-Love will win on everything.-
AU/ Larry/ Os/ Over 3.000 words
Pov Harry.
-"L'imputato ha qualcosa da
aggiungere?"
-"No signor giudice." Fissai
gli occhi blu dell'anziano di fronte a me. Dio quanto avrei voluto prenderlo a
pugni.
SBAM. Il rumore del martelletto mi
rimbombò nelle orecchie. Sentii mia madre piangere alle mie spalle, continuava
a ripetersi cosa poteva aver sbagliato con me. "Nulla mamma, è tutta colpa
di Nick, tu hai sempre fatto del tuo meglio." Pensai, con le lacrime agli
occhi.
Due mani forti mi afferrarono dal
cappuccio della felpa e il metallo freddo delle manette mi avvolse bruscamente
i polsi.
-"Aspettate". Mia madre tentò
di fermare le guardie che mi trascinavano via dall'aula, ottenendo vani
risultati.
-"Scusa mamma." Abbassai
velocemente gli occhi. Vederla in quello stato mi avrebbe distrutto, non sarei
riuscito a capacitarmi dell'idea che per lei ero solo una delusione, un figlio
maledetto.
-"Non opporre resistenza e andrà
tutto bene." Mi disse freddamente una delle guardie, ed io, senza farmelo
ripetere una seconda volta, ubbidii. In fondo che avrei potuto fare?
Fui trascinato all'interno di una
volante, mi sedetti stancamente sul sedile posteriore e poggiai la testa sul
finestrino. Mi avrebbe aspettato un lungo viaggio.
Pov Louis.
-"Scusa?"
-"Un nuovo ragazzo, viene da
Holmes Chapel." Holmes Chapel. Perché non spedirlo nel loro riformatorio?
Che senso avrebbe mandarlo qui a Doncaster?
-"E quindi?" Chiesi
perplesso.
-"Vieni a vedere, resterai sorpreso."
Mi alzai dalla sedia di malavoglia. Interrompere un momento di pausa così
rilassante solo per andare a vedere un moccioso delinquente venuto da un
qualche posto sperduto dell'Inghilterra, che ingiustizia!
Attraversai il corridoio che divideva
le due file di celle contenenti una serie di ragazzini provenienti dalle zone
più malfamate del luogo. Strappati dalle loro famiglie c'erano ragazzi di tutti
i tipi. Dai tredici ai diciassette anni. Tutti con una storia diversa e con un
passato difficile alle spalle.
-"Tomlinson, ora te ne occupi
tu!" Il mio collega mi lanciò il ragazzo addosso, facendolo sbattere sulla
mia spalla.
-"Ahi, cazzo!" Il ragazzino
alzò il viso verso il mio. Due smeraldi si andarono ad incastonare nei miei
occhi, lasciandomi senza fiato. Mai avevo visto occhi più belli di quelli.
-"Chi sei?" Chiesi, senza
distogliere lo sguardo da quelle pietre preziose.
-"Sono Harry." Era
decisamente ben fatto. Gli occhi grandi, le labbra carnose, la mascella ben
delineata e le guance paffute gli davano l'aria di un bambino cresciuto troppo
in fretta, trascinato in quel posto ingiustamente.
-"Ti accompagno alla cella."
Dissi, prendendolo delicatamente dalle spalle e mettendolo davanti a me,
costringendolo a camminare fino alla "stanza" a lui destinata.
-"Buona notte". Gli dissi,
dopo averlo chiuso a chiave.
-"Buona notte un cazzo!"
Sussurrò lui, sdraiandosi sulla brandina e girandosi verso il muro.
Ero quasi sicuro che quello non sarebbe
stato un elemento semplice da gestire.
One week later.
-"Che è successo?" Chiesi
alzandomi velocemente, forse anche troppo!
-"Ha dato un pugno ad un ragazzo,
e la banda dell'altro l'ha picchiato." Sbottò quello, con nonchalance.
