MY
SPACE
Questa
storia tratta di Same Mistakes, il protagonista è Zayn e dei
ragazzi sarà presente solo Liam.
Buona
lettura J
Mentre
la pioggia picchietta velocemente sul cruscotto e i
tergicristalli si muovono velocemente, io e Sasha accompagniamo questi
rumori
con il suono alto delle nostre voci, si sentono solo quelle nel cuore
della
notte.
“La
smetti di preoccuparti sempre per me, Zayn !”.
“Non
posso farlo! Non posso smetterla dopo che tu te ne sei andata in
giro alle 4 di mattina !”.
“Zayn
non sono una bambina, la devi smettere di preoccuparti sempre
per me !”.
“Invece
si che sei un bambina, hai solo 15 anni stupida !”.
“Non
mi chiamare stupida, idiota !”.
“Appena
torniamo a casa non uscirai per tre settimane !”.
“Zayn,
non sei mio padre e nessuno ti ha chiesto di farlo, sono
stu-”.
Sasha
non finisce la frase, perché tutto si spegne.
Riapro
gli occhi, davanti a me un soffitto bianco e immacolato, un
odore di minestra entra nelle mie narici.
Sbatto
più volte gli occhi perché le figure davanti a me
sono
sfocate.
Comincio
ad assimilare tutto, una porta bianca, un armadio azzurro
chiare e, accanto a me una sedia, però non è
vuota, mia madre, con il gomito
poggiato sul comodino, dorme.
5
MESI DOPO
“Ei
Zayn sei pronto per. Zayn ? Perché continui a guardare
quella
foto ?”.
“Perché
è l’unica cosa che mi rimane di lei”
dico con gli occhi ormai
lucidi.
“Zayn
se tu continui a pensare a quel giorno, non potrai mai essere
felice”.
“Come
posso esserlo ? E’ stata tutta colpa mia”.
“Questo
non devi neanche dirlo, non è assolutamente vero”.
“Sì,
Liam. Se io non l’avessi rimproverata, se non avessi alzato
la
voce con lei, se non avessi fatto quel terribile sbaglio, lei sarebbe
ancora
qui”.
“Zayn,
ma tua sorella è ancora qua”.
Liam
si avvicina a me, mi mette una mano sul cuore e dice
“Proprio
qua, adesso dovremmo andare”.
Metto
la foto di me e Sasha sul mio comodino, dove è sempre stata,
fino a qualche mese prima, perché era sul comodino del mio
letto d’ospedale.
Cinque
mesi fa, io e mia sorella Sasha abbiamo avuto un incidente stradale,
durante un temporale abbiamo sbattuto contro un albero, io sono stato
in come
per tre settimane e mia sorella, mia sorella è morta sul
colpo.
Non
posso far a meno di pensare che sia stata colpa mia, lo è
stata,
è stato il mio terribile sbaglio.
Nella
vita ne ho fatti davvero tanti, e non gli avevo mai rimpianti,
ma quello sì, ogni giorno che passa della mia vita,
rimpiango quello stupido
sbaglio.
Mi
alzo dal letto, trascinando i piedi sul parquet della mia camera.
Dopo
l’incidente, mi sono trasferito a Wolverhampton con il mio
migliore amico Liam, dopo il coma non so più andato a scuola
e poi ci sono
state le vacanze estive, per cui oggi è il primo giorno.
Appena
arrivati ci dirigiamo verso i nostri armadietti, per fortuna
sono vicini, senza Liam non ce la farei, dopo l’incidenti non
ho avuto molti
rapporti con il mondo esterno, Liam è il mio unico amico, e
non ne voglio
altri.
Vicino
a i nostri armadietti c’è un gruppo di ragazzi,
sono i soliti
che si vestono con giacche di pelle borchiate eccetera, insomma quelli
che si
vogliono far prendere per “Bad boy”, come dicono le
ragazze.
A
un certo punto sento un nome che esce dalla bocca di uno di loro,
“Sasha”,
probabilmente non sta parlando di mia sorella, ma mi giro comunque a
vedere chi
parla, un ragazzo con una bandana blu in testa.
“Si
ho sentito di lei, mi pare sia morta cinque mesi fa, quanto me la
sarei sbattuta” finendo la frase tutti i suoi amici
cominciano a ridere all’unisono.
Chiudo
l’armadietto, ma non come si fa di solito, talmente forte da
rompere la serratura.
Tutte
le persone che si trovano del corridoio concentrano il loro
sguardo su di me.
Mi
giro verso il ragazzo con la bandana blu.
“Cosa
hai detto su mia sorella ?”.
“Tua
sorella ? Ah Sasha, sì stavo dicendo che me la sarei
sbattuta
molto volentieri, e non solo una volta”.
A
quel punto non ci vedo più, vado velocemente verso di lui e
prendendolo per la maglietta lo sbatto sul muro.
“Ei
ei, guarda chi si è risvegliato dal coma ahahahah”.
“E
ora guarda ci ti ci manda” gli sferro un pugno in piena
faccia,
facendolo cadere a terra incosciente, comincio a prenderlo a calci, su
di me
sento tutti gli sguardi degl’altri studenti, fin che qualcuno
mi blocca.
“Zayn,
Zayn fermati ! Non ne vale la pena, Zayn ! Cosa direbbe Sasha
!”
Mi
blocco, comincio a fissare il vuoto.
Dopo
di che sento la voce del preside dall’interfono
“Zayn Malik è pregato
di raggiungere il mio ufficio”.
Lascio
andare il ragazzo a terra e raggiungo l’ufficio del preside.
“Prego
Zayn, accomodati”.
Mi
siedo su una delle due sedie di pelle nera.
“Allora,
se non fosse arrivato il bidello ad avvisarmi, che fine
avrebbe fatto tuo fratello”.
Non
rispondo.
Il
preside fa un profondo sospiro.
“Zayn
so cos’è successo, mi dispiace, ma questo non ti
dà il diritto
di sfogarti con le altre persone, per ora puoi andare”.
Dopo
la scuola non sono andato a casa, ma sul luogo dell’incidente.
L’albero
è stato tagliato e vicino alle sue vecchie radici
c’è un
burrone, mi affaccio leggermente per guardare il vuoto, chiudo gli
occhi e
comincio a pensare a quella notte, alle nostre urla, non ho potuto
neanche
dirle addio, e le sue ultime parole non sono state le migliori.
Come
ho potuto, come ho potuto commettere uno sbaglio così
grande,
non posso sopportarlo, non posso andare avanti con questo enorme peso.
Comincio
ad urlare a squarcia gola, fin che le tempie non mi fanno
male.
Poi
apro gli occhi, vedo il vuoto, e lo raggiungo, poi tutto si
spegne, per sempre.
“Zayn
?”.
“Sasha
?”.
“Sì,
mi senti ?”.
“Sì”.
MY
SPACE
Salve
gente, come ho detto in precedenza la storia tratta di Same
Mistakes e se appunto guardate la traduzione ci sono alcuni versi
interpretati,
ammetto che è particolarmente triste questo capitolo, ma la
canzone in se da la
sensazione di perdono e tristezza, e quindi io l’ho scritta
così, però spero vi
sia piaciuta… Alla prossima ;)