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Autore: SusanTheGentle    09/09/2013    13 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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45. Un incontro tanto atteso
 
 
Il Leone correva sulle ali del vento, le possenti zampe che sfioravano un suolo non visibile dall’occhio umano.
Correva…correva per fermare l’orribile creatura che ancora una volta aveva osato intromettersi. Quell’orrendo demonio dalle sembianze di donna.
Correva per aiutare il Figlio di Adamo e la Figlia di Eva. Loro, e tutti gli altri. Non avrebbe mai permesso fosse fatto del male a quei ragazzi.
Correva contro il tempo, contro la magia malefica che lo teneva chiuso al di fuori di quel luogo, così com’era già riuscita a tenerlo lontano dalla sua Narnia molti e molti anni addietro.
Ma per lui nulla era impossibile. Perfino la morte, per il Grande Leone, era nulla.
“Fermati!” tuonò la voce della creatura, fredda e glaciale.
Lui si fermò e si volse per fronteggiarla. Lei era davvero coraggiosa, potentissima, tuttavia vedeva nei suoi occhi il terrore di trovarsi di fronte a lui; il modo che aveva di atteggiarsi per nasconderlo, quando in realtà avrebbe voluto fuggire.
Ma la Strega Bianca era fin troppo consapevole di essere divenuta potente quasi quanto lui, perciò non indietreggiava mai e anzi, continuava a sfidarlo.
Apparve in un turbine di nebbia, ancora incorporea, poiché non aveva assorbito abbastanza potere per tornare al suo aspetto originario. Aveva risucchiato le energie di molti innocenti addormentandoli in un sonno quasi irreversibile. Con questa energia si era mantenuta in vita, ma ormai non era più sufficiente. Se non avesse al più presto avuto la magia delle Sette Spade degli Amici di Narnia, si sarebbe presto dissolta nel nulla.
“Fermati!” gridò ancora la Strega, il lungo braccio spettrale alzato avanti a lei, per indurre il Felino ad arrestare la sua corsa.
“Lo sai che non puoi aiutarli!”
“Non posso?” la sfidò Aslan, voltandosi con un cupo ruggito.
Jadis sostenne il suo sguardo. “Questo è il mio territorio. La mia dimora. Dove tu non hai autorità”
“Questa è la mia terra, Strega. Il mio mondo. Tu sei la sua malattia. E ora sparisci”
Aslan si gettò su di lei, ma non per aggredirla.
Jadis sfoderò la bacchetta magica, pronta a colpire, negli occhi un lampo di terrore. La grossa sagoma del Leone passò sopra di lei, balzando oltre le sue spalle. Non la sfiorò nemmeno, ma lo spostamento d’aria bastò per farla cadere a terra.
La donna si rimise in piedi quasi subito, lottando con le lunghe vesti che la intralciavano e poi tornò di nebbia, inseguendolo. Quando lo raggiunse, si fermò a debita distanza. Lui non si volse a guardarla.
Stava ritto su tutte e quattro le zampe, irradiava luce e potenza, sull’orlo della voragine che la magia di Lilliandil aveva provocato.
Si era uccisa con le sue stesse mani…che sciocca…e tutto per la gelosia.
Aslan guardava dalla parte opposta a dove si era fermato. Jadis seguì il suo sguardo e allora li vide: il Liberatore e la Dolce erano ancora là, lei inerme tra le braccia di lui.
Improvvisamente, Jadis provò un brivido lungo la schiena e capì. Capì perché Aslan era accorso con così tanta fretta da loro.
La Strega Bianca ricordò la strana sensazione provata mentre esaminava i segni scarlatti, provocati dalla maledizione involontaria della Driade e della Dolce, sul braccio del principe Rabadash. Li per lì non aveva saputo dare un nome alla magia che ne aveva rafforzati gli effetti, ma ora, finalmente, tutti gli elementi andavano al loro posto.
Non era magia…non del tutto almeno.
Il fuoco, simbolo dell’incoronazione della Regina Dolce ed essenza dei Fiori usati dalla Driade, era stato solo il principio. Il vero innesco del tutto era stato l’amore che Susan provava per Caspian. Amore messo duramente alla prova- e perciò reso ancor più forte- nel momento in cui la Regina aveva pronunciato le inconsapevoli parole che avevano attivato la maledizione.
Sì, questo potere inspiegabile derivava dall’amore. Un potere che Jadis mai si era presa la briga di considerare.
E la maledizione era divenuta più vigorosa nel momento in cui la Dolce non era più stata sola.
Una forza latente era in lei: la forza di Caspian unita a quella di Susan. Che cresceva attraverso Susan. Una potenza pura, incontenibile, che avrebbe portato Narnia verso un futuro splendente.
“Un figlio” pensò la Strega, stringendo gli occhi a due fessure. “La Regina aspetta un figlio”
E per la prima volta dopo moltissimo tempo, ebbe paura.
Cosa sarebbe accaduto quando questa forza fosse fiorita grazie all’amore del Figlio di Adamo e della Figlia di Eva, e venuta alla luce? Cosa sarebbe accaduto quando fosse apparso sulla sua strada?
Pericolo.
Quel figlio era un pericolo per lei.
Guardando ora la Regina Dolce stesa al suolo priva di sensi, Jadis pensò che, dopotutto, Lilliandil nella sua avventatezza aveva gettato le basi per sbarazzarsi di quell’ostacolo. La Stella aveva certamente colpito la Regina solo ed esclusivamente per la sua stupida vendetta, per far pagare a Caspian il suo rifiuto, perché le aveva preferito Susan.
Però…
Jadis rimase immobile un momento, decidendo cosa fare.
Susan doveva assolutamente perdere quel figlio, o per lei sarebbero giunti presto giorni assai difficili. Lo vide chiaro come il lampo che saettò in quel momento nel cielo.
Sì, decise in fine la Strega Bianca: doveva finire il lavoro iniziato da Lilliandil.
Entrò ancora una volta nella mente del Re di Narnia. Sentiva i suoi pensieri, le sue incertezze rinnovarsi. Tentò ancora di farlo cadere in quel sonno sempiterno nel quale aveva già sottomesso centinaia di creature.
E Susan…perché no…anche la Regina poteva addormentarsi per sempre. Un’allettante cambiamento nel suo piano. Poi, avrebbe pensato a sbarazzarsi del bambino…
Pensieri funesti si accavallavano nella mente del Re, c’era quasi riuscita, lui voleva morire al posto di Susan…
E’ davvero quello che vuoi?, gli chiese, suadente.
No, non lo vuoi. Nessuno vuole morire. Prendi la mia mano, Caspian, io posso salvare Susan e il tuo bambino… Non vuoi sacrificarti davvero per lei, dico bene?
Ma la risposta del Liberatore giunse inaspettata.
 
 
Non molto lontano da lì, Peter e Miriel si ritrovarono davanti all’ennesimo vicolo cieco.
 “Anche di qui non si passa” sospirò Peter con rabbia.
Miriel lo guardò studiare il paesaggio circostante, paziente. “Non è certo colpa tua, è inevitabile perdersi in un posto come questo”
“Non preoccuparti, è tutto sotto controllo” la rassicurò lui, ma l'aveva detto anche per tranquillizzare se stesso. “Vieni, proviamo di qua”
Miriel lo seguì senza replicare.
Si erano persi eccome, era più che evidente, ma lei non lo disse ad alta voce. Lo conosceva troppo bene e sapeva quanto Peter odiasse perdere, per cui lo seguì e cercò di essergli utile, tentando ancora una volta di piantare a terra l’ennesimo Fiore del Fuoco. Lo fece crescere dalle proprie mani. Le chiuse e le riaprì, tenendole a coppa, e il puntino rosso che vi si formò si aprì pian piano in un fiore grosso come il palmo della sua mano.
Un modo per capire dove fossero già passati, un modo per farlo capire agli altri se mai avessero imboccato gli stessi sentieri battuti da loro.
“Ecco fatto” fece la Driade, coprendo le radici con un poco di terra, poi si rimise in piedi.
“Ssshttt!!!” fece Peter, alzando un braccio per tenerla indietro e puntando Rhindon avanti a sé.
“Cosa…?” esalò la ragazza, afferrandogli il braccio.
“Arriva qualcuno…o qualcosa” mormorò lui.
Udirono e videro le foglie muoversi, passi in corsa, ma non c’era nessuno. Il frusciare delle foglie si fece più intenso, tra l’ululato del vento tuonò una voce possente, ma non ebbero paura.
“Aslan!” esclamarono in coro i due ragazzi.
Diceva loro qualcosa, ma non capivano bene…
Sta arrivando, andate con lui…
Un ruggito possente si liberò nell’aria e Eustace apparve nel cielo nero sopra di loro.
 
