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Autore: OliviaDuncan    10/09/2013    0 recensioni
Olivia Duncan frequenta il quinto anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Tra ansie, dubbi, nascenti amori, Asticelli, scongiure, assassini, esami G.U.F.O. e tanta magia vive, o meglio: sopravvive i suoi quindici anni.
Tra i corridoi della scuola e la sala comune di Grifondoro vivrà questa sua età accanto agli altri studenti, in prima fila accanto a lei, Dean Thomas e Seamus Finnegan, scoprendo di non essere la sola alla ricerca di sè stessa. Non solo i suoi migliori amici, ma anche persone che non si sarebbe mai immaginata condividono i suoi stessi problemi: i più famosi Draco Malfoy e Harry Potter sono solo un'esempio di adolescenti, come tanti altri, cresciuti durante un periodo di guerra segnato dal ritorno di Colui Che Non Deve Essere Nominato.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Dean Thomas, Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Seamus Finnigan, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La giornata era diventata fresca e ventosa e, attraversando il prato che scendeva fino alla capanna di Hagrid al limitare della foresta proibita, sentirono qualche rara goccia di pioggia sul viso. La professoressa Caporal aspettava la classe a una trentina di metri dalla capanna; davanti a lei c’era un tavolo su cavalletti carico di bastoncini. Olivia si stava giusto chiedendo se fosse il caso di avvicinarsi o meno, quando un alto schiocco di risate risuonò alle loro spalle: si voltò e vide Draco Malfoy che avanzava, circondato dalla sua solita banda di compari di Serpeverde. Doveva appena aver detto qualcosa di molto divertente, perché Tiger, Goyle, Pansy Parkinson e gli altri continuarono a sghignazzare di cuore mentre si radunavano attorno al tavolo; a giudicare da come guardavano Harry Potter, Olivia indovinò l’argomento della battuta senza troppe difficoltà.
 «Ci siete tutti?» abbaiò la professoressa Caporal. «Allora cominciamo. Chi sa dirmi come si chiamano questi?»
Indicò il mucchio di bastoncini davanti a sé. La mano di Hermione Granger scattò in alto, come al solito. Alle sue spalle, Malfoy fece l’imitazione di lei che con i denti sporgenti che saltava su e giù ansiosa di rispondere e Pansy Parkinson fece una risata che si trasformò quasi subito in un urlo; anche Olivia soffocò una risatina, un po’ per l’imitazione ben riuscita, un po’ per quella Serpeverde ridicola. I bastoncini sul tavolo balzavano in aria rivelandosi minuscole creature di legno simili a folletti, ciascuna dotata di braccia e gambe nodose e marroni, con due dita a rametto al termine di ciascuna mano ed una buffa faccia piatta di corteccia in cui luccicavano due occhi marrone scarafaggio.
«Ooooh» fecero Calì e Lavanda, e di nuovo Olivia sorrise con scherno. Se non fosse per la rivalità tra le due case, pensò, probabilmente quelle due sarebbero diventate amiche di Pansy Parkinson in men che non si dica. Si atteggiavano come se Hagrid non avesse mai mostrato loro creature impressionanti; bisognava ammetterlo, i Vermicoli erano stati un po’ noiosi, ma le salamandre e gli Ippogrifi si erano rivelati decisamente interessanti, soprattutto mandando Malfoy in infermeria, e gli Schiopodi Sparacoda… No, non c’è niente da dire sugli Schiopodi Sparacoda.
«Siate così gentili da abbassare la voce, ragazze!» esclamò imperiosa la professoressa Caporal, sparpagliando una manciata di quello che sembrava riso bruno tra le creature-stecco, che si gettarono subito sul cibo. «Allora… Qualcuno sa come si chiamano? Signorina Granger?»
«Asticelli» rispose Hermione Granger «Sono guardiani di alberi, di solito vivono sugli alberi da bacchette».
