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Autore: Zomi    08/09/2013    10 recensioni
Tamburellò le dita sul bancone, aspettando che il vecchio negoziante barbuto tornasse dal retrobottega.
Sbuffò, gettando un’occhiata all’orologio a muro che ticchettava davanti a lei.
Le 5 e mezza.
Tardi, davvero tardi.
-E andiamo…- mugugnò, arricciandosi una ciocca rossa tra le dita -… dove sei finito nonnino? Sei morto tra le ragnatele?-
Spazientita, Nami diede le spalle al bancone del negozio, addossandosi al bordo rialzato coi gomiti.
Guardò distratta l’armeria, sbuffando per la perdita di tempo.
Ecco lo sapeva.
Avrebbe perso ore su ore in quella bettola, aspettando il ritorno del proprietario dalla dimensione alternativa in cui era stato risucchiato...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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REGALO
 
 
Tamburellò le dita sul bancone, aspettando che il vecchio negoziante barbuto tornasse dal retrobottega.
Sbuffò, gettando un’occhiata all’orologio a muro che ticchettava davanti a lei.
Le 5 e mezza.
Tardi, davvero tardi.
-E andiamo…- mugugnò, arricciandosi una ciocca rossa tra le dita -… dove sei finito nonnino? Sei morto tra le ragnatele?-
Spazientita, Nami diede le spalle al bancone del negozio, addossandosi al bordo rialzato coi gomiti.
Guardò distratta l’armeria, sbuffando per la perdita di tempo.
Ecco lo sapeva.
Avrebbe perso ore su ore in quella bettola, aspettando il ritorno del proprietario dalla dimensione alternativa in cui era stato risucchiato.
Ma perché teneva in esposizione tutte quelle armi, se poi la gente gli chiedeva sempre le cose che ammucchiava disordinatamente nel magazzino?
Non poteva tenersele sotto mano, come tutti i bottegai intelligenti?
Uno entrava, chiedeva, che sapeva lei, del Grasso di Balena per lucidare le spade –guarda caso proprio quello che aveva chiesto la bella cartografa- e… TAC!!!... eccolo lì, servito e pagato.
-No invece- imprecò a denti stretti –Teniamolo nell’anfratto più buio e lontano del negozio-
Gettò un’occhiata alle sue spalle, sperando di intravedere il vecchio commerciante, di cui però si era persa anche l’ombra.
Arricciò le labbra irritata, storcendole in un mugugno spazientito.
-Ben mi sta- sbottò, tornando a inchinarsi sul bancone –Così imparo a voler fare un regalo a quel buzzurro dalla testa algata-
Già, era tutta colpa sua.
Di Zoro, s’intende ragionevolmente.
Perché era colpa sua se lei, si lei, Nami, la Gatta Ladra, aveva deciso di fargli un bel regalo.
Il motivo di tanta generosità non lo capiva nemmeno la rossa, semplicemente, quella mattina si era svegliata con il desiderio assurdo e incondizionato di fare un dono al cavernicolo con le spade.
Che fosse perché, nell’ultimo attacco della Marina, lui le avesse salvato per l’ennesima volta la vita, o perché lo amasse da troppo tempo, non le importava: voleva fargli un regalo e lo avrebbe fatto.
Magari poi, sfruttando il suo stato comatoso per la sorpresa del dono, gli avrebbe anche detto ciò che provava, rubandogli anche un bacio, ma era tutto da vedere.
E poi, se quel nonnino non tornava, tutta la sua fatica di trovare un’armeria in quell’isola sperduta, e di convincere il suo subconscio a spendere dei soldi per qualcuno che non fosse lei stessa, sarebbero stati vani.
-EHI!!!- strillò, sporgendosi sul bancone –Sei ancora vivo, nonno?!?-
-Oh oh oh…- tossicchiò una vocina flebile dal retro bottega -… ancora un attimo signorina: l’ho quasi trovato…-
-Si, un attimo e mi ritroverò con le rughe…- borbottò la rossa, addossando il viso sulle mani.
