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Autore: aris_no_nami    09/09/2013    1 recensioni
All’inizio del mondo, quando la terra non era ancora una sfera e quando l’uomo non esisteva, il Tutto era solo uno spazio di cielo costellato. Un piccolo angolino di cielo blu notte con tanti puntini caldi e bianchi.
Erano tutte stelle calde, non ce n’era una di fredda.
E così era da secoli.
Un “giorno”, in un piccolo spazio nel cielo, nacque una stella fredda. Era piccola e fredda. L’unica di tutto il cielo.
C’era chi non la voleva e chi la proteggeva a tutti i costi.
E così fu per altrettanti secoli.
Ma, un “giorno”, un gruppo di cinque stelle, stanche di stare sempre ferme li, e desiderose di conoscere il Tutto, decisero di lasciarsi andare nel vuoto.
Caddero per tanto tanto tempo.
Però, nella caduta, si ruppero in mille pezzi e non tutte caddero sullo stesso posto.
Certe caddero in alto, tra le nuvole, certe un po’ più in basso, tra l’aurora boreale e certe più in basso di tutte, sulla terra.
Angeli.
Diavoli.
Umani.
(...)
Ero ormai a pochi metri dal bus che questo partì.
Rimasi immobile ad osservarlo andarsene.
Era uno scherzo?!
E per completare l’opera cominciò a piovere.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprii gli occhi di scatto.
Era stato tutto un sogno.
Guardai la sveglia accanto al mio comodino.
Le 3 del mattino.
Mi alzai in velocità, cercando di riassumere tutto quello che era successo in sogno …
Mi tolsi il pigiama e mi infilai dei pantaloncini da corsa e una maglia grande.
Passai per la camera di Dylan e lo trovai ancora beato tra le braccia di Morfeo.
Perfetto.
Uscii di casa cercando di fare il meno rumore possibile.
Appoggiai la schiena alla porta e pensai.
Se era stato tutto un sogno … perché mi sentivo così turbata …
Feci un profondo respiro per poi muovere due passi verso la strada.
Ero sul marciapiede a guardare l’infinito che avevo davanti.
Senza pensarci due secondi di più cominciai a correre come non avevo mai fatto.
L’aria fredda che mi tagliava le gambe e il volto. Il sole appena tramontato. L’asfalto umido dalla notte prima. E tutta la strada mia.
Mi buttai in mezzo alla strada e continuai a correre.
Era una sensazione unica … come se tutto il mondo fosse sotto il tuo controllo … non c’era nessuno … solo io e la strada infinita …
Ancora più veloce!
Volevo arrivare al mio massimo, al mio limite. E superarlo.
Andavo sempre più veloce …
Probabilmente stavo correndo da parecchio …
Quando lo faceva il tempo moriva e perdeva significato. Quando sentivo di poter raggiungere il cielo semplicemente saltando … in quei momenti il tempo moriva e perdeva valore.
Aprii le braccia, come per spiccare il volo. Sentivo che da li a poco avrei potuto farlo.
Presi tutte le mie forze e feci lo scatto.
Sentivo la terra mancare sempre di più sotto i miei piedi.
Saltai … allungai le mani verso l’alto e …
Lo vedevo. Vedevo il cielo a un palmo da me …
-Ahia … cacchio, ahia … ah … che male! Che male!
Ma perché dovevano sempre succedere a me queste cavolo di cose?!
Aaaah! Che rabbia!
Cercai di alzarmi, ma ovviamente ricaddi.
-AAAAH! VAFFANCULO!
Urlai.
Dietro di me sentii delle risatine.
-Chi cazzo è che ride di me?
Chiesi irritata girandomi.
Mi ritrovai davanti un tipo rossiccio con i capelli mossi e un po’ lunghini.
Oh cavolo …
-Taemin …
Sussurrai.
-Scusa ma sai … è stata una scena esilarante … scusami.
Disse, ricominciando a ridere come un idiota.
Anche nella realtà doveva essere così odioso?!
-Be, scusa se sono inciampata. Ora, visto che sei la, potresti anche darmi una mano?!
Chiesi irritata.
Lui mi si avvicinò ridacchiando ancora. Mi mise un braccio intorno alla vita e mi aiutò ad alzarmi.
-Dove abiti?
Mi chiese.
-Caroline Street.
Bofonchiai.
-Come? Così lontano?
-Si … se per te è troppo lontano non serve che mi porti. Tanto non è nulla di grave alla gamba …
-Ah, ok. – disse mollandomi – Comunque non era per quello … era … perché …
Cercò di dire, trovando le parole giuste
-Non sembri una tipa molto atletica e con molta resistenza per arrivare da li così velocemente … tutto qui.
Concluse grattandosi la testa.
-Fanculo Lee Taemin.
Dissi, per poi ricominciare a correre altrettanto velocemente.
Aaah … quel tipo … non poteva rompere solo in sogno?!
 
