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Autore: _Ery1999_    09/09/2013    1 recensioni
Riuscirò a trovarla, le arriverò alle spalle e la guarderò sussultare, la bacchetta pronta, salda nella mano stretta a pugno. Le sorriderò e quella bacchetta cadrà in terra, sentirò i suoi capelli solleticarmi il collo. E poi, non riuscirò a resistere ancora alle sue labbra calde...
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Correvo per lei   
 
 
Non sento niente. Non sono triste, né felice. Non ho caldo, né freddo. Non sento niente. Avverto una pesantezza dentro, però, una zavorra nel cuore di cui non riesco a liberarmi. Un’ancora che sembra squarciarmi il petto e mi trascina verso il fondo. Anzi, no, non c’é nessun fondo. Semplicemente, sento una forza che mi strappa le ali e mi impedisce di volare. E’ strano possedere la consapevolezza di poter raggiungere il cielo ma non averne la forza. Improvvisamente, una sicurezza mi penetra nei pensieri e si dilata nella mia mente come un’emicrania crescente: sono morto. Guardo una lapide bianca, liscia, fredda, direi, se solo potessi toccarla, identica a tante altre in questo cimitero vuoto. Stavo correndo, è l’ultima cosa che ricordo. Correvo perché non volevo combattere. Correvo perché quelle urla strazianti di dolore mi dilaniavano la coscienza. Correvo perché quel Marchio bruciava troppo sulla carne. Ma soprattutto, correvo per lei.

Il vento mi graffia il viso e il freddo congela i sensi. La brina stride, si lamenta, calpestata dai miei passi impetuosi che arrancano quasi con disperazione. Non mi rendo conto subito di star correndo. Ansimo, il sangue rallenta nelle vene. Il cuore pulsa. Devo trovarla, devo quantomeno riuscire a scorgerla da lontano, al sicuro, viva. Ingoio il suo nome, e sento la gola aspra, secca, amara. Il mio sguardo percorre freneticamente centimetro dopo centimetro la vallata che si estende dinnanzi a me, le macerie ancora fumanti di Hogwarts, gli alberi cupi, stanchi, nella speranza di intravedere anche solo uno stralcio della sua figura, captare una singola nota della sua voce. Ma niente. Lei non c’é.
- Protego – un incantesimo rimbalza e muore contro il mio scudo, e io non mi volto indietro, non colgo la sfida, non sazio quella sete di sangue, pateticamente assente dentro di me. Corro. Corro e cerco. Cerco lei.
Schivo altri anatemi  ma non mi fermo. Non mi nascondo. Non mi arrendo. Riuscirò a trovarla, le arriverò alle spalle e la guarderò sussultare, la bacchetta pronta, salda nella mano stretta a pugno. Le sorriderò  e quella bacchetta cadrà in terra, sentirò i suoi capelli solleticarmi il collo. E poi, non riuscirò a resistere ancora alle sue labbra calde. Sì, andrà così. Voglio dirle ciò che sarà, tra noi. Quando le porterò la colazione a letto, un bacio sulla fronte, lei ancora raggomitolata nelle coperte sfatte. Quando le chiederò di aiutarmi a preparare la cena, inveendo contro quegli aggeggi babbani che ama tanto, e che anche io ho imparato ad amare, amando lei. Quando specchiandomi nei suoi occhi avrò la certezza di essere a casa, e di essere felice, e di voler rendere felice lei, e farla sentire a casa. Quando di notte mi stringerà a sé e il mio corpo sarà per lei fonte di protezione, le mie parole scacceranno i suoi incubi. Quando nel suo grembo custodirà le nostre vite fuse assieme, le nostre anime legate indissolubilmente in un unico io. Quando saremo vecchi e ci assopiremo davanti al focolare crepitante, vicini, mano nella mano, le fedi strette al dito, fredde, perfette. Il Lago Nero è placido, immobile, inquietante. Prendo fiato e non sono certo di quanti battiti abbia perso in questo singolo istante. Lei è lì, di spalle, la schiena rigida e i vestiti strappati in più punti. I miei piani sfumano, le mie gambe sembrano cedere, un urlo spinge contro lo sterno.
- Hermione! – si gira di scatto e i nostri sguardi si incatenano, il suo sembra trascinarmi verso di lei. L’adrenalina fluisce nuovamente in me e i muscoli si contraggono, la corsa riprende e sul mio viso si dipinge un sorriso felice, gemello al suo. E’ un attimo, pochi metri ci separano. Nessun’ avvisaglia, nessun segnale concreto, nulla muta sul suo volto radioso, solo una sensazione, tremenda, orribile. Maledettamente vera. Quando sento che niente può salvarmi, non mi do neanche la pena di voltarmi, sarebbe inutile. Un lampo verde si abbatte fra le mie scapole, non sento dolore. Muoio nel suo sorriso, nei suoi occhi luminosi, muoio nel rimpianto di non averle raccontato il nostro futuro assieme. Semplicemente, muoio.


