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Autore: Myriam Vembaker    10/09/2013    0 recensioni
Qualche tempo fa, dopo aver scritto "Non so giocare a scacchi...", ho cominciato a ritornare sulla storia di Mel ed Harry... Mi sono chiesta se le cose avrebbero potuto risolversi prima, se Harry sarebbe stato capace di abbandonare la sua facciata e di dichiararsi.. Beh, da quelle domande che mi sono fatta è nata questa storia, romantica e molto basata sui sentimenti dei personaggi... L'ho amata dalla prima fino all'ultima parola, e spero che possiate amarlo anche voi...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mantengo sempre le promesse...

Come tutte le mattine, da ben cinque anni, mi sveglio all'ultimo minuto e mi preparo ad indossare la divisa scolastica che tanto odio. Nell'armadio ho ancora quelle degli atri anni, enormi gonnellini scozzesi dai quali adesso potrei ricavarne almeno due, forse tre. Sul cassettone d'acero la solita fotografia che osservo tutte le mattine e ribalto presa dal disgusto per quello che ero fino a pochi mesi fa; la foto ritrae me e Samantha, la mia migliore amica dalle gambe magre e dai folti e ricci capelli rossi, ricordo ancora quando la guardavo l'anno scorso e provavo tanta vergogna per essere così grassa e ripugnante. Come sempre lancio la cornice contro il muro, tiro via quella matassa di vestiti enormi dalle grucce e li lancio dalla finestra, li osservo mentre precipitano nello spazio del giardino dove abbiamo la piscina e sento un fuoco di rabbia bruciare dentro di me. Tutte quelle cose mi ricordano la mia vita di una volta, darei qualunque cosa per sbarazzarmene, ma mia madre continua a portarli su e a sistemarli tutte le sante mattine. Quella non sono io, no. Mentre lotto contro le lacrime pungenti che insistono per sgorgare dai miei occhi azzurri, la mia attenzione viene attratta da un'altra foto, quella che tengo poggiata con cura sul comodino. Due bambini sorridenti e felici si tengono per mano e salutano le loro mamme dall'altro lato dell'obiettivo, lui con il suo meraviglioso caschetto biondo e i grandi occhi verdi, lei con le onde bionde dei lunghi capelli libere nel vento e gli occhi azzurri illuminati da un meraviglioso bagliore. Un'altra foto più indietro ritrae gli stessi bambini, solo un po' più grandi, mentre si abbracciano spensieratamente, lui dietro di lei con la testa poggiata sulla sua spalla, i capelli già più scuri di qualche anno prima e con dei riccioli ribelli che saltavano fuori qua e là, lei con le guance rosse per l'imbarazzo del momento e i capelli spostati di lato per permettere al maschietto di mettersi in posa, lasciando scoperta la voglia rossa che aveva sul collo e che tanto la imbarazzava.
Mi sembra ancora di poter sentire la voce di lui sussurrarmi all'orecchio mentre rigidamente mi mettevo in posa.

"Rilassati, è una foto, non devi essere così imbarazzata." Mi aveva detto sorridente. Sentivo il suo respiro sul collo e quella vicinanza mi faceva venire la pelle d'oca. Erano cinque anni che lo conoscevo e mi ero resa conto che più passava il tempo e più mi piaceva. Finsi un sorriso davanti all'istantanea e tirai un respiro di sollievo quando sentii le sue braccia spostarsi dalla mia pancia per correre a guardare la foto che sua madre sventolava tra le mani. "Vieni a vedere, Mel! Sembriamo fidanzati!" Disse ridendo ed io mi avvicinai incuriosita da questa sua affermazione. Quando mi ritrovai la fotografia tra le mani mimai un "ooh" con le labbra, ma non dissi niente. Non potevo ignorare il formicolio che sentivo nella pancia nel notare che era davvero così, in quel momento catturato così genuinamente sembrava che io e lui stessimo insieme. Mi riscossi dalla confusione che provavo, consapevole di sembrare una stupida e mi affrettai a dire qualcosa.