Arrivai davanti casa e trovai Dylan seduto sui gradini a bere una tazza di caffè.
-Che intenzioni avevi?
Mi chiese secco.
-Volevo solo correre.
Risposi, passandogli accanto.
Mi diressi in cucina con lui che mi veniva dietro.
-Lasciare un biglietto troppa fatica, vero?!
-Tanto. Cosa volevi che mi succedesse?
-NON VOLEVO PROPRIO NIENTE!
Urlò battendo il pugno sul tavolo.
A quel rumore chiusi gli occhi e mi strinsi nelle spalle.
Non sopportavo i rumori forti … o per lo meno certi …
-E ALLORA CHE CAVOLO TI ALTERI?!
Urlai a mia volta.
Non rispose e rimase fermo a guardarmi negli occhi.
-Cambiamo stato. Ce ne andiamo in Corea del Sud. A Seoul. Il prima possibile. Vado a fare le valige.
Detto questo me ne tornai in camera, cominciando a fare le valige.
Quando ebbi finito, mezz’ora dopo, mi buttai sul letto spoglio.
Prima di andarmene mi sarei dovuta lavare …
Guardai il soffitto bianco.
Ero stata li per un mese. Avevo fatto le mie amicizie. Avevo la mia vita. Avevo la mia scuola. La Royal Ballet. Ma dopo aver fatto quel sogno … non potevo rimanere li senza opporre resistenza.
Quel sogno …
In se niente di strano … ma … ma erano le sensazioni che mi avevano dato quei tipi …
La, al momento, non me n’ero accorta. Ma adesso, dopo aver ragionato su tutto …
Kibum … Jonghyun … Minho … Taemin …
Erano solo quattro …
Improvvisamente mi rivenne in mente Taemin. In effetti … che cavolo ci faceva in una delle vie più ricche di tutta Londra?
-Ah … basta …
Cercai di non pensarci più e andai in bagno per lavarmi.
Aprii l’acqua ghiacciata e mi ci fiondai sotto.
Dovevo darmi una svegliata. E alla svelta!
Mi asciugai velocemente, per poi tornare in camera mia.
Riaprii una valigia a caso e presi la prima cosa che mi venne in mano.
Un vestito di jeans morbido, lungo fino alle ginocchia.
Ballerine nere e per finire un cerchietto leopardato.
Richiusi la valigia e scesi al piano di sotto, in cucina.
-Hai finito?
Chiesi a Dylan, che stava bevendo un altro caffè, adesso vestito per bene in un completo nero.
-Si. Vado a prenderti le valige.
Disse, salendo al piano di sopra.
Io intanto salii in macchina.
Presi il cellulare e andai sulla rubrica.
Dovevo solo premere due tasti e tutta la mia vita di Londra, tutta la mia vita di un mese, sarebbe andata persa per sempre.
Seleziona tutto …
Elimina.
Fatto.
Ora avrei cominciato una nuova vita a Seoul. E avevo l’impressione che sarebbe durata più del solito.
Sentii il bagagliaio aprirsi e Dylan mettere dentro le mie valige. Poi, la porta del guidatore si aprì e lui entrò.
Si sistemò per bene per poi sospirare.
Fece partire la macchina in direzione dell’aereoporto.
-Perché?
Mi hciese di punto in bianco.
-Perché hai deciso così senza preavviso di spostarci?
-Perché di solito ti mandavo un telegramma?!
Chiesi io, alterandomi un po’.
Non ci badò e continuò
-Ti eri fatta parecchi amici, eri la studentessa più brava della Royal Ballet e avevi anche trovato lavoro. Quindi, perché?
-Non puoi definire amici delle persone che conosci da solo un mese. Mi stavano intorno solo per i soldi e per il mio aspetto. Sono brava in tutto ciò che faccio. E, in fine, posso trovare un posto come modella dovunque io voglia.
Si … ero parecchiopiena di me.
Cioè … non ero piena di me, ma era quello che si vedeva. Quella era solamente una maschera che mi ero creata per proteggermi …
-E Jasper?
-Lui non era niente. Solo un lecca piedi. Se n’è andato con tutta la mia rubrica.
Risposi, sventolandogli il cellulare davanti gli occhi.
Sbuffò.
-Devi sempre essere così fredda. Comunque, cambiando argomento, questa mattina sei stata via per un’ora e mezza. Sei andata a correre?
-Si.
Risposi secca.
Evitai il discorso che mi ero fatta male alla caviglia e che avevo incontrato Taemin …
Intanti il silenzio aveva pervaso il veicolo.
Improvvisamente sentii qualcosa andare addosso alla caviglia e farmi parecchio male.
Mi piegai su di essa e cominciai a massagiarla.
-MA CHE CAVOLO TI PRENDE? perché MI HAI DATO UN PUGNO?
Urlai, in preda alla rabbia.
-Sei caduta, vero? E posso scommettere tutte le stelle che hai corso velocemente.
Fece un respiro profondo, per poi accostarsi con l’auto.
-Io mi chiedo se sei scema così o se lo fai apposta. Ti era stato detto che non potevi più correre. O, per lo meno, non più velocemente com’è tuo solito fare, altrimenti rischiavi di non poterpiù fare nulla.
-Non è ero! Lo sai che abbiamo una guarigione veloce! Io correrò come vorrò!
-PIANTALA! NON TUTTI CE L’HANNO VELOCE! E SE IN MEZZO CI SI METTONO ANCHE DEI TRAUMI LA GUARIGIONE NON è COSì IMMEDIATA! E TU NON SEI COME ME!
Urlò, veramente arrabbiato.
Quando faceva così … mi faceva quasi paura …
Cercò di calmarsi per poi chiedermi
-Che scuola hai intenzione di fare, quando saremo a Seoul?
-Sportiva.
Si mise a ridere e fece ripartire la macchina.
-Mi voglio specializzare in atletica. Corsa.
Precisai.
-Ok … la vita è la tua, quindi fa quello che ti senti. Sai che ci sono due scuole sportive?! Una è femminile ed una è maschile. Quale scegli?
-Me lo chiedi pure? Mi pare ovvio!
 
