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Autore: Averyn    10/09/2013    3 recensioni
CHE COSA SAREBBE SUCCESSO SE HARRY POTTER AVESSE SCELTO DI MORIRE?
L'ultimo quinto capitolo conclusivo della saga 'Cicatrice'. Seguito de 'IL PRESCELTO', 'L'EREDE', 'L'INIZIO' e 'CICATRICE'. Spero vi diverta scoprire come va a finire!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrice'
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eccolaaaaa!!!!!! Come sono andate le vacanze...bene? A me pure abbastanza grazie...ecco qui il primo capitolo della quinta storia...proprio il giorno prima di scuola hi hi hi ci vediamo di sotto...

 

Capitolo 1

 

HOGSMEADE

 
 “Di qua!” gridò Louise, continuando a correre lungo il giardino di Hogwarts. Harry e Neville, nascosti sotto il mantello, seguivano il gruppo senza fiatare.
Il cuore di Harry batteva a un ritmo frentico simile a un tamburo e la sua mente era confusa e disorientata mentre si faceva strada fra gli alberi, dove avevano lasciato i Thestral.
Varcata la soglia del bosco, Harry scoprì sia lui che Neville dal Mantello.
“Meglio che questo lo rimetta al suo posto, sarà più al sicuro” disse all’amico, e se lo rimise in tasca.
A un certo punto, stranamente, li vide: cinque creature alate dal corpo di cavallo si stagliavano dinanzi a loro, lasciandolo al quanto stupito.
Neville parve accorgersene, perché lo guardò accigliato. “Tu…tu riesci a vederli?”
“Io…sì” rispose Harry con la voce rotta dall’emozione, e improvvisamente si ricordò il motivo di quella capacità, “credo che sia per…”
Ma prima che riuscisse a finire la frase venne trascinato per un braccio da Louise presso uno dei Thestral.
“Forza, muoviamoci, Harry! Qualsiasi stranezza tu abbia ci penseremo dopo! Se riesci a vedere i thestral, meglio ancora, sarà più facile salirci in groppa!” esortò lei con tono autoritario.
Harry, dopo un attimo di esitazione per la quantità di eventi che si stavano succedendo così velocemente, montò sul thestral, seguito da Neville dietro di lui.
Fu solo allora che Harry provò la vera adrenalina nel fuggire; si ricordò del suo volo  su Londra nell’altra realtà, a quindici anni, e gli sembrò passata un’infinità…
Prima ancora che riuscisse a realizzarlo si trovò a volare sopra i tetti di Hogsmeade. Non che il Thestral fosse comodo come una scopa volante, anzi; ma si sentì ugualmente felice di avere la brezza nei capelli e di godersi l’aria mattutina fra le nubi che odoravano di umido, di avere i capelli e i vestiti appiccicati mentre salivano sempre più di quota, dimenticandosi del perché stessero fuggendo e da chi…Neville si stringeva a lui, ma Harry quasi non ci faceva caso….
“Stupeficium!” gridò all’improvviso qualcuno dietro di loro, e fu per un miracolo che il Thestral mancò l’incantesimo.
“Harry! Ci hanno circondato!” urlò disperato Neville.
Harry si voltò leggermente. Neville aveva ragione: un folto gruppo di Mangiamorte era uscito dal nascondiglio e avevano preso a circondare lui e Neville e gli altri Thestral. Tenendosi con una mano attorno al collo dell’animale, Harry sguainò la bacchetta e la puntò a tutti i Mangiamorte che riusciva ad avvistare, allarmato.
“Expelliarmus!” gridò a uno di loro.
La bacchetta volò dalle mani del Mangiamorte colpito e questa rotolò nel vuoto scomparendo nella nebbia sotto di lui.
Tanti incantesimi furono scagliati fra le nuvole; era scoppiata una feroce battaglia magica attorno a lui e Neville.
“Incendio! Harry, non funziona, dobbiamo scendere di quota!” disse il compagno a Harry.
“Ma se lo facciamo loro ci inseguiranno!”
“Fallo e basta!” gridò Neville, schivando il colpo del Mangiamorte con insolita facilità.
Harry non replicò oltre, e sussurrò all’animale di volare più in basso; solo quando riuscì di nuovo a intravedere i tetti e le orecchie gli si stapparono si rese conto di quanto in alto fossero saliti. Incitò la creatura ad avvicinarsi sempre di più ai tetti delle case, mentre Neville dietro di lui combatteva contro i Mangiamorte che li inseguivano, un po’ colpendoli e un po’ evitando i loro incantesimi.
Harry si guardò intorno, cercando con lo sguardo gli altri. Dov’erano finiti? Non riusciva a scorgerli da nessuna parte…che fossero finiti nelle grinfie dei Mangiamorte? Solo a quel pensiero gli venne una fitta d’ansia. Non poteva credere che i suoi amici fossero stati rapiti…e chissà che cosa sarebbe successo loro una volta portati al cospetto di Voldemort…
“Harry!” urlò Neville.
“Che c’è?” chiese Harry, risvegliatosi dai suoi pensieri.
“La zampa del Thestral! Guarda la zampa del Thestral!” gli indicò l’altro.
Harry la guardò; la zampa anteriore della creatura era ferita, e solo allora si accorse che il Thestral stava sanguinando copiosamente e li sballottava da un lato e dall’altro, come una vecchia cassa su una nave.
Harry allora, con la presa salda sulla bacchetta, puntò sul Mangiamorte che aveva appena scagliato l’incantesimo e ne stava per lanciare un altro, e gridò: “Pietrificus totalus!” prima che il Thestral scendesse in picchiata sempre più velocemente e portasse Harry a scontrarsi sul suo dorso, seguito da Neville che finì sulla schiena del ragazzo.
Harry non riuscì a riprendere il controllo dell’animale finché non si rese conto che ormai erano finiti fra le case del villaggio, e stavano mirando verticalmente al terreno…e allora fu troppo tardi.
 