"Ma che dici, Harry! Non potremmo mai sembrare fidanzati, guarda come siamo diversi! Tu sei così carino mentre io sembro ancora più grassa." Gli feci notare. Non ero grassa, all'epoca ero in sovrappeso di pochi chili, ma la differenza con lui era lampante. Era così bello in quella foto, coi suoi occhi verdi e vispi, mentre io non ero nulla di speciale. Frequentavamo la prima media da qualche giorno e le ragazze mi allontanavano tutte perché ero troppo silenziosa e troppo diversa da loro. Solo con Harry parlavo, lui non mi faceva sentire diversa e mi proteggeva addirittura quando qualche commento tagliente mi faceva piangere.

"Ti sbagli, invece. Questa foto è perfetta! E poi tu non sei grassa, ascolti solo un po' troppo quella befana di Tiffany! Un giorno guarderai questa foto e mi darai ragione, posso mettertelo per iscritto!" Rispose animatamente e prese subito una penna per poi cominciare a scarabocchiare qualcosa dietro la nostra foto. "Ecco, tieni." Disse alla fine. Obbligò sua madre a farne un'altra uguale, così che anche lui ne avesse una copia, e tornò a sorridermi con le sue bellissime fossette. Credevo che la nostra amicizia sarebbe durata per sempre, ma avevo ancora un anno e mezzo di tempo prima che l'ego di Harry Styles prendesse il sopravvento e lui mi rinnegasse completamente.
Con le mani tremanti a causa di quel bellissimo ricordo, tiro fuori la foto dalla cornice e la giro per leggere ancora una volta la dedica che mi aveva lasciato frettolosamente.

Un giorno sarai davvero la mia fidanzata, te lo giuro. Ci riuscirò.
Ti voglio davvero bene, Melanie.

Le lacrime sono troppo forti, così mi lascio completamente in balia della loro forza devastante. "Vaffanculo!" Grido seppellendo quell'immagine sotto il cuscino e raccolgo lo zaino. Senza nemmeno salutare la mamma chiudo con violenza la porta dietro di me e mi avvio a passo svelto verso scuola. Quando mi accorgo di essere abbastanza vicina, slaccio l'ultimo bottone della camicetta per tirarla su e fissarla con un nodo, poi elimino anche il primo in modo di tenere bene in vista la scollatura, e riprendo a camminare con passo deciso. Un senso di asfissia mi colpisce quando scorgo da lontano l'enorme struttura coi suoi imponenti cancelli e il viavai di studenti tutti vestiti allo stesso modo. Sicuramente lui è già lì, ad aspettarmi per rovinarmi l'ennesima mattinata con i suoi stupidi tentativi di seduzione che mi danno il voltastomaco. Il mio Harry, il tenero bambino della foto, non esiste più, ha lasciato il posto ad un essere egoista ed egocentrico che non fa altro che collezionare nomi di ragazze. La cosa che più mi disgusta è che si accorge di me solo adesso che sono cambiata anch'io, prima mi aveva completamente dimenticata. Ma io non diventerò un nome dei tanti, se lo sogna! Continuerò a provocarlo come faccio da giorni, ma preferirei morire piuttosto che dargli il mio corpo, ha già la mia anima da anni. Mi ha portato via lacrime, cuore ed anima quando se n'è andato, non gli permetterò di prendersi nient'altro.

"Mel! Aspetta!" Urla la voce squillante di Sam alle mie spalle. La rossa corre verso di me e mi soffoca in uno dei suoi grossi e meravigliosi abbracci. Ogni mattina sembra che non mi veda da anni, mentre sono passate solo poche ore, visto che passiamo sempre anche il pomeriggio insieme. La stringo debolmente e non mi sforzo nemmeno di rispondere al suo saluto, capirà. E infatti scioglie subito l'abbraccio e fissa i suoi occhi castano-dorati nei miei. Mi scruta un secondo e capisce perfettamente. "Ancora la foto, eh?" Domanda spazientita ed io mi limito ad annuire. "Cristo, Mel! Dovresti buttarla se ti fa così male! Styles è uno stronzo, e merita di soffrire, mentre tu dovresti divertirti e basta. Almeno per quel po' di tempo che ti resta prima che vi mettiate insieme e che vi accalappiate a vicenda." Quella sua aria da saputella mi provoca un sorriso e il suo sguardo si illumina di nuovo.

