Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: blackvalentine13    09/09/2013    1 recensioni
Harry, diciassette anni, viene accusato per spaccio e finisce nel riformatorio di Doncaster.
Louis, trent'anni, è guardia carceraria all'interno del carcere minorile e incontra Harry il primo giorno della reclusione, restando incantato.
Solo dopo qualche giorno il ragazzo rivelerà il vero se stesso, ma grazie a Louis, riuscirà ad esprimere la sua dolcezza celata.
AU, LARRY.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Love will win on everything

-Love will win on everything.-


AU/ Larry/ Os/ Over 3.000 words



Pov Harry.

 -"L'imputato, Harry Edward Styles, di anni diciassette..." Fottuto Nick, mi ha abbandonato di fronte a questo pugno di idioti. "Fidati di me", "Non ti accadrà nulla", diceva. Poi mi prendono e che mi dice? "Ti tiro io fuori dai guai!" Wow, si vede come sono fuori dai guai! Un anno in riformatorio, e per cosa? Spaccio di erba. Me la chiamano accusa? Nick me la pagherà, poco ma sicuro.
-"L'imputato ha qualcosa da aggiungere?"
-"No signor giudice." Fissai gli occhi blu dell'anziano di fronte a me. Dio quanto avrei voluto prenderlo a pugni.
SBAM. Il rumore del martelletto mi rimbombò nelle orecchie. Sentii mia madre piangere alle mie spalle, continuava a ripetersi cosa poteva aver sbagliato con me. "Nulla mamma, è tutta colpa di Nick, tu hai sempre fatto del tuo meglio." Pensai, con le lacrime agli occhi.
Due mani forti mi afferrarono dal cappuccio della felpa e il metallo freddo delle manette mi avvolse bruscamente i polsi. 

-"Aspettate". Mia madre tentò di fermare le guardie che mi trascinavano via dall'aula, ottenendo vani risultati.
-"Scusa mamma." Abbassai velocemente gli occhi. Vederla in quello stato mi avrebbe distrutto, non sarei riuscito a capacitarmi dell'idea che per lei ero solo una delusione, un figlio maledetto.
-"Non opporre resistenza e andrà tutto bene." Mi disse freddamente una delle guardie, ed io, senza farmelo ripetere una seconda volta, ubbidii. In fondo che avrei potuto fare? 
Fui trascinato all'interno di una volante, mi sedetti stancamente sul sedile posteriore e poggiai la testa sul finestrino. Mi avrebbe aspettato un lungo viaggio.

 

Pov Louis.

 -"Tomlinson, c'è un nuovo arrivato!" Alzai gli occhiali sulla testa con gesto teatrale per fissare il mio collega.
-"Scusa?" 
-"Un nuovo ragazzo, viene da Holmes Chapel." Holmes Chapel. Perché non spedirlo nel loro riformatorio? Che senso avrebbe mandarlo qui a Doncaster?
-"E quindi?" Chiesi perplesso.
-"Vieni a vedere, resterai sorpreso." Mi alzai dalla sedia di malavoglia. Interrompere un momento di pausa così rilassante solo per andare a vedere un moccioso delinquente venuto da un qualche posto sperduto dell'Inghilterra, che ingiustizia!
Attraversai il corridoio che divideva le due file di celle contenenti una serie di ragazzini provenienti dalle zone più malfamate del luogo. Strappati dalle loro famiglie c'erano ragazzi di tutti i tipi. Dai tredici ai diciassette anni. Tutti con una storia diversa e con un passato difficile alle spalle. Aprii la porta del corridoio e mi trovai di fronte un ragazzino dinoccolato, sui diciassette anni, che camminava stancamente e distrattamente a testa bassa.
-"Tomlinson, ora te ne occupi tu!" Il mio collega mi lanciò il ragazzo addosso, facendolo sbattere sulla mia spalla. 
-"Ahi, cazzo!" Il ragazzino alzò il viso verso il mio. Due smeraldi si andarono ad incastonare nei miei occhi, lasciandomi senza fiato. Mai avevo visto occhi più belli di quelli.
-"Chi sei?" Chiesi, senza distogliere lo sguardo da quelle pietre preziose.
-"Sono Harry." Era decisamente ben fatto. Gli occhi grandi, le labbra carnose, la mascella ben delineata e le guance paffute gli davano l'aria di un bambino cresciuto troppo in fretta, trascinato in quel posto ingiustamente.
-"Ti accompagno alla cella." Dissi, prendendolo delicatamente dalle spalle e mettendolo davanti a me, costringendolo a camminare fino alla "stanza" a lui destinata.
-"Buona notte". Gli dissi, dopo averlo chiuso a chiave.
-"Buona notte un cazzo!" Sussurrò lui, sdraiandosi sulla brandina e girandosi verso il muro.