Harry non seppe con esattezza quando riprese i sensi; il terreno era freddo e umido, e aveva i vestiti tutti bagnati e appiccicosi, così come i capelli, il naso e la faccia, e sentiva pulsare terribilmente la fronte e la tempia. Aprì gli occhi e si accorse che non vedeva nulla. Tastando sul terreno innevato Harry trovò i suoi occhiali, a poca distanza dal suo braccio, e scoprì che aveva una delle due lenti spaccate al centro. Qual era l’incantesimo che ripeteva sempre sua madre quando si rompeva gli occhiali…? Non lo ricordava, e a ogni modo, poco importava. Gli tolse i granelli di neve strofinandoli contro i vestiti – anche se aveva come l’impressione di non avere risolto molto- e se li ficcò su per il naso con le mani gelate sul naso  infreddolito.
Quando riuscì a vederci ebbe quasi la tentazione di toglierseli di nuovo: a poca distanza da lui si stagliavano due figure, una gigantesca e l’altra invece più piccola e rotonda.
Con le poche forze che gli restavano – la gamba era immobile come un pezzo di ghiaccio- strisciò sul terreno e si avvicinò per vedere meglio.
Erano il Thestral e Neville. L’animale era fermo, immobile; stava per controllare se fosse ancora vivo, quando scorse il sangue che sporcava la neve attorno a lui. Doveva essere morto.
Davanti a lui c’era Neville, e subito si chinò e lo girò; aveva il volto pieno di neve e terriccio, e qualche ferita attorno al naso e alla guancia, sporche di ghiaccio e gli occhi gonfi. Era bianco come un cadavere ed era tutto irrigidito dal freddo. Lui, Harry, non doveva essere messo tanto meglio. Sperò che fosse ancora vivo, e si mise a scuoterlo con violenza.
“Forza! Forza!” lo incitò. Tentò una, due volte, ma Neville non sembrava riprendersi.
Harry si mise seduto sulla neve. Non poteva lasciarlo lì da solo in questo stato, no, non poteva!
Ritentò ancora…pensò anche di scaldarlo con qualche incantesimo…ad esempio Hermione era bravissima a creare i fuochi…ma non riusciva a ricordare quale incantesimo usasse.
Si tastò le tasche; doveva almeno tentare, forse gli sarebbe tornato in mente…ma con lui aveva solo il mantello dell’invisibilità. La bacchetta era sparita.
Fitte lacrime gli scesero lungo le guance, date dalla disperazione, dal freddo, dalla paura e dalla solitudine.
Si guardò intorno, con la forte tentazione di gridare, ma non c’era nessuno che di mattina passeggiasse per le strade…Hogsmeade non era più quella di una volta: sembrava una città fantasma.
Così aspettò, gli occhi fissi sull’amico. Poi gli pulì la faccia e si gettò su di lui per riscaldarlo, perché non sapeva cos’altro fare.
Poco dopo qualcosa si mosse sotto di lui, e Harry ebbe un singulto e scattò a sedere.
Neville si stava muovendo lentamente, e a fatica aprì gli occhi.
“Harry…” lo chiamò debolmente. “Che sta succedendo? Dove siamo?”
“In un vicolo di Hogsmeade” gli rispose Harry. Decise di mettersi in piedi e di cercare la bacchetta. Eccola lì; non molto lontana dall’impronta della figura di Harry sulla neve.
Neville stava per seguirlo, ma Harry lo fece distendere.
“No, stai lì. Dobbiamo andarcene di qui, ma non puoi camminare in quello stato” gli spiegò, e Neville si accasciò sulla neve debolmente.
Harry, barcollante, raggiunse la bacchetta, si chinò lentamente e dopo averla afferrata e tornò indietro da Neville. Solo allora si accorse che sullo stomaco aveva una macchia rossa.
