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Autore: Stay away_00    09/09/2013    5 recensioni
Essa inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia, poi sospirò in modo quasi teatrale.
-Voglio giocare.-
Annunciò.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Mikael, Rebekah, Mikaelson, Tatia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi di Klaus si aprirono, posandosi immediatamente sulla figura di Rebekah, stesa accanto a lui. Non ricordava cosa fosse successo, forse il dolore. Quello gli premeva nella mente e non riusciva a disfarsene, era li, promemoria dell’atto orribile che aveva compiuto suo padre. Quel dolore al petto, allucinante, era durato meno di un secondo.

Sbattè un paio di volte le palpebre, poi il suo sguardo corse alla casacca, sporca di sangue.

Suo padre lo aveva ucciso. Era quello il pensiero che gli tormentava la mente, poi un altro, prepotente e inutile, stupido e impossibile.

Se suo padre lo aveva ucciso, perché in quel momento respirava, pensava e… provava dolore?

Perché in quel momento sentiva una rabbia cieca invadergli la mente? Al pensiero di Tatia, Elijah, suo padre… tutto sembrava sconvolgerlo in una maniera nuova ed orribile, sentiva quelle emozioni prendere il sopravvento su di lui e attanagliargli lo stomaco, stringerlo in una morsa ferrea e promettergli sofferenze.

-Nik? E’ sangue? –

Fu sua sorella a distoglierlo dai suoi pensieri, non fece in tempo a rispondergli che nella camera entrò suo padre, tra le braccia stringeva una ragazza, poteva tenere si e no l’età di sua sorella Rebekah. Prese il pugnale che tante volte gli aveva visto adoperare in caccia e tagliò il polso alla donna, avvicinandolo al volto della ragazza spaventata ai suoi piedì.

-No! –

Klaus si precipitò accanto a sua sorella, cercando di fare qualcosa, cercando di proteggerla da quell’uomo che gli aveva fatto del male, cercando di fare qualcosa, quel qualcosa che prima non era riuscito a fare, ma suo padre lo spinse via, provvisto di una forza nuova, una forza sconosciuta. E poi vide quella scena, sua sorella che cominciava a bere dal polso della ragazza. La sua faccia non era disgustata, tutt’altro, sembrava che gli piacesse, come una delle zuppe che cucinava la loro madre. In quel momento l’uomo si sentì spaesato.

Cosa succedeva? Era un incubo quello? Uno scherzo crudele degli spiriti che sua madre venerava? Non lo sapeva, forse non voleva saperlo e non sapeva che fare quando suo padre avvicinò anche a lui la ragazza, gli premette una mano dietro la nuca e lo spinse in avanti, costringendolo ad assaggiare quel sangue.

Aveva un sapore nuovo, differente.

Era buono e più beveva più ne voleva. E più quel liquido scendeva lungo la sua gola, più sentiva una sensazione di potere nascergli nello stomaco. Si sentiva forte, invulnerabile. Per qualche attimo, si sentìì quasi all’altezza di suo padre.

Prese il braccio della ragazza e se lo premette di più sulle labbra, sentendo un dolore alle gengive e i canini allungarsi e affondare nella carne, quasi come se fosse necessario.

Non riusciva a pensare ad altro che a quella sete che gli era scoppiata nella mente e che mano a mano stava placando.

Poi, suo padre gli rubò la ragazza dalle braccia, ormai morente e la spinse in un angolo della camera, poi riservò uno sguardo ai due, ormai vampiri. Infine, cominciò a parlare.

 

Per quanto si sforzasse Niklaus non riusciva a capire le ragioni che avevano spinto suo padre a fare loro una cosa del genere. Non capiva perché l’immortalità e la forza per lui fossero tanto importanti, eppure anch’esso se ne sentiva attratto e se gli avrebbero chiesto di rinunciarci non lo avrebbe fatto.

Per la prima volta avvertiva che nessuno avrebbe mai potuto fargli del male, suo padre o sua madre non lo avrebbero più deriso, non si sarebbe più sentito il terzo in comodo. Non avrebbe più pianto. In quel momento ne era sicuro, non ci sarebbe stato più posto per le lacrime, se per sentirsi triste, ne per Tatia. In quel momento aveva compreso a fondo quello che era diventato e per la prima volta in tanti anni non aveva odiato se stesso, anzi. Si era sentito bene, libero.

Chiuse gli occhi per qualche attimo, poi si allontanò dalla sua famiglia, che in quel momento si trovavano radunati intorno al tavolo, come quando si doveva discutere di qualcosa di importante.

Ma in quel momento non c’era nulla per cui discutere, suo padre li aveva condannati all’oblio e all’eternità.

