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Autore: RedSonja    09/09/2013    2 recensioni
Tornano i personaggi del Ciclo dell'Eredità, cinque anni dopo la caduta della tirannia di Galbatorix; ad attenderli una nuova emozionante avventura e un nuovo mistero, che potrebbe portare alla rovina di Alagaesia...o che potrebbe salvarla.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 17: Nuovo Cavaliere
"Ora che abbiamo i nostri Maestri, dobbiamo trovare il  Cavaliere." disse Arya sorridendo
Raksha annuì piano. Durante il viaggio aveva atteso con ansia quel momento, ma adesso non era più tanto sicura della sua scelta.
Eragon guardò la bambina e le sorrise teneramente, porgendole la mano
"Che ne dici di scoprire il musetto di quel drago?" le chiese lui, cercando di scacciare la tensione che si era creata.
"Va bene..." rispose la piccola con una voce flebile; aveva apprezzato il tentativo del ragazzo di aiutarla, ma non era così semplice. Ciò nonostante prese la mano del Cavaliere che s 'incamminò verso l'altra sala.
"Voi non venite?" domandò Eragon a Murtagh e Nasuada, che non si erano mossi.
"No, è una cosa che Raksha deve affrontare da sola." si limitò a rispondere il Cavaliere Rosso.
Eragon era perplesso. Quella ragazzina aveva una paura tremenda e l'unica persona di cui si fidava le aveva appena detto che doveva cavarsela da sola. Per un momento ebbe l'istinto di dare un bel pugno a suo fratello.
"Murtagh ha ragione, Eragon. Se Raksha diventerà Cavaliere dovrà essere in grado di gestire difficoltà e paure da sola."  parlò la dragonessa, frenando il suo impeto di rabbia
"Ma è solo una bambina!"
"Anche tu eri un cucciolo quando il mio uovo si è schiuso e hai dovuto affrontare una guerra da solo. Eppure sei riuscito a crescere e diventare un uomo."
"Io avevo quindici anni quando sono diventato Cavaliere. Raksha ne avrà al massimo undici, è un po' diverso. Non ti sembra?" ribattè lui spazientito
"Se Arya crede in lei, tanto da sottoporla all'esame del cucciolo di drago, evidentemente c'è un buon motivo. In fondo lo sai anche tu che una grave minaccia incombe su Alagaesia, e sai anche che abbiamo bisogno dell' aiuto di quella bambina."
"E va bene Saphira, ma io non so se è giusto gettare una bambina nel caos che ci sta travolgendo..."
"Non lo è, ma lei è l'unica che possa fare qualcosa per aiutarci."
"Andiamo?" gli chiese Raksha, distraendolo dalla discussione con la dragonessa
"Sì, andiamo." rispose lui.
La stanza dove l'aveva condotta Eragon era grande e ben illuminta, i numerosi affreschi erano di una bellezza incantevole e il pavimento era un mosaico colorato e perfetto.
Ma Raksha non li degnò di uno sguardo. La sua attenzione era stata catturata da un enorme pietra bianca poggiata su un tavolo di legno decorato.
"Quello è un uovo?" chiese, a bassa voce, al Cavaliere
"Sì"
"Ma è enorme!" esclamò lei, sorpresa, mantenendo però sempre la voce ad un sussurrò
Eragon rise piano. L'ingenuità di quella bambina lo inteneriva, spingendolo a comprendere l'amore che lega un genitore ad un figlio. Chissà, un giorno avrebbe potuto avere per casa un bambino di cui prendersi cura, magari con Arya al suo fianco...
"Avvicinati." disse Arya, che era in piedi accanto al tavolo
Raksha era ancora un po' indecisa
"Andiamo cucciola, lo devi toccare l'uovo se desideri che il cucciolo ti accetti!" la incoraggiò Saphira
"Guarda che non ti morde, sai? Ancora non li ha i denti..." insistette Eragon, spingendola delicatamente in avanti.
La bambina si decise finalmente a muoversi, avvicinandosi lentamente al tavolo di legno. Quando gli fu ad un passo allungò la mano fino a toccare l'uovo; era liscio e freddo al tatto, se non avesse avuto la certezza che fosse veramente un uovo, avrebbe pensato che quel che stava sfiorando fosse una pietra.
Raksha aveva il cuore che batteva velocissimo, eppure provava una strana sensazione di sicurezza. Sfiorò il guscio con le dita, disegnando degli strani segni sulla superficie liscia.
Eragon la osservava curioso. Non si era avvicinato ma riusciva a vedere i movimenti delle mai della bambina, anche se non riusciva a comprendere cosa stesse facendo. Anche Arya osservava la scena senza capirla, aspettando una reazione del cucciolo di drago.
