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Autore: ScarlettIvyCH    10/09/2013    1 recensioni
“Soffri, ma non vuoi che se ne vada.
Chiusa nella tua camera ripensi per l’ennesima volta a lei, la odi eppure non puoi farne a meno.
Sei legata a lei, ti è indispensabile.
Asciughi le lacrime e pensi, come sempre, che non sia giusto, che non dovrebbe andare così.
Basta! Lasciami stare! Ti odio! “
Sei stanca di aspettare, ma non puoi farne a meno.
* La coppia non è propriamente tale quindi può benissimo essere vista come un’amicizia particolare.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!

Il titolo è quello della famosa canzone di Agnes, ma è venuto dopo... eppure anche le parole della canzone (http://www.rnbjunk.com/traduzione-testo-release-me-agnes/ ) coincidono così bene che se le inserissi all’interno del testo sarebbe  una song-fic perfetta, ma è davvero casuale.

Non so da dove sia venuta fuori e sinceramente proprio non voglio saperlo.

Un ringraziamento particolare a Miss BloodyFangs per il suo supporto <3

Vi auguro una buona lettura e se vi va lasciate pure un commento, non mordo! ;D


 

 

“Non verrà” dice tua madre, con lo sguardo fisso sulla televisione. In onda uno dei suoi film gialli preferito.

“Beh, io aspetto comunque, magari chiama.” le rispondi fissando lo schermo del tuo cellulare; sulle gambe reggi il tuo portatile, una sola pagina aperta: facebook, l’ulteriore possibilità di contatto.

Nessun messaggio, nessuna chiamata, niente. “Non ha chiamato né mandato messaggi, magari è solo in ritardo ” dici più a te stessa che a tua madre.

“Togliti almeno le scarpe, stai già sforzando abbastanza la tua caviglia” Ti senti rispondere. Il tono distratto, di chi ripete quelle parole per l’ennesima volta, in modo ormai tristemente automatico.  

“É solo una storta e comunque non ho voglia di toglierle”. Menti, la caviglia pulsa, il piede è gonfio e a stento sei riuscita ad allacciare la scarpa da tennis in modo che non stringesse troppo. Sembra quasi che ti piaccia mentire, lo fai così spesso... non puoi farne a meno, vero?

“Magari chiama” pensi. Non lo dici, sai già cosa ti risponderebbe tua madre e non vuoi sentirlo.

Ti guarda con cipiglio severo, come se ti avesse letto nel pensiero, come se dicesse “Certo, come la scorsa volta.” ma probabilmente è solo una tua impressione perché invece dice “Avanti, hai provato a contattarla un centinaio di volte, ora sono le otto passate e il film iniziava alle sette e mezza, vai a struccarti”. La sua voce stanca dopo una dura giornata di lavoro, ti è familiare e dovrebbe esserti di conforto, eppure non fa che irritarti maggiormente.

“Smettila! C’è uno spettacolo sul tardi, magari mi sono solo confusa... magari... magari mi chiama e andiamo a vedere quello.”  Il tono della voce alto, le parole dette con rabbia e lo sguardo amareggiato come se ti avessero rivolto un grave insulto. Ti senti un’imbecille subito dopo averlo detto, sai benissimo anche tu che sono solo stupidaggini, flebili fantasie di chi non vuole né vedere né sentire.
“Oh, fai come vuoi! Ma è sempre così e lei non verrà né chiamerà.” Ti urla a sua volta tua madre. È stanca, e davvero non puoi biasimarla. Le urli contro, sai che ha ragione.

“Non puoi saperlo! Perché devi sempre... ah! Vai al diavolo!”. Prendi il portatile e il cellulare, ti alzi e te ne vai in camera tua. Non vuoi sentire, fa troppo male.

Vai in bagno e ti strucchi ringraziando di non aver messo le lenti, sarebbe stato uno spreco insopportabile.

“Dio, come ho fatto ad essere così scema?! perché le ho creduto!?” pensi guardandoti allo specchio.
“Ok, non mi importa. E comunque so già che non potrò arrabbiarmi, avrà ragione lei, le basterà una scusa a caso ed ecco che io non potrò fare nulla quindi è inutile... è tutto inutile, lo è sempre.” Sfreghi forte gli occhi un’ultima volta, il rimmel non ne vuole sapere di andar via e più provi più somigli ad un panda. Con un gesto di stizza lanci sulla lavatrice la salvietta con la quale ti sei appena asciugata il viso.

 

Basta, ne voglio uscire.

Ma se non riesci a starle lontana!

Basta, ti prego, smettila!

Soffri, ma non vuoi che se ne vada.

Chiusa nella tua camera ripensi per l’ennesima volta a lei, la odi eppure non puoi farne a meno.

Sei legata a lei, ti è indispensabile.
Asciughi le lacrime e pensi, come sempre, che non sia giusto, che non dovrebbe andare così.

 

Basta! Lasciami stare! Ti odio!

Vorresti che fosse vero, vorresti potertela lasciare alle spalle come hai sempre fatto con tutti gli altri.

Invece non sai nemmeno dire perché piangi. Non sai dire chi sia, cosa sia per te.

Aspetti.

 

Ancora un anno e sparirò, tu non mi cercherai, non lo fai mai e io non farò  nulla per evitarlo, lo giuro.

 

Sei sicura? Sei sempre tornata da lei. Non la lascerai andare.

 

Infili il pigiama e scagli il telefono lontano, lei non ti chiamerà, non verrà.

