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Autore: danonleggere    10/09/2013    3 recensioni
Machiavellico: (agg. m. -ci) Conforme alle dottrine di Niccolò Machiavelli.
Astuto, privo di scrupoli subdolo.
Avv. Machiavellicamente, con mezzi e comportamenti utilitari.
Un governante il quale perseguita il fine della conservazione del proprio potere con ogni mezzo.
cit. "Il fine giustifica sempre i mezzi"
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hollllla gente!

E dopo essere quasi impazzita per pubblicare questa storia (ma sono l’unica che entra in crisi ogni volta?) ecco a voi e spero buona lettura.

q.p.s.: Una recensione al giorno leva l’autrice arrabbiata di torno!

 

 

 

 

Veneziano si mise a correre non appena la guardia davanti all’ingresso della sala riunioni gli ebbe dato il permesso di passare.

Era in ritardo.

Terribilmente in ritardo.

Fece un paio di svolte per i corridoi e arrivato si lanciò letteralmente contro la porta d’ingresso aprendola di scatto.

Si ritrovò con la faccia per terra a pochi centimetri dal tavolo, ma senza neanche pensarci si rialzò e assicurandosi che il sacchetto che aveva tra le mani non si fosse rotto andò al suo posto.

Per un attimo il castano aveva temuto che Germania si sarebbe arrabbiato per il ritardo ma scivolandogli accanto si tranquillizzò. L’amico era impegnato ad urlare dietro ad Inghilterra e Francia che stavano facendo a botte in un angolo, mentre America improvvisava una radiocronaca lanciando hamburger tutt’intorno.

L’italiano si girò verso la sua sinistra dove ci sarebbe dovuto essere Romano. Che effettivamente c’era, se prendere a calci in faccia Spagna poteva definirsi tale.

Veneziano si guardò intorno per vedere se c’erano tutti… Grecia dormiva ad un lato del tavolo mentre Turchia gli impilava sopra dei gatti aspettando che si svegliasse e… oh! Era venuto persino Prussia che si stava avvicinando ad Austria intento a sistemare dei documenti con un secchio pieno d’acqua in mano. Dietro a lui Ungheria con una padella si apprestava a colpirlo e sullo sfondo i cinque nordici scommettevano su chi si sarebbe fatto più male.

Su una sedia poco distante Cuba era intento a discutere animatamente con un orso quindi doveva esserci anche Canada.

Il castano si sentì scuotere una spalla quando Belgio tirandosi dietro Olanda si avvicinò a Spagna per accertarsi che fosse ancora vivo, stava per controllare anche lui quando un urlo attirò la sua attenzione.

“Tipo noooooooo!” Polonia si portò i pugni sui fianchi e rivolto ai baltici ripeté per l’ennesima volta “No, quando si avvicina il ghiacciolo gigante dovete tremare totalmente all’unisono!”

Lituania lo guardò sconsolato e insieme ai suoi fratelli cercò di spostarsi lontano da lui. Tentativo vano ma trovato molto divertente da Russia che batteva le mani sorridendo. Ma venne fermato da sua sorella maggiore che scuotendolo gli indicò una figura bassina interamente coperta da un’aura viola che mormorava qualcosa di molto simile ad uno ‘sposami’.

“Italia.” lo chiamò una voce dietro di se.

“Ciao Vash!” lo salutò il castano “Cosa c’è?”

“Ti volevo proporre di far fare una vacanza a me e mia sorella nel tuo paese in cambio di questi cioccolatini svizzeri.” gli disse il biondo cercando di convincerlo “Così si risparmia, sai per la crisi…”

“Ve! Che bello cioccolato!” convinto “Grazie, va benissimo. Accetto!” esultò il castano mettendosene uno in bocca.

“E’ stato facile?” gli chiese la sorella quando Svizzera fu ritornato al posto vicino al suo.

“Più di quanto pensassi.”

Germania si sedette pesantemente al suo posto con il sospetto di essere più una baby-sitter che una nazione.

“Ludwig posso fare un annuncio?” gli chiese il castano tirandolo per una manica. Tutto il lavoro di quelle settimane sarebbe servito al suo scopo.

“Se ti ascoltano…” gli rispose il biondo dopo due ore nelle quali aveva tentato di non rendere quel posto simile ad uno zoo. Inutilmente.

“Ve!” si alzò in piedi l’italiano “Mi potete ascoltare un attimo?”

Nessuno si girò.

“Per favore, se lo fate vi do della Pasta.”

“Veneziano-kun magari dovresti provare ad alzare la voce.” gli consigliò Giappone.

“Si, fatti rispettare aru.” gli diede manforte Cina.

Giusto, doveva fare un rumore abbastanza forte da sovrastare trentuno nazioni. Afferrò il ciuffo di Romano e tirò.

CHIGIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!”

Silenzio.

“Perché cazzo l’hai fatto?” urlò il maggiore tenendosi la testa.

“Scusami ma non mi veniva in mente altro.” sorrise il minore.

Tutti lo guardarono.

“Adesso vi devo dire una cosa molto importante…”

“Zitto stupid frog e fai parlare l’italiano.” disse a bassa voce Inghilterra rivolto a Francia.