-Ah, tranquilla…- la fece sussultare una voce alle sue spalle -… quelle ce le hai già-
Colta di sorpresa la rossa girò su se stessa, voltandosi verso l’imponente e ghignate figura maschile che la fissava.
-TU- sbiancò –Che ci fai qui, buzzurro?-
Zoro, sghignazzando divertito per lo stupore della rossa, si addossò al bancone accanto a lei, guardandola si sbieco con l’occhio socchiuso.
-Sono uno spadaccino- ridacchiò mostrando i denti -È normale che visiti le armerie- roteò un dito indicando la bottega –Tu, piuttosto che fai qui?-
Le parole si strozzarono nella gola di Nami.
Non poteva di certo dirgli la verità’?
E poi, lui, come diavolo era riuscito a trovarla?
Era impensabile che quel buzzurro disorientato fosse riuscito a trovare quell’armeria nel caos viscerale dell’isola, orientandosi tra le centinaia di stradine e vicoli che conducevano fin lì, e in cui perfino lei aveva avuto qualche difficoltà ad orientarsi.
-Bhè…- farfugliò, cercando una scusa plausibile –Ecco… no… non sono affari tuoi!!!-
Gli tirò una linguaccia, trincerandosi dietro il suo carattere peperino, facendo storcere le labbra allo spadaccino, che sbuffò spazientito.
-Mocciosa- l’apostrofò, piegando le braccia al petto e squadrandola attentamente.
Quella mattina era scesa spedita dalla Sunny, scomparendo agile tra la folla del mercato sul porto. Aveva creduto che fosse andata a saccheggiare qualche negozio di vestiti, o scarpe, facendo impazzire i commessi e sperperando i suoi berry.
Di certo non pensava di trovarla in un’armeria.
-Non ti sei messa nei guai, vero?- borbottò guardandola arricciarsi nervosamente una ciocca di capelli mentre fissava irritata il retro bottega che s’intravedeva oltre il bancone.
-Eh?!?- tornò a fissarlo –Io nei guai? Non sono mica Rufy…-
-E allora che ci fai qui? Hai problemi con il tuo Sansetsukon…- spostò lo sguardo sull’arma metallica stretta alla cinta dei suoi short.
-Ti ripeto che non sono affari tuoi- sbuffò nervosa.
Ma quanto ci metteva quel vecchietto a tornare?
Era stato mangiato da qualche ragno affamato, o rapito dalle tarme?
Iniziò a tamburellare un piede a terra, mordendosi le labbra nel fulminare con lo sguardo l’uscio che dava sul retro.
Dannazione, sarebbe stato difficile pagare l’unguento per le spade senza che il buzzurro se ne accorgesse, e senza che iniziasse a fare domande su domande.
-Buzzurro, tu che fai qui?- domandò secca, cercando un modo per allontanarlo almeno dal bancone.
Il verde si grattò la nuca, guardandosi attorno.
-Cercavo del materiale per le katane…- borbottò.
-Bhè cercalo allora no?- lo spintonò verso uno scaffale dietro di loro, mollandogli un calcio sugli stinchi.
-Eh, mocciosa- ringhiò Zoro, fulminandola –Ma che ti prende?-
-Su, su… cerca quello che ti serve-
-Umpf… preferisco aspettare il proprietario e chiedere a lui- fissò il bancone, accorgendosi solo in quel momento che mancasse qualcosa –Ma dov’è?-
-È nel magazzino- alzò al cielo gli occhi Nami –Sta… sta sistemando delle cose-
Zoro tornò accanto a lei, e sportosi sopra al bancone, iniziò a urlare.
-EHI!!! C’È NESSUNO?!? CI SONO CLIENT… ouch!!!-
-Zitto, cavernicolo- lo picchiò sul cranio con un pungo.