Reazione che non si fece attendere a lungo.
L'uovo aveva iniziato ad agitarsi dapprima piano, poi sempre più forte, finchè sulla superficie non si erano andate a formare delle crepe sempre più grandi e, alla fine, si era schiuso rivelando il musetto di un drago di un colore bianco candido, che però si colorava di sfumature variopinte quando la luce colpiva le sue scaglie.
Il cucciolo mangiò il guscio per poi avvicinarsi alla mano di Raksha, che gliela lascio annusare, ridendo del solletico che le faceva il respiro del drago sulla pelle. Il cucciolo emise uno squittio e le si avvicinò ancora un po', come ad invitarla ad accarezzare la sua testolina bianca.
La bambina sorridendo lo accontentò, posando la mano destra sul suo musetto, ma appena lo fece sentì una scossa e una sensazione di gelo attraversarle il braccio, lasciandoglielo intorpidito.
Raksha, stordita, ritirò la mano e vide che sul palmo era comparso una voglia bianca, simile a quella che aveva visto sulla mano di Murtagh
"Quello è il gedwey ignasia, il marchio del drago. Tutti Cavalieri ce l'hanno" Eragon le aveva parlato, dopo averle poggiato una mano sulla spalla.
"E' stato strano come se..." si fermò a cercare le parole per descrivere le sensazioni che aveva provato sfiorando il cucciolo
"Come se il tuo braccio fosse stato punto da mille spilli e vi avessero rovesciato sopra una secchiata d'acqua gelida." concluse il ragazzo sorridendole.
"Già..." rispose la bambina che fissava rapita il piccolo drago, che stava giocando con una delle frange del tappeto. Quel cucciolo era il suo compagno, erano legati indissolubilmente. 
Erano Drago e Cavaliere.
Quella sera fu una serata di festeggiamenti ad Ellesmèra.
Gli Elfi avevano organizzato uno dei loro incredibili banchetti in onore del ritorno dei due Cavalieri di Drago e del riconoscimento di un nuovo apprendista.
Raksha era stata circondata dalle attenzioni di tutti i presenti sia perchè era una Evy, sia perchè era una bambina, cosa che per gli Elfi la rendeva quasi sacra. Lei pensava che dipendesse tutto da quello, infatti Eragon le aveva spiegato che gli Elfi non avevano molti figli e che quindi considerassero i bambini della loro e delle altre razze come una benedizione.
Il banchetto trascorse velocemente. Le chiacchiere dei commensali annaffiate con fiumi di Faelnirv, il liquore elfico per eccellenza, e accompagnate dalle melodie affascinanti e antiche. Alla bambina sembrava di vivere in una delle ballate che aveva sentito tante volte cantate dai menestrelli di passaggio al villaggio umano, prima che gli abitanti avessero tentato di ucciderla.
Il ricordo della sua prima casa l'aveva rattristata, ma fu veloce a far sparire l'ombra che le aveva offuscato i meravigliosi occhi viola, solitamente allegri e vivaci.
Al termine della festa fu accompagnata da Eragon negli alloggi dei Cavalieri, dove avrebbe dormito durante tutta la sua permanenza, in quanto ormai ufficialmente apprendista; quando entrò nella stanza trovò ad aspettarla il cucciolo di drago, che stava allegramente giocando con uno degli arazzi appesi alle pareti.
Sentendola arrivare il cucciolo aveva prontamente abbandonato il suo gioco per dirigersi verso di lei, che lo accolse volentieri tra le sue braccia.
Eragon rimase stupito dalla forza fisica della ragazzina: per quanto il cucciolo avesse ancora delle dimenzioni ridotte, non era affatto leggero.
"Questa bambina non ha niente di umano... Ma d'altronde lei non è umana!" 
Rise.
Gli effetti dell'alcol incominciavano a farsi sentire; aveva le gambe che sembravano non riuscire a sostenere il suo peso, la testa leggera, le palpebre pesanti e, sopratutto, i suoi pensieri si facevano sempre più elementari e confusi.
"Buonanotte piccola." le disse avvicinandosi a lei e dandole un bacio sulla guancia rosea
"Buonanotte Maestro" rispose Raksha, sorridendo all'elfo.
Lui ricambiò e poi aggiunse, come se quell'idea gli fosse venuta in mente solo in quel momento:
"Raksha, chiamami per nome. Mi fai sentire vecchio se ti rivolgi a me con tutta questa formalità."
Raksha si limito ad annuire ed il ragazzo uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.