“Sono passati esattamente cinquant’anni…”

Slurp “Canada mi puoi passare” gnam “il ketchup?” bisbigliò America.

“Dalla nostra prima riunione ufficiale tutti insieme…” Nord Italia sollevò il sacchetto che aveva portato rovesciandone il contenuto sul tavolo. Tanti biglietti d’invito.

“Quindi volevo invitarvi ad una fest…”

“SPOSAMI!”

“Aiutooo!” urlò Russia scartando di lato e finendo addosso ad Ungheria che nel frattempo era arrivata alle spalle di Prussia con ancora il secchio pieno d’acqua in mano. L’albino perso l’equilibrio dopo la spinta vacillò un po’ mentre sessantadue paia di occhi rimanevano incollati alla sua figura. Gilbert in seguito a qualche passo incerto pareva essersi stabilizzato ma mettendo un piede in fallo su qualcosa di molle cadde in avanti versando l’acqua sui biglietti di Veneziano.

“Nooooo!”

Ogni biglietto era stato decorato a mano da Feliciano.

Erano tutti personalizzati in base alle meraviglie del paese al quale era dedicato.

Valevano da soli come piccoli capolavori.

Erano ad acquarello.

Il colore si sciolse gradualmente andando a formare una macchia al centro del tavolo. Tutti si girarono lentamente verso l’Italia che fissava atono la massa di carta bagnata davanti a se.

“Dude! Dovevi proprio lasciare uno dei tuoi hamburger per terra?” chiese acido l’inglese.

“Non è colpa mia!” cercò di giustificarsi l’americano “Non potevo saperlo.”

“Tranquilli, è tutto a posto.” si intromise debolmente il castano.

“Idiota non potevi cadere da qualche altra parte?” sbottò Ungheria in direzione di Prussia rigirandosi la padella tra le mani.

“Se qualcuno non mi fosse finita addosso tutto questo non sarebbe successo!” le rispose a tono l’albino.

“Avanti non c’è bisogno di litigare.” provò a farsi sentire Veneziano.

“E’ tipo totalmente colpa della bielorussa!” si fece sentire Polonia. Anche lui voleva partecipare a quella discussione.

“Ritira subito quello che hai detto o il mio fratellone te la farà pagare.” Lo minacciò la bionda.

“Non preoccupatevi, non è un problema. Posso rifarli.” li incoraggiò Italia prima che la situazione degenerasse.

“Invece è unicamente colpa di Russia.” Tirò in ballo qualcuno.

“E’ stato quell’irresponsabile di America e il suo cibo spazzatura!”

“Zitto iggy, sei solo invidioso perché non sai cucinare.”

“Mon petit a cominciare è stata Natalia e nessun atro.”

“Non prendertela con la mia sorellina se non vuoi vedertela con Russia.”

“Perché continuate a mettermi in mezzo?”

“Perché sei tipo colpevole. Ragazzi prendetelo!”

“Non siamo i tuoi schiavetti.”

“Da, siete i miei.”

“Basta. Non c’è bisogno di discutere.”

“Nein! E’ colpa della padellara.”

Sdeng.

“Tutti addosso all’albino!”

“Non ti ci mettere anche tu Danimarca.”

“…”

“Austria puzza!”

“Amigos smettiamola di litigare.”

“Torna a dormire bastardo.”

“Per favore. Germania diglielo anche tu di calmarsi.”

“American idiot raccogli subito tutto il tuo cibo spazzatura!”

“Blasfemo, non chiamarlo in quel modo. Lo usano per alimentare solo le auto migliori!”

“Perché non torniamo tutti amici come prima?”

“Da, unitevi tutti a me.”

“Se volete vi preparo della Pizza.”

“Tipo la macchia sul tavolo si sta allargando.”

“Oui è tutta colpa delle maledizioni di Angleterre.”

“Per piacere, non c’è motivo di arrabbiar…”

“STAI ZITTO!”

A Italia Veneziano morirono le parole in gola e gli occhi gli si inumidirono. Lui voleva solo far tornare tutti amici e lo avevano sgridato.

Non voleva che si arrabbiassero tutti ma era stato il suo lavoro a venire distrutto.

Senza pensarci neanche afferrò la borsa di carta abbandonata di fianco alla sedia e si lanciò nel corridoio, svoltò un paio di volte fino a trovare una stanza vuota. Ci si infilò dentro e con il sacchetto sulla testa si mise sotto al tavolo.

Non volevano fare una festa tutti assieme?

Non volevano per una volta divertirsi e lasciarsi alle spalle i propri doveri per un giorno?

Ci avrebbe pensato lui.

Sapeva anche già come fare.

Dopotutto com’è che diceva il suo amico Niccolò?

Ah, sì.

Il fine giustifica sempre i mezzi.

 

 

 

 

 

 

Spero che vi sia piaciuta e al prossimo capitolo!

p.s.: Non scrivo storie in un fandom con personaggi con caratteri diversi dagli originali (occ/ooc non riesco a ricordarmelo) perché tanto varrebbe farlo nella sezione degli originali. Quindi anche se Felì sembrerà strano… tranquilli!

p.p.s.: Io non mi fiderei troppo di me.

CIAO!

  
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