Ero quasi sicuro che quello non sarebbe stato un elemento semplice da gestire.

 
 

One week later.

 -"Tomlinson, guarda chi ti abbiamo portato!" Alzai gli occhi dal giornale a guardare nella direzione da cui proveniva la voce del collega. Il ragazzino della settimana prima, Harry, veniva trascinato dalla guardia verso la mia postazione. La divisa sporca di sangue, il viso pieno di lividi e il naso rotto lasciavano intuire che lui avesse già fatto a botte con qualcuno. Di solito iniziavano dopo un mese!
-"Che è successo?" Chiesi alzandomi velocemente, forse anche troppo!
-"Ha dato un pugno ad un ragazzo, e la banda dell'altro l'ha picchiato." Sbottò quello, con nonchalance.
-"Dallo a me." Non appena l'uomo lasciò la presa sulla sua spalla il ragazzo mi cadde tra le braccia a peso morto. Dovevano averlo strigliato per benino!
-"Harry... Harry!" Diedi leggeri schiaffi sulle guance macchiate dai lividi del ragazzino.
-"Eh?" Disse, alzando il viso.
-"Vieni." Lo presi per il braccio e lo portai all'interno della mia stanza. In infermeria non gli avrebbero dato alcun aiuto!
Harry stramazzò sul letto e portò le mani a coprire la testa.
-"Ho mal di testa." Sbottò.
-"Avresti fatto meglio a non picchiare quel ragazzo, almeno non ti saresti beccato tutte quelle botte." Dissi, mentre tiravo fuori dalla cassetta medica l'occorrente per curarlo.
-"Forza, levati la maglietta, vediamo che hai!" Dissi, voltandomi verso di lui.
-"Prova a farmela levare, stronzo." Quel ragazzino incominciava a darmi sui nervi.
-"Harry, leva la maglia." Chiusi gli occhi, cercando di non tirargli un pugno.
-"Succhiamelo!" 
-"Senti mocciosetto, se ti porto in infermeria quelli ti danno il doppio delle mazzate che hai ricevuto, quindi ora ti sfili quella cazzo di maglietta e ti fai medicare!" Sbraitai esasperato, provocando sul viso del ragazzino un'espressione quasi spaventata. In qualche modo aveva funzionato, infatti poco dopo Harry si sfilò il sopra della divisa, scoprendo un fisico asciutto, degno di un dio, decorato da una serie di tatuaggi. Almeno sul petto non c'erano lividi!
Restai a fissare la pancia del ragazzo, su cui svettava un'enorme farfalla ad ali spiegate. Uno dei tatuaggi più brutti che avessi mai visto in vita mia.
-"Il significato di quella?" Chiesi
-"Una volta aveva una scritta abbinata, ma poi ho deciso di non farla." Disse il ragazzo, sfiorandosi l'insetto marchiato ad inchiostro sulla sua pelle con una mano.
-"Capisco."- dissi semplicemente -"Alza il viso!" Gli ordinai. Harry alzò lo sguardo e lo andò a puntare dritto nel mio. I suoi occhi verdi erano spenti, erano occhi che avevano subito anni e anni di sofferenza. Incameravano al loro interno ricordi e momenti che avrebbero lasciato nelle sue iridi frammenti di vita passata che avrebbero fatto fatica ad andare via, che avrebbero sicuramente lasciato in lui una voragine incolmabile.
-"Quanti anni hai Harry?" Chiesi, mentre gli ripulivo le labbra dal sangue incrostato.
-"Ne faccio diciassette il prossimo mese."- fece una pausa, esitando un po', prima di chiedermi -"Tu quanti ne hai?"
-"Ne ho fatti trenta qualche giorno fa." Dissi, concentrandomi sul taglio sopra il sopracciglio.
-"Quando fai il compleanno?" Sembrava quasi che la strigliata fattagli poco prima l'avesse fatto addolcire un po'.
-"Il 24 dicembre." Risposi.
-"Alla vigilia?" Chiese, spalancando la bocca, facendomi ridacchiare appena.
-"Si esatto, proprio alla vigilia di Natale!" Risposi.