-Ma che hai, stupida?!? Volevo solo chiamare il proprietario e non perdere l’intera giornata qui dentro…-
-Sta zitto comunque- sbuffò, stringendo i pugni lungi i fianchi -È maleducazione urlare nei negozi-
-Da che pulpito, visto che ogni volta che tu entri in un negozio di scarpe, strilli come una pazza-
-È diverso, scemo-
-No, che non lo è, ragazzina-
-Stupido-
-Infantile-
-Ominide-
-Strega-
-Screanzato-
-Arpia-
-Idiot…-
-Oh oh oh, eccomi qui mia cara-
Impolverato e con qualche ragnatela tra i candidi capelli arruffati, il vecchio proprietario fece capolino da dietro il bancone, rivolgendo un caloroso sorriso alla rossa inviperita.
Nami si schiaffeggiò la fronte, sospirando pesantemente.
Ma doveva proprio riemergere dalle rovine del suo magazzino in quel preciso istante quel nonnino rimbambito?
E ora come avrebbe potuto giustificare il suo acquisto al buzzurro?
-È stato faticoso, ma alla fino l’ho trovato, signorina…- spolverò un piccolo contenitore di plastica il vecchietto, aguzzando la vista per leggervi l’etichetta.
-A-ah…- farfugliò la rossa, roteando gli occhi.
Addio alla sorpresa per il buzzurro.
Zoro infatti stava allungando il collo verso la merce stretta tra le mani del nonnino, curioso di sapere cosa fosse.
-È ottima contro l’ossidazione e l’umidità- continuò imperterrito il vecchio -Sarà perfetta per le sue spad…-
-Sa che le dico?- si affettò a zittirlo Nami –Non mi serve più-
Svelta, girò sui tacchi, camminando spedita verso la porta.
-Grazie tante, mi scusi per il disturbo, arrivederci- parlò rapida, uscendo con una ampia falcata dei suoi tacchi dal negozio.
-Oh oh oh… che ragazza strana…- sorrise il vecchietto, riponendo il Grasso di Balena sotto al bancone.
-Non lo dica a me- sospirò Zoro.
 
 
Correndo sul selciato del paese, si guardava attorno in cerca di un nuovo regalo.
Con gli occhi nocciola, attraversati da una vena di caramello ardente di nervoso, Nami squadrava ogni singolo negozietto, cercandovi il regalo giusto per l’irritante spadaccino, pronta ad entravi prima che chiudesse.
Dei pesi nuovi?
Si affacciò a un negozio di articoli sportivi, per poi ritirarvi il viso alla vista dei pesanti macigni esposti in vetrina.
Si sarebbe rotta le braccia a portarli sulla nave, figuriamoci alzarli per darli al buzzurro.
Camminò svelta lungo la via, fissando le vetrine spegnersi lentamente.
Stringendo la borsa al fianco, si fermò davanti ad una distilleria, fissandone la colorata e accesa insegna, che invitava a festeggiare sfrenatamente con il Dio Dioniso.
Una bottiglia di liquore?
Uhm… in fin dei conti, Zoro poteva benissimo definirsi un alcolizzato anonimo per la sua sfrenata passione per l’alcol.
Senza pensarci due volte, la rossa sfrecciò dentro la distilleria, avvicinandosi decisa al bancone.
-Il vostro miglior saké al mandarino- ordinò al commerciante appisolato sulla cassa, sbattendo una mano sul bancone.
L’uomo, aperto appena mezzo occhio, fissò apatico la cartografa, squadrandola da capo a piedi. Emise un mezzo grugnito, per poi richiudere l’occhio e tornare a pisolare.
-Ehi!!!- vociò Nami, offesa per non essere stata notata –Mi ha sentito?-
Il negoziante grufolò di nuovo, spostando il peso del volto peloso da una mano all’altra.
-Certo che ti ho sentito…- borbottò con la voce impastata dal sonno.
-E allora mi dia ciò che le ho chiesto!!!-
Stava per perdere la pazienza e picchiarlo a sangue.
-Oh si certo…- allargò le labbra assopite in un leggero risolino -… ti servo subito…-
Nami rilassò le spalle: forse non tutto era perduto.
-… non appena avrai l’età per bere-
Che cosa?!?!?
-Che ha detto?!?!?- ringhiò digrignando i denti.
L’uomo picchietto un cartello dietro le sue spalle.