Capitolo 18: Primo giorno

Eragon arrivò barcollando alla sua camera e, non senza una certa difficoltà, aprì al porta della stanza.

Con sua grande sorpresa trovò ad aspettarlo, seduta sul letto, Arya; quando lo vide entrare l'elfa alzò la testa quel tanto che bastava per far intravedere i suoi penetranti occhi verdi, obliqui come quelli dei felini.

Eragon si sentì mancare. Tutti gli sforzi che aveva compiuto in quel momento per evitare di far riemergere i sentimenti che provava per l'elfa furono mandati in fumo appena la vide alzarsi e dirigersi verso di lui, con un andatura sensuale ed incredibilmente femminile.

Arya intanto si trovava ad un palmo da lui e lo guardava negli occhi  sorridendo maliziosamente; lentamente la donna si avvicinò ancora un po' al ragazzo, che ora riusciva ad avvertire il respiro dell'elfa sulle proprie labbra.

"Arya, cosa...?" Eragon non riusciva a capire cosa stesse passando per la mente dell'elfa, sapeva solamente che se avesse continuato a stargli così vicino avrebbe perso completamente quel briciolo di autocontrollo che ancora gli restava. L'elfa gli posò l'indice sulle labbra, zittendolo, per poi sussurrargli piano all'orecchio:

"Non è questo che hai sempre voluto da me? Non volevi che il tuo amore fosse ricambiato, che potessimo vivere come ogni altra coppia di Alagaesia?"

"Sì, ma non mi sembra giusto che accada adesso...Siamo entrambi sotto l'effetto del Faelnirv." ribattè il Cavaliere, con la gola secca

"Se è solo questo il problema lo risolviamo subito..." detto ciò l'elfa pronunciò alcune parole nell'Antica Lingua e la mente di Eragon tornò lucida

"Va meglio così?" domandò lei con voce suadente

"Decisamente." rispose lui avvicinandola a sè e poggiando le sue labbra su quelle della donna, che ricambiò prontamente il bacio.

"Ti amo Arya!" sussurrò lui con voce roca

"Ti amo anche io Eragon." rispose lei, stringendosi di più a lui e baciandolo ancore una volta.


La mattina seguente a svegliare il Cavaliere fu il ruggito impaziente della sua dragonessa. Eragon si stropicciò gli occhi e, lentamente, si alzò a sedere, stando attento a non disturbare Arya, ancora addormentata accanto a lui.

"Eragon! Vastiti in fretta o arriveremo tardi al nostro primo giorno d'insegnamento!"  lo esortò Saphira, con voce dura

"Va bene, non serve che ti arrabbi tanto!" rispose lui, mentre si preparava. 

Quando fu pronto prese Brisingr, la sua inseparabile spada, assicurandosela in vita, e si diresse verso la porta.

"Eragon..." la voce assonnata di Arya lo raggiunse prima che uscisse dalla stanza

"Buongiorno!" le disse gurdandola. 

"Buona fortuna per il tuo primo giorno da insegnante."

"Grazie, ne avrò bisogno." rispose lui, uscendo poi dalla stanza.