-"Che merda... unico regalo!" Disse, trattenendo una smorfia di dolore, causata dall'alcool passato sulla ferita.
-"Quando se ne ricordavano..." Sussurrai, sperando non riuscisse a sentirmi.
-"Come?" Beccato!
-"Nulla... tranquillo!" Risposi frettolosamente, sperando di non ricevere un interrogatorio.
-"Perché hai risposto in quel modo?" Lo sguardo di Harry si fece quasi curioso.
-"Se tu mi racconti la tua storia io ti racconto la mia." Proposi io.
-"Nemmeno ammazzato!" 
-"Allora nulla." Feci spallucce e continuai con il mio lavoro. Restammo in silenzio per qualche minuto, finché
-"Mio padre mi ha abbandonato a otto anni, da allora sono rimasto solo con mia madre." Sbottò Harry tutto d'un fiato.
-"Continua." Dissi sorridendo e alzando gli occhi verso i suoi per un momento.
-"Da piccolo mi picchiavano, non ho mai avuto un vero amico, fin quando, verso i 15 anni, non conobbi Nick, otto anni più grande di me. Mi trascinò all'interno di un brutto giro e incominciai a spacciare erba assieme a lui, mentre mia madre si spaccava il culo a lavorare per poter permettersi la scuola per me e mia sorella."- Harry fece una pausa e tirò su col naso -"Sono sempre stato una delusione per la mia famiglia. Non ne facevo mai una giusta, Nick sembrava sarebbe riuscito ad aiutarmi, invece mi scopava e mi usava per i suoi giri sporchi.
Una settimana fa poi mi hanno beccato con non so quanti grammi di erba nella borsa e ora eccomi qui!" Concluse lui. Un sorriso amaro si fece largo sul suo volto, facendo spuntare un paio di fossette ai lati delle guance.
-"Ora tocca a te raccontare!" Mi disse poco dopo.
-"Hai ragione, tocca a me."- sorrisi -"Fin da quando avevo tre anni mio padre tornava ubriaco la sera e picchiava mia madre, ribadendole quanto fosse inutile e insopportabile, poi quando finiva con lei passava a me. Questa routine continuò fino ai miei sedici anni, quando scoprì che ero gay e mi cacciò di casa. Da quel giorno incominciai a stare da mia zia, una delle poche persone veramente importanti nella mia vita, cercando di darmi da fare con lo studio. Fino ai diciotto anni, quando incominciai a lavorare in contemporanea alla scuola."- feci una pausa -"All'età di vent'anni decisi che sarei entrato nella carriera di forze dell'ordine, per poter contrastare persone violente esattamente come lo era mio padre. Solo pochi anni dopo venni a sapere che mia mamma era scappata in America assieme ad un altro uomo e che mio padre era morto di overdose." Harry mi fissava assorto, concentrato nell'ascoltare quello che avevo da dire.
-"Quindi sei solo?" Mi chiese in fine.
-"Beh, c'è ancora mia zia, ma è davvero troppo anziana!" Dissi.
-"E... Non ti manca avere qualcuno?" 
-"A dire la verità si, ma non voglio dare troppo peso a questo fatto. In fondo ho il mio lavoro, e per il momento mi basta!" Gli sorrisi, ottenendo in cambio un altro sorriso, uno dei più sinceri che io avessi mai visto.
-"Ehm, credo io ti debba riportare in cella..." Dissi, risvegliandomi dallo stato di trance in cui ero andato a finire.
-"No." Esclamò Harry, tornando subito serio.
-"Harry... Devo!" 
-"Ma io voglio restare a parlare con te..." Confessò, abbassando lo sguardo sul pavimento. Sorrisi, sopraffatto dalla dolcezza che esprimeva quel ragazzino di appena diciassette anni, quando
-"Avrei un'idea... Ma tu devi stare al gioco!"
-"Ci sto!" Gli occhi di Harry s'illuminarono al solo sentire le mie parole.