-"Dallo a me." Non appena
l'uomo lasciò la presa sulla sua spalla il ragazzo mi cadde tra le braccia a
peso morto. Dovevano averlo strigliato per benino!
-"Harry... Harry!" Diedi
leggeri schiaffi sulle guance macchiate dai lividi del ragazzino.
-"Eh?" Disse, alzando il
viso.
-"Vieni." Lo presi per il
braccio e lo portai all'interno della mia stanza. In infermeria non gli
avrebbero dato alcun aiuto!
Harry stramazzò sul letto e portò le
mani a coprire la testa.
-"Ho mal di testa." Sbottò.
-"Avresti fatto meglio a non
picchiare quel ragazzo, almeno non ti saresti beccato tutte quelle botte."
Dissi, mentre tiravo fuori dalla cassetta medica l'occorrente per curarlo.
-"Forza, levati la maglietta,
vediamo che hai!" Dissi, voltandomi verso di lui.
-"Prova a farmela levare,
stronzo." Quel ragazzino incominciava a darmi sui nervi.
-"Harry, leva la maglia."
Chiusi gli occhi, cercando di non tirargli un pugno.
-"Succhiamelo!"
-"Senti mocciosetto, se ti porto
in infermeria quelli ti danno il doppio delle mazzate che hai ricevuto, quindi
ora ti sfili quella cazzo di maglietta e ti fai medicare!" Sbraitai
esasperato, provocando sul viso del ragazzino un'espressione quasi spaventata.
Restai a fissare la pancia del ragazzo,
su cui svettava un'enorme farfalla ad ali spiegate. Uno dei tatuaggi più brutti
che avessi mai visto in vita mia.
-"Il significato di quella?"
Chiesi
-"Una volta aveva una scritta
abbinata, ma poi ho deciso di non farla." Disse il ragazzo, sfiorandosi
l'insetto marchiato ad inchiostro sulla sua pelle con una mano.
-"Capisco."- dissi
semplicemente -"Alza il viso!" Gli ordinai.
-"Quanti anni hai Harry?"
Chiesi, mentre gli ripulivo le labbra dal sangue incrostato.
-"Ne faccio diciassette il
prossimo mese."- fece una pausa, esitando un po', prima di chiedermi
-"Tu quanti ne hai?"
-"Ne ho fatti trenta qualche
giorno fa." Dissi, concentrandomi sul taglio sopra il sopracciglio.
-"Quando fai il compleanno?"
Sembrava quasi che la strigliata fattagli poco prima l'avesse fatto addolcire
un po'.
-"Il 24 dicembre." Risposi.
-"Alla vigilia?" Chiese,
spalancando la bocca, facendomi ridacchiare appena.
-"Si esatto, proprio alla vigilia
di Natale!" Risposi.
-"Che merda... unico regalo!"
Disse, trattenendo una smorfia di dolore, causata dall'alcool passato sulla
ferita.
-"Quando se ne
ricordavano..." Sussurrai, sperando non riuscisse a sentirmi.
-"Come?" Beccato!
-"Nulla... tranquillo!"
Risposi frettolosamente, sperando di non ricevere un interrogatorio.
-"Perché hai risposto in quel
modo?" Lo sguardo di Harry si fece quasi curioso.
-"Se tu mi racconti la tua storia
io ti racconto la mia." Proposi io.
-"Nemmeno ammazzato!"
-"Allora nulla." Feci spallucce
e continuai con il mio lavoro.
-"Mio padre mi ha abbandonato a
otto anni, da allora sono rimasto solo con mia madre." Sbottò Harry tutto
d'un fiato.
-"Continua." Dissi sorridendo
e alzando gli occhi verso i suoi per un momento.
-"Da piccolo mi picchiavano, non
ho mai avuto un vero amico, fin quando, verso i 15 anni, non conobbi Nick, otto
anni più grande di me. Mi trascinò all'interno di un brutto giro e incominciai
a spacciare erba assieme a lui, mentre mia madre si spaccava il culo a lavorare
per poter permettersi la scuola per me e mia sorella."- Harry fece una
pausa e tirò su col naso -"Sono sempre stato una delusione per la mia
famiglia. Non ne facevo mai una giusta, Nick sembrava sarebbe riuscito ad aiutarmi,
invece mi scopava e mi usava per i suoi giri sporchi.
