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Autore: Lucy_Bastet    09/09/2013    3 recensioni
Sono la classica sognatrice di 20 anni alla ricerca di un'avventura e perchè no, anche del suo principe. La mia vita non poteva essere più noiosa fino a quando un bel giorno, sempre se si possa definire bello, scoprii di avere dei poteri. Da lì ho cominciato a scappare, confusa, dai “demoni” che mi inseguivano, perchè? Mi chiederete. Beh sono La Chiave. Di cosa? Lo scoprirete strada facendo.
Il mio nome?? Lilith.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto è iniziato un freddo giorno di novembre. Ero ad una festa. Ballavo in mezzo alla pista mentre Ian, il mio migliore amico, ci stava provando con la morettina di turno.
Ian è il mio "folletto" irlandese - come lo chiamavo io - ha gli occhi di un blu oceano spettacolari, i capelli biondi e un fisico davvero niente male, ci farei un pensierino se non fosse come un fratello per me.

Tornando a noi…

Mi muovevo indisturbata seguendo il ritmo… Adoravo ballare, mi faceva sentire libera… Quando delle mani si aggrapparono ai miei fianchi e una testa si poggiò sul mio collo lasciandomi un bacio. Stavo per morire dalla paura ma sentii quell’odore di cannella…

Mi hai fatto spaventare” dissi.

“Lo so, era quello il mio intento” non vedevo il suo volto ma ero sicura che avesse abbozzato uno dei suoi sorrisi.

“Ian, seriamente! pensavo fossi un maniaco. Stavo per stenderti a terra con una mossa di kung fu.” Lui rise

“E cosa ti ha frenato?”

“Il tuo inconfondibile profumo”

“Ti piace?”

“No” risposi secca, ma dopo qualche secondo non resistetti e iniziai a ridere.

“Invece sì! Va be’ passando ad altro... Cos’hai? Ti vedo stanca”

“Effettivamente un po’ lo sono. Forse dovrei andare a casa”

“Credo sia meglio. Dai, ti accompagno.”

“No no, non ti preoccupare, torno da sola. Che vuoi che siano 5 isolati? Siamo a Londra” gli sorrisi.

“Okay! Allora buonanotte, sorellina” disse baciandomi la fronte.

“Buona notte fratellone” dissi staccandomi per poi uscire dalla marmaglia di gente sudata che si strusciava.

Fuori da quel putiferio mi colpì l'aria fresca della notte. Feci un respiro profondo e mi incamminai verso casa. Stavo attraversando il fiume quando mi voltai e vidi il London Eye, mi fermai a guardare la ruota illuminata dai fuochi d'artificio, era spettacolare.
Mi ero trasferita in quella città da ormai due anni e ancora mi meravigliavo di quanto fosse bella e magica.

Erano le 3. Troppo tardi per girare da sola, perciò ripresi il cammino con passo più svelto. Non si sa mai che tipo di incontri si possono fare per quelle strade. Neanche il tempo di pensarci che sentii altri passi oltre ai miei. Mi voltai sperando non fosse un malintenzionato. Non l'avessi mai fatto.
C'era un uomo che si stava avvicinando sempre più, finchè non mi prese il polso e mi portò in un vicolo vincendo i miei tentativi di divincolarmi.

“Ehi, bellezza! Dove stai andando tutta sola?” mi alitò l'uomo. Aveva un pessimo odore ma per fortuna era da solo, avrei avuto più possibilità di scappare.

“M-mi lasci” gli risposi.

“Non prima di un bacetto, dolcezza” mi intimò.

Non mi sentivo molto bene e quell'odoraccio d'alcol non aiutava per niente. L'uomo continuava ad avvicinarsi. Avevo paura. Cercai di spingerlo via ma era troppo forte per me.

“Sei tosta, bambolina, ma per tua sfortuna non te ne andrai di qui tanto presto. Non prima di avermi accontentato.” L'uomo allungò le sue luride mani sulla mia gamba cercando di sollevarmi la gonna.

Non ce la facevo più, la testa iniziava a girarmi. Ero confusa, terrorizzata, così chiusi gli occhi. Non volevo guardare quel mostro, non volevo assistere a quell’incubo. Le immagini di quello che stava per accadere continuavano a vorticarmi in testa; io provai a ribellarmi sempre più spaventata quando sentii una strana energia scorrermi dentro. Una forza che andava aumentando sempre più, man mano che la sua mano saliva lenta lungo la mia gamba verso la mia intimità. Quando ormai vi era vicino non resistetti ed gridai con tutta la voce che avevo “Vai via!”.
Quel mio urlo era una vera e propria esplosione di energia con cui mi liberai di tutta l'ansia, la frustrazione che avevo dentro e sentendomi così di nuovo libera.

Quando riaprii gli occhi l'uomo non mi stava più addosso: era dall'altro lato del vicolo, a terra. Si stava rialzando, aveva uno sguardo spaventato e gridava.
“C-Come hai f-fatto?” lo guardai confusa “T-Tu mi hai l-lanciato! I t-tuoi occhi, i c-ca-capelli s-sono cambiati... C-Chi sei?” balbettò. Mi mossi leggermente, ma lui era troppo spaventato e scappò. Ero confusa. Non capivo di cosa stesse parlando... Gli avevo dato solo una spinta e lui doveva essere caduto. Ma perchè era così spaventato? E cosa avevano i miei occhi e i miei capelli? Non capivo...

La mia testa continuava a pulsare. Dovevo chiamare qualcuno, non avreiu resistito ancora per molto. Così presi il cellulare e con qualche difficoltà schiacciai i tasti per chiamare il mio salvatore.

“Pronto?” disse il ragazzo dall'altro capo del telefono.

“Ian... Corri... T-ti prego”

“Lilith, dove sei??” domando preoccupato.

“In un vicolo... Dopo il ponte” risposi con fatica.

“Arrivo!” disse serio e riagganciò.

Dieci minuti dopo sentii un rumore. Gridai spaventata e qualcosa uscì dalle mie mani in direzione del rumore. Tutto avvenne così velocemente che riuscii solo a vedere un ombra che si rialzava.

“Ahii” disse.

“C-chi è là?” domandai titubante.

“Lee, sono io, tranquilla” mi corse incontro. “Cos'è successo?”

“S-sono stata io?” ero frastornata.

“Dopo ne parliamo, ora dimmi cosa hai?”

“Io m-mi sento... Strana” dissi stanca

“In che senso? Cosa senti?” disse allarmato

“La... La mia testa! Sta esplodendo” dissi allo stremo delle forze

“Dai, ti riporto a casa” mi prese in braccio appena in tempo dato che svenni.

  
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