Fanfic su artisti musicali > Austin Mahone
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Autore: _ShelovesherIdols_    09/09/2013    0 recensioni
Sheere Parkinson, una ragazza da un vita piuttosto normale che tutto ad un tratto si ritrova a combattere nel luogo che più odia, l'ospedale. Che ruolo potrà mai avere una pop star, in una vicenda del genere? Tra scenari seri e comici sboccerà un'amore impossibile.. o forse no?
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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               *Dedico questo capitolo a Nicole, la mia migliore amica, che mi ha minacciata
                all’invero simile per pubblicare il capitolo. Ti voglio tanto bene minacciatrice*
 
Sheere’s pov.
«Ehi, cosa succede?»
Ero così confusa che in un primo momento non identificai il soggetto davanti a me, ma quando mi imposi di guardare quella persona, pensai di avere una qualche allucinazione. Quello davanti a me non poteva essere Austin Mahone, quello davanti a me non poteva essere la pop star che faceva impazzire milioni di ragazze.
Mi ricordai solo dopo che mi aveva appena posto una domanda, e che io probabilmente ero inguardabile dato le lacrime che solcavano il mio volto. Con gesti veloci cercai di  pulirmi il meglio possibile con le mani, arrossendo imbarazzata.
«N-niente» dissi tentando di apparire poco sconvolta. Tentativo fallito dato che, purtroppo, la mia voce mi tradì. Vedendo che non accennavo a muovermi dalla mia posizione, si abbassò fino ad arrivare alla mia altezza, guardandomi fissa negli occhi.
«Non sono stupido e, purtroppo per te, neanche sordo. Sai, dovresti imparare ad abbassare il volume del cellulare» esclamò imbarazzato, toccandosi il cappello che indossava. Lui aveva sentito tutto, merda. Mi innervosii sentendo quelle parole, qui la gente ormai non poteva avere un po’ di privacy.
«Farti un po’ gli affari tuoi, no?» domandai con tono duro cercando di sostituire il tono ancora incrinato dalle lacrime. Doveva apparire davvero patetica quella scenata ai suoi occhi. La ragazza in lacrime che cercava di fare la dura. Davvero deprimente.
«Mi spiace.. non..» sussurrò con tono dispiaciuto interrompendosi immediatamente. Pensai volesse finire la frase con un ‘non volevo’, evidentemente invece voleva origliare eccome. Abbassò la testa interrompendo il contatto tra i nostri occhi forse a disagio dal mio sguardo insistente. Mi sentii in colpa rendendomi conto di averlo trattato male. Forse, per aver origliato di proposito, un briciolo gli interessava di me.
 
“Meno canne sheere, evidentemente gli hai fatto solo pena” esclamò una vocina nella mia testa, il mio subconscio. Ogni tanto la parte ‘razionale’ del mio cervello, faceva capolinea e si divertiva distruggendo ogni mia piccola speranza. Per farla spiccia si, signori e signore io parlavo da sola col mio cervello. Di male in peggio.
“Molto incoraggiante direi” pensai irritata.
 
«E sentiamo un po’, cosa hanno udito le tue orecchie?» chiesi sospirando pesantemente. Evidentemente dio in quel periodo ce l’aveva con me. Non bastava tutta la sfortuna che avevo avuto fino a quel momento, adesso ci mancava solo la pop star origlia discorsi. Alzò il volto con un’espressione pensierosa e allo stesso tempo sollevata dal fatto che non lo avessi attaccato di nuovo.
«Mm.. ero una donna, ti ha espressamente chiesto di andare da ‘loro’ perché aveva brutte notizie. Immagino fosse un osped..»
«Ok, ok! Basta, ho ascoltato abbastanza» lo interruppi, rabbrividendo nel sentire l’inizio di quella parola. Questa storia non mi piaceva per niente, e temevo per come sarebbe andata a finire quella strana chiacchierata.
«Lo so, non dovevo origliare ma è stato più forte di me.. i-io vorrei aiutarti» proferì con tono deciso, calcando sulle ultime parole. Rimasi basita a quella sua affermazione. Fui tentata di chiedergli di ripetere visto che, per la seconda volta in una giornata, pensai di avere le allucinazioni. Mi veniva quasi da ridere, era tutto così assurdo!
«Ma.. ma neanche mi conosci!» obbiettai sentendo crescere dentro di me un moto di ansia misto a curiosità. Insomma, quale persona sana di mente si sarebbe offerta di, come aveva detto lui, aiutarmi?
«Piacere, sono Austin» si “presentò” lui tendendomi la mano con un sorriso stampato sulle labbra. Pensava di essere divertente o cosa?
«La tua mano l’accetto solo se mi aiuti ad alzarmi» esclamai incrociando le braccia al petto. Forse io e la gentilezza non andavamo proprio d’accordo, ma doveva pur vedere con che persona stava avendo a che fare.
 
