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Autore: Ammie    09/09/2013    5 recensioni
Mia madre non c'è più, detesto mio padre e non riesco a guardare negli occhi mia sorella. Letteralmente.
Nonostante l'oscurità che mi circonda riesco a vedere una piccola luce, che proviene dal sorriso del nuovo guardiano.
Un guardiano del buio, oltretutto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Hayato Gokudera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il guardiano del buio.
 
Potevo cavarmela anche da sola, Hayato-kun. Però grazie.
 
 
Il sole scaldava, il cielo era limpido, gli uccelli cinguettavano, tutto sembrava normale.
Io, invece, ero in cucina a bere del caffè, pensando nel frattempo a come superare la giornata.
Shopping.
La prima cosa che mi venne in mente. Avevo a disposizione un'enorme quantità di denaro, quindi non avrei avuto problemi. Lo shopping riusciva sempre a distrarmi per qualche ora.
Arrivai in camera e mi cambiai cercando qualcosa di comodo, che equivaleva a qualcosa che avevo già tirato fuori dagli scatoloni.
Un'altro vestito, a quanto pare.
Bianco, senza spalline, con le balze. Lo adoravo, me lo aveva spedito Shamal per il mio ultimo compleanno insieme a una foto che lo ritraeva con una donna.
Mi girai verso il comodino, sorridendo di fronte a tutte quelle sue foto. Non avevo mai avuto una famiglia, questo era vero, ma lui in qualche modo mi aveva aiutato, facendomi sentire amata.
Uscii da casa, rendendomi però conto che non sapevo dove andare.
"Ciaossu, Chiara."
"Reborn-san?"
"Proprio io, femmena. Come sono andate le tue prime ore in Giappone?"
"Mmh..." pensai un attimo, prima di decidere a come rispondere. "Abbastanza bene."
"Sono venuto a dirti di non prendere impegni per il pomeriggio. Arriveranno delle persone."
Sospirai, probabilmente avevano saputo della grande notizia.
"Hanno saputo che il Borgia sopravvissuto ha fatto ritorno alla mafia?"
"No, li ho invitati personalmente. Devi conoscere gli alleati della famiglia."
"Dove?" chiesi, anche se non avevo molta voglia di conoscerli. "E a che ore?"
"Presentati a casa di Imbranatsuna verso le quattro."
Annuii e ripresi a camminare, ma mi bloccai dopo qualche passo.
"Reborn-san, dove sono i-" Sbuffai, era sparito nel nulla. "Negozi...?"
 
Solo dopo una buona mezz'ora arrivai di fronte a un grande centro commerciale.
É enorme.
M'incamminai al suo interno girando per i vari negozi, finché non riconobbi una voce familiare.
"C-Chiara-chan..."
Mi girai, trovando di fronte a me Chrome-chan assieme ad un ragazzo alto, con dei lunghi capelli dal colore simile a quello di lei.
"Ciao." dissi ricambiando il sorriso. "Come mai da queste parti?"
"Uhm... M-Mukuro-sama ha insistito per dei nuovi vestiti e..."
Lo guardai: era l'eleganza fatta persona. "Mukuro Rokudo?"
"Hai già sentito parlare di me?" chiese, baciandomi la mano come un vero cavaliere.
"Sì. Ora sei libero, a quanto pare."
"Beh..." guardò la ragazza con sguardo tenero. "Ho promesso che sarei tornato. Vero, Chrome-chan?"
Lei arrossì, prima di annuire timidamente.
"Oggi ci sarai anche tu, vero?" chiesi speranzosa.
"A c-casa del Boss? Non posso... Ho altri p-progetti..."
"Progetti?" s'intromise Mukuro. "Quali progetti?"
Chrome diventò ancora più rossa di quando lui l’aveva guardata dolcemente. Imbarazzata, mormorò: "Uhm... Hibari-san e io-"
"Kyoya-san?" disse alterato, prima di allontanarsi con passo svelto.
"Mukuro-sama!" urlò ricorrendolo.
Rimasta sola sospirai, chiedendomi da quanto tempo Rokudo Mukuro era a piede libero. Entrai nel primo negozio che vidi, notando subito alcuni vestiti molto belli. Sotto consiglio di un bel commesso ne comprai un paio, ma quando mi accorsi che stava sbirciando nella scollatura del mio abito me ne andai infastidita, lanciandogli un’occhiataccia.
Girando l'angolo di uno dei grandi corridoi mi scontrai con un gruppo di ragazzi che, avendo notato subito le curve che Madre Natura mi aveva donato, iniziarono a fare battutine idiote.
"Di dove sei, bambola?"
"Non di qui." replicai seccata.
"Dai, vieni con noi... Ci divertiremo."
Cercai di andarmene, ma quello più alto mi prese un braccio. "No, grazie. Scusate..."
"Dai, ti piacerà... Siamo-"
"Ehi!" disse una voce conosciuta.
Mi prese lo stesso braccio e piano mi tirò dietro di sé. "Andatevene, lo dico per il vostro bene."
Sentendo come risposta una fragorosa risata, mi sporsi da dietro Hayato.
"Non c'è niente da ridere, stupidi." dissi semplicemente.
Non appena uno di loro udì le mie parole cercò di avvicinarsi, ma lui lo prese per la maglietta e gli sussurrò all'orecchio.
"Fuori dai piedi. Ora." intimò loro.
Solo dopo un buon minuto di sguardi minacciosi decisero di battere in ritirata. "Andiamocene, ragazzi..."
"Che stavi facendo?" mi chiese poi duramente, una volta allontanato il gruppo.
"Shopping." dissi sorridendo.
"E quei tipi? Che cazzo volevano?"
Per qualche attimo mi soffermai a guardarlo: aveva le mani chiuse a pugno, il respiro irregolare e dagli occhi spalancati si poteva benissimo notare una forte irritazione.
"Potevo cavarmela anche da sola, Hayato-kun. Però grazie."
Sospirando, si passò una mano tra i capelli. "Io... Al diavolo, ti accompagno."
"Dove?" domandai.
"Dovunque tu debba andare. Shamal mi ha detto di tenerti d'occhio e poi sono il braccio destro del Decimo."
"Ehm..." dissi dubbiosa. "Va bene..." continuai a camminare. "Che ci fai qui, a proposito?"
"Non ti riguarda." rispose bruscamente.
Alzai un sopracciglio. "Ascolta, visto che ti do tanto fastidio perché non mi lasci sola?"
"Non ho detto questo."
"Da come ti comporti sembra il contrario..." dissi sospirando.
 
