tra le dita ossute non poté fare a meno che piegarsi in avanti, con le mani premute forte sulla pancia.
Il cuore di quella creaturina, poco prima viva e vegeta, era ora stretto tra le mani di Stephanie, e perdeva una cascatella di sangue rosso vivo.
La vecchia lo spremette fino all’ultima goccia, poi buttò i resti nel cestino accanto ai suoi piedi e si pulì le mani nel grembiule.
“L-l-lo fai spesso?” balbettò Gwen.
“Quasi ogni settimana. Credi di essere l’unica fanciulla innamorata?” esclamò l’anziana signora.
“Tu mi fai schifo. Sei un essere disgustoso.”
La donna le strizzò l’occhio e poi mescolò con un cucchiaio di legno lì intruglio.
Poi prese una bottiglietta di plastica da mezzo litro, la riempì e la allungò alla ragazza.
Gwen la prese e le uscì un singhiozzo.
Quel povero bambino …
“Parliamo del prezzo.” Disse la vecchia.
Gwen trasse un altro lunghissimo sospiro e si protrasse in avanti.
“Ne sei certa?” chiese la donna.
“Sì! Voglio Duncan. Non m’importa del resto.”
La donna sorrise e le pose una mano sulla fronte.
“Imurtalis trae encambio …” disse con voce spiritata.
Lo ripeté tre o quattro volte, ma Gwen si sentiva troppo debole per riuscire a sentirla.
“Ecco, finito.” Disse dopo un tempo che alla ragazza era sembrato infinito.
Le due si strinsero rapidamente la mano, Gwen si voltò e s’incamminò verso l’uscita.
“E di quello?” chiese, indicando il corpo divelto del bambino. “Che ne farai? Lo ridarai ai genitori?”
La donna ridacchiò e emise un breve fischio.
Il lupo addormentato vicino alla porta si alzò su due zampe e raggiunse il bancone.
La donna sollevò il bimbo e diede un paio di carezze al licantropo.
“Vieni, Lunadimiele, è pronta la cena.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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