«Cinque punti per Griffondoro» disse la professoressa Caporal «Sì, questi sono Asticelli e, come giustamente dice la signorina Granger, di solito vivono sugli alberi il cui legno è di qualità da bacchette. Qualcuno sa cosa mangiano?»
«Onischi» rispose la solita Hermione Granger all’istante, il che spiegava come mai quelli che Olivia, e probabilmente la maggior parte della classe, aveva preso per chicchi di riso bruno si muovessero. «Ma anche uova di fata, se riescono a prenderle.»
«Brava, altri cinque punti.»Allora, quando avete bisogno di foglie o di legna di un albero in cui risiede un Asticello, è saggio tenere pronta un’ offerta di onischi per distrarlo o calmarlo. Possono sembrare innocui, ma se si arrabbiano tenteranno di  strapparvi gli occhi con le dita che, come potete vedere, sono molto appuntite e tutt’ altro che desiderabili vicino alle proprie pupille. Adesso avvicinatevi, prendete qualche onisco e un Asticello – uno ogni tre persone – e studiateli più da vicino. Voglio che ciascuno di voi prepari un disegno con le definizioni di tutte le parti del corpo per la fine della lezione.
La classe si raggruppò intorno al tavolo. «Ho preso i nostri onischi, occupati te del Asticello» disse Seamus Finnegan passando accanto a Olivia «Dean e io ti aspettiamo.» Lei annuì e si fece strada, dirigendosi verso l’altra parte del tavolo, dove c’era meno gente. Olivia individuò l’Asticello più grande e si abbassò per prenderlo.
«Non sono affari tuoi» sentì dire seccamente la professoressa Caporal. Olivia si girò istintivamente per controllare di cosa stesse parlando. Harry Potter aveva un’espressione delusa, evidentemente quella risposta era stata data a una sua domanda. Con un sorriso malevolo sul volto appuntito, Draco Malfoy si chinò di fronte a lui e afferrò  l’Asticello più grande, lo stesso che aveva puntato Olivia.
«Forse» disse sottovoce, con l’intento di farsi sentire solo da Harry «quel deficiente si è fatto male sul serio.»
«Forse è quello che succederà a te, se non stai zitto» soffiò Potter da un angolo della bocca.
«Forse si sta impicciando in cose troppo grosse per lui, se capisci cosa intendo.»
Malfoy rivolse un sorrisetto mellifluo a Harry e si allontanò. Malfoy sapeva qualcosa? Sarebbe stato strano, a parte Harry Potter, Hermione Granger e Ron Weasley erano in pochi gli studenti che potevano considerarsi amici intimi di Hagrid; per quanto ne sapesse Olivia, Draco Malfoy non era uno di loro, tutt’altro. Infatti Potter corse subito dai suoi due amici. Solo allora Olivia si ricordò dell’ Asticello. Abbassando gli occhi sul tavolo vide che ne erano rimasti ben pochi. Ne prese uno a caso e si diresse verso Dean e Seamus, che erano accovacciati sull’ erba poco lontano, cercando di non farsi scappare gli Onischi di mano.
«Ce ne hai messo di tempo.» disse Dean «Non mi dire che hai scelto apposta quello più piccolo!»
Olivia fece spallucce posando l’Asticello per terra; in effetti era proprio piccolo. Guardando di lato, vide che Harry aveva ancora uno sguardo preoccupato.
«Avete idea perché manca Hagrid?» chiese d’ un tratto.
«Magari è andato a trovare Norberto, vi ricordate, no? Quel draghetto che si era procurato il primo anno» suggerì Dean.
«Oppure è andato a trovare Madame Maxime! C’era un certo feeling tra loro, eh!» disse Seamus, e tutti e tre risero; l’Asticello, dal canto suo, colse l’ occasione per sgranchirsi le gambe. Olivia rincorrendolo riuscì a riprenderlo proprio dietro un gruppetto di Serpeverde, alcuni la squadrarono male o si misero a ridere.