-Non vendo alcolici ai minorenni- lo lesse a memoria, mantenendo gli occhi chiusi –E tu ovviamente…- ne aprì mezzo, per passarne lo sguardo lungo il corpo formoso e giovanile della rossa -… maggiorenne non lo sei proprio-
-Ma sei cieco o cosa?!?- sbraitò iraconda –Io ho vent’anni, mica dieci!!!!-
Lo prese con furia per il colletto, scrollandolo con forza con entrambe le mani.
-Dammi subito quel dannato liquore o ti conficco il tuo dannatissimo cartello dove non batte il sole- infossò lo sguardo rosso d’ira contro quello dell’apatico commesso –Subito-
L’uomo, per niente impaurito, sbadigliò e, riaperti gli occhi e posati sulla ragazza, sorrise sornione.
-Ha un documento con lei?-
Il pugno che lo scaraventò contro il muro, fece tremare l’intera distilleria.
Nonostante ciò però, Nami uscì dal negozio a mani vuote, costretta a cercare un altro regalo per Zoro sotto il crepuscolo sempre più vicino.
I negozi chiusi si erano moltiplicati a vista d’occhio, e solo poche vetrine illuminavano la strada del paesino.
-Dannazione, dannazione- imprecava la rossa, marciando sul selciato.
Arrivò davanti a un piccolo negozio di vestiti, e sospirando per la scelta mediocre di un dono così importante, vi entrò.
-Salve- si schiarì la voce, attirando l’attenzione del commesso dall’aria leggermente gay ,che stava piegando alcuni indumenti dietro al bancone del negozio.
-Stavo… stavo cercando una maglia…-
-Mi spiace signorina, ma sto per chiudere- le sorrise il commesso, sventolando un ciuffo molle e scuro.
-Ma… ma mi serve!!!- s’impuntò.
-Sono spiacente, ma se tornerà domani sarò lieto di mostrarle ogni capo disponibile-
No, sarebbero partiti proprio la mattina successiva dall’isola, e non avrebbe avuto tempo per un’ultima passeggiata per il paese con tutti i preparativi per la partenza.
-Sul serio- posò una mano sul bancone, fermando il commesso nel suo piegare le maglie –È… è… è un regalo-
L’uomo le rivolse un’occhiata interessata, fermando le braccia teste verso lo scaffale che stava sistemando.
-Uhm… e per chi?- domandò curioso.
Nami si morse le labbra, arrossendo sulle guance.
-Per una persona… speciale-
Oddio, era così infantile chiamare in quel modo Zoro.
-Uhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!! Ma allora la questione è differente- s’illuminò di cuori il commesso, portandosi le mani giunte sotto il volto.
-Mi dica, mi dica: è bello? Alto? Muscoloso? Intelligente?- si sporse sul bancone verso di lei, minacciandola con il suo ondulato ciuffo –State insieme da molto?!?!?-
-La smetta- strillò rossa in viso, allontanandolo con un ceffone –Mi dia una maglia, spalle larghe e colore scuro-
-Ouch… va bene, mia cara…- roteò entusiasta, gettando in aria, dallo scaffale, una moltitudine di camice colorate.
-Troppo piccola, troppo grande, troppo vintage, troppo giovanile, questo colore fa schifo, questa è troppo e basta… oh: eccola!!!-
Con un sorriso a trentadue denti, il commesso offrì a Nami una semplice magia nera, senza fronzoli o altro.
-Che dice? Potrebbe andare?-
La rossa prese tra le mani l’indumento, sfiorandolo appena con i polpastrelli.
Era essenziale, proprio come Zoro, e per questo perfetta.
-Si- annuì felice, rivolgendo un sorriso all’ambiguo negoziante -È perfetta. Ma come avete fatto?-
-Oh bhè…- scosse il capo, ondeggiando il ciuffo –Non è stato difficile… anche perchè presumo che la persona speciale alla quale volete regalarla ci stia fissando da un po’ dalla porta-
Rabbrividendo, Nami si voltò a fissare sulla porta l’uomo, strafottente e rilassato.
Il commesso aveva indovinato: Zoro era lì, tranquillamente addossato ad uno stipite fissare ghignando il viso allibito della compagna cartografa.