 
Doveva ancora essere preda dell’incubo, perché quel che stava accadendo non poteva corrispondere alla realtà.
No, non poteva morire. La sua Susan non poteva lasciarlo.
Il loro bambino…
Le parole e le immagini che aveva udito e veduto nel suo incubo, tornarono chiare e vivide nella sua mente.
Se fosse accaduto, allora avrebbe avuto ragione la Strega, quando gli aveva parlato con le sembianze di suo padre:
Aspetta solo che accada quel che deve accadere, e vedrai… tutto quello che otterrai, sarà veder cadere il tuo regno sotto i tuoi occhi…
Sì, perché se Susan se ne fosse andata, anche lui sarebbe morto con lei pur continuando a vivere.
E un Re senza vita, è anche un regno senza vita.
Se l’avesse davvero lasciata libera di vivere la sua vita, libera da lui…
Non avrebbe mai dovuto confessarle il suo amore, non avrebbe mai dovuto indurla a tornare, a legarsi a lui. Se non l’avesse fatto, lei non sarebbe mai arrivata al punto di rischiare la vita in quel modo.
Malgrado ciò, non aveva potuto farne a meno. E se avesse potuto tornare indietro, avrebbe rifatto tutto dal principio: guardarla, sfiorarla, baciarla, dirle che l’amava, prometterle che un giorno sarebbero stati insieme per sempre.
Non poteva stare senza di lei.
Semplice.
Per quanto volesse convincersi che fosse stato preferibile saperla lontana per sempre, lui la voleva con sé. Egoista fino alla fine, ma questa era la verità.
Era convinto che mai nessuno avrebbe amato quella donna come l’amava lui. In quel modo assoluto, senza riserve, a volte impulsivo, che lo portava a fare ogni cosa possibile e impossibile.
L’essenza della sua vita, la sua anima, il soffio dei suoi respiri, ogni battito del suo cuore, ogni pensiero…tutto era per lei.
 “Aslan, ti prego!” gridò Caspian, alzando gli occhi al cielo, sperando che la sua preghiera superasse la barriera di nubi e tenebra.
 “Sono qui, figliolo. Sono con voi…”
Un’eco nella sua testa. Non riusciva ancora a udirlo distintamente.
Caspian strinse a sé il corpo di Susan, ancora caldo, pulsante di vita. Le accarezzò i capelli. Respirava veloce.
Eustace, fa presto…
Poi, la sua e altre due voci si accavallarono nella sua mente…
“Sono un’incapace…”
Tu sei il Re, non dimenticarlo mai…
Non sei stato in grado di proteggere una singola persona…come pretendi di proteggere un intero popolo?
“A cosa è servito tutto ciò che ho fatto?”
A fare di te l’uomo che sei oggi….
Ti ha portato a questo…guardala, sta morendo…
“Lei non deve morire!”
Non sapeva più quale delle due voci ascoltare…la seconda era così persuasiva…
“Se potessi, io…”
E’ davvero quello che vuoi?, chiese la seconda voce.
Una mano bianca si allungò verso di lui.
No, non lo vuoi. Nessuno vuole morire. Prendi la mia mano, Caspian, io posso salvare Susan e il tuo bambino… Non vuoi sacrificarti davvero per lei, dico bene?
Ma tu lo faresti, Figlio di Adamo?
La prima voce si fece forte e chiara, come se il suo proprietario si trovasse a pochi passi da lui.
Moriresti per lei?
La mano bianca si ritrasse con un gesto nervoso.
Non puoi…che ne sarà del tuo regno?
“Farei di tutto per lei…”
Sacrificheresti tutto ciò che hai per una sola vita? Per una sola persona?
“Sì”
Perché?
“Perché l’amo…”
Un lampo di luce verde e oro balenò davanti ai suoi occhi. Caspian protesse Susan con il proprio corpo e strizzò gli occhi alla fortissima luce.
Udì un grido spaventoso, un ruggito ancor più forte che gli fece battere forte il cuore…e poi lo vide.
Aslan.
Il Leone lo guardava, dall’altra parte della voragine creata dai poteri di Lilliandil. I suoi occhi color ambra brillavano nell’oscurità, bellissimo nel fulgore dell’oro della sua criniera.
Con un balzo che non produsse nemmeno un suono quando atterrò sul suolo (cosa alquanto impossibile per una creatura tanto grande) Aslan arrivò vicino a lui e senza dire una parola soffiò sul corpo di Susan.
Il soffio della vita.
“Ora è tutto a posto. Ora tutto è come deve essere” disse soltanto, prima di guardare alle spalle di Caspian e fare un sorriso.
Il Liberatore si voltò a sua volta, avvertendo un nuovo spostamento d’aria alle sue spalle, scorgendo con stupore Miriel e Peter scendere dal dorso di Eustace e correre verso di lui.
Quando Caspian si volse ancora, Aslan non c’era più.
Non era riuscito a ringraziarlo…
Peter lo fissò con uno strano sguardo, e il giovane non dovette faticare per indovinare cosa stesse pensando. Tuttavia, il Magnifico si trattenne dal dirlo.
Entrambi i ragazzi osservarono la Driade chinarsi accanto alla Regina Dolce, schiudere le mani strettamente unite, mostrando un bocciolo di Fiore del Fuoco.
Miriel lo avvicinò al cuore di Susan e lo appoggiò appena sull’armatura sporca di sangue.
 
