Fu allora che persi il cielo
Un giorno,
un mattino o forse una sera,
persi il cielo.
Era in tasca, era in testa, era nell’animo,
ma per strada, con la notte,
si perse fra la gente e sparì.
E il cuore era scuro,
e gli occhi spenti,
e la bocca spalancata,
in urla silenziose.
E il terrore era sangue.
Era un urlo nella testa,
un silenzio dentro al cuore,
un dolore sopra gli occhi.
Era un tempo inutile,
per una felicità già passata.
Delle ali bruciate,
per un sogno mai afferrato.
Era un Icaro scaraventato al suolo.
e un sole mai raggiunto.
Persi il cielo, senza sapere perché.
Poi un giorno,
un mattino o forse un sera,
presi il cielo.
Lo tenni stretto al petto e lo conservai.
Mentre il cuore batteva,
al sapor delle sue labbra.
Mentre le mani si intrecciavano, come filo spinato,
e mai più si scioglievano.
Mentre il vento caldo giungeva da Sud,
e tutto e tutti riscaldava.
E il suo sorriso era niente fuorché allegria.
bianco;
come solo il nulla può apparire.
Presi il cielo.
E fu allora che lo baciai.