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Autore: biberon    09/09/2013    2 recensioni
“Abbiamo dovuto farlo.” Disse la madre di Gwen con gli occhi lucidi.
“Ma è una ragazza dolcissima! Gentile, bella, educata, spiritosa! È una mia grande amica!”
“Capiscici, Duncan, ti prego. Lo facciamo per proteggerti!”
“Da cosa?!”
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Duncan era un ragazzo punk, forte, intraprendente, ribelle, ma buono.
Courtney era una ragazza bella, ordinata, intelligente, intraprende e dolce.
Gwen era una ragazza sola.
Lei era diversa, lei era un pericolo …
Ma lei voleva solo qualcuno, qualcuno che l’apprezzasse e l’amasse, qualcuno … lo voleva disperatamente, con tutta se stessa.
Ed era pronta a fare qualsiasi cosa per averlo.
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Ohilà gentaglia! Chi si rivede! Dopo aver pubblicato, ieri sera, allo stremo delle forze, un capitolozzo bello e crto rieccomi qui, a servirvene un altro. Specialità della casa, vi prego di gustarvela. E già che ci sono, avrei da comunciare una cosa: a chiunque segua la mia FC "L'invisibile perscutore" vi inform0 che ho aggiornato. Spero di trovare tante recenzioni a chiuqnue abbia voglia di leggere, potete trovarla come ben sapete sul mio profilo. E già che siete lì vi chiederei cortesemente di fare un salto ad un'altra mia storia "Who is the father", storia interattiva. Ho bisogno anche del vostro voto! Ringrazio tutti e corro ad aggiornare A tutto reality Hunger games e la mia FC sulle medie: Ciaooooo a tutti!


"Siamo soli ..."
“Già …” disse Duncan.
“Beh, meglio se guardiamo un po’ di tv, non credi?” chiese lei sorridendo.
Lui acconsentì, per sciogliere l’imbarazzo.
Guardarono un reality show vietato ai minori di diciotto anni e bevvero un sacco di birra.
Gwen dentro di sé non riusciva più a trattenere l’impazienza: era una bomba che stava per esplodere!
Voleva Duncan, volevo che lui fosse suo e voleva essere sua completamente.
Decise di lasciare che lui si ubriacasse, perché le avrebbe reso tutto più facile. E in ogni caso … a lei l’alcool non faceva alcun effetto.
Non sapeva perché, ma voleva aspettare la sera per usare il filtro, insomma … voleva che fosse tutto speciale.
Era la prima volta, dopotutto.
E se non cel’avesse fatta?
Se si fosse lasciata trasportare dai suoi istinti?
Se il suo lato “cattivo” avesse preso il sopravvento nel momento sbagliato?
Si sentiva come in Twilight, solo che lei aveva un po’ di ciascuno: le voglie di Bella e le paure di Edward.

Passarono due ore davanti alla tv.
La ragazza occhieggiò la cotoletta fredda abbandonata sul tavolo della cucina, contornata da grosse foglie di insalata fin troppo verdi.
Storse il naso.
Povero Duncan, costretto a mangiare quella roba!
Lo guardò.
Lui si era addormentato con la testa sulla sua spalla.
La gotica gli passò delicatamente una mano nei capelli.
“è ora …” pensò. “O non farà effetto.”
Si alzò dal divano facendo attenzione a non svegliare il punk e si diresse in cucina.
Nei giorni precedenti aveva notato un grosso frullatore moderno attaccato alla corrente.
Prese dal frigo un po’ di fragole e le lavò sotto l’acqua fredda del rubinetto.
Le ficcò malamente nel frullatore senza nemmeno togliere le parti verdi e aggiunse un po’ di zucchero.
Pregò che il rumore non svegliasse Duncan e premette il pulsante per farlo funzionare.
Scoprì con piacevole sorpresa che era uno di quei frullatori super costosi  ultimo modello, di quelli che fanno il rumore pari ad un soffio.
Quando le fragole vennero ridotte ad un composto rosastro omogeneo, pieni di particelle verdi minuscole, lo versò in un bicchiere (preso dalla credenza) ed estrasse dal tascone della gonna la bottiglietta.
“Chissà che sapore avrà …” pensò, e ne versò qualche goccia nel frullato.
Poi intinse le dita nella pozione e le succhiò.
“Mh, bleah!” esclamò disgustata.
Sapeva di pasta cruda mista a matite per colorare e una punta d’amaro.
Si rimise in tasca l’intruglio e disse “Duncan!”.
Lui non rispose, si limitò a grugnire e a girarsi sul divano.
Lei batté le mani, forte.
“Duncan!”
“Che succede?!” rispose lui alzandosi di scatto.
“Va tutto bene, è solo che … hai saltato il pranzo, mi sembrava carino che tu … bevessi questo specialissimo frullato che ti ho preparato!”
“Che dolce che sei!”  esclamò il punk stiracchiandosi e raggiungendola in cucina.
Gwen avvertì un forte dolore alla pancia.
Ma che diavolo stava succedendo?
Si premette la mano destra sullo stomaco.
Una fitta dolorosissima le squarciò il vetre.
Si dovette trattenere per non urlare.
Come … cosa … cosa le stava accadendo?!
Ma certo, la pozione!