"Sam, io e Styles non staremo mai insieme, non fa coppia fissa con nessuno, dovresti saperlo." Le ricordo ancora sorridendo e lei fa spallucce. È incredibile quanto sia facile parlare anche di cose così dolorose con Sam, è unica. Mi cava sempre un sorriso e alleggerisce l'atmosfera coi suoi modi e la sua ironia. Sono così felice di averla accanto in tutti i momenti della mia vita, e sono fiera di poter dire che Samantha Abigail Harper è la mia migliore amica. Ci rimettiamo in cammino verso l'istituto e lei riprende il discorso.

"Non ha mai fatto coppia fissa con nessuno perché non si era ancora accorto di quanto tu fossi fantastica. Ieri sera parlavo a telefono con Zayn e mi ha detto che Styles non è mai stato così preso da nessuna, lo stai facendo letteralmente impazzire!" Afferma badando a tenere la voce bassa per non solleticare orecchie indiscrete. Vorrei ribattere puntualizzando che sono solo un capriccio per lui, ma poi elaboro bene le sue parole e sposto l'attenzione su di lei.

"E cosa ci facevi a telefono con Malik? Sentiamo, questa è interessante!" Sorrido maliziosamente mentre la osservo arrossire comprendendo solo adesso di essersi tradita.

"Oh, niente... Zayn mi ha chiamato per... Ah, si! Per i compiti di matematica!" Farfuglia senza guardarmi negli occhi. Sta mentendo spudoratamente, ed è una pessima bugiarda.

"Certo! E mentre gli davi una mano con gli esercizi siete finiti a parlare di me e di Harry! Che caso! E ironia della sorte è passato da Malik a Zayn!" Enfatizzai l'ultima parola sbattendo le ciglia e addolcendo troppo la voce. La mia amica mi diede una spinta e scoppiammo a ridere entrambe. Il breve momento di ilarità finisce quando il mio sguardo si posa su uno smeraldo acceso, ma mantengo il sorriso appena vedo che i 'fantastici 5' oggi sono solo in quattro. All'appello manca la mia ultima conquista, Louis Tomlinson, che subito richiama la mia attenzione da un angolo non molto distante del cortile.

"Mel! Volevo sapere come stai, visto che ieri sera sei andata via prestissimo!" Dice correndomi incontro. Quasi dimenticavo ieri sera, alla grande festa di Jessica. Sono scappata, spinta dal grande disgusto che provavo per me stessa, mentre io e Louis ci strusciavamo e baciavamo. Per un attimo mi era sembrato che l'idea di indispettire Harry uscendo con il suo migliore amico fosse così sbagliato. Per un attimo avevo dimenticato di non trovarmi davanti ad un bambino innocente, ma nella copia di Harry, solo di diverso aspetto. Vedo il riccio avvicinarsi e mi affretto a cingere il collo di Louis con le braccia.

"Scusami, avevo un forte mal di testa. Ma adesso sto bene, grazie." Gli poso un rumoroso bacio sulla guancia e sfodero uno dei sorrisi che da poco ho scoperto essere uno dei più efficaci coi ragazzi. "Forse questa sera possiamo divertirci, sempre se ne hai ancora voglia." Sussurro in modo sexy al suo orecchio e poi comincio a far scorrere la punta del mio naso all'insù lungo il suo collo, notando con piacere il suo ottimo profumo. Le mani di Louis corrono dietro la mia schiena, appena appena sopra il sedere e mi stringe più forte a sé quando torno verso il lobo dell'orecchio e vi lascio un piccolo morso. Lascio scorrere una mano sul suo petto e scendo verso il ventre, ma una voce interrompe il nostro momento intimo.

"Risparmiatevi per la camera da letto, credo sia reato fare queste cose in pubblico." Mi volto al suono di quell'inconfondibile voce e mi ritrovo davanti un Harry infuriato e con sguardo tagliente. Ignoro del tutto la sua presenza e torno a guardare Louis che ha lo sguardo di chi ucciderebbe il povero di turno che l'ha interrotto. Attiro la sua bocca contro la mia e comincio a baciarlo con dolcezza, poi sempre con più passione, facendo intrecciare le nostre lingue in un piacevolissimo groviglio e avvicinando il suo bacino al mio per provocare qualche reazione, ma è solo quando accidentalmente la mia mano finisce sul cavallo dei suoi pantaloni che un accenno di erezione comincia a premere contro il mio palmo. Louis ansima contro la mia bocca, Harry fa un verso di disgusto e si allontana, mentre io mi godo la situazione in tutte le sue sfaccettature. Devo dire che il fatto che Louis è un bel ragazzo aiuta parecchio nel mio gioco di seduzione, rende il tutto più piacevole. Sussulto quando la campanella ci annuncia l'inizio delle lezioni, per un attimo avevo dimenticato di essere a scuola. Ostentando dispiacere mi allontano da lui e lo saluto per inoltrarmi con Samantha all'interno del mastodontico edificio che mi terrà prigioniera per le prossime cinque ore.