-Non è un po’ tardi per andare ancora a zonzo, mocciosa?- ridacchiò a labbra sghembe.
La rossa sbiancò, nascondendo contro il petto la maglia e cercando di formulare una qualsiasi frase di senso compiuto.
-Io… ecco…-
-È lui?!?- stillò il commesso, indicandolo con entrambe le mani –Insomma, è lui, no? La vostra persona speciale…-
Nami arrossì, spalancando gli occhi.
-Oh bello è bello, anche muscoloso…- iniziò a volteggiare attorno allo spadaccino, ammirandolo -… ed è anche alto… oh ecco qui le spalle larghe che dicevate…- le tastò con due dita -… che fustacchione: mi dica, ce l’ha un fratello gemello per me?!?-
Zoro fissò senza parole l’uomo che lo attanagliava, incapace di capire.
Lui stava solo cercando Nami, mica uno spasimante dal ciuffo cadente.
L’aveva vista entrare di volata in quel negozio e l’aveva seguita, non tanto perchè preoccupato di vederla per il paese a quell’ora, tanto perchè non sapeva come tornare alla Sunny, e sperava che la rossa lo riaccompagnasse.
-Ehm…- borbottò confuso, guardano di sfuggita l’uomo-ciuffo –… io…-
-Oh, che ragazza fortunata è lei, signorina- si rivolse a Nami, impietrita nel negozio l’uggiolante commesso –Non si trovano più bei giovanotti così di questi tempi: com’è fortunata ad averlo come fidanzat…-
La maglia nera si conficcò con furia tra le ganasce troppo impiccione del commesso, mentre un imprecare colorito e irritato della navigatrice si allontanava dal negozio, uscendone fumando rabbia dalle orecchie.
 
 
-Stupido commesso- sbraitò in strada Nami, pestando i piedi lungo il porto.
Possibile che accadessero tutte a lei?
Nonnini lenti, distillatori tonti e commessi gioiosi e impiccioni avevano il solo scopo di rovinarle l’esistenza o cosa?
Lei voleva solo fare un bel regalo a Zoro, il suo Zoro, per dimostrargli tutto il suo affetto, e invece aveva solo guadagnato due belle figuracce di merda.
Sospirò stringendosi nelle spalle.
La Dea Bendata non voleva sorriderle quel giorno.
-Ehi mocciosa-
No, non voleva proprio sorriderle, anzi, ci godeva nel tormentarla.
-Lasciami in pace, buzzurro- borbottò quando il compagno, correndo, le fu affianco.
-Ma di che parlava quel commesso?- domandò secco, rivolgendo un pollice dietro le spalle.
-A niente- sospirò, abbassando lo sguardo ai piedi.
-Non raccontarmi balle: era per me la maglia?-
Nami affondò il volto tra le spalle, nascondendo il rossore delle guance dietro ai capelli spioventi sul viso.
-Mm- mormorò.
-Allora?!? Mi vuoi rispondere…-
Allungò il passo per distanziarlo, sperando che il discorso cadesse da se, ma Zoro non era d’accordo e, con la sua salda presa, l’afferrò per un polso, fermandola.
-Rispondimi- ordinò, costringendola a guardarlo in viso.
Nami storse le labbra, abbassando nuovamente gli occhi.
Che doveva dirgli, che la maglia era per lui come il Grasso di Balena?
Che voleva fargli un regalo?
Che lo amava?
Scosse il capo, chiudendo gli occhi.
-Era per me la maglia- mentì.
Non poteva dichiarasi in quel modo.
-Oh certo, si vede che hai le spalle larghe- la prese per le scapole, spingendola un poco –Non mentire-
-Ufff… tanto che differenza c’è, se la maglia era per me o per te?- sbuffò nervosa –Non l’ho comprata-
-Voglio solo saperlo, come voglio sapere che ci facevi in quell’armeria- le accarezzò con due dita l’ovale del viso, facendola tremare lievemente.