Fuori dalla porta trovò ad aspettarlo suo fratello. Il Cavaliere Rosso aveva la schiena poggiata ad una colonna, le braccia incrociate e lo sguardo fisso su di lui.

Eragon capì subito che aveva qualcosa di molto importante da dirgli, così aspettò che si decidesse a parlare

"Cosa sta succedendo Eragon?"

"Non capisco a cosa ti riferisci." rispose il minore

Murtagh si staccò dalla colonna e si avvicinò al Cavaliere: aveva gli occhi neri ridotti ad una fessura e, come Eragon aveva imparato, ciò non presagiva nulla di buono.

"Non mentire con me Eragon! So perfettamente che deve essere accaduto qualcosa che ha allarmato, qualcosa di così importante da spingere Arya a richiamarti da Vroengard per farti tornare qui. La cosa non mi interesserebbe se non sapessi per certo che quell'elfa ha in mente di utilizzare i poteri di Raksha per risolvere la situazione, che  deve essere alquanto grave. Non è forse così, Fratello?"

Eragon non potè fare altro che annuire. Murtagh aveva descritto precisamente quello che era accaduto e negare non avrebbe fatto altro che farlo infuriare più di quanto già non fosse.

Il Cavaliere Rosso sospirò passandosi una mano sul volto

"Maledizione! Sapevo che l'arrivo di Arya non avrebbe portato nulla di buono...Ma giuro che se permetterai che succeda qualcosa alla mia bambina mi occuperò personalmente di ammazzarti!"

Eragon lo guardò: era teso, anzi no, spaventato. Ma il ragazzo capì perfettamente la sua reazione, in fondo anche lui era preoccupato per la sorte della piccola Evy, ma l'unica cosa che poteva fare per proteggerla era insegnarle tutto quello che sapeva, sperando che la piccola apprendesse in fretta e riuscisse a fermare la minaccia che incombeva su Alagaesia.

"Farò di tutto per proteggerla. Hai la mia parola Fratello." disse il minore dei due, ripetendolo anche nell'Antica Lingua per rendere la sua promessa vincolante.

"Lo spero per il tuo bene, Eragon. E adesso vai, Raksha ti sta aspettando in giardino, ha detto che voleva portare Zestraj a prendere una boccata d'aria."

"Zestraj?" domandò il Cavaliere

"Sì, è il nome del suo drago." 

Eragon sorrise, quella bambina era davvero un senso dell'umorismo particolare; infatti il nome del cucciolo nell'Antica Lingua significava Riflesso,  allusione alle scaglie del drago che erano simili a specchi.

"Allora vado da loro, ci vediamo più tardi Fratello."

Il Cavaliere Rosso si limitò a fare un cenno affermativo con la testa, entre Eragon si incamminava verso il giardino dove trovò ad attenderlo Raksha e Zestraj, che giocavano tranquilli sotto lo sguardo attento e protettivo dei tre draghi adulti.

Quando lo sentì arrivare la bambina alzò lo sguardo e gli rivolse uno dei suoi sorrisi radiosi, che il Cavaliere ricambiò

"Allora siete pronti per il vostro primo giorno d'allenamento?"

"Sì!" risposero all'unisono l'Evy e il cucciolo

"Bene, seguitemi." disse Eragon con voce calma ma decisa, lo stesso tono di voce che Oromis usava con lui e che aveva un che di paterno.

Raksha e Zestraj obbedirono. 

Il ragazzo li condusse nello spiazzo dove si era allenato durante la sua permanenza ad Ellesmèra, e li fece sedere sull'erba mentre Saphira si accoccolava alle sue spalle.