La pioggia scroscia e picchia contro il marmo di quella lapide, scorre sul mio nome inciso su di essa. Mi immergo in quella desolazione irreale mentre il diluvio cresce e il boato dei tuoni lacera il silenzio di quel luogo infestato da cadaveri addormentati. Un’ombra fende l’aria senza far rumore e si accovaccia dinnanzi a una bara, la mia bara. La vedo posare in terra dei gigli bianchi.
Hermione...
La materia del mio essere è nient’altro che polvere, eppure, inspiegabilmente, il dolore mi attraversa, mi scuote, lacrime invisibili solcano un volto che non c’è. O forse è solo la pioggia. La sua espressione rimane vuota per attimi interminabili, fino a quando il calore di un suo sospiro si perde nella tempesta. Piange e io vorrei stringerla, sussurrarle ciò che non potrà sapere mai, mentre il suo viso è fradicio, fradicio di acqua amara.
- Avrei voluto morire con te, dopo una vita felice trascorsa insieme... – riesce a dire, prima che altri singhiozzi spezzino le sue parole. E in quel momento la vedo con un altro uomo e figli non nostri, e mi dico che non è giusto, non è giusto perché lei doveva essere mia e io suo. La rabbia ghermisce un cuore fermo, un cuore che non sono sicuro di possedere ancora, quando allungo una mano e cerco di stringerle il collo in una morsa leggera, affettuosa. Non si accorge della mia presenza, non può sentirmi, né vedermi. Non sente niente. Cazzo, no. Lei deve sapere, ad ogni costo. Spingo e scalcio, come se volessi liberarmi da corde inconsistenti che mi cingono il corpo, ed entro in lei. Violo la sua mente, e provo le sue emozioni, colgo i suoi pensieri, vedo i suoi ricordi. Ho quasi paura di ciò che sto per fare, forse perché temo di perdere lei, o forse di perdere me stesso, abbandonando questo mondo di cui sono sempre stato parte. Fino ad ora. Sospiro e proietto nella sua mente le immagini della mia morte e di ciò che è stato prima, quando ancora speravo un futuro insieme a lei. Riguardiamo con gli stessi occhi quel film che ora mi sembra interminabile, riviviamo le mie sensazioni, le mie paure, i miei desideri, e infine, quel terribile presentimento. Le immagini cessano di scorrere e io vengo risucchiato verso l’esterno, inesorabilmente. Hermione è pietrificata, la bocca semiaperta e gli occhi spalancati, vitrei. Il mio fantasma si accovaccia accanto a lei, osservo la pioggia attraversarmi da parte a parte.
- Draco... – la sua voce è  un fievole palpito, tremante, incerto. Si volta verso una presenza che non riesce a vedere, scossa, distrutta.
Sono qui.
Mi chino e la bacio, assaporo la dolcezza delle sue labbra pallide. E lei sembra quasi ricambiare, sembra quasi percepire quel tocco assente, quel profumo solo mio che tanto diceva di adorare. Chiude gli occhi e io le poso il palmo della mano sulla guancia, che sembra quasi prendere colore.
- Ti amerò per sempre – mi dice, l’angoscia le fa tremare la voce, e la pelle si bagna ancora di lacrime.
Anch’io. Anch’io, Hermione.
Si alza e scompare nel grigiore del paesaggio. Sento solo il cancello arrugginito cigolare in lontananza. Una luce abbagliante mi acceca e mi sembra di cadere, di lievitare, di librarmi in un cielo mai stato così limpido.
Ti aspetterò. Non dimenticarmi, amore.  
 


Angolo Autrice...

Ieri notte ho scritto questa one-shot senza pretese tutta d’un fiato. Ad ogni modo sono abbastanza soddisfatta del risultato... Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio,

 
_Ery1999_       
  
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