“Andiamo Sheere, una pop star sta conversando con te, sii gentile” irruppe un’altra volta quella vocina fastidiosa. Ok, ogni tanto faceva la magnanima però restata sempre irritante e molto fastidiosa. E forse, calcando molto il ‘forse’, aveva ragione in quel momento.
 
«È sempre un passo avanti» rispose facendo spallucce, sorridendomi. E io che pensavo si sarebbe rifiutato mandandomi a quel paese, mmh.. Austin-1 Sheere-0. Mi soffermai un attimo ad osservare il suo sorriso, non avevo mai visto un sorriso più bello di quello. Era uno di quei sorrisi che ti trasmetteva felicità e dolcezza, voglia di vivere e che allo stesso tempo ti rassicurava. Perché tutti i ragazzi non avevano un sorriso come quello?  Altro punto a favore suo. Si alzò tornando alla sua altezza naturale porgendomi nuovamente la mano, che questa volta accettai con piacere tornando finalmente in piedi. Notando però, quanto fosse alto l’individuo davanti a me, fui quasi tentata di tornare a sedermi per terra. L’altezza era il mio tallone d’Achille, anche una formica era più alta di me. No, forse il paragone era un po’ azzardato, ma il concetto era lo stesso. Tuttavia andavo fiera del mio metro e sessanta. Le nane, come consolazione detta da parte di Lydia, avrebbero dominato il mondo.
«Esattamente, cosa fai per essere così alto?» domandai pensierosa, chiedendomi seriamente come certa gente potesse essere così alta.
«Io niente, forse sei tu troppo bassa» rispose lui con un sorriso divertito. Allora aveva proprio voglia di scherzare.
 
“Uhh, questa brucia nanetta, altro punto per il Cowboy” roteai gli occhi incrociando le braccia al petto. E  va bene, altro punto a lui. Tre a zero, ottimo direi.
 
«Ok, questa te la concedo» ammisi avendo in risposta un sorriso trionfante «ma tornando alle cose serie, perché vuoi “aiutarmi”?» chiesi subito dopo, mimando fra virgolette l’ultima parola. Lui sembrò pensarci su un attimo, ma lo fermai ancora prima che potesse aprire bocca.
«Che sia chiaro, l’ultima cosa che voglio è che la gente provi compassione o pietà nei miei confronti» lo avverti schiettamente, senza fare nessun giro di parole. Ero sempre stata quel tipo di persona diretta, senza peli sulla lingua. Odiavo i giri di parole, preferivo di gran lunga essere schietta e sincera nel dire quello che pensavo. ‘Pregio’ che però mi faceva odiare da tutti, o almeno, dalla gran parte delle persone che conoscevo.
«Sei una tosta» affermò guardandomi con sguardo curioso. Feci spallucce senza contraddirlo.
«Non troppo però, senno poi mi brucio» me ne uscii io con una delle mie battute squallide. Ecco gli effetti devastanti dell’imbarazzo di avere un ‘vip’ davanti a me. Mi grattai la testa imbarazzata farfugliando un ‘lo so era pessima’, ma lui rise lo stesso facendomi sorridere.
«No, era divertente» mi contradisse ridacchiando.
 
“Stavolta a chi va il punto, eh coscienza!? A me, capito? Vuoi lo spelling? A M-E.” si ok, ero proprio da ricovero.
“Taci cogliona, che lui è già a tre” mi canzonò quell’amore di coscienza che mi ritrovavo. Ecco come in due secondi scemò tutta la mia felicità.
 