 
Si sforzò di raggiungere la luce che i suoi occhi percepivano solo vagamente da dietro le palpebre ancora chiuse.
Mani robuste le sostenevano la testa, dita gentili le scostarono una ciocca di capelli che le solleticava la fronte. Le passarono un panno fresco sulla fronte e sulle tempie. Un dolce calore le inondava il petto.
Avvolta da quel tepore e da una voce familiare, rassicurante, Susan si riaddormentò.
La volta successiva che riprese i sensi, ricordò subito che c’era qualcosa di estremamente importante che doveva sapere. Ma la sua mente era ancora annebbiata e non riusciva a ricordare bene…era qualcosa di fondamentale, di vitale.
Dov’era il suo bambino?
Si rese conto che il dolore lancinante al ventre era scomparso. Abbassò le mani, trovando la forza di stringere la stoffa del suo abito. Una mano grande e calda raggiunse la sua. La voce sussurrava di nuovo.
Susan emise un gemito soffocato, e anche quando cadde di nuovo priva di sensi, le lacrime continuarono a solcare il suo viso.
Qualcuno le asciugò.
La terza volta riuscì finalmente ad aprire gli occhi. Un nuovo dolore era cresciuto dentro di lei. Un dolore emotivo, non fisico, per questo più difficile da sopportare.
Richiuse le palpebre. Non voleva svegliarsi. Voleva dormire, rifugiarsi laggiù nel sonno dove non era costretta a pensare.
“Susan…apri gli occhi” disse la voce di Caspian, pianissimo.
La Regina Dolce voltò appena la testa di lato.
“Così…brava”
No, no, Caspian, non parlarmi così. Non essere buono con me, pensò disperatamente.
Se gli avesse dato retta, se fosse partita per Narnia…
Con la sua insistenza nel volerlo seguire ad ogni costo, gli aveva tolto la cosa più bella, la più importante, e tutto perché era stata così stupida da pensare di potercela fare da sola.
Gli occhi celesti si aprirono, e la sua mente registrò in un attimo il luogo introno a sé e le proprie condizioni.
Era avvolta in morbide coperte, sdraiata a terra su un giaciglio di paglia e foglie, la testa poggiata sulle gambe di lui. Era in luogo in cui aleggiava un vago odore di umido, dalle pareti di roccia, forse una grotta. Accanto a lei e a Caspian, brillavano le braci di un fuocherello tiepido e piacevole. C’erano ombre che venivano proiettate sulle pareti della grotta, ma non era importante sapere a quali oggetti appartenessero.
La penombra era piacevole.
Alzò lo sguardo su di lui e Caspian le sorrise.
“Come ti senti?”
Lei non rispose. Le sue mani corsero di nuovo al proprio ventre e quando parlò, la sua voce si spezzò in singhiozzi.
“Perdonami…perdonami”
“No, no, va tutto bene” mormorò lui, rassicurandola.
La mano del giovane si posò di nuovo sulle sue, accarezzandole, stringendole.
Susan cercò di convincersi che lui stesse dicendo il vero.
Bene…tutto bene…ma allora…?
“Caspian, il bambino…il nostro piccolo…”
Lui sorrise ancora, gli occhi lucenti. “Va tutto bene, tesoro mio, sta tranquilla. Lui sta bene.”
Il pianto di Susan si placò quasi immediatamente.
“Come…?”
Caspian sorrise ancora. “Aslan”
Quel nome le ridonò ogni forza, e le permise di alzarsi a sedere, piano.
Lui la sostenne, cingendole le spalle, ma presto si rese conto che non ce n’era bisogno. Le posò una mano sul viso, l’altra di nuovo sul suo grembo.
Susan chiuse gli occhi e prese un respiro, mentre il senso di vuoto che si era impadronito di lei al pensiero di essere di nuovo sola, veniva sostituito dalla consapevolezza di non esserlo affatto.
Sì, andava tutto bene…
 “Come stai?” le chiese di nuovo il Re.
Lei si portò una mano al petto, all’altezza del cuore. “Strana…” mormorò, aggrottando un poco la fronte.
Caspian annuì. “Sì, Miriel l’aveva detto. E’ l’effetto del Fiore del Fuoco”
“Il Fiore del Fuoco?” chiese lei molto stupita.
Ricordava solo fino a quando Caspian l’aveva tratta in salvo prima che cadesse nella voragine creata dal potere della Stella Azzurra, il fragore della terra e il dolore così frastornanti che le pulsavano in tutto il corpo.
“Che cosa è successo?”
Caspian allora iniziò a raccontarle tutto.
“Quando sei svenuta, ho cercato di portarti via, ma non potevo muovermi, la strada non esisteva più e credevo davvero che fosse finita. Poi è spuntato Eustace. Non ho idea di come abbia fatto ad entrare nel labirinto, ma c’è riuscito”
“Eustace?! Dov’è?!” esclamò Susan, desiderando di vederlo.
“Qua fuori, con Peter e Miriel e…aspetta, ora ci arrivo” disse lui, frenando altre nuove domande sul conto degli altri.
“Gli dissi di andare a prendere il cordiale di Lucy. Ero spaventato a morte, non sapevo che altro fare. Non volevo rischiare di muoverti, non sapevo se…”
Susan gli strinse la mano e lui se la portò alle labbra. “Eustace è corso via subito, e in quel momento ho sentito ancora la voce della Strega Bianca. Stava cercando di nuovo di attirarmi nel suo incubo. Non voleva mollare, ma Aslan mi ha aiutato. L’ho sentito e poi…l’ho visto”
Caspian inspirò forte, emozionato come non mai.
“Cosa ti ha detto?” chiese Susan, emozionata quanto lui.
Il Liberatore assunse un’espressione un po’ delusa. “Ha detto ‘ora è tutto a posto. Ora tutto è come deve essere’, poi se n’è andato. E’ stato allora che Eustace è tornato indietro con Peter e Miriel. Aslan deve averli avertiti della situazione in cui ti trovavi e ha ordinato a lei di usare il Fiore del Fuoco per guarirti. Miriel ha detto che in un caso come il tuo, poche gocce del cordiale non sarebbero state sufficienti” Caspian sorrise. “In fondo, siete in due”
Anche Susan sorrise. “E poi cos’è successo?” chiese.
Caspian tornò serio, più di quanto lei lo avesse mai visto.
“Quando Miriel ha detto quella frase, ho creduto di morire, te lo giuro. E Peter…bè penso che per un attimo il suo cuore si sia fermato per davvero. Poi, Miriel ha posato il Fiore su di te e quello è…bè, è entrato nel tuo corpo”
“Incredibile…” mormorò Susan, capendo improvvisamente cos’era quel calore che sentiva nel petto.
“E vederlo lo è stato ancor di più, credimi. E’ stato un vero miracolo”
“Loro come stanno? Peter e Miriel?” chiese Susan.
“Bene. Stanno bene”
“E…ehm…” fece la Regina, volgendo lo sguardo attorno a sé. “Questo posto che cos’è?”
Caspian la imitò, osservando le ombre che si disegnavano sul pavimento, sulle pareti e sul soffitto di pietra.
“Subito dopo che abbiamo capito che eri fuori pericolo, abbiamo deciso di trovare un luogo riparato per riposare tutti un momento, in attesa che tu riprendessi i sensi. Quando è spuntato un uomo…non sappiamo chi sia, resta sempre nascosto, non si avvicina, ma ci ha aiutato”.
“Un uomo qui? In questo labirinto?” fece Susan, molto perplessa.
“E’ strano, vero? Eppure è così. Ci ha condotti fino a qui, dicendo che era la sua casa e che potevamo restarvi finché non ti fossi ripresa”
Susan si guardò ancora attorno, senza capire come chiunque potesse definire quel luogo una casa.
“Sicuramente ha mostrato una gentilezza senza pari” continuò Caspian. “Ha preparato delle coperte per tenerti al caldo e ha acceso il fuoco. Ma prima che potessimo ringraziarlo è corso via, quasi che fosse spaventato dalla presenza di altri esseri umani.
“Chi può mai essere?” chiese Susan.
“Un’idea ce l’avrei…”
Caspian la fissò qualche istante e lei capì.
“Pensi che sia uno…”
“Dei Lord di Telmar. Sì. Lord…ehm…accidenti a questi nomi!” sbottò il ragazzo, molto imbarazzato.
Susan rise piano. “Rhoop, amore mio. Lord Rhoop”
“Sì, grazie” Caspian si passò una mano tra i capelli. Poi la prese tra le braccia e la baciò brevemente.
“Spero di rivedere al più presto Aslan. Devo ringraziarlo per quel che ha fatto per noi, oggi”
“Lui è sempre con noi” disse Susan, seria. “Mi dispiace di non averti dato ascolto”
“Sei la donna più testarda che abbia mai conosciuto, te l’ho mai detto?”
Lei strinse le labbra e si mostrò offesa. “Sì, fin troppe volte. Ma non ti lascio ugualmente”
“E io non ti permetterò di allontanarti da me” ribatté il giovane, facendole poggiare la testa al suo petto.
Susan chiuse gli occhi e si lasciò cullare per un attimo dalle sue forti braccia.
“Lo so che è una pazzia permetterti di rimanere qui” disse il Re “ma non posso lasciarti. Ora so che se ti avessi costretto a partire, non ce l’avrei mai fatta a superare l’incubo di Jadis. Perché solo sapendoti al mio fianco posso riuscire a vincere le mie paure. Solo accanto a te riesco a vivere”
Lei lo strinse forte, affondando il viso nella sua spalla. “Non ti lascerò mai. Se mi avessi costretta ad andar via, avrei trovato il modo di tornare.”
Caspian fece una risata sommessa, felice, prendendole il viso tra le mani, appoggiando la fronte a quella di lei. Rimasero così per un momento, poi lui disse: “Te la senti di andare?”