Nessuna notifica, ovviamente. Spegni il computer e quasi desideri non rivederlo mai più.

Vuoi solo dormire, lasciare che il sonno ti faccia dimenticare tutto.

Non esiste. Non è la realtà.

“ Io non sono qui.” sussurri.

 

E nel sonno riabbracci chi ami, vedi realizzate le tue speranze, le promesse mantenute sembrano raccogliersi in un unico luogo.

Ti è così familiare.

Quel mondo è la tua ancora di salvezza; vorresti perderti in quelle strade, respirare sempre quell’aria, vedere solo quel cielo, sentire costantemente dentro di te quel calore, quella sicurezza.

Lì lei non esiste ed a volte te ne stupisci.
Ti guardi intorno, non conosci tutti, ma sai che manca una persona ... è sbagliato?
Presto però te ne dimentichi, nei tuoi sogni riesci a farlo. Il suo ricordo sbiadisce in fretta fino a scomparire e all’improvviso ti senti più leggera.

Al risveglio è tutt’altra cosa però.

Lontana da quel luogo la realtà torna a farsi sentire.

Non ci sono più persone con cui parlare, nessuna strada da percorrere, nessuna promessa mantenuta.

La rabbia torna, implacabile.

Non che nessuno non le avesse mai chiesto niente...

 

“Questa non è amicizia! Perché diamine le stai ancora appiccicata quindi?!” Ti chiede la ragazza; sulla sua faccia una chiara espressione confusa.

“Le devo molto” Le rispondi, ed il tuo sguardo si abbassa.

“Ah ah, a me sembra che faccia più danni che altro. Non sembra che le importi molto di te, anzi.” Sa di dire qualcosa di ovvio, eppure il discorso ha preso una piega insolita e non è strano quindi che lei senta il bisogno di dirtelo.

“Oh, credimi, lo so. Ma vedi, se sono ciò che sono lo devo in gran parte a lei. Non potrò mai odiarla veramente.” Lo dici con rammarico, ma lei sembra non accorgersene.
“Beh, quella che ci sta male sei soltanto tu, quindi fai pure come vuoi” Alza le spalle, quel discorso non ha né capo né coda e probabilmente l’ha già stancata.

“Già. Beh, cambiamo argomento, vuoi?” E sei sicura che sia esattamente la frase che vuole sentirsi dire, è la stessa per tutti.

 

Quella era stata una delle svariate volte in cui qualcuno si era interessato a quel loro “rapporto” così atipico, quel continuo prendere e mai dare, quel continuo mentirsi per cercare di stare bene.

 

Un giorno finirà tutto e allora cambierai? tutto ciò che sei dove finirà se lei non ci sarà più?

Me ne andrò e lei non farà nulla, non ne avrebbe motivo.

 

Ti risvegli, guardi l’ora e sospiri rumorosamente quando vedi che è passata solo un’ora.

Prendi il tuo Ipod e ti metti ad ascoltare della musica. Rimani lì, le cuffie nelle tuo orecchie e i tuoi occhi fissi sul soffitto bianco.

 

Sono passate ore e ormai è palese che lei non chiamerà ne tanto meno si presenterà alla tua porta.

Senti dei passi avvicinarsi, poi una voce.  Solo ora ti accorgi che la playlist che avevi scelto è finita, ma non sapresti dire da quanto.

“Ehi, io vado a dormire, tesoro. Spegni anche tu la luce.” Ti da un bacio sulla fronte, ti abbraccia e in un qualche strano modo senti quel tuo luogo tutto speciale più vicino, più reale.  Poi l’abbraccio si scioglie, la realtà torna a farsi sentire e preghi, scongiuri il sonno di prenderti il più presto possibile perché rimanere coscienti fa troppo male questa sera.   

TI fa male lo stomaco, vorresti essere in grado di vomitare tutto il dolore, la rabbia  e la confusione che senti, ma non riesci nemmeno a respirare.

Non vuoi provare nulla; non vuoi la rabbia, non vuoi la delusione e la malinconia, non vuoi nemmeno la gioia e il sollievo.

Non sono sentimenti tuoi, senti chiaramente che non ti appartengono e non li vuoi.

Basta! Lasciatemi!

Cosa vuoi veramente?
Vuoi l’amore?

Non voglio nulla.

Ecco, sì... voglio solo un sonno eterno.

Vivere quella fantasia per sempre, lontana da tutto il resto.

Voglio che quell’abbraccio sia per sempre.
Ferma tutto, fermati.

Basta, lasciami!

 

È mattina, il cuscino è a terra.

La testa annebbiata, gli occhi faticano ad aprirsi.

Il cellulare è accanto a te, sul comodino, tua madre deve averlo raccolto.

Lo guardi e speri che ci sia un suo messaggio, una sua chiamata persa.

Nulla.

E ti senti di nuovo male. Perché ti sei svegliata?! Perché hai di nuovo sperato di riceve qualcosa da lei?!

La giornata è appena iniziata, sono solo le otto di mattina ed il calore del sole estivo già si fa sentire.

Nella tua testa una sola parola “basta!”.

 

Eppure andrai avanti, sei abbastanza forte per farlo.

Sopporterai ogni peso, sorriderai quando la vedrai, farai di tutto per mantenere una parvenza di equilibrio.

Ed ogni notte sognerai.

Ogni sera sentirai quel grido spegnersi. Un ultimo “basta!”.
Ogni notte spererai che sia l’ultima.
  
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