“Scopriti la pancia” disse Harry all’amico. Questo però sembrava troppo debole anche per muovere un sol muscolo e così fu Harry a farlo al posto suo; quello che vide fu un taglio orizzontale molto profondo, che si estendeva dal ventre al fianco. Harry era sempre più preoccupato. Sarebbe morto se non l’avesse portato da qualcuno, e non bastava un semplice incantesimo di riparazione per risolverlo.
 “Andiamo” gli disse e, afferrando prima un braccio e poi l’altro, lo mise in piedi e lo portò su una spalla. Neville era molto più robusto e pesante di Harry, che invece era piccolo e gracile, ma nonostante questo fu abbastanza facile da portare, forse perché motivato da disperazione.
“Ora che ci penso, Harry…la mia bacchetta. Dov’è la mia bacchetta?” chiese Neville.
Harry lo ignorò e continuò ad andare avanti.
 Uscirono dal vicolo cieco e continuarono a camminare barcollando per una strada secondaria, dietro i locali, una parallela di High street probabilmente.
Harry scorse in lontananza uno dei pochi pub che aveva il retro illuminato.
Una piccola speranza si accese in lui, e anche se con difficoltà prese ad accelerare il passo, mentre Neville si faceva sempre più debole e difficile da trasportare.
Poi qualcosa di freddo, come un senso di morte, gli fece dimenticare ciò che aveva visto.
Era la cosa più terribile che avesse mai provato: era come se la serenità e la felicità fosse scomparsa attorno a loro, lasciando solo dolore, paura e tristezza. Ma Harry conosceva bene quella sensazione, e a che cosa era dovuta.
“Harry, perché all’improvviso mi sento così triste?” chiese debolmente Neville.
“Devo metterti giù” gli riferì Harry, e lo accasciò delicatamente a terra.
Harry attese che comparissero, e finalmente eccoli avvicinarsi: creature incappucciate ricoperte completamente da un lungo mantello nero, da cui fuoriusciva solo una mano ripugnante dall’aspetto scheletrico.
Ne comparve uno, poi si concentrarono tanti nello stesso punto, e cominciarono a circondarli.
“Harry…”
“Zitto Neville!” inveì Harry, tentando di pensare a qualcosa di felice.  Gli tornarono alla mente ricordi in cui giocava con il padre a Quidditch, ma non era un ricordo abbastanza potente…
E poi lo trovò: l’immagine di lui, Ron e Hermione che camminavano per i corridoi di Hogwarts. Non era sicuro che fosse esattamente un ricordo, ma la cosa gli mise tanta serenità, così che alzò la bacchetta e urlò: “Expecto Patronum!”
Tenendo presente quell’immagine fissa nella mente, puntò la bacchetta contro il gruppo di dissennatori, finché non comparve un cervo fatto di pura energia che cominciò a scalpitare e a cacciare, con la forza dell’incantesimo che portava con sé, tutti i dissennatori che volevano aggredire sia Harry che Neville. Quando li ebbe allontanati via tutti, si dissolse nell’aria.
“Ce l’hai fatta!” gridò Neville, ma Harry udì le sue parole di stima come un eco lontano;
tutto faceva buio attorno a lui e, senza forze, si accasciò sul terreno.



Note dell'Autrice: Eccomi tornata alla carica!!!!!Spero che il capitolo vi sia piaciuto!!!! Per questioni di lunghezza ho dovuto tagliarlo...la prossima puntata sarà un pò uno spiegone, come amo chiamarlo io...ma spero che vi piaccia lo stesso :D Non demordete tornerà di nuovo l'azione...Un bacione cocchi belli e grazie ancora per le tante visualizzazioni dei primi episodi!!!!!! Vi adoro!!!!

  
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