“Sì” ripose Susan.
Caspian allora le prese le mani e l'aiutò a mettersi in piedi.
Insieme, scostarono la tenda consunta che fungeva da porta sull’entrata della grotta. Quando furono all’esterno, Susan notò che quel luogo era una rientranza ben nascosta tra una macchia di abeti altissimi. Eustace li aspettava accovacciato un poco più in là. Di Peter e Miriel non c'era traccia, e così dell’uomo sconosciuto.
“Dove sono?” chiese Caspian.
Il drago mosse la testa avanti a sé, facendo capire la direzione che la Driade e il Magnifico avevano preso.
“Non dovevano allontanarsi troppo” fece il Re un poco preoccupato. “Venite”
Susan si mosse subito dietro a lui. Eustace cercò di alzarsi, ma improvvisamente capì di non potersi muovere.
“Che ti prende?”
Il bestione si contorse tutto e i tronchi degli alberi scricchiolarono tetramente.
“Ehm…Caspian?” lo chiamò lei “Credo che sia incastrato”
“Cos…?” fece lui voltandosi. “Oh, ci mancava anche questa!”
Il Re e la Regina si scambiarono uno sguardo tra loro, poi con il drago. Poi, Susan disse a Caspian: “Coraggio, aiutami a spingere”
“No! Ferma” l’ammonì lui, portandosi dietro Eustace. “Non alzare un dito”
“Ma sto bene, ora” protestò la Regina.
“Non m’importa. Non voglio che fai nessun tipo di sforzo, chiaro?”
“E come pensi potrei comportarmi finché la battaglia non sarà terminata? Cosa dovrei fare, restarmene a guardare?”
“Penserò io a tutto, Sue. Ti proteggerò”
Il tono della voce di Caspian era deciso, ma sotto la fermezza lei percepì tanta dolcezza. Gli sorrise e gli fece una breve carezza sul viso.
“Lo so che lo farai, ma non voglio essere di peso. E se mi dici di non muovere nemmeno un dito, bèh, è così che mi sento: un peso. Mi sento inutile. Certo, sono molto più tranquilla se tu sei con me, ma so di potermela cavare”
“Lo so molto bene” ammise lui prendendole la mano e baciandone il palmo e poi il dorso. “Susan, non voglio rischiare di perdervi”
Lei gli si accostò maggiormente e con la mano libera gli accarezzò i capelli, guardandolo negli occhi. “Quando dovrò raccontare a nostro figlio quel che ha fatto suo padre durante il viaggio fino ai confini del mondo, dovrò essere in grado di sapergli narrare tutta la storia con dovizia di particolari. Devo esserci.”
Caspian l’abbracciò stretta, affondando il viso nei suoi capelli. Avrebbe voluto nasconderla dal pericolo, ma non era possibile. Solo alla fine di tutto sarebbe stata al sicuro.
In quell’istante, una coppia di voci arrivò dalla parte opposta del corpo del drago.
“Eustace che ci fai ancora qui in mezzo?”
“Peter!” gridò la Regina Dolce, separandosi dal suo sposo per cercare di raggiungere il fratello.
“Sue! Ti sei svegliata? Dove sei? Stai bene?”
“Sì sto bene! Sono qui dietro Eustace, mi vedi?”
“No…Ti sposteresti, cugino?”
Il drago emise un grugnito e gli alberi scricchiolarono di nuovo.
“E’ incastrato” spiegò Caspian agli altri due. “Riuscite a raggiungerci passando in mezzo a quegli alberi laggiù? Così ci aiutate a spingere”
Con una certa fatica, poiché le sterpaglie crescevano fitte ed era difficile camminarvi in mezzo, Peter e Miriel raggiunsero Caspian e Susan. Le due amiche si abbracciarono e poi la Regina volò tra le braccia del fratello. Dell’uomo sconosciuto non c’era traccia.
“Si è di nuovo nascosto da qualche parte” spiegò la Driade. “Ci abbiamo parlato, ma dice cose molto strane…”
“Voglio provare a parlarci io” disse Caspian. “Prima però liberiamo Eustace”
Quando i quattro ragazzi posero le mani sul suo grosso sederone, il drago emise un lamento imbarazzato.
“Non lo racconteremo a nessuno, sta tranquillo” gli disse Peter, iniziando a premere sulla pelle coriacea. “Non è piacevole nemmeno per noi, cosa credi?”
A un certo punto, Susan si sentì afferrare con gentilezza il braccio e quando si voltò, trasalì di spavento.
Davanti a lei c’era un volto scarno, simile a quello di un fantasma, tanto era pallido.
“Voi no, siete ancora debole” sussurrò un uomo magro, gli abiti laceri che gli pendevano addosso. I capelli e la barba incolti. Del suo viso si vedevano solo gli occhi, sbarrati come quelli di un animale braccato dal cacciatore.
“Spostatevi” disse poi agli altri tre. “So io come fare”
Lo sconosciuto estrasse una spada la cui lama brillava vagamente di azzurro. La puntò contro il posteriore del drago, e lo punse con un leggerissimo affondo .
Eustace sobbalzò e aprì le grandi ali, si scosse tutto e infine riuscì a liberarsi da solo, spiccando un piccolo volo e riatterrando subito dopo, con espressione dolorante e un po’ offesa.
I ragazzi risero, sollevati, poi si volsero verso l’uomo misterioso per ringraziarlo ancora una volta.
“Non fatelo” disse lui in fretta, indietreggiando quando i quattro si strinsero introno a lui. “Andatevene finché siete in tempo. Questo posto è il male, qui non troverete altro che incubi e morte”
Cercarono di calmarlo, ma l’uomo sembrava essere preda di qualche terribile visione. Faceva vagare gli occhi nell’oscurità, come se si aspettasse di veder comparire qualcosa da un momento all’altro. I ragazzi pensarono che non era poi così impossibile.
“Le mura sono vive, non vi lasceranno andare. Si alzano, cambiano, sussurrano. Ma voi dovete, dovete, anche non sarà facile. Lei vi guarda, vi osserva ovunque andiate. Gli incubi…qui ci sono solo incubi. Qui si avverano. Ogni cosa pensiate, si avvererà”
“Lo sappiamo bene, signore” disse Caspian con aria molto seria.
“Allora via! Via di qui! O rimarrete bloccati qui per sempre come me!”
“Come siete arrivato quaggiù?” chiese ancora il Liberatore.
“Non lo so…non lo so” balbettò l’uomo torcendosi le mani. “Non c’era, l’isola non c’era. Poi è apparsa…dal nulla, capite? Dal nulla”
Caspian fece un passo avanti. Egli si ritrasse di nuovo, ma il Re di Narnia disse: “Sue, Peter, le vostre Spade” e quando i due fratelli le mostrarono e lui alzò la sua, l’uomo avvicinò la propria alle altre tre in un gesto automatico.
Eccola finalmente! L’ultima Spada, il talismano del settimo Amico di Narnia che non era ancora tra loro: La Spada di Rhoop.
“Voi…” mormorò quest’ultimo, fissando gli occhi sul viso di Caspian. “Anche prima avevo notato qualcosa, ma adesso che vi guardo bene... Voi siete Caspian! Re Caspian! Mio signore!”.
L’uomo smise di tremare e si gettò in ginocchio, baciando la mano del giovane.
“No, non sono chi credete” rispose il Liberatore, aiutandolo ad alzarsi di nuovo. “Voi pensate a mio padre, Caspian IX. Io sono suo figlio”
“Figlio…” ripeté l'altro, incredulo, osservando i lineamenti del giovane uomo che aveva di fronte, pensando che dopotutto era troppo giovane per essere il suo re. “Il piccolo principe Caspian…possibile? Eravate un fanciullo quando vi vidi l’ultima volta. Quanti anni sono passati?”
“Troppi lontani da casa, non è vero?” sorrise il ragazzo. “Avremo moltissime cose di cui parlare…Lord Rhoop”
A quel nome, un lampo di nobiltà passò in quegli occhi incavati e terrorizzati.
“Da quanto tempo…da quanto tempo non sentivo il mio nome. Da quanto non vedevo volti umani. Questo posto è pieno di strane creature, mostri dall’aspetto indescrivibile. Fuggite! Fuggite via!”
“Venite con noi” chiese subito Caspian. “Ho promesso che avrei ricondotto a casa chi di voi sette Lord avrei ritrovato in vita. Ho intrapreso il mio viaggio principalmente per questo. Non posso lasciarvi qui”
Lord Rhoop (perché proprio di lui si trattava) s’inchinò di nuovo, cominciando a singhiozzare.
“Oh sì, sì, portatemi via! Questo posto è maledetto!”
Improvvisamente si alzò il vento, che ululò tra i rami degli alberi.
“Non ci lascerà andar via, no…” disse Lord Rhoop. Alternava momenti di lucidità ad altri in cui pareva che la sua mente non riuscisse più a distinguere la realtà dal sogno.
“Laggiù…laggiù, sotto l’isola, lo vedete? E’ proprio là”
“Cosa?” fece Susan, molto turbata. “Signore, cosa dite?”
“Andiamocene” disse Peter, rinfoderando la spada di Restimar.
“Non metterla via” gli disse però Caspian, “le Spade potrebbero essere la nostra unica possibilità di salvezza. Rhasador e Rhindon serviranno a poco”
Per una volta, il Re Supremo ascoltò il rivale.
“Vi avverto” disse Susan poco dopo, in pungo la Spada di Mavramorn. “Non so usare la spada. Non sono mai stata brava nella scherma”
“Te la caverai benissimo” la rassicurò Miriel. “Ce la caveremo tutti”
“Lord Rhoop, per cortesia” disse Caspian infine, aprendo la strada al gruppo. “Volete indicarci la via giusta? Sono certo che voi conosciate il labirinto molto meglio di noi”
 