 

Pov Harry.

-"Ehi Tomlinson, dove te lo porti il ragazzino?" Una guardia guardò me e Louis, mentre quest'ultimo mi spintonava di fronte a se.
-"Questo stronzetto mi ha fatto incazzare. Lo porto in cella di isolamento!" Esclamò Louis stizzito. Diamine, sapeva recitare maledettamente bene!
-"Cazzo lasciami!" Gli urlai, cercando di sembrare più convincente possibile.
-"Zitto e cammina, moccioso!" Disse Louis, spingendomi ancora di più. Arrivammo finalmente di fronte ad una porta in acciaio, completamente blindata, con solo una finestrella a scorrimento per poter passare il cibo. Louis mi spinse dentro e si richiuse la porta alle spalle.
-"Eccoci qui!" Disse ridacchiando.
-"Sei bravissimo a recitare!" Esclamai, lasciando trasparire una punta di stupore.
-"Quello non era niente, tranquillo!" Disse Louis, strizzandomi l'occhio.
Io gli sorrisi. Per un qualche motivo, logico o no che fosse, quel "ragazzo" mi faceva un certo effetto. Quegli occhi azzurri, brillanti come i lapislazzuli e trasparenti come l'acqua, mi mandavano fuori di testa, mi lasciavano senza fiato. Quelle labbra, per quanto sottili, mi avevano attratto fin dal primo momento che l'avevo visto e ogni giorno, mentre lui leggeva, io gliele fissavo, stando attento ad ogni loro minimo movimento e al loro minimo accenno di un sorriso.
Restammo a parlare per circa un'ora quel pomeriggio. Parlammo dei nostri passati, di ciò che avrei voluto fare da grande, di ciò che avrebbe voluto fare lui oltre alla guardia in un riformatorio, di ciò che ci piaceva e di ciò che ci dava fastidio, scoprendo poco a poco l'uno una piccola parte dell'altro. 
-"Credo che ora dovrei andare..." Esclamò lui ad un certo punto.
-"Quando torni?" Domandai, quasi istintivamente.
-"Presto..." Disse lui carezzandomi i capelli.
-"Stanotte?" Chiesi.
-"Ho il turno notturno..." 
-"Quando stacchi?"
-"Alle tre."
-"Ti aspetto sveglio." Continuai ad insistere. Non sarei riuscito a stare senza di lui solo in quella stanza per troppo tempo.
-"Ma Harry, sarà tardi, e io poi dovrei dormire." 
-"Dormi con me. Io sto a terra se per te va bene, insomma, a me non da fastidio, qui non è nemmeno sporco, quindi non..." La mano di Louis mi andò a tappare la bocca.
-"Vengo solo se ora smetti di parlare." Disse, sorridendomi. E in quel momento feci una cosa che non mi sarei mai aspettato da me. Aprii le braccia e lo strinsi forte al mio petto. Sentii Louis tremare appena, ma dopo un momento di esitazione anche lui mi abbracciò. Restammo in quella posizione per un lungo lasso di tempo, fin quando 
-"Adesso vado veramente, a dopo riccio." Mi diede un bacio sulla fronte ed uscì dalla cella, chiudendosela alle spalle. 
-"A dopo, Louis..." Risposi, troppo tardi probabilmente.