"Da come ti comporti sembra il contrario..." disse sospirando.
Sbuffai, cercando in fretta una risposta che però non arrivò.
"Davvero, Hayato-kun. Ora sono un guardiano della famiglia. Sono abbastanza forte per gestire situazioni del genere."
A stento soffocai una risata. "A me non sembrava proprio."
Alzò gli occhi al cielo, mentre entrammo in ascensore. "Non sempre è necessario usare la forza."
Mentre aspettavamo di arrivare al piano giusto rimanemmo in silenzio, quindi mi soffermai a riflettere su quella frase. L'Italia mi aveva insegnato il contrario, soprattutto nel mondo in cui vivevo.
Ricordo benissimo quando mio padre mi disse la forza è tutto, se non la usi non sopravvivi. Quello sguardo gelido, quella voce distaccata, tutto mi spingeva a scappare via. Ma, in fondo, cosa poteva fare un bambino di neanche cinque anni?
"...Hayato-kun?"
"Uhm, sì?" l'ascensore si era aperto. "Certo." dissi sbrigativo, per poi seguirla.
Con mia sorpresa, notai che arrivammo in un negozio di costumi estivi. "Ti aspetti che io entri lì?" domandai.
"Beh..." disse con aria di sfida, arricciando il naso. "Se non te la senti puoi andare via, braccio destro." sottolineando le ultime parole con sarcasmo.
Non pensavo potesse essere così...
La vidi avvicinarsi a un bikini rosso intenso, proprio come le sue labbra.
...Intrigante.
Mi avvicinai con passo svelto, in modo da evitare le eloquenti occhiate delle donne che mi circondavano. Stava osservando il costume, e nel farlo si stava mordendo il labbro inferiore.
Ero a disagio per la situazione, non potevo negarlo.
Avevo già accompagnato mia sorella a fare shopping, ma con lei era strano.
"Che ne pensi?" mi chiese a un tratto, mostrandomi quel piccolo tessuto rosso.
"Ehm..." degluitii, riuscendo fortunatamente a calmarmi. "Non me ne intendo-"
"Scusate ragazzi, avete bisogno di una mano?" m'interruppe una commessa.
Chiara sarebbe stata la mia rovina.
 