 
Edmund e Shira arrivarono di fronte a un portale di pietra a due battenti, gigantesco, le cui maniglie erano costituite da teste di mostruosi gargoyle.
Si avvicinarono, il ragazzo con la Spada di Bern tesa in avanti. Ed posò la mano sinistra sul grugno del mostro e tirò, spinse, ma la porta era chiusa.
“Tipico…” mormorò in un sospiro.
Provò a prenderla a spallate, ben sapendo che sarebbe servito a poco, ma deciso a tentare comunque. Poi guardò la Spada, sperando che accadesse qualcosa, che s’illuminasse, ma nulla di fatto.
“Dannazione...”
Dopo aver osservato i suoi vani tentativi, Shira scosse il capo e spiccò il volo sopra il ramo più basso di un abete lì vicino. Lo fissò, immobile, in seguito agitò le ali come a dirgli di sbrigarsi.
“Che vuoi che faccia, non capisco?” disse il ragazzo. “Dobbiamo trovare un’altra strada, vieni”
Lei scosse la testa e si spostò più in alto di un ramo, poi di un altro, e poi tornò giù di uno.
“Vuoi che salga lassù?” chiese Edmund con un certo panico.
Shira annuì, ma lui non sembrava entusiasta all’idea.
Il Giusto guardò in sù, cercando di calcolare quanto potesse essere alto l’albero. La punta arrivava a filo dell’estremità più alta del portone.
Probabilmente era davvero l’unico modo di entrare nel castello. Se anche avesse cercato altre vie, non solo molto probabilmente non le avrebbe trovate, ma avrebbe perso ulteriore tempo prezioso.
Doveva far presto, doveva tornare dagli altri.
Infine, rinfoderò la Spada di Bern e si decise. Si avvicinò al tronco, si aggrappò con le mani al ramo più basso, si aiutò con i piedi e vi si issò sopra. Iniziò a salire, con calma e cautela, Shira sempre poco più avanti di lui che lo guidava, lo incitava, emozionata.
Manca poco, ormai, pensò il falchetto. Shanna, siamo quasi da te.
La scalata durò per alcuni minuti, durante i quali Edmund si aspettava accadesse qualcosa, invece non successe niente. Tutto era tranquillo.
Finalmente arrivò in cima, e quando superò le ultime fronde la fredda aria che si era alzata all’improvviso gli sferzò il viso. Guardandosi attorno, ebbe una visione quasi completa del labirinto. Era davvero immenso…chissà gli altri dov’erano?
Guardò giù nell'interno, tra le mura del castello. C’era un cortile spoglio, dal pavimento di pietra, e un altro portone in fondo ad esso. Conoscendo Jadis, e in base all’esperienza passata, poteva ben pensare che le profondità di quelle mura contenessero un altro labirinto. Chissà quanti cortili, stanze e corridoi si susseguivano tra quelle mura. Rammentava bene com’era costruito il castello di ghiaccio, a Narnia.
Spostò lo sguardo verso la torre che aveva di fronte, ma che non poteva ancora raggiungere nonostante l’altezza considerevole dell’abete.
“Come ci entrò là dentro?”
La risposta di Shira fu immediata. Il falchetto si spostò dalla punta dell’albero alle merlature più vicine.
Edmund la seguì, allargando le braccia quando si trovò lassù, per mantenere l’equilibrio, passando dai merli a quello che somigliava a un cammino di ronda, al termine del quale c’era una terrazza piuttosto piccola, e quindi una porticina che dava su un pianerottolo buio.
Il ragazzo prese la sua torcia dalla cintura per illuminare lo spazio attorno a sé, vedendo che c’erano due rampe di scale a chiocciola: una che portava di sotto e una di sopra. Ovviamente, seguì Shira su per la seconda.
Lei sembrava davvero sapere dove andare, e Edmund non poté fare a meno di chiedersi se non lo stesse portando dritto dritto dalla Strega Bianca.
Scacciò però quel pensiero, deciso a fidarsi. In ogni caso, sapeva che prima o dopo avrebbe dovuto affrontare Jadis. Meglio prima che poi. Perché adesso che sapeva di essere l’ultimo del gruppo a doverla affrontare, l’attesa iniziava a diventare snervante.
Alla fine della scala c’era un’altra porta, al di là della quale si apriva un lungo corridoio. Edmund mise piede sul tappeto di velluto scuro che attutiva i suoi passi e iniziò ad attraversarlo, guardandosi attorno. Era un posto strano, tetro, alle pareti niente quadri, accostati ad esse niente mobili. C’erano solo candelabri dalle flebili fiammelle, e per questo il Re decise di tenere accesa la torcia.
Shira si muoveva sempre avanti a lui, ma girato l’angolo che portava su un nuovo corridoio, tornò indietro e si posò sulla spalla del ragazzo.
Edmund capì che qualcosa non andava. Si appiattì accanto alla parete, sbirciando dietro la svolta del passaggio, e anche lui si ritrasse immediatamente.
Ciclopi. Due, giganteschi, orrendi. Facevano la guardia a un’altra porta.
E adesso?
Shira gli beccò piano la spalla, guardandolo con espressione decisa. Edmund annuì, e lei spiccò il volo facendo cadere le candele dai candelabri appesi alle pareti.
I due mostri grugnirono allarmati quando tutto piombò nel buio più totale.
Prontamente, Ed spense la torcia e sfoderò la Spada di Bern, che ora emanava una luce intensa che gli permise di vedere i nemici. Il ragazzo si lanciò su di loro. Vide Shira fare lo stesso, puntare con il becco e gli artigli delle zampe l’unico occhio nel centro del viso dei Ciclopi. Il falco riuscì ad accecarne uno, e l’altro finì steso a terra sotto un colpo deciso della Spada di Bern. Il Ciclope ferito brandì la grande mazza ferrata che teneva in mano. Edmund si abbassò e lo trafisse sotto l’ascella.
Rimasero un momento lì ad osservare i due mostri, per accertarsi che fossero davvero morti. Poi, Shira afferrò una grossa chiave dall’anello legato alla cintura di uno dei due e la passò a Edmund, che subito la inserì nella toppa, la girò ed aprì la porta al di là della quale c’era una nuova scala molto ripida che correva su, sempre più su, fino alla torre più alta. A metà della rampa, Edmund fu costretto ad affrontare un altro Ciclope, e arrivato in cima un altro ancora. 
“Quanti ce ne sono?” chiese un po’ spazientito.
Shira scosse il capo in risposta per fargli capire che non ne avrebbe più incontrati.
Stavolta fu Edmund ad afferrare l’anello con la chiave legato al fianco del mostro e infilare anche questa nella serratura, che scattò immediatamente.
Non appena il ragazzo aprì a fessura, Shira schizzò dentro, iniziando a volare in ampi cerchi sul soffitto, e infine posandosi da qualche parte in fondo alla stanza, in un punto in ombra che Edmund non riusciva a vedere.
Riprese la torcia e la riaccese, nell’altra mano aveva sempre la Spada di Bern.
Era un locale piuttosto piccolo, con poche mobilie costituite da un tavolo e una sedia di legno coperti da una tovaglia di lino, e un grande armadio a ridosso della parete di destra. Sulla sinistra si apriva una stretta e alta finestra ad arco, dalla quale, oltre all’aria gelida, entrava la luce prodotta dai lampi nel cielo. La striscia obliqua che illuminava una porzione della stanza arrivava fino ai piedi di un grande letto. Edmund ne vedeva solo la parte finale, poiché il resto rimaneva in ombra.
Allora puntò la torcia verso di esso per vedere meglio, quando vi fu un movimento proveniente da quella parte.
Shira riapparve dal buio, tornando sulla sua spalla con un frullare d’ali.
“Shira?” la chiamò una voce dall’angolo più in fondo.
Fu allora che lui la vide: una ragazza, in piedi vicino al letto, aggrappata alla sponda di fondo come se non potesse stare in piedi senza un sostegno.
Sgranò gli occhi, incredulo. Chi era?
Contro la luce della torica, la figura di lei emanava una strana luminescenza, rendendola quasi eterea. Era incredibilmente bella, avvolta in un semplicissimo abito bianco, con i lineamenti minuti e delicati, i capelli lunghi, biondi e ondulati. E sarebbe stata ancora più bella senza la stanchezza che le disegnava profonde occhiaie sotto agli occhi…due occhi blu che splendevano come zaffiri.
Si fissarono, entrambi un poco disorientati.
“Oh!” esclamò la ragazza, e sulle sue guance apparve un lieve rossore che lui però non poté vedere. “Re Edmund?”
“Chi siete?” le chiese lui in un soffio.
Lei fece un mezzo sorriso. “Non mi riconoscete?”
“La Stella Azzurra” mormorò il giovane, cercando di mettere ordine nella miriade di pensieri che si fecero largo nella sua mente.
Sì, era la stessa ragazza che era apparsa nei suoi sogni. Non l’aveva mai veduta con chiarezza, poiché vi era sempre quella strana nebbia che ne offuscava le sembianze, ma non avrebbe mai potuto dimenticare quegli occhi.
La Stella Azzurra…ma allora chi era davvero Lilliandil? Era sul serio una nemica?
Ripensò alla strana sensazione provata dopo averla incontrata alla Tavola di Aslan: disagio.
Nei suoi sogni non ne aveva mai provato.
La donna che impugnava il pugnale di pietra… Susan aveva insinuato che potesse trattarsi di Jadis, e se n’era quasi convinto anche lui, ma ora…ora d’un tratto capiva che con quei sogni, la Strega non centrava nulla. E se fosse stata…Lilliandil?
Un altro particolare gli tornò alla mente: nel sogno, la Stella Azzurra gli aveva detto di guardarsi dalla falsa guida…sua sorella.