«Comunque, sinceramente non so cosa mi stia spingendo a fare tutto ciò, so solo che dopo quello che ho ascoltato, non ti lascerò in pace» esclamò fissandomi con quei grandi occhi verdi.
 
“Allettante” feci una smorfia sconcertata. Non potevo davvero aver pensato quella cosa. Stare a contatto con la mia coscienza mi faceva male, altro che. Scossi la testa tornando a pensare come una persona normale. Ripensai a quella sua affermazione redendomi conto che celava anche una domanda. Glielo avrei permesso o no? E a darmi una conferma di quello che pensavo, era proprio lo sguardo ansioso di sapere una risposta, che mi stava rivolgendo.
 
«Una specie di stolker, no?» chiesi rompendo quel silenzio imbarazzante. Mi guardò stranito.
«Si..! Oddio cosa mi fai dire, volevo dire no! Forse stolker in un diverso contesto. Oh andiamo, hai capito cosa intendo» si arrese alla fine sbuffando. Scoppiai a ridere vedendo come lo avevo messo in difficoltà, ma poi mi imposi di tornare seria.
«Oltre ad essere alto come un armadio, sei anche testardo» asserii stupita vedendo quanta determinazione aveva.
«Non penso di essere così alto, c’è gente ancora più alta» rispose toccandosi il mento pensieroso.
«C’è gente più alta di te? Oh povera me. Comunque sia, per me è già troppo.» dissi evitando di dire la mia su quello che aveva precedentemente detto. Era divertente come mi ostinassi a cambiare argomento, mentre ero solita ad andare sempre al nocciolo del discorso. Mi contraddicevo da sola, perfetto direi. Calò un silenzio nel quale tutti e due ci scrutavamo sfidandoci silenziosamente, facendo quasi a gara a chi avrebbe aperto per primo bocca.
«Aspetto una risposta» si arrese infine lui, articolando ogni parola lentamente come per darmi del tempo per riflettere.
«Accetteresti un no come risposta?» lo sfidai riducendo gli occhi a due fessure. Lui di tutta risposta scosse rigorosamente la testa sorridendomi sfacciatamente.
«Ho altre scelte?» chiesi ormai vicina all’arrendermi.
«Direi proprio di no» rispose con ancora quel sorrisetto sfacciato sul volto. Sbuffai rumorosamente, dovevo prendere quello che la vita mi offriva no? E nella vita c’era compreso anche quello, quindi perché no?
«E va bene, hai vinto tu» mi arresi alzando le mani. Altro punto a lui. Dovevo ammetterlo, aveva tutte le carte in regola per essere un bravo giocatore.
«Perfetto» gongolò lui porgendomi una mano. Alzai un sopracciglio guardandolo confusa.
«Dovrei stringerti la mano?» chiesi non capendo il senso di quella mano tesa. Lui fece segno di no, come per dire ‘ritenta e sarai fortunata’.
«Se vuoi soldi, sappi che non ho neanche un centesimo» lo avvertii facendo riferimento alle mie tasche vuote. Lui sbuffò con l’ombra di un sorriso sulle labbra.
«Dammi il telefono» disse alla fine, rivelando la funzione della sua mano tesa. Che diamine doveva fare col mio telefono?
 
