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Autore: Vantilena    08/09/2013    4 recensioni
Sophie si rinfilò la maglietta. Stava per scendere dalla macchina senza dire niente, quando Eddie, ora più sveglio, la chiamò. [...]
–Quanti anni hai?-
Sophie lo fissò a lungo. [...]
-Ho quindici anni. Cioè, sedici. Fra tre settimane-
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Alessio aveva un compito ben preciso da svolgere quel giorno, e aveva tutte le intenzioni di portarlo a termine in fretta. George non era l’unico uomo per cui lavorava, e quindi non poteva permettersi di perdere più di due ore per i suoi fottuti problemi con l’ex ragazzo di una chissà quale zoccola.
Del ragazzo a cui stava andando a fare un bel discorsetto da parte di George, Alessio non sapeva nulla, se non che si chiamava Jim e che lo stava pedinando da qualche giorno.
Il ragazzo aveva vita normale: ogni tanto si faceva qualche canna, ma niente di eccezionale. Aveva piazzato dei microfoni in casa sua, sempre per ordine di George. Non aveva mai capito a cosa potessero servire, visto che Jim abitava da solo e quindi parlava poco, ma ora che George gli aveva spiegato l’altra parte del piano tutto gli pareva chiarissimo.
Alessio apprezzava molto George soprattutto perché lo pagava bene. Doveva però ammettere che, nonostante la sua follia, era stramaledettamente furbo.
Alessio arrivò sotto l’abitazione di Jim. Forzò la serratura, perché suonare sarebbe stata solo una perdita di tempo.  Era una persona sbrigativa, lui. Mentre entrava, tirò fuori la pistola.
Jim non fece nemmeno in tempo a rendersi conto che uno sconosciuto era entrato in casa sua che aveva già una pistola puntata alla tempia.
*
Sophie decise che sarebbe restata in giro per un bel po’, perché non aveva alcuna intenzione di urlare contro Eddie. Quindi sarebbe rimasta fuori casa fino a quando non avrebbe ritrovato la calma. A quel punto, sarebbe ritornata da lui.
Era pomeriggio, il sole stava calando ed iniziava a far freddo. Sophie, essendo uscita di casa di getto, non aveva avuto il tempo di prendere un cappotto. Così cercò una biblioteca e, quando l’ebbe trovata, si rifugiò al suo interno. Prese un libro dagli scaffali ed iniziò a leggere, seduta ad una scrivania.
Giunta la sera, però, non si sentiva ancora pronta a tornare da Eddie. Tutta la faccenda dell’eroina la mandava in subbuglio: prima o poi, Eddie avrebbe dovuto scegliere.
Sophie sentiva che avrebbe scelto l’eroina.
 