"Mel, credo che stia esagerando. So che è tutto studiato eccetera, ma sinceramente non credo sia il caso di andare così oltre." Mi sussurra la mia amica guardandomi con sguardo accorato. Posso capire la sua preoccupazione, e per un attimo anche la mia stessa volontà vacilla, ma sembra una cosa così giusta... Non dispiace nemmeno a Louis la situazione che si è creata, perché dovrei preoccuparmene io? Eppure mi sento così vuota...

"Lo so, Sam. Ma non so che altro fare... Io voglio solo che lui paghi, che soffra vedendo me con gli altri proprio come ho fatto io..." Confesso. Alla fine, a muovermi è proprio questo desiderio di ricambiare Harry con la stessa moneta, di fargli capire cosa si prova a vedere chi desideri cercare altrove quello che tu potresti dargli sempre, ogni volta che vuole. Da lui io non volevo il sesso, io non chiedevo altro che un sorriso sincero, una parola di conforto, io volevo che mi amasse come io ho sempre fatto con lui. Non dimentico le lacrime che hanno quasi rischiato di affogarmi ogni singola notte, tutte le volte che pensavo che i suoi sguardi e le sue carezze erano per qualcun'altra. Tutt'ora fa male, io lo amo ancora e non riesco a smettere, ma il risentimento è più forte. Senza dire altro, io e Sam armeggiamo coi nostri armadietti per recuperare i libri della prima ora. Stiamo per andarcene quando una mano forte si chiude intorno al mio polso e mi impedisce i movimenti. Sam non mi aspetta, mi lascia qui col cuore in gola, il respiro mozzato e un corpo molto più forte del mio premuto contro per bloccarmi contro il metallo freddo di cui sono fatti questi maledettissimi armadietti. Con una mano mi costringe a guardarlo negli occhi e schiaccia la fronte contro la mia, facendomi ombra con una cascata di riccioli perfetti. Ansimo qualcosa, ma non riesco a parlare.

"A che cazzo di gioco stai giocando?!" Ringhia contro di me con sguardo furente. Non ho mai visto Harry arrabbiato, ho paura. Vorrei rispondere con la mia solita sicurezza, ma la sua forza mi spaventa. Lotto ancora una volta contro le lacrime, ho gli occhi lucidi e se ne accorge allentando di poco la presa. Comunque non mi lascia andare e questo mi lascia senza parole. Si aspetta un qualche scambio di battute, anche se non ne ho la forza mi costringo ad assecondarlo con la speranza che dopo mi lasci stare.

"Non si tratta di nessun gioco, Harry. Questa è la mia vita, stanne fuori." Mi rendo conto subito che la mia audacia non mi aiuterà, le sue dita stringono più forte il mio polso e serra le mascelle. Vedo le sue spalle alzarsi e abbassarsi in un respiro troppo profondo per essere definito regolare.

"Chi credi di prendere in giro, Melanie! Lo so che esci con Louis solo per far dispetto a me, ma in questo modo danneggi solo te stessa! Credi che facendo la troia con tutti ti sentirai più realizzata? Beh, alla fine non avrai altro che una manciata di niente, sarai vuota come tutte le altre, avrai buttato la tua vita per uno sciocco capriccio!" Sputa queste parole come se rantolassero fuori dalle sue labbra contro la sua volontà, come se qualcosa lo avesse spinto a parlarmi così accoratamente e lui fosse arrabbiato più con se stesso che con me. Perché mi fa questo? Non gli basta avermi distrutto? No, lui si deve prendere anche quel brandello di vita che mi è rimasto.