“Forse darti il suo numero?” disse ironicamente la mia cara e amata coscienza. In effetti era l’unica possibilità plausibile. Tastai le tasche, arrivando alla conclusione di non trovare il mio telefono. Mi guardai intorno verso il basso, ricordandomi del trattamento poco gentile che avevo riservato al telefono.
«Cerchi questo per caso?» chiese il cantante mostrandomi il mio telefono.
«Ehm, si quello è il mio telefono e non ha per niente un bell’aspetto» risposi imbarazzata, contemplando lo stato di quel povero oggetto che reggeva in mano. Probabilmente non gli era sfuggita la parte in cui lo tiravo da qualche parte nel prato. Annuì porgendomelo, direi che la fantastica idea di darmi il suo numero era sfumata.
Alzai lo sguardo verso il ragazzo davanti a me che per qualche strano motivo, nonostante la mia sfiga, sorrideva sicuro. Stavo per chiedergli se gli si fosse mai bloccata la faccia, insomma quel ragazzo sorrideva troppo, ma mi interruppe ancora prima che iniziassi a formulare la domanda.
«Dammi tu il tuo numero, ti manderò io un messaggio nella speranza che tu riesca a trovare una soluzione.» disse infine lui porgendomi il suo di telefono. Mi brillarono gli occhi all’idea di avere un iPhone 5 in mano, di certo i soldi erano l’ultimo dei suoi problemi. Digitai il numero sulla tastiera, rendendomi poi conto di non sapere come salvare il numero.
«Huston, abbiamo un problema. Salvalo tu, non so come si fa» risposi restituendogli il costoso telefono.
«Come ti chiami?» chiese toccando qualche tasto del telefono.
«Sheere» risposi a bassa voce sperando che capisse. Il mio era un nome particolare, e lo adoravo proprio per quello. Ma la gente non capiva mai subito quale fosse il mio nome.
«Sheere? Che bel nome, non l’ho mai sentito» disse lui alzando lievemente la testa, digitando ancora qualcosa sul telefono. Sussurrai un ‘grazie’ aspettando che finisse di scrivere il tutto sul telefono. Abbassai lo sguardo sull’orologio che indossavo al polso notando che erano passati molti minuti da quando mi ero assentata dalle mie amiche, mi staranno dando per morta come minimo.
«Penso dovrei tornare dalle mie amiche, si staranno preoccupando» esordii dopo che finì di scrivere sul telefono. Lui annuì rendendosi conto che avevamo perso troppo tempo con quella chiacchierata.
«Hai ragione. Più tardi ti mando un messaggio per accordarci per domani. Non mi ignorerai vero?» sorrisi facendo cenno di no, non mi eccitava l’idea di farlo rendere parte a quello che mi sarebbe successo, ma se insisteva cosi tanto come potevo non ignorarlo?
«Ehi, ma tu sai chi sono?» chiese immediatamente. Evidentemente si era ricordato di non essersi presentato come le persone normali. O meglio, si era presentato, ma forse intendeva qualcos’altro.
«Certo, sei il gelataio che lavora vicino casa mia» risposi convinta ricevendo una sua occhiata confusa. Scoppiai a ridere godendomi la sua faccia.
«Ma ti pare? Certo che so chi sei» mi affrettai a rispondere prima che potesse dire altro. Come se ormai non lo conoscesse nessuno. Anche  i sassi sapevano che era un cantante famoso. Scosse la testa sorridendo.
«Adesso però vai, io aspetto ancora un attimo qui. Non vorrei che la gente pensasse male» continuai non vedendo l’ora di rimanere sola e pensare a tutto quello che mi era successo nell’ultima mezz’ora.
«Certo, allora ci sentiamo. Ciao» mi salutò rivolgendomi un ultimo sorriso.
«Ciao» sussurrai sorridendogli a mia volta. Si girò andando via, ma non distolsi lo sguardo finche non fui sicura che se ne fosse andato definitivamente. Mi lasciai cadere sulla panchina situata sotto l’albero contemplando il telefono distrutto che tenevo in mano. E dopo questo, adesso cosa aveva in serbo per me il destino?
 
*Spazio autrice*
Ok, sono riuscita ad aggiornare finalmente lol sto mettendo davvero tutta me stessa per questa ff, perché nonostante l’abbia iniziata da poco ci tengo molto. Che ne pensate finora? Mi piacerebbe tanto avere i vostri pareri, accetto di tutto! Volevo ringraziare anche le persone che hanno recensito, quelle che mi seguono e quelle che hanno solo letto. Grazie davveroo c:
Al prossimo capitolo ciaoo :3 

Vorrei chiedervi un piccolo favore, passereste su questa ff? E' una ff comica sui OneD e gli angeli custodi e ci terrei davvero tanto. Ringrazio gia adesso chiunque passerà c: Guardian Angels – Soul Mate
  
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