Entrammo nell’aereoporto.
-Tu va a sederti che io vado a completare certe cose.
-Mh.
Risposi, incamminandomi verso le sedioline della sala d’attesa.
Mi sedetti e tirai fuori il cellulare. Andai su Google e cercai “Lee Taemin”.
Alzai la testa e, seduti sulle panchine di fronte alla mia, vidi due ragazzi.
Uno aveva i capelli rossicci e mossi e l’altro mori e un po’ lunghi.
Il moro teneva un braccio intorno al collo dell’altro e, guardando il cellulare, se la ridevano di gusto.
Il rosso alzò la testa e …
-O cavolo!
Urlai saltando dalla sedia e facendo cadere il cellulare che si aprì, facendo uscire la batteria.
Mi affrettai ad abbassarmi per non essere riconosciuta.
Raccolsi tutto e rimisi apposto la batteria.
E, nonostante non avessi più niente da raccogliere, rimasi comunque abbassata, fino a che non sentii qualcuno chiamarmi.
-Che ci fai messa così?
T-Taemin?
No … aveva parlato in un inglese impeccabile, quindi.
-Ah, Dylan. Grazie a Dio sei te!
Dissi abbracciandolo.
Lui rise.
-Credevi che fossi Taemin?
Mi chiese.
-Come cavolo fai a …
Non mi fece finire la frase che fece un cennò col capo.
-Saliamo.
Io lo seguii verso l’aereo.
Salimmo e ci mettemmo nei nostri posti. Fortunatamente eravamo vicini.
Dopo di noi salirono tutti gli altri passegeri, che non degnai neppure di uno sguardo.
Stavo tranquillamente guardando la pista, quando sentii due voci parlare in coreano, la mia lingua madre.
Non ci feci molto caso, poiché l’hostess cominciò subito a spiegare le varie cose.
Dopo poco l’aereo partì.
Mi aspettavano 11 ore di viaggio …

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La piccola stella fredda e le due parti spezzate da essa, furono avvistate sulla terra nel 1996, ma esse nacquero come umani in tempi diversi, chi prima, chi dopo.
Le tre piccole stelle fredde non hanno più i loro doni al completo. Esse li sanno usare parzialmente, per il fatto che i loro protettori sono stati dispersi nel Viaggio.
Esse sono alla continua ricerca di loro e, della stella madre. La stella madre è la parte centrale della stella, che si disperse completamente nel Viaggio.
 