Una settimana fa poi mi hanno beccato
con non so quanti grammi di erba nella borsa e ora eccomi qui!" Concluse
lui. Un sorriso amaro si fece largo sul suo volto, facendo spuntare un paio di
fossette ai lati delle guance.
-"Ora tocca a te raccontare!"
Mi disse poco dopo.
-"Hai ragione, tocca a me."-
sorrisi -"Fin da quando avevo tre anni mio padre tornava ubriaco la sera e
picchiava mia madre, ribadendole quanto fosse inutile e insopportabile, poi
quando finiva con lei passava a me. Questa routine continuò fino ai miei sedici
anni, quando scoprì che ero gay e mi cacciò di casa. Da quel giorno incominciai
a stare da mia zia, una delle poche persone veramente importanti nella mia
vita, cercando di darmi da fare con lo studio. Fino ai diciotto anni, quando
incominciai a lavorare in contemporanea alla scuola."- feci una pausa
-"All'età di vent'anni decisi che sarei entrato nella carriera di forze
dell'ordine, per poter contrastare persone violente esattamente come lo era mio
padre.
-"Quindi sei solo?" Mi chiese
in fine.
-"Beh, c'è ancora mia zia, ma è
davvero troppo anziana!" Dissi.
-"E... Non ti manca avere
qualcuno?"
-"A dire la verità si, ma non
voglio dare troppo peso a questo fatto. In fondo ho il mio lavoro, e per il
momento mi basta!" Gli sorrisi, ottenendo in cambio un altro sorriso, uno
dei più sinceri che io avessi mai visto.
-"Ehm, credo io ti debba riportare
in cella..." Dissi, risvegliandomi dallo stato di trance in cui ero andato
a finire.
-"No." Esclamò Harry,
tornando subito serio.
-"Harry... Devo!"
-"Ma io voglio restare a parlare
con te..." Confessò, abbassando lo sguardo sul pavimento.
-"Avrei un'idea... Ma tu devi
stare al gioco!"
-"Ci sto!" Gli occhi di Harry
s'illuminarono al solo sentire le mie parole.
Pov Harry.
-"Questo stronzetto mi ha fatto
incazzare. Lo porto in cella di isolamento!" Esclamò Louis stizzito.
Diamine, sapeva recitare maledettamente bene!
-"Cazzo lasciami!" Gli urlai,
cercando di sembrare più convincente possibile.
-"Zitto e cammina, moccioso!"
Disse Louis, spingendomi ancora di più.
-"Eccoci qui!" Disse
ridacchiando.
-"Sei bravissimo a recitare!"
Esclamai, lasciando trasparire una punta di stupore.
-"Quello non era niente,
tranquillo!" Disse Louis, strizzandomi l'occhio.
Io gli sorrisi. Per un qualche motivo,
logico o no che fosse, quel "ragazzo" mi faceva un certo effetto.
Quegli occhi azzurri, brillanti come i lapislazzuli e trasparenti come l'acqua,
mi mandavano fuori di testa, mi lasciavano senza fiato. Quelle labbra, per
quanto sottili, mi avevano attratto fin dal primo momento che l'avevo visto e
ogni giorno, mentre lui leggeva, io gliele fissavo, stando attento ad ogni loro
minimo movimento e al loro minimo accenno di un sorriso.
Restammo a parlare per circa un'ora
quel pomeriggio. Parlammo dei nostri passati, di ciò che avrei voluto fare da
grande, di ciò che avrebbe voluto fare lui oltre alla guardia in un
riformatorio, di ciò che ci piaceva e di ciò che ci dava fastidio, scoprendo
poco a poco l'uno una piccola parte dell'altro.