Decise quindi che sarebbe tornata da Jim. Jim non era drogato come Eddie, quindi sicuramente non avrebbe trovato buchi sulle sue braccia. Sophie sapeva che ogni tanto fumava, ma, ai suoi occhi, era tutta un’altra cosa.
Non era propriamente arrabbiata con Eddie, semplicemente non si aspettava che lui se ne sarebbe andato in un momento così cruciale solo per farsi un buco.
Jim sembrò sorpreso di vederla, ma l’accolse bene.
«Jim, ti dispiace se passo la notte da te? Posso dormire sul divano.»
Sophie non aveva alcuna voglia di ritornare da Eddie. Preferiva di gran lunga stare da Jim.
*
Eddie si sentiva veramente male e in colpa con Sophie, ma in quel momento non aveva alcuna idea sul da farsi. Lei era scappata fuori, così, all’improvviso, e lui non aveva avuto nemmeno il tempo di spiegarle com’erano andate davvero le cose.
Non aveva avuto il tempo di dirle che all’inizio se n’era andato per motivi che non comprendeva, motivi che, con la roba, non c’entravano niente.
Se Sophie avesse saputo, o almeno avesse avuto una minima idea, di quello che aveva provato lui quando l’aveva vista con sua madre, non si sarebbe arrabbiata affatto.
Non si era mai, nemmeno per un attimo,sentito geloso di lei, o altre cose simili. Semplicemente, dopo tanto tempo, aveva pensato a se stesso, a sua sorella, alla sua famiglia, quella che non esisteva più. La sua famiglia, quella sfaldata dal tempo.
Sua madre e suo padre avevano divorziato quando Eddie aveva circa tre anni. Non aveva provato dolore per quell’evento, e non ne provava ora; semplicemente perché era troppo piccolo per rendersi conto di quello che era successo. Non aveva mai sentito la mancanza di una figura paterna, perché non l’aveva mai avuta. Lui e Susie erano cresciuti con sua madre.
Con sua madre e l’amico.
L’amico di suo madre era, di fatto, il suo nuovo uomo, anche se lei non lo chiamava mai così in loro presenza. Molte volte lui e Susie si erano divertiti ad origliare mentre quei due erano a letto.
Il nuovo tipo di sua madre era un alcolizzato, drogato e giocatore d’azzardo. Poteva essere anche qualcos’alto, ma Eddie non lo sapeva. Anche perché tutte le informazioni le avevano reperite lui e Susie di nascosto, origliando, come sempre, d’altronde.
L’amico era sempre ubriaco, e sempre picchiava Eddie, Susan o la madre.  Sua madre col tempo si era stufata, e gli aveva urlato dritto e in faccia che non ne poteva più e che doveva andarsene. Questo episodio Eddie lo ricordava molto bene: aveva dodici anni circa. Stava seduto sul divano, mezzo abbracciato a Susie, in lacrime. Guardavano la scena che avevano di fronte e la loro più grande tentazione era quella di sparire.
Sua madre urlava contro l’amico con le mani fra i capelli. L’amico, ad udire le parole della donna, si era incazzato non poco e l’aveva picchiata forte. Molto forte. Però aveva risparmiato Eddie e Susie. Poi se n’era andato, e nessuno l’aveva più rivisto.
E poi sua madre si era data all’alcool e alla droga, e aveva praticamente abbandonato lui e Susie. Non li aveva propriamente abbandonati, questo l’aveva fatto solo quando avevano compiuto i diciotto anni. Prima lei, in senso fisico, c’era; ma di fatto era come se non ci fosse. Non parlava coi suoi figli e passava tutta la giornata chiusa a chiave in camera sua.
Eddie era finito sulla cattiva strada. Susie no, lei aveva trovato un uomo che l’amava seriamente e quindi la sua esistenza era stata piuttosto normale.
Eddie sospirò, scacciando la valanga di ricordi che minacciava sempre d’investirlo. Avrebbe aspettato il ritorno di Sophie. Non voleva chiamarla, più che altro perché di solito, in quelle situazioni, tale gesto non avrebbe avuto alcun effetto o, ancor peggio, avrebbe peggiorato le cose.
Restò un po’ fermo, senza far nulla, poi si accese una sigaretta. Giusto per passarsi un po’ il tempo. I minuti passavano. Passò un’ora, ne passò un’altra, e Sophie non tornava.
Ed Eddie continuava a pensare, inevitabilmente, a sua madre.
Eddie decise di chiamare Susie. Era da tanto che non si vedevano, sarebbe potuta sicuramente passare a New York a trovarlo.
*
Sophie dormiva serena sul divano, e Jim non riusciva a trovare il coraggio per fare quello che gli era stato ordinato.
Sophie era sua amica, ora, e null’altro. In senso fisico, lei gli piaceva molto. Non gli sarebbe dispiaciuto scoparsela, ma non in quel modo. E non ora che era fidanzata. E, soprattutto, le voleva bene.
Dove avrebbe trovato le forze per agire?
La risposta era molto semplice. O l’avrebbe fatto, oppure sarebbe stato ucciso lui stesso.
Voleva bene a Sophie, certo, ma sopravvivere gli stava molto a cuore. Quel tipo che gli era venuto a parlare aveva l’aria di far sul serio, in più gli aveva detto che aveva delle conoscenze. Molte conoscenze. E che se avesse provato a denunciare qualsiasi cosa, prima o poi una delle sue conoscenze l’avrebbe trovato, per quanto avesse provato a nascondersi.
Non vedeva altre alternative, se non comportarsi come gli era stato richiesto.
Il piano originale prevedeva che lui svolgesse il tutto con la forza, ma, visto che, inaspettatamente, Sophie aveva chiesto di dormire lì, tutto risultava più semplice.
Jim andò in bagno e prese tutto il materiale che gli era stato fornito. Non gli avevano detto esattamente che cosa fosse tutta quella roba; Jim era certo che la polverina bianca fosse eroina (anche perché gli avevano procurato anche una siringa) e che le varie pasticche fossero tranquillanti di vario genere.
Jim preparò la siringa come gli era stato spiegato. Sperava d’aver fatto tutto bene, altrimenti Sophie ci sarebbe rimasta secca, di sicuro.
Con mani tremanti, prese in mano la siringa e si avvicinò a Sophie. Le prese con cautela un braccio e, sotto la luce della lampadina, cercò una vena. Quando l’ebbe trovata, premette lentamente sullo stantuffo, osservando il sangue che entrava nella siringa e l’eroina che entrava in circolo dentro di lei. La vide agitarsi e spalancare gli occhi, sorpresa, ma a quel punto lui le cacciò in bocca qualche pastiglia e lei si assopì di nuovo, senza però addormentarsi.
Jim fece tutto questo sentendosi praticamente vuoto.
Ora veniva la parte difficile, quella che non avrebbe mai voluto fare.
Spogliò Sophie, che, nelle condizioni in cui si trovava, non oppose un minimo di resistenza. Nonostante la situazione lo schifasse, la vista di quel corpo, di quel corpo che aveva voluto ma mai ottenuto, gli provocò un’erezione.
Cercò di non pensare a perché lo stesse facendo, cercò di pensare che era quel giorno di tanti anni fa, quando loro stavano insieme.
Jim si abbassò i calzoni.


Angolo dell'autrice:
Ciao ^^ Perdonatemi il ritardo imperdonabile nell'aggiornare, ma, fra vacanze (ancora!) e la scarsa ispirazione, sono riuscita a cavare qualcosa di accettabile solo ora.
Bene, questo capitolo è una vera bastardata, ne sono consapevole, spero che non mi odierete per questo. çç
   
 
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