Suo padre li aveva condannati alla solitudine e al potere e quasi quella cosa gli piaceva, non sarebbe tornato indietro.

Arrivò al fiume, dove la mattina del giorno prima Tatia era stata sua, dove aveva trascorso innumerevoli giornate insieme ad Henrik e dove poteva sentirsi al sicuro, dove poteva almeno sperare di non essere solo. In quel momento c’erano lui e i suoi ricordi.

Sino a quando non sentii una mano posarsi sulla sua spalla e due labbra morbide e calde baciargli una guancia.

In un primo attimo pensò, o sperò che fosse sua sorella, ma non era così. Gli occhi da cerbiatta di Tatia lo scrutavano vagamente intimorita. Come se lui fosse una bestia feroce che poteva attaccarla da un momento all’altro. E Niklaus si sentiva proprio così in quel momento, si sentiva fuori controllo. Sentiva la rabbia, la paura e l’amore scoppiargli dentro e mescolarsi, rendendolo incapace di distinguere quello che provava, quello che stava accadendo.

-Nik… - La donna non continuò la frase, si limitò a mostrargli il polso fasciato, li, dove si potevano intravedere ancora della macchioline di sangue e lui poteva giorare di sentirne l’odore e desiderare quel liquido. Sentiva la gola in fiamme e una sete tremenda farsi strada in lui, ma resò in silenzio, aspettando che continuasse.

-Cosa ha fatto tua madre? –

Chiese infine, portandosi il polso al petto e stringendolo a se. Suo padre gli aveva raccontato anche di quel particolare. Aveva detto che Tatia era andata a trovarli, si era trattenuta pochi minuti con Elijah – aveva detto che piangeva – e poi aveva fatto per andare via, ma Esther glielo aveva impedito e aveva usato il suo sangue per la trasformazione.

L’uomo scosse la testa, rifiutandosi di parlare. Non voleva che lei sapesse.

La ragazza si prese il viso tra le mani  e cominciò a ridere, una risata amara, che il vampiro avrebbe ricordato con lo scorrere dei secoli, avrebbe fatto parte dei suoi incubi peggiori e dei suoi sogni più belli.

-Tua madre voleva uccidermi! Per quello che ho detto ad Elijah, ne sono sicura. Nik, devi capirmi, è stato tutto un errore. Amo lui, ho sempre amato lui. Ma voglio bene anche a te e… sono così confusa… -

Cominciò a parlare, senza mettersi un freno e non calcolando le sue parole, mentre il cuore del giovane perdeva un battito, mentre quel cuore si sgretolava e diventava nero come la pece. Mentre quel cuore si colmava di rabbia.

“Amo lui.”

Era stata pietà, era stata semplicemente pietà, lei non lo aveva mai amato, lei non avrebbe mai pensato a lui nel mondo in cui pensava ad Elijah.

Si mise in piedi, di fronte alla fanciulla.

Non avrebbe mai sorriso, come sorrideva ad Elijah.

Non avrebbero avuto dei bambini.

Non si sarebbero sposati.

Semplicemente non sarebbero mai stati insieme, o lei avrebbe tradito suo fratello. E lui? Lo avrebbe mai fatto.

-Sta zitta! –

Urlò, con la rabbia visibile nei suoi occhi pieni di lacrime. Con la rabbia che gli faceva tremare le mani.

La rabbia che lo spinse ad afferrare con una mano la gola della ragazza e con l’altra strappargli il cuore. Quel cuore che non sarebbe mai stato suo. Quel cuore che non doveva appartenere a nessun’altro.

E in quel momento ci fu il silenzio, nessun pianto. Persino nella sua testa tutto aveva taciuto.

E poi, come se fosse arrivato in ritardo il tonfo del corpo della ragazza sull’erba, insieme ad esso il cuore della ragazza.

In un primo mento il ragazzo non capì cosa stesse succendendo, sentiva l’odore del sangue, della morte.

Si ritrovò a portarsi la mano alle labbra e ad assaggiare il sangue della donna che aveva tanto amato, poi abbassò il capo, facendo ricadere le braccia lungo i fianchi. Poco dopo si inginocchiò accanto al cadevere e urlò, sia per il dolore fisico che psicologico. Sentiva come se tutte le ossa del suo corpo si stessero rompendo e se qualcuno lo avrebbe visto in quel momento avrebbe giorato che i suoi occhi erano diventati color oro.

A quel punto, quando il dolore fu passato, sentii le lacrime cominciare a scorrergli sul viso, mentre si chinava e poggiava il capo sul petto della ragazza, cominciando a piangere, sino a quando non sentii una presenza alle sue spalle.

-Niklaus. –

La voce di Elijah. 

   
 
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