-"Credo che ora dovrei
andare..." Esclamò lui ad un certo punto.
-"Quando torni?" Domandai,
quasi istintivamente.
-"Presto..." Disse lui
carezzandomi i capelli.
-"Stanotte?" Chiesi.
-"Ho il turno
notturno..."
-"Quando stacchi?"
-"Alle tre."
-"Ti aspetto sveglio."
Continuai ad insistere. Non sarei riuscito a stare senza di lui solo in quella
stanza per troppo tempo.
-"Ma Harry, sarà tardi, e io poi
dovrei dormire."
-"Dormi con me. Io sto a terra se
per te va bene, insomma, a me non da fastidio, qui non è nemmeno sporco, quindi
non..." La mano di Louis mi andò a tappare la bocca.
-"Vengo solo se ora smetti di
parlare." Disse, sorridendomi.
-"Adesso vado veramente, a dopo
riccio." Mi diede un bacio sulla fronte ed uscì dalla cella, chiudendosela
alle spalle.
-"A dopo, Louis..." Risposi,
troppo tardi probabilmente.
Pov Louis
Erano ormai un paio di mesi che io e
Harry c'incontravamo di nascosto. Un giorno nella mia stanza, un giorno fingeva
di essersi comportato male e c'incontravamo nella cella d'isolamento, e così
via, stringendo ogni giorno che passava sempre più rapporto, diventando sempre
più l'uno parte dell'altro e diventando dipendenti da quell'unica persona che
riusciva a completarci, che ci faceva sentire liberi nonostante fossimo
entrambi rinchiusi, a cui potevamo rivelare ogni segreto e ogni ricordo
doloroso che ci portavamo dentro da sempre.
Quella persona per me era Harry, e per
quanto io provassi ad auto convincermi che in realtà lui era solo un ragazzino
ed io un uomo ormai bello e fatto, la mia mente continuava a ripetermi che lui
era il ragazzo perfetto per me, il ragazzo che avrei trovato sdraiato ogni
mattina al mio fianco, che avrebbe condiviso con me la stessa casa e gli stessi
momenti belli della vita.
Scossi la testa per mandare via quei
pensieri e aprii la cella d'isolamento in cui si trovava Harry, il quale, non
appena mi chiusi la porta alle spalle, mi venne incontro abbracciandomi.
-"Hi Lou." Mi disse, dandomi
un bacio sulla guancia. Lo strinsi forte al mio petto, affondando la testa nei
suoi ricci soffici, inebriandomi del suo profumo.
-"Ciao Harry." Dissi,
sorridendo contro la sua testa.
Harry si allontanò appena un po' per
potermi guardare negli occhi, e per la prima volta in tutti quei mesi vidi i
suoi veri occhi. Quegli occhi lucenti, allegri, che sprizzavano felicità, una
felicità negatagli per troppo tempo, ma che ora si ripresentava per
illuminargli quegli smeraldi.
Improvvisamente sentii una sensazione
di leggerezza all'interno della mia testa, un formicolio che mi attraversava
tutto il corpo e qualcosa all'interno della pancia, proprio all'altezza dello
stomaco. Erano un po' simili alle farfalle, solo che al posto di quest'ultime c'era
una mandria di elefanti, incazzati, che si lanciavano l'uno sull'altro, facendo
un casino enorme.
E senza sapere né come né perché io e
Harry ci ritrovammo con le labbra a coincidere perfettamente e con le mani a
sfiorare l'uno i capelli dell'altro. Rimasi un po' di tempo in quella posizione
prima di poter realizzare cosa io stessi facendo in quel momento, solo a quel
punto mi staccai e fissai Harry.
-"Devo andare." Stordito e
imbambolato gli diedi un bacio sulla fronte ed uscii da quella cella, lasciando
solo quel ragazzo che un momento prima avevo baciato con passione.
Passò un mese durante il quale io e
Harry smettemmo di incontrarci, di parlarci e persino di guardarci.