Poteva essere che Lilliandil e quella ragazza fossero davvero sorelle? La somiglianza era molta, quindi sì, potevano.
Troppe domande, troppi dubbi, non ci capiva più nulla.
“Siete venuto” disse la fanciulla, gli occhi pieni di speranza.
Edmund si accorse di stare fissandola da troppo tempo quando lei si mosse ancora. In piccoli passi fu di fronte a lui.
“Avete trovato mio padre?”
A quella domanda, il ragazzo provò un senso di colpa immenso.
Come poteva giustificarsi? Era convinto di trovarlo lì in quella torre, di liberarlo e di poter tornare alla Tavola di Aslan e vederlo riabbracciare la figlia. Ma adesso…
 “Perdonatemi, non ho potuto mantenere la promessa che vi ho fatto. Non so dove si trova Ramandu” ammise lui mortificato, abbassando il capo.
Shanna non disse nulla, si limitò a fissarlo.
Shira volò di nuovo verso di lei, e strofinò la testina contro la sua guancia.
“Oh, perdonami amica mia” disse la ragazza, portandosi il falchetto all’altezza del viso per guardarla negli occhi. Li chiuse e premette la fronte contro quella più piccola del falco, muovendo appena le labbra dalle quali uscì il suono più bello che Edmund avesse mai udito.
Un canto sommesso, di note acute senza significato. Non c’erano parole, solo suoni.
Quando terminò, Shira emise un’esclamazione di gioia.
“Finalmente! Finalmente! Posso parlare! Per tutti i leoni, non ce la facevo più!”
Edmund guardò la ragazza sorridere, sbalordito da quel prodigio. “Siete davvero la Stella Azzurra?” chiese.
Lei annuì con un mezzo sorriso stanco.
“Come vi chiamate?”
“Shanna”
Il suono del suo nome sembrò rinfrangersi tra le pareti della stanza, e quel castello non gli parve più così cupo.
“Io non capisco…” balbettò il Giusto. “Io credevo che…”
“Non prendertela con Re Edmund, Shanna” disse Shira. “Lui era convinto di trovare Ramandu in questa torre al posto tuo. E’ tutta colpa di quella perfida di tua sorella! Ha preso il tuo posto, ha ingannato i Sovrani e tutti gli altri! Ovviamente c’è anche lo zampino di quella vecchia befana della Strega Bianca!”
Rimasero in silenzio per un attimo, poi, il falchetto disse ancora: “Credo che dovremmo raccontare tutta la storia a Sua Altezza, non trovi, Shanna?”
La fanciulla si riscosse come da uno stato di torpore mentale, mentre pensava con una stretta al cuore al padre, chissà dove, forse morto. Tuttavia annuì, felice che Re Edmund fosse infine giunto fino a lei.
“Un momento” intervenne il ragazzo. “Prima dobbiamo uscire di qui”
“No, dovete sapere” insisté Shanna. “Se le cose stanno davvero come dice Shira, se davvero mia sorella ha preso il mio posto come vostra giuda, sarebbe legittimo per voi credere che l’impostora sono io”
“Non credo che lo siate” disse Edmund molto in fretta. “Vi confesso che non ci sto capendo nulla, ma…ho avuto dei sospetti su Lilliandil, e anche gli altri Sovrani ne hanno avuti”
“Lei non è malvagia…o almeno non lo era” disse Shanna, abbassando il capo, triste. “Credo sia meglio iniziare dal principio. Cercherò di essere breve, Maestà, ma prima di riunirci ai vostri compagni, almeno voi dovete sapere la verità, così che anche loro possano credermi”
Edmund pensò ancora che sono uno stolto non avrebbe immediatamente capito che Shanna era la vera Stella Azzurra. Era evidente, non tanto fisicamente quanto emotivamente. C’era qualcosa in lei…qualcosa che ti faceva sentire bene. Nella sua voce, nei suoi modi, nel suo sguardo.
“Volete ascoltare la mia storia, Maestà?”
Edmund annuì in silenzio, ancora troppo frastornato dall’improvvisa comparsa di Shanna.
“Mio padre, Ramandu, guardiano della Tavola di Aslan, un giorno fu chiamato al cospetto del Grande Leone, e io e mia sorella Lilliandil con lui. Aslan disse che di lì a un anno, Re Caspian di Narnia avrebbe intrapreso un lungo viaggio fino ai confini del mondo, e che avrebbe avuto bisogno di due guide per attraversare l’Oceano Orientale: una guida del cielo, e una guida della terra. Mio padre propose subito Lilliandil come guida del cielo, poiché era la maggiore delle sue figlie e secondo lui la più qualificata. Ma Aslan scelse me. Mia sorella rimase molto male, e da quel giorno iniziò a cambiare atteggiamento. E’ sempre stata molto buona, gentile, non so cosa sia accaduto”
“Era gelosa di te, piccola, è evidente!” sbuffò Shira. “Aslan aveva già visto nel suo cuore la sua inclinazione verso il male, il suo animo debole. Per questo scelse te e non lei”
Shanna sembrò molto imbarazzata. “Forse fu per gelosia, non lo so, ma pian piano divenne un’altra. Inoltre, in quel tempo si diceva che il Re di Narnia era prossimo a prendere moglie, e Aslan disse a mio padre e a Lilliandil di recarsi a Cair Paravel per incontrarlo. Aslan aveva previsto per mia sorella un futuro come Regina, solo che poi…”
“Re Caspian ha scelto vostra sorella Susan” concluse Shira rivolta a Edmund.
Shanna abbassò il capo, mortificata. “Sì…fu per questo che si alleò con la Strega Bianca, per vendicarsi. Ma facciamo un passo indietro…Lilliandil era convinta di divenire sia guida del cielo che Regina di Narnia, e il suo cuore iniziò a gonfiarsi d’orgoglio, a desiderare il potere. Ma non ottenne nulla di quel che aveva sperato. La rabbia e la delusione la spinsero a tradire Aslan, Narnia e tutti noi. Io mi sentii in colpa verso di lei, perché mi sembrò di averla privata di qualcosa a cui teneva molto. Chiesi persino ad Aslan di rivedere la mia posizione, poiché nemmeno io credevo di essere in grado di portare a termine un incarico così importante come quello di guida. Ma lui mi rassicurò, dicendo che in me aveva visto qualcosa che non c’era in mia sorella. Non capii cosa volessero dire quelle parole, le compresi solo più avanti. Non potevamo immaginare che il cuore di Lilliandil si fosse indurito al punto da spingerla ad allearsi con la Strega Bianca, e quando io e mio padre ce ne rendemmo conto, fu troppo tardi. Un giorno, i vortici marini messi a protezione della Tavola di Aslan, si attivarono. Capimmo immediatamente che qualcuno di estraneo stesse cercando di varcare i confini di quel luogo sacro”
“I vortici erano una barriera per gli intrusi” spiegò Shira.
“Sì, lo so” rispose Edmund. “Miriel lo capì tramite il capobranco delle Blue Singer”
Shanna annuì. “La strada era aperta solo per voi, Maestà. Purtroppo però, qualcun altro riuscì ad entrare, e fu mia sorella a permetterlo. Prese il bastone magico di mio padre, disattivò i vortici e permise alla Strega Bianca di arrivare sulla nostra isola”.
Shanna prese a tremare e si aggrappò alle braccia di Edmund come per trovare la forza di continuare.
“Mia…sorella…” sussurrò, distogliendo lo sguardo e voltando la testa dall’altra parte. “Era passata dalla parte del male. Mio padre cercò di farla ragionare, ma lei combatté persino insieme a Jadis contro di lui. Poi aiutò quell’orribile donna a prendermi, e mi richiusero in questo palazzo. La Strega voleva usarmi per sapere sempre dove si trovava la nave di Narnia; per inseguirvi, rubarvi le spade se avesse potuto”. Gli occhi di Shanna si riempirono di pianto. “Io lo feci. Feci ciò che Jadis voleva da me. Vi seguii con gli occhi della mente, usando i miei poteri. Accettai perché la Strega minacciò di uccidere mio padre. Io non potevo sapere che, anche se debole e privato della sua magia, fosse riuscito a fuggire. Lo scoprii in un secondo tempo, quand’egli venne sin qui rischiando la vita: la Strega lo aveva reso mortale, ma il suo potere era ancora attivo e i cancelli continuarono a rimanere chiusi. E stavolta nemmeno Lilliandil riuscì a far entrare Jadis alla Tavola di Aslan”
“Ma Lilliandil invece c’è entrata” ribatté Edmund.
“Sì, perché lei poteva, in quanto figlia del suo guardiano”
“Una bella fregatura” cercò di scherzare il giovane, ma lei non capì la battuta. “Ditemi una cosa, però: perché, se era alleata della Strega, Lilliandil non le ha subito portato le tre Spade che sono già sulla Tavola?”
“E’ molto semplice, Maestà: nessuno, nemmeno il guardiano, può far uscire un qualsiasi oggetto si trovi entro i confini della Tavola di Aslan. Nessuno può, eccetto chi è prescelto da Aslan, e cioè voi e i vostri compagni. Questo la Strega non l’aveva calcolato. Ma il suo scopo era comunque quello di avere tutte e Sette le Spade per sé, perché con esse potrà riprendere i suoi pieni poteri e divenire la creatura più potente dell’universo”
Shanna si piegò verso di lui.
“Dovete impedirglielo! Io ho cercato di avvertirvi, là, sull’Isola delle Acque Morte, ma non ce l’ho fatta”
Un dubbio atroce invase la mente di Edmund. “Quando vi ho vista la prima volta, fu Jadis a ordinarvi di brillare in quell’occasione?”
“Sì e no” rispose Shanna. “Jadis mi aveva obbligato ancora una volta a dirle dove voi vi trovavate, ma quella di apparirvi è stata una mia iniziativa. In quell’occasione, fui io a chiamare gli Uccelli di Fuoco, e con l’aiuto di Aslan, rallentai il sorgere del sole”