-Il vecchietto proprietario continuava a dire che volevi del Grasso di Balena- ghignò al ricordo –Che te ne fai tu del Grasso di Balena poi? Serve solo per lucidare le spade, mica a…-
-Lo so- sospirò Nami, smorzando le sue risate –So che serve solo a lucidare le spade-
Zoro strinse le labbra, corrugando la fronte.
Che voleva dire?
Non era che…
-Accidenti- sbottò Nami, scrollandosi di dosso le mani dello spadaccino –Volevo solo farti uno stupido regalo-
Gli diede le spalle, scalciando per terra e stringendo i pugni nelle mani.
-Un regalo, uno stupido regalo- si morse le labbra –Per dirti che ti voglio bene- pestò i piedi a terra, alzando il volto rabbioso al cielo –E invece prima arrivi tu in quell’armeria dispersa nelle vie, poi quel cretino di un commesso non vuole vendermi del liquore, perché crede che sia minorenne, e infine, come se la giornata non fosse stata abbastanza infruttuosa, trovo l’unico commesso impiccione gay dell’isola che rovina tutto- strinse i pugni lungo i fianchi –Odio quest’isola!!!!-
Chiuse gli occhi, tentando di reprimere le lacrime di amarezza.
Era sfinita, tesa e con i nervi a fior di pelle, tutto perché voleva fare un regalo a quell’imbecille di uno spadaccino di cui si era innamorata.
-Sai…- lo sentì ghignare alle sue spalle -… in fondo è solo colpa tua-
Si asciugò gli occhi, storcendo le labbra vogliosa di ucciderlo.
Ci si metteva anche lui ora?
-Se volevi farmi un regalo…- le si avvicinò da dietro, portandole braccia a stingerla per le spalle -… dovevi comprare uno di quei bei completi pizzati e pieni di merletti…-
Le sfregò le mani sulle braccia nude, scendendo poi a sfiorarle l’addome, pressando i palmi lungo i fianchi.
-Di che completi stai parlando, scemo?- lo fissò stizzita.
Ma che combinava quell’idiota?
Perché le si strusciava addosso in quel modo?
-Ma si, quei cosi intimi, di tre pezzi: mutande, reggiseno e vestaglia…- ghignò contro il suo orecchio, soffiandoci dentro -… semi trasparenti e corti, con tanti pizzi… i baby… i baby din-don-
Nami alzò un sopracciglio, rigirandosi tra le sue braccia fissandolo negli occhi.
-Intendi baby doll?- sorrise, ricambiando il suo ghigno.
-Esatto-
-Per te?- lo squadrò da capo a piedi –Dovresti depilarti le gambe prima come minimo- ridacchiò.
-Non per me, scema- la strinse a se, tornando a sussurrarle nell’orecchio –Ma per te- Nami arrossì, infossando il viso contro la sua calda gola -Io mi sarei accontentato di togliertelo- lo sentì ghignare, lisciandole le pieghe della gonna contro le gambe.
-Mm… è perché?-
-Mi pare ovvio- le alzò il viso con due dita, fissandola in viso –Perché solo io posso vederti con quei cosi addosso, e toglierteli…- avvicinò le labbra alle sue –Sei la mia donna dopo tutto-
La baciò piano, succhiandole appena le labbra e bagnandole dolcemente, mentre la sentiva ricambiare delicata, abbracciandolo per le spalle.
-Mm… la tua donna?- biascicò Nami –Questo vuol dire che tu sei il mio uomo-
-A ragion di logica- la baciò ancora.
La rossa sorrise, assottigliando lo sguardo maliziosa.
-A ragion di logica- ripeté –Ma ora abbiamo un problema…-
-Quale?- alzò un sopraciglio confuso.
Nami si alzò sulle punte dei sandali, arrivando a mordergli il lobo dell’orecchio con i tre pendagli e soffiarci dentro.
-Ormai tutti i negozi sono chiusi, e non posso più comprare un bay doll nuovo- sorrise premendo le sue morbide curve contro di lui, facendolo ghignare –Cosa posso regalarti ora?-
-Un’idea ci verrà in mente- ghignò prendendosela in spalla e correndo verso la Sunny.
   
 
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