-Amy, svegliati.
Mi sentii dire da una voce calda.
Aprii gli occhi e mi ritrovai davanti Dylan, tutto sorridente, con addosso dei jeans e una camicia bianca.
-Quando cavolo ti sei cambiato?
Chiesi, spostandolo dalla mia visuale.
-Parecchio tempo fa, andando in bagno.
Mi rispose in … COREANO?!
-Quando hai imparato il coreano?
Chiesi, nella stessa lingua.
-Mia cara, c’è per caso una lingua che non conosco?! Comunque alzati che dobbiamo scendere.
Disse, alzandosi e prendendo una borsa da sopra la nostra testa.
Mi alzai e mi guardai attorno.
C’erano ancora poche persone che dovevano scendere. Affilai la vista e notai in fondo all’aereo un cespuglietto rosso.
Appoggiai le mani sui poggia testa e, alzandomi, saltai nel mini corridoio che divideva i posti a sedere.
-Corri!
Sussurrai a Dylan, che subito si mise a correre, seguito a ruota da me.
Passammo davanti l’hostess, salutando in maniera che più veloce non si poteva e ci fiondammo dentro l’aereoporto di Seoul.
Appena ci fermammo scoppiammo a ridere.
-Certo che …
Disse lui, per poi scuotere la testa, non sapendo che dire.
-Andiamo a prendere le valige.
Dissi, prendendolo per il polso, e cominciando a camminare.
-Hem, Amy. È di la.
-Ah.
 
Avevamo le valige, ma non avevamo un taxi.
-Visto che la tua scuola è tipo un college vivrai la e nei fine settimana e nelle vacanze verrai da me … oppure vedi te dove andare.
Mi spiegò.
Io annuii tutta contenta.
-Ah. Nonostante il tipo di scuola ci sono già alcune ragazze, ma sono poche e … sottovalutate. Ma tranquilla, i prof non faranno preferenze.
Annuii nuovamente.
-Quindi adesso, quando troveremo un maledettissimo taxi, andremo subito alla tua scuola.
‘nnuisci ‘nnuisci.
-Ma oggi sai solo annuire?
-è già …
Stemmo la ad aspettare per venti buoni minuti, fino a che non vedemmo finalmente un taxi vuoto. Senza pensarci, ci buttammo letteralmente sul cofano di esso. Il tassista si mise a ridere e ci chiese
-Volete un passaggio?
-Si, la prego!
Chiesi io.
Ci fece cenno di salire e noi salimmo.
Gli dicemmo il nome della scuola e lui partì.
-Hei, ma tu ce li hai i won?
Sussurrai a Dylan che se ne stava tutto tranquillo a guardare fuori dal fienstrino.
-Certo. Ah, le prossime volte che dovremo parlare in pubblico di cose personali lo faremo in irlandese, chiaro?
Mi chiese.
Io cercai di reprimere una risatina che mi stava solleticando la gola.
Dopo poco il taxi si fermò.
Pagammo e scendemmo con tutte le nostre valige.
L’edificio era parecchio grande, ma niente di particolare. Aveva un campoda calcio, una piscina coperta tanti altri campi di pallavolo, basket, atletica e quant’altro.
Un paio di chilometri più in la si vedeva la scuola femminile, con molti meno campi per allenamento.
-Pronta?
Mi chiese.
-Prontissima!
Varcammo i cancelli e i miei occhi furono pieni di gioia come non mai.