"Vi ho portati qui perchè vorrei sapere la tua storia Raksha. So che non eri a conoscenza dell'appartenenza alla razza degli Evy, quindi vorrei che mi raccontassi la tua vita fino ad oggi." spiegò il Cavaliere

La piccola si rabbuiò ed un lampo di tristezza le attraverso lo sguardo, offuscandolo, ma un attimo dopo la bambina annuì in modo deciso iniziado a raccontare:

"Fin da quando ho memoria ho vissuto in un villaggio a nord, dove abitavo insieme alla mia mamma. Purtroppo quando scoppiò la Grande Guerra, la mamma fu rapita dai soldati dell'esercito del re. Ricordo ancora quel giorno: quegli uomini entrarono in casa, io mi nascosi con la magia, e due di loro bloccarono le braccia della mia mamma e le chiesero dove nascondesse il Nijal. Lei rispose che non sapesse di cosa stessero parlando; uno dei soldati allora le colpì il viso con un pugno, dicendole che alla fine avrebbe raccontato tutto quello che sapeva. Lo disse con un espressione così orribile che a volte lo rivedo ancora nei miei incubi. La mamma non cedette e il comandante ordinò di radere prelevare tutte le ricchezze del villaggio; ancora ricordo le urla terrorizzate dei bambini e i pianti delle donne. Poi tutto finì e io mi ritrovai sola in quella casa ormai completamente vuota. Da allora tutti mi guardarono con diffidenza, pensando che la causa di tuttele loro sventure fossi io. Continuò così finchè il villaggio fu attaccato dai briganti che lo depredarono ancora una volta; gli abitanti decisero allorta di uccidermi, pensando che così avrebbero liberato il villaggio dalla cattiva sorte. Mi presero di notte e mi portarono nella foresta, dove mi legarono le braccia e le gambe; il capovillaggio si avvicinò con un coltello in mano, lo alzò sopra la mia testa ed io chiusi gli occhi attendendo i colpo. Sentii un rumore assordante e poi la voce profonda e imperiosa di un uomo che ordinava di fermarsi; come a sottolineare le sue parole si udì un ruggito, a quel punt0 aprii gli occhi e vidi davanti che il capovillaggio era sospeso in aria, pallido come un morto e fissava un punto alla mia destra. Mi voltai e vidi un guerriero in armatura e dietro di lui un drago rosso, rosso come la corazza di quell'uomo, che ringhiava con ferocia; il Cavaliere lasciò cadere il capovillaggio e gli intimò di andarsene, insieme ai suoi uomini, e poi si diresse verso di me. Ammetto che in quel momento tremai di paura ma, quando sentii il nodo delle corde allentarsi, iniziai a tranquillizzarmi un po'; dopo pochi secondi fui del tutto libera ed allora cedetti: gli buttai le braccia al collo ed iniziai a piangere disperatamente, il Cavaliere allora ricambiò titubante la mia stretta e mi disse di stare tranquilla, mentre mi arruffava i capelli. Mi chiese quali fosse il mio nome e cosa fosse successo prima del suo arrivo, io gli raccontai tutto per poi chiedergli quale fosse il suo nome e lui presentò se stesso ed il drago rosso. Successivamente mi si avvicinò lentamente e mi prese in braccio, issandomi sul dorso del drago. Quando lo sentii sedersi dietro di me ed abbracciarmi piano, avvertii un senso di protezione mai provato prima. Da allora vissi con lui,imparando l'arte della magia e della spada, fino all'arrivo di Nasuada ed Arya."

Eragon era scioccato dal racconto della bambina, così come Saphira e per un attimo pensò a quanto avesse dovuto costare a suo fratello il non uccidere quei vermi che avevano tentato di ucciderla. 

Mai come allora si era sentito in dovere di mantenere la promessa fatta a Murtagh, avrebbe protetto quella bambina perchè aveva già sofferto abbastanza. 

Perchè lui sapeva cosa significasse vedersi strappare la propria famiglia senza poter fare niente.

 

Angolo dell'Autrice

Eccomi di nuovo con il secondo capitolo di oggi.

In questa parte della storia vediamo un Eragon innamorato che finalmente può stare con la sua elfa, ed un Eragon Maestro che desidera conoscere meglio la sua piccola allieva.

Finalmente veniamo a conoscenza della tristissima storia della nostra piccola protagonista, che con grande sforzo riesce ad aprirsi con il Cavaliere.

Mi raccomando, fatemi sapere se questi capitoli vi sono piaciuti.

Baci<3<3<3

RedSonja

 

  
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