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Autore: Loony Moony    09/09/2013    4 recensioni
"I piedi avvolti in sudici calzini arrivarono al pavimento del piano. Ginny aveva fatto proprio un bel lavoro: le loro figure colavano albume d’uovo a terra, molliche di pane sporche di tuorlo erano appiccicate alle loro caviglie scoperte ed evidentemente non avevano avuto il tempo di infilare l’unico paio di scarpe che avevano.
Neville mormorò veloce le parole, sperando nella riuscita del suo piano B."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amycus Carrow, Neville Paciock, Seamus Finnigan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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We, gente! Ebbene sì, sono ancora viva e, purtroppo per voi, scrivente. Questa cosa, diciamolo, l'ho pubblicata solo perché ultimamente l'ispirazione ha deciso di cambiare casa e non pubblicavo da... tre mesi? Più o meno, sì. Per i miei standard è tanto, e non sia mai che qualcuno pensi che io sia morta e abbia finito di inquinare questo sito meraviglioso con la mia roba. Ah-ah nonono. 
E ora, passiamo alla storia e smettiamola di parlare da soli, sì. Non ho molto da dire. Solo...se ci capite qualcosa siete pronti a ricevere un premio Nobel per l'Intelligenza (?). E se avete domande o se volete recensire un commento anche negativo è sempre il benvenuto. E, volevo dedicare la prima storia che pubblicavo dopo le vacanze a Ginevra 0002, che mi sopporta dalla prima storia pubblicata, ma fa troppo schifo, quindi non so se si può contare. Non mi resta che augurarvi buona lettura ^^

Lo scherzo delle scarpe

Le scarpe, simili ad orribili nidi neri, erano poggiate sulla pietra, poco sotto la finestra.
Dopo ore di osservazione attenta e minuziosa durante le terrificanti e inutili lezioni di Babbanologia (se si poteva ancora chiamarla tale) e Arti Oscure era giunto alla conclusione che Alecto Carrow aveva i piedi più grandi del fratello Amycus. La dimensione era l’unica cosa che faceva differire le loro calzature, poiché entrambi avevano una predilezione per graziosi rotoli di cartaccia nera arrotolata fino a strizzare e stritolare i loro piedi da troll. E per coronare il tutto, deliziose ali da pipistrello mummificate ne adornavano i lati.
«Allora, sai di chi sono?» chiese in un sussurro Seamus, dietro di lui.
Neville le squadrò e cercò di sovrapporle nella mente ai piedi dei due insegnanti.
«Alecto« affermò infine.
Un grugnito e un commento soffocato segnalarono l’approvazione del suo compagno di scorribande. «Fai tu o faccio io?» chiese Neville, e nella sua voce riaffiorò quel tono d’insicurezza di chi si deve appoggiare agli altri – quello che aveva cercato di soffocare in quei mesi.
Seamus si schiarì la gola, imbarazzato; di certo in Incantesimi non era una cima – faceva scoppiare in pratica tutto – ma Neville lo superava: non riusciva quasi a compiere a dovere un Incantesimo di Levitazione.
«Fai tu» dissero insieme. Si lanciarono un’occhiata e sfoderarono entrambe le bacchette. Neville cercò  di concentrarsi. Ginny aveva dovuto distrarre i due fratelli disseminando il piano superiore di cibo (proveniente dalla Testa di Porco) per fare entrare loro due nello studio e seminare un po’ di sana confusione.
Erano diventati ombre dei gemelli. Ombre terribilmente slavate e cupe.
«Sectumsempra!» gridarono insieme. Neville l’aveva conosciuto da Ginny, che a sua volta l’aveva imparato da Harry, ma ancora non sapeva se avrebbe funzionato su un corpo inanimato. Funzionò: sulla tela nera apparvero sottili graffi e fori.
Trovarono l’altro paio, quelle di Amycus, e le scambiarono: due scherzi in uno.
«E adesso? Non potremo mica lasciare la cara vecchia Alecto senza un ricordo della nostra visita…» disse Seamus, osservando le scarpe piccole rimaste intatte.
«Ma sono già più piccole» fece notare Neville, con un sorriso spento. «Non ci starà molto comoda… e poi dobbiamo prima finire quello che abbiamo cominciato, non abbiamo molto tempo.»
Ma già l’altro aveva puntato la bacchetta e mormorato qualcosa di non definibile. Poco importava definirlo, comunque, perché le scarpe esplosero ugualmente, con uno scoppio assordante, e la tela si disintegrò in tetri coriandoli neri. Prima che i pezzi danzanti si fossero adagiati sul pavimento, già erano risuonate voci stridule al piano superiore, e passi frettolosi avevano rimbombato sulle scale. Altrettanto velocemente i due ragazzi erano schizzati fuori dallo studio e si erano rifugiati dietro l’angolo del corridoio.
L’idea venne all’improvviso. Neville non era un genio neanche in Trasfigurazione, e lo sapeva, ma tanto valeva provare.
I piedi avvolti in sudici calzini arrivarono al pavimento del piano. Ginny aveva fatto proprio un bel lavoro: le loro figure colavano albume d’uovo a terra, molliche di pane sporche di tuorlo erano appiccicate alle loro caviglie scoperte ed evidentemente non avevano avuto il tempo di infilare l’unico paio di scarpe che avevano.
Neville mormorò veloce le parole, sperando nella riuscita del suo piano B.
 
Il giorno dopo Amycus, entrando in aula, sembrava di umore nero. Avevano avuto, prima di Arti Oscure, proprio Babbanologia, durante la quale Alecto aveva fatto lezione a piedi scalzi, per il quieto e cupo divertimento della classe.
Avevano contato sulla loro sporcizia, scommettendo che possedessero solo un paio di scarpe, e avevano indovinato.
Il passo di Amycus Carrow, oltre che irato, era strascicato, segno che i buchi cominciavano ad allentarsi . Bastava solo un…
BAM. La tensione della tela arrivò al punto di rottura (forse con qualche discreto aiuto esterno) e le scarpe scoppiarono come palloncini.
E lì, davanti a tutti, invece dei piedi da troll di Amycus comparvero due deliziose, soffici zampe da gattino infiocchettate di rosa.
E sì, quello scherzo era solo l’ombra dei precedenti; e sì, loro erano solo l’ombra dei gemelli; e sì, Hogwarts e i suoi studenti erano solo l’ombra di ciò che erano stati.
Ma quei sorrisi, quelli erano reali, e luminosi di speranza.



 
 
  
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