ERA PIENO DI RAGAZZI!
UNA COSA ASSURDA!
Passamo in mezzo a tutta quella feccia, che si girava e bisbigliava cose che non mi giungevano alle orecchie.
Arrivammo all’interno della scuola e, in poco tempo, trovammo l’ufficio del preside.
-Avanti.
Ci disse una voce dura.
Entrammo e facemmo un inchino.
-Oh, tu devi essere il nuovo studente.
-La nuova studentessa.
Precisai sedendomi su una sedia davanti la sua scrivania.
-Giusto giusto, scusami. Dunque … i fogli per l’iscrizzione?
Dylan glieli mise sulla scrivania e lui li esaminò per bene.
-Mh … d’accordo … Quindi vieni fuori dalla Royal Ballet di Londra … ottimi voti … si, sei proprio una studentessa impeccabile. Ma sei sicura che riuscirai a stare in una scuola maschile?
-Preside. Forse lei non sa che la Royal non è solo una scuola di danza classica, ma è anche una scuola veramente dura. Le ballerine possono essere più feroci di due squadre complete di calcio, messe insieme ad un Michael Jordan e ha John Cena con la luna storta. E, inoltre, le assicuro che per stare ore ed ore sulle punte e fare salti come i nostri, ci vuole una gran forza fisica. Aggiungiamo pure che io ho cambiato molte scuole e che ho potuto constatare i vari tipi di studenti del mondo. In più, non so se lo sa, ma ho fatto anche per molti anni ginnastica ritmica e artistica e sarei dovuta andare alle Olimpiadi per rappresentare la Corea della corsa dei cento metri. Quindi, la forza fisica non mi manca. Per l’opressione che potrebbero darmi i ragazzi … non si preoccupi. In conclusione. Si, credo di essere adeguata ad una scuola maschile.
Finii di dire, prendendo un profondo respiro.
Il preside aveva due occhi spalancati.
Yes! La tecnica di parlare fino allo sfinimento funziona ancora!
-O-ok … mi serve una vostra firma qua.
Disse porgendoci un foglio.
-La divisa la trovi nel tuo armadietto.
Mi passò un biglietto con scritto il numero del mio armadietto e il codice.
Lo presi e, prima di uscire, feci un profondo inchino.
Prese le valige seguii i cartelli con su scritto “spogliatoi”.
Dylan era rimasto ancora dentro per ultimare delle cose.
Finalmente, dopo venti minuti, trovai quei dannati spogliatoi. Entrai, senza curarmi minimamente che non ci fosse nessuno dentro. Chiusi la porta e, tra le tante file, cercai il mio.
Trovato lo aprii e dentro vi trovai la divisa che consisteva in un paio di pantaloni neri, una camicia bianca e una cravatta nera.
Certo che avevano una fantasia!
Mi tolsi il vestito e lo misi dentro la valigia più vicina che trovai.
Mi misi la divisa ed infine raccolsi i capelli in una lunga coda di cavallo, toglienodmi il cerchietto.
Mi guardai allo specchio, che c’era dentro l’armadietto, per poi chiuderlo ed uscire dagli spogliatoi con le valige.
Riguardai il foglietto e notai che c’era anche scritto il numero della mia camera.
321
Buffa come cosa … 3 … 2 … 1 …
Stavo camminando tutta concentrata a guardare il biglietto e a ridermela, quando andai a sbattere contro qualcosa di duro.
-Ahia …
Mugolai massagiandomi il naso.
Alzai lo sguardo e mi trovai davanti un ragazzo a dir poco enorme.
-Ehi scimmione! La prossima volta guarda dove cammini!
Lo ammonii io, allontanandomi un po’.
-Che cavolo dici, feccia! Eri tu quella che non guardava! E che cavoloc i fa una cosa come te in questa scuola?
-Per COSA intendi me coem persona o me come femmina?
Chiesi inclinando la testa di lato.
-Te. Sia come te che come femmina.
Rispose assottigliando gli occhi.
-Oh be, sai com’è. È così che va la vita. Che chi è stupenda come me e chi è … - lo squadrai da testa a piedi con sguardo schifato – così …
Vidi nei suoi occhi accendersi una fiamma di rabbia pura.
-Be, mio caro, vorrei restare qua a parlare con te, ma devo andare nella mia stanza. Bye bye.
Dissi spostandolo e continuando a camminare.
Poco più in la da dove avevo sbattuto contro lo scimmione notai un ragazzo dai capelli mezzi biondi appoggiato ad un muro, ridere sotto i baffi guardandomi.

Non lo badai e continuai a camminare.
Finalmente trovai i dormitori e la mia stanza.
Aprii la porta e mi ritrovai in una stanza dalle pareti bianche e bellissima.
Vi entrai e la guardai per bene.
C’erano tre letti.
Uno era davanti il bagno, uno era poco più in la, più alto di tre gradinie vicino ad esso c’era il terzo letto.
Stavo ancora guardando quella meraviglia quando la porta si aprì.
Mi sporsi di poco per vedere chi fosse entrato e vidi sulla soglia una figura mingherlina guardarmi perplessa.




good morning, how are you? vi sono mancata su questa ff ... dite la verità ...!
comunque eccomi di nuovo qui! che ne pensate di questo capitolo?
dunque... la storia ha preso una piega diversa da quella che avevo pensato all'inizio ... tutta colpa di To The Beautiful You!
che ne pensate della nuova piega che ha?
avete visto la copertina? cooooooom'èèèèèèèè??????
vi plis! rispondete alle domande che vi faccio e recensite! anche solo per dirmi che è una pupù assurda! mi va bene tutto...!
spero veramente di ricevere vostre recensioni!
vi laaaaascioooooo...
Kiss Kiss
il panda in fissa con To The Beautiful You
Aris*Chan

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