Edmund le strinse le spalle e le sorrise, quasi raggiante. “Sapevo che eravate stata voi. Lo sapevo!”
Anche lei sorrise, ma subito dopo tornò più seria che mai. “Quella fu l’ultima volta che detti ascolto alla Strega.  Mio padre era venuto da me e mi sentii piena di nuova speranza. Sapevo che era vivo, e questo bastava. Non sarei più stata una pedina di quell’orribile creatura! Non m’importava cosa mi avesse fatto” scandì Shanna con decisone.
Il Giusto vide brillare dietro le lacrime una profonda paura mista a fermezza.
“Fu poco dopo quella battaglia che c’incontrammo. Veniste per avvertirmi, vero?” chiese lui, accorgendosi di stare fissandola di nuovo troppo insistentemente, ma non poteva fare altrimenti. Sembrava così fragile, e lui voleva proteggerla.
Shanna annuì con rammarico. “Per dirvi che non dovevate fidarvi di nessuno. Avevo il forte sospetto che Jadis potesse chiedere a mia sorella di prendere il mio posto, e difatti, poco dopo fu quello che accadde. Non avreste notato la differenza, non era possibile. Io avrei voluto avvertirvi ancora, ma non ho potuto, ero troppo debole. Perdonatemi, Maestà, perdonatemi!”
Grosse lacrime simili a diamanti presero a scendere lungo le guance della fanciulla. Edmund ne fu molto turbato. Shanna si ritrovò contro il suo petto e continuò a singhiozzare.
Edmund percepì uno strano calore invadergli il viso, fino a che questo non sembrò scottare.
“Avete fatto quello che era in vostro potere fare” ribatté lui gentilmente. “Voi non avete colpa”.
Cercò lo sguardo di lei, i lunghi capelli biondi che le coprivano il viso.
“Ho una cosa da chiedervi”
La fanciulla annuì con un singhiozzo sommesso.
“La donna che ho visto alla tavola di Aslan, nel mio sogno, che brandiva il pugnale di pietra, era davvero…”
Edmund si scostò la manica della camicia, scoprendo l’avambraccio fasciato. Tolse le bende e mostrò il taglio, alla cui vista Shanna trasalì, portandosi una mano alla bocca.
“Oh, sì, sì, è stata lei! E’ stata Lilliandil!” gridò, e scoppiò di nuovo in pianto, coprendosi il viso con le mani. “Mi ha seguita nel vostro sogno e vi ha visto. Ha capito cosa stavo facendo: stavo per dirvi tutto sul suo conto e così…ha tentato di colpirvi. Voleva persino uccidere il Re e la Regina. Quando venne il tempo in cui voi e i vostri fratelli tornaste a Narnia, e loro due si rincontrarono, fu ben chiaro che Lilliandil non sarebbe divenuta Regina. Lei andò persino da Aslan a chiedere perché fosse stata ingannata, ma lui le rispose che non c’era stato nessun inganno. Aslan disse a mio padre che in realtà Caspian non aveva mai dato il suo consenso al matrimonio. Il fidanzamento fu annullato, poiché un nuovo disegno era stato tracciato nelle stelle per via del ritorno e del sincero pentimento di Susan la Dolce, e della sua piena ricongiunzione con la terra di Narnia”
“Anche Miriel continua a ripetere qualcosa di simile” la interruppe Edmund per un momento. “Dice che tutti prima o poi apparterremo a Narnia…cosa significa?”
Shira gli becchettò un dito, spazientita. “Non siamo qui per parlare di questo!”
“Ahia! Vuoi smetterla di beccarmi?”
Shanna trattenne il falco tra le braccia, impedendole di mettersi a litigare con il Re.
“Mi rincresce” rispose poi, “ma dovrete scoprirlo da soli. E’ un processo di crescita interiore, Maestà, che tutti noi abbiamo fatto. Sì, anche le stesse creature di Narnia”
“Capisco…” mormorò Edmund gentilmente, massaggiandosi la mano e scoccando un’occhiataccia a Shira. “Scusate, non v’interromperò più…Sei contenta, becco aguzzo?”
Shira voltò la testa con fare altezzoso, e Shanna proseguì nel racconto.
“Ho amato e odiato mia sorella per quello che ha fatto. La gelosia e la delusione l’hanno portata quasi alla pazzia. Ormai non è più lei”
Incredibile, pensò Edmund. Lilliandil li aveva ingannati tutti. Li aveva accolti come se nulla fosse. Aveva raccontato un mucchio di menzogne sul rapimento di Ramandu, sul tradimento di una Stella…una cara sorella insospettabile, l’aveva definita: la sua vera sorella.
In realtà, non c’era nessuna Stella traditrice se non lei. Ed era stato davvero difficile capire la differenza tra Lilliandil e la sorella minore. La differenza fisica almeno, perché dentro  non potevano essere più diverse.
Il Giusto, con una lieve pressione sulle spalle di Shanna, la fece scostare un poco da sé e la guardò in viso.
“Posso…posso farvi un’altra domanda?” chiese, quasi con la paura di peggiorare lo stato d’animo di lei.
Era davvero sconvolta, forse per essere rimasta chiusa in quell’orribile palazzo tanto a lungo, forse per quel che era accaduto alla sua famiglia, per il pensiero di avere una sorella traditrice, per suo padre ancora disperso chissà dove. Era stanca, esausta, tuttavia annuì di nuovo.
“Perché siete venuta da me? Perché non da Caspian, visto che è il Re e che probabilmente era quello più in pericolo?”
Shanna lo guardò negli occhi, scostandosi una ciocca di capelli dal viso. “Perché voi siete come me. Perché entrambi sappiamo cosa vuol dire avere a che fare con la Strega Bianca. Voi mi avreste capita, e mi avreste creduto”
Edmund annuì, un brivido lungo la schiena.
Aveva da subito sentito un’affinità con lei, fin dalla prima volta che l’aveva sognata. Sì, erano simili, molto simili. Entrambi vittime della Strega, sebbene in modo diversi. Entrambi soli ad affrontare un’impresa più grande di loro. Un ruolo che non credevano di poter rivestire, di non essere abbastanza capaci.
“Avrei tanto voluto farvi da guida” sospirò amaramente la fanciulla. “Anche se ero rinchiusa qui, io vi ho sempre osservati. Sia prima, per volere della Strega, che dopo. Non vi ho mai abbandonati. Anche se non potevo usare i miei poteri per aiutarvi, potevo vedervi e sapere se stavate bene, almeno finché non sono divenuta così debole da non riuscire più nemmeno a fare quello”
“E io” saltò su Shira, stimandosi tutta, “raccontavo a Shanna quello che non riusciva a vedere nei particolari”
“Già, tu che ruolo hai in tutto questo, piccoletta?”
Shira fece un ghigno. “Ricordate quello che vi dissi sulla nave di Calormen? Rabadash non si è mai accorto di nulla, ma ero lì solo per poter essere più vicina a voi, Maestà. Dopo il rapimento di Shanna, Aslan mi mandò da Tisroc e lui mi consegnò a suo figlio, ma fu tutto un piano perché potessi, almeno io, vegliare su di voi. Ogni giorno, quando Rabadash mi faceva uscire dalla gabbia per sgranchirmi le ali, volavo dall’Occhio di Falco al Veliero dell’Alba per accertarmi delle vostre condizioni. Poi, appena potevo, volavo qui da Shanna e le dicevo tutto”
“Anche grazie a Shira” disse la ragazza, accarezzando piano il collo dell’amica, “ho visto tutto quel che avete fatto: ho visto il vostro arrivo in mezzo al mare, la vostra avventura sulle Isole Solitarie, come voi Edmund avete ottenuto la Spada di Bern; come la piccola Gael si è unita all’equipaggio; come vostra sorella Lucy ha recitato l’incantesimo del libro del mago. Ho visto Re Peter incontrare Miriel; Emeth tarkaan ferito a morte e poi salvato dal cordiale miracoloso; il rapimento della Regina Susan da parte di Rabadash, anch’egli un’ignara pedina della Strega Bianca. Ho assistito alla trasformazione di Eustace in drago, ho visto la promessa d’amore di Re Caspian e della Regina Susan. Tutto quanto. Sempre più debole, sempre con più fatica, ma ho visto. E se chiedeste a mia sorella di raccontarvi i particolari di tutto ciò, lei non potrebbe rispondervi, perché lei non vi ha seguiti, io si! E voi dovete credere a tutto quello che vi ho raccontato, Maestà, vi scongiuro! Non sto raccontando bugie!”
Edmund e Shanna si guardarono negli occhi per un attimo.
“Mi credete, vero?” chiese lei, disperata.
“Sì, certo che vi credo” ammise il ragazzo. “Siete come Miriel, una dei veri Figli di Aslan. Non potete mentire”
Shanna dilatò i grandi occhi e sorrise. “Sì, sì, è così!”
“Adesso so che la stella che ci ha guidati qui non eravate voi. Non so come ho fatto ad intuirlo, ma lo sospettavo fortemente, sapete? E vedrete che anche gli altri Re e Regine capiranno chi siete non appena vi vedranno. Venite”
Edmund allungò una mano verso di lei e Shanna, dapprima titubante, allungò la sua e la strinse.
La mano di lei era piccola e fredda. Il ragazzo la strinse di più e la condusse con sé.
“Non abbiate timore, non vi accadrà niente”
Lei smise di piangere, si asciugò gli occhi e lo guardò, le iridi brillanti. Senza preavviso, posò la mano libera sul petto del giovane e si alzò in punta di piedi, posando le labbra sulla guancia di lui.
“Ooohhh! Ehi!” esclamò Shira, mettendosi tra i due.
Ma i ragazzi non le badarono. Shanna abbassò lo sguardo subito dopo, arrossendo violentemente, e per fortuna, ancora una volta i capelli le coprirono il viso.
“So che mi proteggerete, so che mi aiuterete a uscire di qui, e che troverete mio padre. Ho fiducia in voi, Maestà.”
“Edmund” mormorò lui, schiarendosi la voce divenuta improvvisamente roca. “Chiamami Edmund…Shanna”