«Mio padre ha parlato col Ministro un paio di giorni fa, sapete» stava dicendo Draco Malfoy, che non l’aveva neanche notata «Pare che abbiano proprio deciso di farla finita con l’insegnamento scadente di questo posto. Quindi, anche se quel deficiente troppo cresciuto si fa vedere di nuovo, probabilmente lo spediranno subito a fare i bagagli. In ogni caso… AHIA!»
Olivia fece scivolare l’Asticello proprio sul braccio di Malfoy e, cercando di aggrapparvisi, il piccoletto gli sferrava graffi su graffi con le dita affilate.
«Scusami!» balbettò Olivia con poca convinzione, riprendendo la creatura.
Draco la fulminò con gli occhi gelidi per un attimo, per poi tornare a girarsi verso i suoi compari.
«Mio padre lo verrà a sapere» lo sentì dire mentre tornava da Dean e Seamus. Tiger e Goyle sghignazzavano e risero ancora più forte quando videro l’Asticello di Harry Potter fuggire a tutta velocità nella foresta, un omino mobile di legno ben presto inghiottito dalle radici degli alberi. Quando la campana echeggiò lontana sul parco, Olivia arrotolò il ritratto dell’Asticello e si incamminò verso Erbologia affiancata da Dean e Seamus.
Notarono Harry parlare evidentemente seccato e innervosito con Ron Wesley e Hermione Granger; il primo rideva di tanto in tanto, la seconda sembrava invece preoccupata.  La porta della serra più vicina si aprì e ne uscirono alcuni studenti del quarto anno. In coda al resto della classe emerse Luna Lovegood, con una macchia di terra sul naso e i capelli legati in un nodo in cima alla testa. Era difficile non notarla. Quando vide Harry, i suoi occhi sporgenti parvero gonfiarsi per l’agitazione e andò dritta verso di lui. Olivia, Dean e Seamus si girarono incuriositi a guardare, come anche tanti altri loro compagni. Luna trasse un profondo respiro e poi dichiarò, senza nemmeno un ciao introduttivo: «Credo che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sia tornato e credo che tu abbia combattuto contro di lui e gli sei sfuggito».
«Ehm… bene» disse Harry imbarazzato. Luna portava come orecchini quelli che sembravano due rapanelli arancioni, cosa che Calì e Lavanda sembravano aver notato, perché ridacchiavano tutte e due indicando i suoi lobi. In fin dei conti, loro notavano qualsiasi particolare estetico che possa essere criticato, sempre e in chiunque.
«Potete anche ridere» Luna alzò la voce, evidentemente convinta che Calì e Lavanda ridessero per le sue parole invece che per i suoi accessori, «ma la gente una volta credeva che non esistessero cose come il Cannolo Balbuziente o il Ricciocorno Schiattoso!»
«Be’, avevano ragione, no?» disse Hermione Granger in tono spiccio «Il Cannolo Balbuziente o il Ricciocorno Schiattoso non esistono».
Luna la fulminò con lo sguardo e se ne andò furibonda, con i rapanelli che dondolavano all’impazzita. Calì e Lavanda non erano le sole a ridere, ora. Dean e Seamus erano quasi al punto di doversi piegare in due dalle risate e Oliva gli diede di gomito per cercare di farli smettere, seppur con un sorriso divertito in faccia.
«E dai, l’hai sentita no? Come si fa non riderne?» protestò Seamus.
«Ginny mi ha raccontato che a quanto pare, crede solo alle cose di cui non esiste alcuna prova! D’altronde cos’ altro ci si aspetta dalla figlia del direttore del Cavillo?» aggiunse Dean, ed entrambi ricominciarono a ridere.
«Suvvia! Non è poi così tanto ridicola!» disse Oliva, senza troppa convinzione «Io la trovo interessante, invece».
Seamus smise di ridere, aprì la bocca per dire qualcosa, ma proprio allora videro Ernie Macmillan, il nuovo prefetto di Tassorosso, avvicinarsi a sua volta a Harry.