 

Pov Louis

Quegli occhi, quei maledetti occhi verdi, mi avevano incantato!
Erano ormai un paio di mesi che io e Harry c'incontravamo di nascosto. Un giorno nella mia stanza, un giorno fingeva di essersi comportato male e c'incontravamo nella cella d'isolamento, e così via, stringendo ogni giorno che passava sempre più rapporto, diventando sempre più l'uno parte dell'altro e diventando dipendenti da quell'unica persona che riusciva a completarci, che ci faceva sentire liberi nonostante fossimo entrambi rinchiusi, a cui potevamo rivelare ogni segreto e ogni ricordo doloroso che ci portavamo dentro da sempre.
Quella persona per me era Harry, e per quanto io provassi ad auto convincermi che in realtà lui era solo un ragazzino ed io un uomo ormai bello e fatto, la mia mente continuava a ripetermi che lui era il ragazzo perfetto per me, il ragazzo che avrei trovato sdraiato ogni mattina al mio fianco, che avrebbe condiviso con me la stessa casa e gli stessi momenti belli della vita.
Scossi la testa per mandare via quei pensieri e aprii la cella d'isolamento in cui si trovava Harry, il quale, non appena mi chiusi la porta alle spalle, mi venne incontro abbracciandomi.
-"Hi Lou." Mi disse, dandomi un bacio sulla guancia. Lo strinsi forte al mio petto, affondando la testa nei suoi ricci soffici, inebriandomi del suo profumo.
-"Ciao Harry." Dissi, sorridendo contro la sua testa.
Harry si allontanò appena un po' per potermi guardare negli occhi, e per la prima volta in tutti quei mesi vidi i suoi veri occhi. Quegli occhi lucenti, allegri, che sprizzavano felicità, una felicità negatagli per troppo tempo, ma che ora si ripresentava per illuminargli quegli smeraldi.
Improvvisamente sentii una sensazione di leggerezza all'interno della mia testa, un formicolio che mi attraversava tutto il corpo e qualcosa all'interno della pancia, proprio all'altezza dello stomaco. Erano un po' simili alle farfalle, solo che al posto di quest'ultime c'era una mandria di elefanti, incazzati, che si lanciavano l'uno sull'altro, facendo un casino enorme.
E senza sapere né come né perché io e Harry ci ritrovammo con le labbra a coincidere perfettamente e con le mani a sfiorare l'uno i capelli dell'altro. Rimasi un po' di tempo in quella posizione prima di poter realizzare cosa io stessi facendo in quel momento, solo a quel punto mi staccai e fissai Harry.
-"Devo andare." Stordito e imbambolato gli diedi un bacio sulla fronte ed uscii da quella cella, lasciando solo quel ragazzo che un momento prima avevo baciato con passione.

Passò un mese durante il quale io e Harry smettemmo di incontrarci, di parlarci e persino di guardarci.
Solo io potevo sapere quanto mi mancasse stare con lui, quanto mi mancassero quelle nottate passate in quella celletta buia a guardarci e a parlare del nostro futuro, quelle scenette inventate per poterlo mettere in isolamento, quando poi non stava per niente solo. Quei momenti passati semplicemente a leggere i miei libri, a commentarli e a scherzarci su.
Mi sentii un perfetto idiota. Ero scappato via, scappato via dalla verità, dal ragazzo che mi ero accorto di amare e da una delle migliori occasioni che mi si erano mai presentate in tutta la mia vita. 
E in un modo o nell'altro io mi sarei ripreso ciò che avevo di più importante.

  

Pov Harry.

