Eeeeeeccomi!!! XD Sempre grazie a XxTyki
MikkxX (Ringrazierò sempre chi mi commenta!), _namika_ e Noriko chan (sul forum
loro, ma commentano lo stesso!) Adesso leggete pure, spero che vi piaccia... Ho
avuto un pò di problemi a sendere questo capitoletto... XP Seventh Night – Silence Ormai
fissava da ore il paesaggio bianco fuori dalla grotta. La leggera pioggia di
qualche minuto prima si era trasformata col freddo pungente, ed era diventata
neve. Allen non accennava a voler smettere di guardare le punte degli alberi,
sembrava attratto dalla cortina bianca che turbinava in cielo. Lenalee gli stava
accanto, aggrappata al suo busto, con gli occhi chiusi. Il silenzio era sceso su
di loro da tempo, diventando pesante, quasi palpabile. Poi, un colpo di tosse da
parte del ragazzo, fece aprire gli occhi a Lenalee che lo guardò preoccupata,
temendo per la sua salute. “Hai freddo?” chiese, abbracciandolo ancora più
forte. “Non appena finirà di nevicare ci sposteremo, ma per ora riesci a
resistere?” Allen
non le rispose, però, voltandosi a fissarla negli occhi le disse: “Sai… io… ho
fatto un sogno, dopo che mi hanno portato nella Sede Asia.” Lei
parve non capire. “Un sogno? Che sogno?” Sgranò gli occhi mentre alla mente le
tornavano le immagini dell’ultimo che aveva fatto prima di allontanarsi dalla
nave, prima di abbandonare Lavi. “Beh,
non me lo ricordo bene, però ho visto te. Eri dall’altra parte di un lago,
seduta su delle rovine e piangevi… eri sola. Ho cercato di venire da te, ma
poi…” Esitò un attimo, incerto se raccontarle della figura che lo aveva
bloccato, la figura così simile ma così distante da lui. Quando lo aveva visto
quella volta aveva capito che erano uno il riflesso dell’altro anche se parevano
tanto diversi. “… poi
mi sono svegliato.” Concluse, decidendo di non dirle nulla. Lenalee parve sconvolta, portò le mani alla testa, chiudendo gli
occhi. Aveva capito di che sogno si trattava; era quello che la tormentava di
continuo, quella che la faceva svegliare con le lacrime agli
occhi. (Rovine… Delle rovine che conosci; delle rovine che non vorresti
vedere… perché questo significherebbe che…) “Allen…” affondò le unghie nella carne del ragazzo, senza
accorgersene, “Allen, tu… hai fatto quel sogno? Eri dall’altra parte del lago?”
Era turbata, lo si poteva vedere. Iniziò a tremare, ma non per il
freddo. (Plink. Un piccolo rumore, però è l’unico che ti giunge all’orecchio.
Ti volti e poi lo vedi… l’ultima cosa che avresti davvero voluto
vedere…) Allen
si portò davanti a lei, vedendo che tremava in modo incontrollabile. “No… No…”
La ragazza si prese la testa fra le mani. “No… No…” (Inizi
a piangere, le lacrime ti cadono copiose. Cerchi di non guardare, distogli lo
sguardo, ma sai di poterlo fare… E’ troppo importante per te…) “Allen! No!” Le immagini del suo sogno avevano iniziato a tornarle in
mente, a tormentarla. (Prendi quel corpo umido, e lo porti sulla sommità della rovina più
grande… Osservi attentamente quel volto privo di espressione e inizi a
ricordare, a crogiolarti nel dolore…) Allen
la abbracciò, cercando di infonderle calma e sicurezza. “Lenalee, calmati… Che
cos’hai? E’ a causa mia che soffri?” Glielo chiese sottovoce, come quella volta
prima di partire con la nave verso il Giappone. “Parlami Lenalee… il silenzio è
snervante.” “Io…”
Aveva smesso di tremare e si era aggrappata a lui, sentendosi improvvisamente
bene, come se fosse tornata a casa dopo molto tempo. “Allen… Non è colpa tua…
Non potrà mai essere colpa tua!” Allungò le braccia, fino ad allacciarle attorno
al busto del ragazzo e iniziò a singhiozzare silenziosamente. Tutto
sembra così naturale e così già vissuto. Quell’abbraccio, quelle parole che
suonavano così simili, quei singhiozzi smorzati ma penetranti. Però una cosa era
cambiata e non era il braccio in meno del ragazzo ma bensì le loro emozioni,
modificate al punto da quasi sentirle estranee a loro. Entrambi si sentivano
spettatori di quella scena, non protagonisti, quell’abbraccio lo vedevano da
diverse angolature. Poi, qualcosa li spinse a guardarsi negli occhi, a fissarsi,
senza dire nulla. Sentirono qualcosa impadronirsi di loro, un’emozione nuova,
conosciuta, ma assopita per troppo tempo. Fu allora che Allen chiuse gli occhi e
abbassò il volto verso quello della ragazza, che fece lo stesso. E quando le
loro labbra furono vicine, tanto quasi da sfiorarsi, un boato lontano li
risvegliò da quel torpore, catapultandoli nella
realtà.