«Voglio che tu sappia, Potter» disse a voce alta e sicura «che non sono solo gli strambi a crederti. Personalmente ti credo al cento per cento. La mia famiglia è sempre stata dalla parte di Silente, e io anche».
Harry lo ringraziò, colto alla sprovvista, ma compiaciuto. Ernie poteva anche essere pomposo all’ occasione, ma chi non apprezzerebbe un voto di fiducia da parte di uno senza rapanelli penzolanti dalle orecchie? Le parole di Ernie avevano cancellato il sorriso dalla faccia di Lavanda Brown, e con il suo anche quello della maggior parte dei ragazzi che solo pochi istanti fa ridevano con gusto. Olivia era evidentemente impressionata da quel gesto; stava per girarsi a commentare la scena  con gli altri due, quando notò l’espressione di Seamus, contemporaneamente confusa e un po’ spavalda. Chissà che gli gira per la testa, pensò, senza commentare niente ad alta voce.
Nessuno si stupì quando la professoressa Sprite tenne un discorso sull’importanza dei G.U.F.O. Oliva avrebbe preferito che i professori la smettessero, soffriva già d’ansia senza che le dessero di ora in ora altri motivi per mettersi costantemente sotto stress. La situazione peggiorò alla fine della lezione quando la professoressa Sprite assegnò un altro tema. Stanchi e intrisi del forte odore di cacca di drago, il fertilizzante preferito della Sprite, un’ ora e mezzo dopo i Griffondoro si avviarono a ranghi compatti verso il castello, e nessuno di loro parlò molto: era stata un’altra lunga giornata.
La cena nella Sala Grande fu di nuovo piena di commenti su Harry Potter, come la sera precedente. Prima la sua urlata con la Umbridge, adesso le dichiarazioni dei suoi sostenitori più o meno strambi e Angelina Johnson, capitano della squadra di Quidditch di Griffondoro, che non faceva altro che lamentarsi che Potter fosse stato messo in castigo proprio per il provino del nuovo portiere.
«Degna sostituta di Oliver Wood» le disse Dean alzando il calice come per fare un brindisi. Angelina lo fulminò con lo sguardo e lui ripose subito il calice al suo posto. Olivia e Seamus ridacchiarono.
«Sembra che stia per piovere» mormorò Olivia sovrappensiero guardando il soffitto.
«E allora?» le chiese Dean.
«No, niente…» disse lei scuotendo la testa.
«Se fossi in voi, al posto di perdere tempo così, mi sbrigherei a magiare» si intromise sconsolato Seamus «Tre temi, incantesimi Evanescenti per la McGranitt, controincantesimi per Vitious, disegnare l’Asticello e il diario dei sogni per la Cooman. Non dico altro.»
*
Fu un’altra giornata pesante per Olivia: non riuscì tanto bene quanto avrebbe voluto negli incantesimi Evanescenti a Trasfigurazione, anche se si era esercitata molto il giorno prima. L’ora di pranzo li accompagnò con la stessa pioggia della sera prima e nel frattempo le professoresse McGranitt, Caporal e Sinistra diedero loro altri compiti, che li avrebbero intrattenuti per diverse ore quella sera. Angelina Johnson e Harry Potter litigarono durante la cena e la pioggia persisteva. Olivia si perse di nuovo a fissarla cadere dal soffitto della Sala Grande. Osservò Dean e Seamus scambiarsi battute, lamentele e considerazioni sulla giornata trascorsa, senza ascoltarli davvero e senza aggiungere niente alla conversazione.
«Cos’hai?» le chiese Dean prima di sparire nel dormitorio dei ragazzi.
Olivia scosse la testa: «È solo la pioggia».
*
Nei giorni successivi la situazione dei compiti peggiorò ancora, stava quasi per diventare disperata. Olivia, Seamus e Dean erano sempre tra gli ultimi ad andare a letto. A quanto pareva, tra i loro compagni Harry Potter era quello nella situazione peggiore: tornava sfinito alla sala comune di Griffondoro, apriva i libri e non andava a letto prima delle due.