Era ormai un mese che Louis non si faceva più vedere. Non ci parlavamo più e non ci guardavamo nemmeno.
Ero stato solo un idiota, come avrei mai potuto immaginare che un uomo, persino guardia in un riformatorio, si sarebbe mai innamorato di me? Uno stupido ragazzino di diciassette anni che non faceva altro che combinare casini e deludere padre, madre, sorella e mondo intero. I suoi occhi, così e belli e sinceri si erano rivelati tutto il contrario, mi avevano deluso. La luce che credevo di vedere probabilmente era quella che usciva dai miei e che si rifletteva nei suoi, dandomi false speranze e facendomi credere il contrario di tutto quello che era.
-"Ora mi hai fatto proprio incazzare, vieni qua!" Due braccia forti mi afferrarono per i polsi e mi strattonarono via dal grande stanzone in cui avevano messo tutti noi ragazzi.
-"Pezzo di stronzo, non ho fatto nulla!" Sbraitai , riconoscendo la voce del ragazzo che mi aveva preso.
-"Lasciami cazzo, lasciami!" Continuai ad urlare io, sperando di essere liberato. Ma purtroppo sapevo ciò che mi avrebbe aspettato. Quella maledetta cella. Quella cella dove avevo passato il novanta per cento delle mie giornate, dove avevamo scherzato, dove avevamo imparato a conoscerci, e dove ci eravamo dati il nostro primo e ultimo bacio. Louis si chiuse la porta della cella alle spalle e mi abbracciò forte, ancora prima che io potessi respingerlo.
-"Si può sapere che cazzo vuoi?" Gli dissi freddo, allontanandolo dal mio corpo.
-"Voglio scusarmi." 
-"Potevi pensarci un mese fa, o anche tre settimane fa, sarebbe stato più gradito, piuttosto che sparire e non farti più vedere. Sei esattamente come tutti, come mio padre, come Nick... Sei un bastardo." Gli dissi tutto d'un fiato, mantenendo lo sguardo fisso a terra.
-"No Harry, non capisci!" Louis tentò di farsi guardare negli occhi, senza però riuscirci.
-"E certo, che può capire Harry? Lo stupido ragazzino di diciassette anni? Che può capire della vita? Che può capire di ciò che accade nel mondo dei grandi, che può capire dell'amore? Ma si, in fondo non ha mica trent'anni, ha solo già sofferto abbastanza nella sua vita, un altro po' di dolore non gli farà poi così male." Sbraitai, trattenendo a stento le lacrime.
-"Harry, ascoltami..."
-"No che non ti ascolto Louis, no, mi stai dicendo c..."
-"Harry ascoltami per un momento, cazzo!" Urlò Louis esasperato.
-"Ti do dieci minuti." Dissi io infine, sperando di non sentirlo più urlare in quel modo.
-"Quel giorno io volevo davvero baciarti, io ero sicuro di quello che stavo per fare, fin quando non l'ho fatto. A quel punto ho capito che io non sono perfetto per te, non sono il tuo tipo. Ho capito che diciassette anni con trenta non potevano mai andare bene se messi vicini. Ho pensato che tu avresti dovuto farti la tua vita con qualcuno della tua età, qualcuno che avrebbe potuto capirti, che avrebbe potuto amarti e che non sia un totale disastro in tutto.
Ma poi non ci siamo più visti per tutto quel tempo, e la tua assenza diventava sempre più pesante e opprimente giorno dopo giorno, mi lasciava vuoto e incompleto, ero solo un guscio. E si sa che solo il guscio, se al suo interno non ha nulla, non ha senso di esistere.
Ti osservavo mentre c'erano le pause in cortile mentre leggevi e rileggevi quel libro che ti ho regalato quel mese e mezzo fa. Si Harry, me ne sono accorto, come mi sono accorto che ogni notte piangevi, avvolto nella coperta, girato verso il muro, ed io ogni notte morivo, perché sapevo che quelle lacrime che versavi erano per colpa mia, ed io non dovrei mai farti piangere, perché io sono quello che dovrebbe asciugare quelle lacrime. Perché a trent'anni ancora non capisco ciò che potrebbe essere meglio per me, quando tu, che ne hai solo diciassette, hai capito quasi alla perfezione come gira il mondo." All'ultima parola di Louis scoppiai in lacrime. 
-"I-io... N-non voglio e-essere una delusione per q-qualcun'altro. N-non voglio essere a-abbandonato un'altra volta." Provai a dire tra un singhiozzo e l'altro.
-"Tu non sei una delusione Harry, non lo sei mai stato e mai lo sarai. Io non ti lascerò più!" E mi abbracciò, lasciando che le mie lacrime bagnassero tutta la sua divisa e lasciando che io mi sfogassi contro il suo petto. Aspettò che mi calmassi prima di prendermi il viso tra le mani e chiedermi
-"Ora posso rifare la scena del primo bacio? La prima non è venuta bene!" Io gli sorrisi, alzandomi appena sulle punte e sussurrandogli "Anche mille volte" prima di far coincidere le mie labbra con le sue. 
Quella sera, dopo mesi ad aspettarci e a desiderarci facemmo finalmente l'amore, in quella stanza buia, che di romantico aveva ben poco, ma che aveva ospitato ogni nostro momento, bello o brutto che fosse, e che per tanto tempo aveva desiderato ospitare quella prima volta, che finalmente era arrivata.