Probabilmente starà pensando che sono stata la sua rovina.
Girai di nuovo l'angolo con un sorrisetto, prima di attraversare la strada. A stento riuscii a trattenere una risata quando ripensai al colore della faccia di Hayato nel vedermi indossare quel bikini.
“Per di qua.” disse indicandomi la strada giusta, distogliendomi dai miei pensieri.
“Ah… giusto.” Mormorai, sentendo in lontananza delle voci. Non mi sbagliai: davanti alla casa del Boss c’erano almeno dieci auto completamente nere e super lussuose. Molti uomini in giacca e cravatta stavano chiacchierando, ma quando ci videro si zittirono subito e ci lasciarono passare.
Chissà di che famiglia si tratta…
Notai che Hayato era tranquillo mentre mi faceva strada fino alla porta per poi suonare il campanello.
“Oh, ciao Gokudera-kun!”
“Buon pomeriggio, signora Sawada.” rispose educatamente.
Gli occhi della donna si posarono su di me, scrutandomi con dolcezza materna. “Sei un’amica di Tsu?” chiese.
“Uhm… Certo, sì…” dissi un po’ confusa. “Sono Chiara.”
“Chiara-chan, che bel nome! Tsu è di sopra, entrate pure.” disse sorridente.
“Grazie.” disse Hayato.
Mentre la signora entrava in cucina, noi salimmo le scale.
“Lei non sa-”
“No.” mi bloccò subito.
Annuii, prima di entrare nella camera del Boss.
“Decimo… È permesso?” chiese Hayato.
“Gokudera-kun, entra pure!” rispose Tsuna con enfasi.
“Boss.” Lo salutai, notando un ragazzo biondo alle sue spalle.
Esitò prima di parlare, guardandomi sorpreso. “C-Chiara-chan! Anche tu qui?”
“Reborn-san mi ha detto di venire…”
Dopo un incomprensibile borbottare di Hayato, il biondo parlò. “Reborn? Da quanto non ci vediamo…” poi, mentre il Boss s’immergeva in una conversazione col suo braccio destro, si rivolse a me. “Piacere, io sono Dino Cavallone.”
Strabuzzai gli occhi. “Cavallone? La terza famiglia più influente nell’alleanza?”
“Esatto, sono conosciuto anche come Dino Cavallo Rampante. E tu sei, signorina…?”
“Chiara… Borgia.” indugiai nel rivelare il mio cognome, ma dato che a quanto pare era molto amico del mio Boss non potei fare altro che svelare la mia identità.
“Borgia…? La figlia di Michele e Lucrezia?” mi domandò finalmente in italiano.
“S-sì… Come fai a saperlo?”
“Beh… la tua famiglia è famosa. E non solo per il suo passato…”
Capii subito che alludeva all’incendio e al conseguente smembramento della potente famiglia.
“Giusto…” sussurrai.
Vedendomi in difficoltà, spostò il discorso verso qualcosa di più leggero. “Allora, come te la cavi in Giappone?”
“Beh… finora è andato tutto bene.” risposi abbozzando un sorriso.
“Difficile la lingua, eh?”
Risi. “Già.”
“M-ma Gokudera-kun ti può aiutare, in fondo anche lui è italiano!” s’intromise il Boss.
“Certo, Decimo!” replicò con occhi brillanti.
 
“Ragazzi, la cena è pronta!” sentimmo la madre di Tsuna chiamare dal piano di sotto.
Avevamo passato il resto del pomeriggio a conoscerci meglio. Sia Tsuna che Dino rimasero scioccati nell’apprendere che quel donnaiolo di un dottore era il mio tutore.
“Dino-san, ti fermi a cena?” chiese il Boss a un certo punto.
“Volentieri!” replicò entusiasta.
“Gokudera-kun, Chiara-chan, voi?”
“Ecco, non voglio disturbare… Preferisco andare a casa.” dissi.
“Guarda che ci sono forchetta e coltello.” disse Dino ridendo.
“Oh, d’accordo.” sorrisi. “Hayato-kun, tu che fai?” chiesi subito dopo. Notai che nel chiamarlo col suo nome Dino gli scoccò una strana occhiata, prima di inciampare nei suoi stessi piedi.
“Tsk. Non posso rifiutare un invito del Decimo…” borbottò.
 
“Grazie per avermi accompagnata, H-Hibari-san.” dissi piano e timidamente.
Com’era minaccioso nella sua tenuta della Nanimori. La luce della luna illuminava appena la sua figura, ma i suoi occhi brillavano come noi mai.
“Hn. Di niente, erbivora.” rispose.
Si avvicinò di scatto a me, bloccandomi contro un muro.
“M-mi dispiace se… M-Mukuro-sama ha rischiato di rovin-” cercai di dire, ma non ci riuscii.
La sua bocca era entrata in collisione con la mia, avida e vogliosa di quel che avevamo iniziato da alcune settimane. Mi schiacciò sempre di più contro quel muro, facendo aderire completamente il suo corpo con il mio.
Si staccò solo per un secondo da me. “Basta parlare.” Disse, prima di baciarmi di nuovo.
 
“Ahh… Nngh…” gemette piano.
Avevo il respiro affannoso, ero sudato e sporco, ma non m’importava. Abbassai lo sguardo verso Chrome, l’erbivora con la quale avevo iniziato a divertirmi da un po’ di tempo.
“H-Hibari… San…” sussurrò con le guance rosse.
Spinsi sempre più a fondo, sempre più forte, finché non mi svuotai dentro di lei nello stesso momento in cui lei veniva per la quarta volta.
Rotolai nel terreno arido per non schiacciarla col mio peso e rimasi a guardare il cielo nuvoloso mentre i nostri respiri pesanti si facevano sentire. Mi girai verso di lei, notando la sua espressione timida.
Dio, com’era inebriante quell’innocenza.

 
Rieccomi!
Inizio con l’amaro in bocca, perché l’estate sta finendo e la scuola ricomincia.
Io, ad esempio, inizio giovedì.
Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo, specialmente l’ultima parte. Adoro Chrome e Hibari, sono la mia coppia preferita!
Per favore, RECENSIONI sono bene accette.
Un bacio,
Maddie.
  
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