Duncan bevette il frullato tutto ad un fiato.
“Com’è, buono?” chiese lei sforzandosi di sorridere nonostante il dolore.
“è … insomma … mh …” Duncan non riuscì a terminare la frase, perché cadde in ginocchio latrando come un cane randagio.
“Dunk! Che succede?!” chiese lei allarmata.
“Ah! La mia pancia ...!” rispose lui piegandosi con le mani sui fianchi.
“Ma che …?”
Lui cadde definitivamente sdraiato a terra e prese a contorcersi come un verme, lanciando urla atroci.
“Duncan!” gemette lei terrorizzata.
Dalla bocca del ragazzo cominciò a scedere un abbondante colata di schiuma giallognola, e i suoi occhi divennero bianchi.
“Aiutami …” sussurrò, poi ricadde picchiando la testa, molle come un sacco di patate.
“Vecchia strega!” sputò Gwen. “Ci ha avvelenati!”
Si piegò in avanti anche lei e cadde in ginocchio.
“La testa … gira tutto …”
Tutti i contorni della casa le apparvero sfocati.
“Ahhh …” gracchiò, la gola in fiamme.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, e ad un tratto le sembrò di stare affogando e di essere in mezzo alle fiamme allo stesso tempo.
Poi tutto si fece nero.
 