 


EPILOGO.

 
Six Years Later.

 

-"Louis, Louis." Sentii la voce roca di Harry chiamarmi dall'altra stanza.
-"Che c'è Harry?" Mi affacciai dalla porta e lo vidi a terra, con lo sguardo perso ad osservare un foglio di carta e i ricci scompigliati e arruffati. Mi avvicinai e mi ci sedetti accanto, poggiando la testa sulla sua spalla.
-"Sai cos'è questo?" Mi chiese entusiasta, mostrandomi il foglio.
-"Si, è la tua farfalla, ma la scritta sopra non la riconosco... È bella però!" Dissi io, indicando l'insetto.
-"In parte è giusto. Ma questa è una delle cose più importanti al mondo. Questo è il primo schizzo del mio tatuaggio, solo che la prima parte non l'ho voluta tatuare, e sai perché?" Mi chiese lui, sorridendo come un bambino.
-"No, perché?" Chiesi incuriosito.
-"Perché ho sempre aspettato qualcuno disposto a farlo al posto mio, per poter essere sempre legato a quella persona senza mai dimenticarla." Mi disse, dandomi un bacio sulla punta del naso.
-"Credo che quella scritta starebbe davvero benissimo sul mio petto, proprio qui!" Indicai il punto da me scelto, provocando in Harry uno dei sorrisi più sinceri che io abbia mai potuto vedere nel corso di quegli anni.
-"Grazie Louis, grazie. Grazie grazie grazie." Continuò a ripetermi lui, abbracciandomi forte.
-"E di che? Tu devi far parte di me, è naturale che io debba portare una parte di te sulla mia pelle." Gli dissi, sorridendo e baciandolo subito dopo.
Per Harry avrei fatto di tutto, perché per quanto lui potesse fare poco per me, vedere il suo magnifico sorriso aprirsi sul suo bellissimo volto mi confermava che non poteva esserci ricompensa migliore di uno di quegli splendidi sorrisi che per tanto tempo, da piccolo, gli erano stati negati.

 


-Sgabuzzino dell'autrice

Buona sera signori... Sono stra fiera di me *clap clap clap* grazie a mia cugina che mi ha messa ai lavori forzati (ciao Boo *saluta con la manina*) sono riuscita a scrivere questa Os in un giorno, e per quanto possa fare schifo ci ho messa tutta me stessa, quindi se siete arrivati fino a qui vi ringrazio con tutto il mio cuore *inchino*.
Tornerò in questi giorni con un'altra Os, sta volta Ziam, che spero vi piacerà.
Detto questo vi saluto, un bacio grande grande, spero di ricevere qualche minima recensione, a presto xxx

Marzia.



  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: blackvalentine13