La sera del giovedì Olivia decise di permettersi un attimo per sé stessa. Si sbrigò a finire i compiti per il giorno dopo, o per lo meno la maggior parte di essi, e si rifugiò in biblioteca per il resto della serata in compagnia di un libro di suo padre, alcune favole di Oscar Wilde.
«È un vero peccato che i maghi snobbano praticamente del tutto la letteratura babbana» mormorò leggendo, sovrappensiero.
«Direi che è una fortuna invece!»
Olivia alzò lo sguardo sorpresa. Ad alcuni metri da lei, Draco Malfoy stava scorrendo i libri di uno scaffale.
«Non sai di cosa parli» disse Olivia calma.
«E neanche mi interessa» rispose Malfoy con voce pungente.
«Non sei a cena?» gli chiese lei. Non sapeva se erano i postumi della lettura del “Principe Felice” o la stanchezza, ma in quel momento Olivia non aveva nessuna voglia di essere sgarbata, né provava la solita antipatia che aveva nei confronti di Draco Malfoy.
«Potrei chiederti la stessa cosa» ribatté scocciato.
«Volevo stare un po’ da sola».
«Se è così, non parlarmi.»
Per un attimo Olivia cercò di re immergersi nella lettura, ma le sembrava un tale peccato non conoscere neanche un racconto di Oscar Wilde. Alzò lo sguardo; Malfoy era ancora lì.
«Stai cercando qualcosa da leggere?» gli chiese.
«No, cerco uno Schiopodo Sparacoda. Cos’altro si dovrebbe cercare in biblioteca?» le rispose scocciato.
«Se non trovi niente puoi sederti qua».
Inizialmente Draco Malfoy la ignorò, ma dopo qualche minuto si sedette di fronte a Olivia.
«Dammi quello stupido libro, allora» le disse scorbutico.
«Non è stupido!» protestò Olivia «E poi non ci capiresti niente, è in tedesco».
«Tedesco?» ripeté Malfoy incredulo.
«Era di mio padre, lui era tedesco»spiegò lei «Posso tradurtelo se vuoi».
Malfoy non disse niente e Olivia lo prese come un sì.
«”Lei ha detto che ballerà con me, se le porto delle rose rosse”, disse lo studente “ma in tutto il mio giardino non c’è nessuna rosa rossa”»
«Sono tutti così sdolcinati, i babbani?» criticò Malfoy.
«Stai zitto» lo ammonì Olivia e continuò a leggere «Nel suo nido nella quercia, l’usignolo lo sentì e spiò tra le foglie meravigliato. “Nessuna rosa rossa nel mio intero giardino” disse lui e i suoi bei occhi si riempirono di lacrime. “Oh, a quali nullità è legata la felicità! Ho letto tutto quello che gli uomini intelligenti hanno scritto, conosco tutti i segreti dei filosofi, ma dato che mi manca una rosa rossa la mia vita sarà infelice”. “Ecco finalmente un vero amante” disse l’usignolo “Notte dopo notte ho cantato di lui seppur senza conoscerlo; notte dopo notte ho raccontato la sua storia alle stelle e adesso lo vedo. I suoi capelli sono scuri come il petalo del giacinto, e le sue labbra così rosse come la sua nostalgia, ma la sua passione ha reso il suo volto bianco come l’avorio, e il dolore ha messo la sua firma sulla sua fronte.” “Il Principe darà un ballo domani sera” disse lo studente a bassa voce “e colei che amo sarà presente. Se le porterò una rosa rossa, la terrò tra le mie braccia e lei appoggerà la sua testa sulla mia spalla e la sua mano sarà nella mia. Ma non c’è nessuna rosa rossa nel mio giardino, e io starò seduto da solo, e lei mi ballerà davanti. Non mi dedicherà neanche uno sguardo e il mio cuore verrà spezzato”».