"E tu di troiette vuote sei esperto, vero? Quante te ne fai a settimana, Styles?" Lo provoco, ma ancora una volta i miei comportamenti mi si rivolgono contro. Mi afferra nuovamente il volto con forza, quasi a farmi male. Mi chiedo che fine abbia fatto il vicepreside, ma poi mi ricordo che si tratta di suo zio e che quindi sarebbe inutile. Qui può fare quello che vuole, sono nel suo territorio. Vorrei supplicarlo di lasciarmi andare, ma il mio orgoglio glielo impedisce.

"Non sono qui per rendere conto a te di con chi scopo, stronzetta! Mi auguravo solo che ti rimanesse un minimo di buon senso per capire cosa stai facendo. Non ti permetterò di mandare la tua vita a puttane, Melanie!" Più lo ascolto parlare e più la paura cede il posto alla rabbia. Harry non è nessuno per potermi parlare così, ha avuto a disposizione anni interi per farmi la predica o per interessarsi a ciò che faccio, ma ha buttato via l'opportunità. Opponendomi alla sua presa, riesco a liberare almeno la mascella dalle sue lunghe e forti dita, poi raccolgo ogni frammento di rabbia in me e mi scaglio verbalmente contro di lui.

"Certo, perché solo tu puoi andare a puttane, eh? Ascoltami bene, Styles. Non so perché cazzo mi stai facendo la predica o perché ti senti in dovere di intrometterti nella mia vita, ma so per certo che dei tuoi consigli me ne sbatto. Ci siamo conosciuti una volta, tanto tempo fa, in un'altra vita addirittura, ma adesso non è più così! Lasciami in pace, Harry!" Quest'ultima affermazione gli provoca un moto di rabbia che lo spinge a darmi un forte schiaffo in pieno viso. Una singola lacrima scende lungo la mia guancia, ma non ho la forza per spazzarla via. È come se la sua mano fosse rimasta sul mio viso, invisibile ma comunque dolorosa. La guancia continua a bruciarmi, proprio come se invece che dita mi avessero colpito delle lingue di fuoco. Non mi accorgo nemmeno della seconda campanella, quella che dovrebbe avvisare gli ultimi rimasti in corridoio ed incentivarli a correre in classe, ma lui mi afferra per un braccio e mi trascina fuori. "Lasciami!" Urlo quando siamo accanto alla sua auto, quando capisco davvero cosa vuole fare, ma lui mi ci getta con forza disumana e mi chiude nella Porsche nera che rappresenterebbe un sogno ad occhi aperti per qualunque ragazza, mentre per me è un inferno. Guida come un matto, senza rispettare nemmeno i limiti di velocità, ed io non riesco a distogliere gli occhi da lui, incredula per i suoi comportamenti osceni. Mi costringo a voltarmi solo quando ci fermiamo nei pressi di un parco deserto a causa dell'ora, e quando finalmente apre le sicure mi sfiora il pensiero di scappare.

"Non ci pensare nemmeno. Ti riprenderei, e allora sarei davvero incazzato." Mi avverte e mi do della stupida solo per averci pensato. Ma cosa avevo in mente? Non so neppure dove siamo, figuriamoci se sarei riuscita a scappare. Lo osservo attentamente mentre mi fa uscire dall'auto con forza, cerco di capire cos'ha in mente, ma sono troppo confusa anche per pensare lucidamente. Cammino a strattoni inoltrandomi in questo spaventoso parco con accanto quello che sembra più una bestia che un ragazzo, spero ardentemente di imbattermi in qualcuno, ma niente. Siamo soli. Sono sola. Arrivati infondo, prova a farmi sedere con la forza su una panchina di legno mal ridotta, ma mi rifiuto. "Siediti su questa cazzo di panchina, Melanie! Voglio solo parlare, non ti faccio niente! Devi fidarti di me!" Grida e finalmente riesco a trovare un briciolo di forza.