 
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Gwen aprì un occhio, poi l’altro.
Era sdraiata, questo era certo.
Su un letto.
Un attimo … quale letto?
Alzò la testa, e scoprì di essere stesa tra le lenzuola di Courtney.
Accanto a lei c’era una persona.
Ne vedeva i contorni molto sfocati.
“Tutto bene, bellissima?” le chiese Duncan accarezzandole il viso.
Lei si sentì subito molto meglio.
“Cosa … cosa ci faccio qui?” chiese stordita.
“Ti ho vista a terra e così … oh, non importa. Come sono contento che tu ti sia svegliata! Sei la luce dei miei occhi, vederti spenta è stata per me una vera tragedia.”
“Io … la luce dei tuoi occhi?”
“Certo che sì, mia adorata!” esclamò lui allargando le braccia.
No! Non era possibile! Non erano stati avvelenati, allora! Aveva funzionato! Sì! Sì! Sì! Benedetta vecchia strega!
La gotica sorrise.
Poi decise di provocarlo, di vedere fino a che punto arrivava la magia della strega.
“E Courtney?” chiese dolcemente.
“Chi è Courtney?” rispose lòui con naturalezza.
Lei si sentì percorrere da una scossa di brividi lungo tutta la schian dorsale.
Si mise seduta di scattò e gettò le braccia al collo del ragazzo.
“Che ore sono?” gli chiese.
“Le otto meno un quarto …” rispose lui.
Gwen rifletté.
Era restata svenuta per un sacco di tempo … ma lui era rinvenuto prima di lei! Eppure … aveva preso più pozione!
“Fa niente.” Pensò.
La pozione aveva avuto effetto anche su di lei, perché lo amava ancora più di prima.
Non sapeva per quanto sarebbe riuscita a trattenersi.
Lanciò un’occhiata alla finestra della stanza.
Fuori era buio.
“Direi che è più che sufficiente …” bisbigliò.
“Che cosa?!” chiese Duncan.
Lei non ripose, si limitò ad alzarsi dal letto e a prenderlo per un braccio.
“Che fai?!”
Gwen lo trascinò nella camera matrimoniale e chiuse la porta a chiave.
“Finalmente!” esclamò,  e i suoi occhi passarono dal nero al rosso in pochi secondi.
“Gwen, non capisco, che succede?”
Lei non disse nulla.
Afferrò le maniche della t-shirt nera del ragazzo e gliela tolse.
In pochi secondi anche i calzoni fecero la stessa fine.
“Gwen … io …” inizò lui, ma lei gli tappò la bocca.
Era tempo di smettere di essere sola.
Si sfilò il top nero e lo infilò nella bocca del punk per quanto ci stava.
Poi si tolse anche la gonna, rimanendo solo con la calzamaglia nera e il reggiseno.
Lui sorrise.
“Ho capito, tu …” bofonchiò attraverso la stoffa del pezzo sopra di Gwen.
Lei gliela levò di bocca e si stese su di lui.
Poi posò le labbra sulle sue, finalmente.
Avrebbe voluto gridare.
Catturò la sua lingua e ci giocò amorevolmente.
Non aveva un briciolo d’esperienza, questo no, ma aveva la passione.
E lui non era da meno.
Appena capì le intenzioni della ragazza, sotto l’effetto del filtro d’amore, cominciò a strofinarle le mani sulla schiena ormai nuda fatta di pelle candida.
Lei si sentì prendere da infinite vampate di calore e percorse con le dita i contorni del petto di Duncan.
Lasciò la sua bocca e gli baciò il mento e il collo mentre lui continuava ad accarezzarla …
Quando arrivò alla base del collo, fu come se qualcuno le avesse dato una mazzata in testa con una spranga di metallo.
Si sentì girare un po’ la testa.
Vide le vene del collo del ragazzo pulsare, gonife di snague.
Sì, era così invitante, così … si leccò le labbra.
Ora poteva farlo.
Aveva un desiderio così irrefrenabile di bere che dovette infilare completamente le lunghe unghie nere nel materasso per trattenersi.
Il suo lato malvagio prese lentamente possesso di lei.
No! On poteva permetterglierlo!  O sì?
Lui aveva smesso di coccolarla e la guardava spventato.
Lei scoprì i denti.
“Devo … trattenermi …” si disse, prendendosi la testa tra le mani e pigiando sulle tempie.
“Gwen, cosa …”
“Non .. ce … la … FACCIO!” quest’ultima frase Gwen la disse con una voce innaturale, non la solita melodica e flautata voce, ma una voce mostruosa e inumana,una voce roca e grezza.
“Cristo, io chiamo un’esorcista!” esclamò Duncan allontanandosi da lei con un guizzo.
La gotica gli infilò le unghie nella carne del braccio e lo attrasse a sé.
“Non ci provare!” sibilòl, sempre con quella voce mostruosa e inquitante, e gli leccò le labbra.
Lui si divincolò.
“Gwen, calmati, cerca di controllarti …”
Lei gli strinse forte la testa tra le mani.
“Mi fai male …”
La ragazza scoprì i denti e urlò “Non ce la faccio!!!!!!!!!!!!!”
Si gettò su di lui e lo atterrò.
Rotolarono giù dal letto provocando un rumore infernale.
Lei gli ricadde sopra con le ginocchia posate sul suo petto.
Si chinò in avanti e scoprì i denti.
“Tesoro, non ho mkai visto nessuna comportarsi così la prima volta …”
“Sta’ zitto, umano!”
“cosa intendi con “umano?”
Lei lo zittì dandogli una botta in testa.
Il punk mugolò.
Gwen gli parì un piccolo taglio sotto la mandibola.
Una goccia di sangue scintillante rotolò sul collo del ragazzo …lei se la gustò con la lingua.
“E ora … bevo!” esclamò.
Orami aveva perso ogni controllo, teneva il ragazzo bloccato a terra con le ginocchia sul torace e gli avambracci bloccati in alto.
I suoi denti allargarono le piccole ferite gemelle.
Altro che succhiotti.
Altre due gocce scesero.
Lei si affrettò s succhiarle, protrasse labbra e denti, pronta a prosciugarlo …
 
 
“Ferma, brutta ***** succhiasangue!”
 

 
   
 
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