 
 
 
 
 
 
 
 
Avrei voluto continuare, cari lettori, ma mi sono detta “slow down, non tutto insieme…” XD
Salve a tutto, come state? Spero bene, e faccio gli auguri a tutti quelli che stanno per tornare a scuola…o forse sarebbe meglio dire che vi faccio le condoglianze…T____T non v’invidio….
Ditemi cosa pensate di questo capitolo e della tanto attesa Shandmund!!! Si sono incontrati, oh yes!!!!!! Ed ora il gruppo è al completo!!!
E avete visto che non è successo nulla alla nostra Susan??? Dai, vi pareva che le facevo perdere il bambino?? Certo che no!!!
 
Ringraziamenti a:

Per le preferite:

ActuallyNPH, Alice_wonderland94,  Angel2000, Anne_Potter,  arianna17, ArianneT, Babylady, Ballerinasullepunte, catherineheatcliff, Cecimolli, Charlotte Atherton,  elena22, english_dancer, EstherS, Fly_My world,  Francy 98, FrancyNike93,  GossipGirl88,  HikariMoon, ilove_tay_13,  Imagine15, Jordan Jordan, KaMiChAmA_EllY_,  King_Peter, La bambina fantasma, LittleWitch_, Lolli1D, loveaurora, Lules, lullabi2000, Mia Morgenstern, mmackl, Muffin alla Carota, Mutny_Hina, oana98, piumetta, Riveer, ScarlettEltanin,  Serena VdW, Serpe97, shoppingismylife, susan the queen, TheWomanInRed, Tsuki_Chan94, e  virginiaaa
 
Per le ricordate:

ActuallyNPH, Angie_V,  Cecimolli, Colette_Writer, dalmata91, LilyEverdeen25, postnubilaphoebus, susan the queen, e Usagi Kou
 
Per le seguite:

Allegory86, ArianneT, Arya512, Aslandm, azzurrina93, Ballerinasullepunte, Betely, blumettina, catherineheatcliff, Cecimolli, Chanel483, cleme_b, desmovale, ElenaDamon18, FedeMalik97, Fellik92, FioreDiMeruna, Fly_My world, FrancyNike93, GossipGirl88, ImAdreamer99, irongirl, Isobel Mary Weasley, ItsClaire, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, Jordan Jordan, Judee, LenShiro, Lisetta McCoy, Lucinda Grey, lullabi2000, Mari_BubblyGirls, Miss H_, piccolaBiby, piumetta,  Poska, Red_Dragonfly,  Revan93, Serena VdW, Smurff_LT, susan the queen,  SweetSmile, Tsuki94, _Maria_, _Rippah_ e __Stardust
                                                        
Per le recensioni dello scorso capitolo:

Angie_V,  Charlotte Atherton , EstherS, FioreDiMeruna, Fly_My world,  FrancyNIke93, LittleWitch_ , mmackl, piumetta, e Serena VdW
  
Angolino delle Anticipazioni:
Nel capitolo 46 (oooohhhhhhh) ancora Shandmund: dovranno uscire dal castello e raggiungere il resto del gruppo. Troveranno Ramandu? Vedremo…
Caspian, e co. si vedranno un po’ meno, perché tocca a Lucy e Emeth avere una scena tutta per loro.
 

Annuncio!
Oltre ad aver raggiunto la fantasmagorica somma di 541 recensioni *muore e resuscita* vi annuncio con orgoglio che la nostra Queen è seconda nella categoria "Storie più Popolari" della sezione di Narnia!!! Grazie a tutti voi!!!!!!!! :D
 
Sondaggino:
Chi ancora non ha detto la sua sul sondaggio del piccolo Suspian, mi perdoni, ma devo mettere i risultati!!! Dai, vi do tempo ancora una settimana. Cercate di indovinare i nomi!!! Se ci pensate non è difficile.

 
Ragazzi, siamo alle ultime battute di Queen, ormai la battaglia giunge al termine. Credo che arriverò al capitolo 50, visto come si sono messe le cose, ma più in là di così non andrò. Per cui, ancora poche settimane e la storia si concluderà. Ma non disperate!!!
Io intanto vi do appuntamento come sempre alla prossima settimana!
un bacio e un abbraccio a tutti,
vostra Susan<3
   
 
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