"Devo fidarmi di te?! Spiegami come diamine posso fidarmi di te, Harry! Mi hai portato via da scuola con la forza, mi hai dato uno schiaffo, e guarda il mio braccio! Non ho fatto questi segni da sola, sei stato tu!" Alzo il tono di voce molto più di lui e per la prima volta sono grata che non ci sia nessun altro in questo maledetto parco. Per un attimo vedo il senso di colpa farsi spazio sul suo viso, ma è solo un istante, poi il suo sguardo torna a farsi duro e la mascella si tende. Mi arrendo ancora una volta e mi lascio cadere sulla panchina, ormai sono stremata. Mi guardo intorno cercando di regolarizzare il mio respiro, poi finalmente riesco a parlare con un tono abbastanza pacato. "Cosa vuoi da me, Harry?" Gli chiedo quasi implorando. Combatto contro la voglia di guardarlo ancora in volto, ma alla fine mi arrendo anche ad essa e mi ritrovo davanti un viso dolorante, come se qualcuno lo avesse colpito come lui ha fatto poco fa con me. Vorrei alzarmi, accarezzare quel viso perfetto e scacciare via tutta quella sofferenza dal suo viso, ma non posso. Lui non ha mai pensato alla mia di sofferenza.

"Questa non sei tu, Melanie. Io ti conosco, non sei così." Dice infine. Mi colpisce quanto sia vero ciò che ha detto, ho rifiutato quella che ero prima senza capire che la maschera vera e propria è quella che sto indossando adesso. "Se non fosse così, non avresti dato buca a Louis ieri sera. Che ti è successo, Mel?" Chiede, e posso percepire la speranza che nutre affinché la risposta non sia proprio quella che sto per dargli.

"Mi sono innamorata di uno stronzo che non ha fatto altro che farmi soffrire, ecco cosa mi è successo. Uno stronzo che conosco fin da bambina, che mi è stato vicino ma che poi mi ha scaricato come se fossi spazzatura. E per questo ho deciso di trattare gli altri come fossero spazzatura. Il mio amore per questo ragazzo mi ha trasformato nel mostro che ti ritrovi davanti, TU mi hai trasformato in quello che vedi..." Un violento singhiozzo mi interrompe proprio mentre il flusso di parole diventa importante e profondo, ma forse è meglio così. Non so fino a che punto posso confidarmi con lui, dopo tutto mi ha fatto male, e adesso anche fisicamente. Torturandosi il labbro inferiore coi denti, si siede accanto a me protendendosi in avanti e prendendosi la testa tra le mani. Scuote i riccioli come a voler scacciare un pensiero, per la prima volta è vulnerabile.

"Io.. Mi dispiace, non so che altro dire. Non pensavo di averti fatto tanto male, non volevo." Prende un profondo respiro, e rimane in silenzio per alcuni secondi ancora, forse minuti. Da quando è venuto a parlarmi ho perso la cognizione del tempo, anche un secondo dura in eterno. "Non mi sono accorto di averti gettato, mi sono fatto prendere dall'euforia dell'essere popolare. Ero convinto che stessi bene, io non avevo intenzione di farti del male, lo giuro.." Non ha ancora il coraggio di guardarmi in faccia, continua a stringersi la testa tra le mani, la sua voce è quella di un uomo in agonia. Quando finalmente si volta, mi accorgo che è come se avesse mille spilli bollenti infilati nella pelle, sembra che sia sotto tortura, il dolore immenso contenuto in quelle pozze di smeraldo mi schiaccia. D'istinto allungo una mano e la poso sulla sua guancia, subito ci si appoggia, come se avesse bisogno di quel mio tocco per tenersi dritto.

"Non importa, Harry. Questo è ciò che è successo, vuol dire che le cose dovevano finire in questo modo. Ormai non si torna indietro, nessuno dei due è più lo stesso." Sono rassegnata e abbattuta, ma almeno adesso so che non mi ha fatto del male intenzionalmente. Un bel modo per concludere una storia, che sia questa di amicizia o di altro.

"Invece si, importa e come. Come vorrei che le cose potessero tornare le stesse, che tu potessi essere la mia Mel..." Mi guarda in modo inequivocabile, un modo che mi fa tornare con la mente a quella piccola dedica dietro la foto rimasta sotto il mio cuscino. Scuoto la testa senza rendermene conto e mi allontano da lui. Rigida lo fisso stupita, ho paura, ma questa volta non ho paura di lui. Ho paura di farmi male, non potrei passare ancora un altro giorno a piangere per lui, il mio debole cuore non lo sopporterebbe. Afferra con dolcezza la mia mano tra le sue, gli occhi imploranti e carichi di sentimento. "Ti prego Melanie..." Sussurra, ma io ancora non riesco a rispondere. "Mel, so di essere stato pessimo come amico, e hai tutte le ragioni per credere che lo sarei anche come altro, ma io ho bisogno di te. Ti prego, Mel. Dimmi che mi odi e non vuoi più vedermi ed io ti lascerò stare per sempre, ma se non è così non mi abbandonare. Io ti amo, ti prego..." Solo nei miei sogni più intimi Harry mi aveva supplicato di non lasciarlo e mi aveva detto cose simili, tutto questo non mi sembra vero. Sono completamente sotto shock, e questa mia condizione mi impedisce di fare qualunque cosa. Deglutisco a fatica e mi sforzo di parlare, ma non mi riesce.