Solo io potevo sapere quanto mi
mancasse stare con lui, quanto mi mancassero quelle nottate passate in quella
celletta buia a guardarci e a parlare del nostro futuro, quelle scenette
inventate per poterlo mettere in isolamento, quando poi non stava per niente
solo. Quei momenti passati semplicemente a leggere i miei libri, a commentarli
e a scherzarci su.
Mi sentii un perfetto idiota. Ero
scappato via, scappato via dalla verità, dal ragazzo che mi ero accorto di
amare e da una delle migliori occasioni che mi si erano mai presentate in tutta
la mia vita.
E in un modo o nell'altro io mi sarei
ripreso ciò che avevo di più importante.
Pov Harry.
Ero stato solo un idiota, come avrei
mai potuto immaginare che un uomo, persino guardia in un riformatorio, si
sarebbe mai innamorato di me? Uno stupido ragazzino di diciassette anni che non
faceva altro che combinare casini e deludere padre, madre, sorella e mondo
intero. I suoi occhi, così e belli e sinceri si erano rivelati tutto il
contrario, mi avevano deluso. La luce che credevo di vedere probabilmente era
quella che usciva dai miei e che si rifletteva nei suoi, dandomi false speranze
e facendomi credere il contrario di tutto quello che era.
-"Ora mi hai fatto proprio
incazzare, vieni qua!" Due braccia forti mi afferrarono per i polsi e mi
strattonarono via dal grande stanzone in cui avevano messo tutti noi ragazzi.
-"Pezzo di stronzo, non ho fatto
nulla!" Sbraitai , riconoscendo la voce del ragazzo che mi aveva preso.
-"Lasciami cazzo, lasciami!"
Continuai ad urlare io, sperando di essere liberato. Ma purtroppo sapevo ciò
che mi avrebbe aspettato. Quella maledetta cella. Quella cella dove avevo
passato il novanta per cento delle mie giornate, dove avevamo scherzato, dove avevamo
imparato a conoscerci, e dove ci eravamo dati il nostro primo e ultimo bacio.
-"Si può sapere che cazzo
vuoi?" Gli dissi freddo, allontanandolo dal mio corpo.
-"Voglio scusarmi."
-"Potevi pensarci un mese fa, o
anche tre settimane fa, sarebbe stato più gradito, piuttosto che sparire e non
farti più vedere. Sei esattamente come tutti, come mio padre, come Nick... Sei
un bastardo." Gli dissi tutto d'un fiato, mantenendo lo sguardo fisso a
terra.
-"No Harry, non capisci!"
Louis tentò di farsi guardare negli occhi, senza però riuscirci.
-"E certo, che può capire Harry?
Lo stupido ragazzino di diciassette anni? Che può capire della vita? Che può
capire di ciò che accade nel mondo dei grandi, che può capire dell'amore? Ma
si, in fondo non ha mica trent'anni, ha solo già sofferto abbastanza nella sua
vita, un altro po' di dolore non gli farà poi così male." Sbraitai,
trattenendo a stento le lacrime.
-"Harry, ascoltami..."
-"No che non ti ascolto Louis, no,
mi stai dicendo c..."
-"Harry ascoltami per un momento,
cazzo!" Urlò Louis esasperato.
-"Ti do dieci minuti." Dissi
io infine, sperando di non sentirlo più urlare in quel modo.
-"Quel giorno io volevo davvero
baciarti, io ero sicuro di quello che stavo per fare, fin quando non l'ho
fatto. A quel punto ho capito che io non sono perfetto per te, non sono il tuo
tipo. Ho capito che diciassette anni con trenta non potevano mai andare bene se
messi vicini. Ho pensato che tu avresti dovuto farti la tua vita con qualcuno
della tua età, qualcuno che avrebbe potuto capirti, che avrebbe potuto amarti e
che non sia un totale disastro in tutto.
Ma poi non ci siamo più visti per tutto
quel tempo, e la tua assenza diventava sempre più pesante e opprimente giorno
dopo giorno, mi lasciava vuoto e incompleto, ero solo un guscio. E si sa che
solo il guscio, se al suo interno non ha nulla, non ha senso di esistere.
Ti osservavo mentre c'erano le pause in
cortile mentre leggevi e rileggevi quel libro che ti ho regalato quel mese e
mezzo fa. Si Harry, me ne sono accorto, come mi sono accorto che ogni notte
piangevi, avvolto nella coperta, girato verso il muro, ed io ogni notte morivo,
perché sapevo che quelle lacrime che versavi erano per colpa mia, ed io non
dovrei mai farti piangere, perché io sono quello che dovrebbe asciugare quelle
lacrime.
-"I-io... N-non voglio e-essere
una delusione per q-qualcun'altro. N-non voglio essere a-abbandonato un'altra
volta." Provai a dire tra un singhiozzo e l'altro.
-"Tu non sei una delusione Harry,
non lo sei mai stato e mai lo sarai. Io non ti lascerò più!" E mi
abbracciò, lasciando che le mie lacrime bagnassero tutta la sua divisa e
lasciando che io mi sfogassi contro il suo petto.
-"Ora posso rifare la scena del
primo bacio? La prima non è venuta bene!" Io gli sorrisi, alzandomi appena
sulle punte e sussurrandogli "Anche mille volte" prima di far
coincidere le mie labbra con le sue.
Quella sera, dopo mesi ad aspettarci e
a desiderarci facemmo finalmente l'amore, in quella stanza buia, che di
romantico aveva ben poco, ma che aveva ospitato ogni nostro momento, bello o
brutto che fosse, e che per tanto tempo aveva desiderato ospitare quella prima
volta, che finalmente era arrivata.
EPILOGO.
Six
Years Later.
-"Louis,
Louis." Sentii la
voce roca di Harry chiamarmi dall'altra stanza.
-"Che c'è Harry?" Mi
affacciai dalla porta e lo vidi a terra, con lo sguardo perso ad osservare un
foglio di carta e i ricci scompigliati e arruffati. Mi avvicinai e mi ci
sedetti accanto, poggiando la testa sulla sua spalla.
-"Sai cos'è questo?" Mi
chiese entusiasta, mostrandomi il foglio.
-"Si, è la tua farfalla, ma la
scritta sopra non la riconosco... È bella però!" Dissi io, indicando
l'insetto.
-"In parte è giusto. Ma questa è
una delle cose più importanti al mondo. Questo è il primo schizzo del mio
tatuaggio, solo che la prima parte non l'ho voluta tatuare, e sai perché?"
Mi chiese lui, sorridendo come un bambino.
-"No, perché?" Chiesi
incuriosito.
-"Perché ho sempre aspettato
qualcuno disposto a farlo al posto mio, per poter essere sempre legato a quella
persona senza mai dimenticarla." Mi disse, dandomi un bacio sulla punta
del naso.
-"Credo che quella scritta
starebbe davvero benissimo sul mio petto, proprio qui!" Indicai il punto
da me scelto, provocando in Harry uno dei sorrisi più sinceri che io abbia mai
potuto vedere nel corso di quegli anni.
-"Grazie Louis, grazie. Grazie
grazie grazie." Continuò a ripetermi lui, abbracciandomi forte.
-"E di che? Tu devi far parte di
me, è naturale che io debba portare una parte di te sulla mia pelle." Gli
dissi, sorridendo e baciandolo subito dopo.
Per Harry avrei fatto di tutto, perché
per quanto lui potesse fare poco per me, vedere il suo magnifico sorriso
aprirsi sul suo bellissimo volto mi confermava che non poteva esserci
ricompensa migliore di uno di quegli splendidi sorrisi che per tanto tempo, da
piccolo, gli erano stati negati.
-Sgabuzzino dell'autrice
Tornerò in questi giorni con un'altra Os, sta volta Ziam, che spero vi piacerà.
Detto questo vi saluto, un bacio grande grande, spero di ricevere qualche minima recensione, a presto xxx