"I-io..." Riesco solo a dire, e questa mia titubanza deve sembrare un rifiuto agli occhi di Harry che mi guarda con tristezza e mi sorride debolmente. Alcune lacrime riempiono quegli smeraldi e mi provocano un tuffo al cuore, ma il dolore più forte lo provo quando si alza dalla panchina e lascia le mie mani. Quest'improvviso distacco, proprio nel momento in cui sembrava essersi tutto risolto, mi scava una voragine nel petto e mi fa sentire vuota.

"Ho capito, lascia stare. Me lo merito, dopo tutto. Abbi cura di te, Mel. Mi mancherai, ricorda che ti amo..." Si volta facendomi ombra con le sue spalle forti e fa qualche passo nella direzione dalla quale siamo arrivati. Una vocina dentro di me mi chiede perché lo sto lasciando andare, perché sto mandando via l'unico che abbia mai voluto, ed io non so risponderle. Non so da dove proviene la forza che comincia a fluirmi nelle vene, so solo che parte dal petto e mi spinge ad alzarmi immediatamente da quella panchina, giusto in tempo per leggere una piccola incisione nel legno devastato.

H&M

Chiunque penserebbe alla linea d'abbigliamento, ma io so cosa rappresentano davvero quelle lettere storte e quasi consumate. Su questa panchina io ed Harry abbiamo promesso di rimanere per sempre insieme, di proteggerci e aiutarci a vicenda, anche se nello stesso momento io pensavo a quanto avrei voluto che dietro quella promessa si celasse altro. Non posso più aspettare, devo fermarlo prima che scivoli via da me per sempre.

"Aspetta!" Urlo e lui si volta di nuovo verso di me, confuso ma allo stesso tempo speranzoso. "Non posso dirti che ti odio, né che non voglio vederti più, mentirei a me stessa. Ti amo, Harry. Non te ne andare." Senza rendermene conto, ho bruciato la distanza che ci separava mentre pronunciavo quelle poche parole. Dolcemente afferra il mio viso troppo piccolo per le sue grandi mani e mi fissa, gli occhi bagnati da lacrime di commozione. Mi sembra di rimanere a guardarlo in quelle pietre preziose per ore prima che le sue morbide labbra si posino sulle mie facendomi credere di sognare per l'ennesima volta. Attorno a noi la natura si rianima, gli alberi vengono scossi da una folata di vento e cominciano a danzare su quella bellissima melodia, il sole prende a splendere più luminoso, scalda i nostri volti uniti in quel bacio, adesso non c'è più nulla di cupo in questo parco, tutto intorno a noi parla di vita... È troppo presto quando stacca la sua bocca dalla mia, ma il suo sguardo mi provoca la pelle d'oca. Quando vedo finalmente il sorriso del mio vecchio amico, il mio cuore perde un battito.

"Vedi? Te l'avevo promesso quando eravamo solo due bambini e adesso ho mantenuto la mia promessa." Mi stringe poi forte contro il petto e sento il suo cuore battere allo stesso ritmo del mio, quasi fossero una cosa sola. "Ti amo, Melanie. Ti amo da sempre..." Sussurra al mio orecchio, e rimaniamo così, in mezzo alla natura che festeggia il nostro amore.

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Sono stata alquanto sentimentale con questa OS, ma mi è venuta la pelle d'oca solo a scriverla... Dopo "Non so giocare a scacchi...", ho pensato per tanto tempo a cosa sarebbe successo se Harry fosse stato più intraprendente o si fosse accorto prima della gelosia folle che lo attanagliava quando Mel stava con un altro... Forse si poteva evitare tanta sofferenza di entrambi, mi sono detta... Ed ecco che nasce questo breve racconto... Spero vi piaccia come è piaciuto a me, anche se è molto breve.
Un bacio xx

   
 
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