Olivia sbirciò verso Draco Malfoy da dietro il libro; stava guardando cadere la pioggia da una finestra vicina, lo sguardo assorto. Lei sorrise lievemente e riprese a leggere: «”Davvero e indubbiamente, il vero amante è qua” disse l’usignolo “Di ciò di cui io canto, lui soffre: quello che è la mia gioia, è il suo dolore. Sicuramente il suo amore è qualcosa di meraviglioso. È più costoso degli smeraldi e più prezioso di nobili opali. Non per perle o melograni lo si può comprare, né è offerto in asta al mercato. Non può essere maneggiato dai mercanti e non lo si può costringere con l’oro”. “I musicisti saranno seduti sul palco” disse il giovane studente “accarezzando le corde dei loro strumenti e colei che amo ballerà al suono del violino e dell’arpa. Ballerà con tanto leggerezza, che i suoi piedi non toccheranno il suolo e i cortigiani nei loro abiti splendidi faranno la fila per lei. Ma con me non ballerà, perché io non ho una rosa rossa da regalarle.” E si lasciò cadere nell’erba nascondendo il viso tra le mani e pianse. “Perché piange?” chiese una farfalla che ballava dietro un raggio di sole. “Già, perché?” sussurrò una margherita con voce soffice alla sua vicina. “Piange per una rosa rossa” disse l’usignolo. “Per una rosa rossa!” esclamarono tutti “che cosa ridicola!” e la piccola lucertola, una vera cinica, rise di gusto. Ma l’usignolo capiva il segreto del dolore dello studente e stava seduta immobile sulla sua quercia pensando al mistero dell’ amore. Poi, tutto d’ un tratto spiegò le sue ali marroni e volò su nell’aria, come un ombra planò sul giardino. In mezzo ad un prato c’ era un bellissimo mazzo di rose e quando lo vide…»
«AHA!»
Gazza il custode entrò ansimando, le mascelle gli vibravano e i sottili capelli grigi erano arruffati; a quanto pareva era arrivato di corsa. Mrs Purr trotterellava alle sue calcagna, miagolando affamata.
«Ragazzi in giro dopo le nove! Vi ho sentiti prima ancora di vedervi!» disse Gazza con un sibilo compiaciuto.
Olivia chiuse istintivamente il libricino e sgranò gli occhi. Aprì la bocca alla ricerca di una giustificazione, non poteva permettersi di finire in punizione, non con tutti quei compiti! Di sicuro non voleva fare la fine di Harry Potter.
Draco Malfoy si alzò e andò incontro a Gazza. «Sono un prefetto» disse indicando la P sul suo petto «Sono arrivato poco fa e l’ho trovata qua a leggere, aveva perso la cognizione del tempo. Ho già pensato io a sgridarla. La accompagnerò personalmente alla torre di Griffondoro.»
Ci fu un attimo di pausa in cui Gazza e Malfoy si guardarono torvi, poi il custode si allontanò trascinando i piedi. Si bloccò con la mano su una libreria e tornò a guardare Olivia.
«Se succede ancora una volta…»
Si allontanò a passi pesanti seguito da Mrs Purr. Aspettarono un attimo in silenzio.
«Andiamo» disse Malfoy senza neanche girarsi a guardarla. Olivia si alzò e senza dire una parola lo seguì fino al dipinto della Signora Grassa.
«Be'… Ciao allora» disse Olivia e si girò per dire la parola d’ordine.
«Aspetta» Draco Malfoy afferrò il suo polso «Domani dopo cena?»
Olivia lo guardò con aria interrogativa.
«La storia…» Draco abbassò lo sguardo e le parve di vederlo arrossire nella penombra «Non l’hai finita. Domani, dopo cena, in biblioteca. Me lo devi».
Olivia sorrise sorpresa ma soddisfatta «Ti presterei il libro, lo sai, ma è in tedesco».
«Appunto» disse lui, di nuovo con il suo solito tono altezzoso «Me lo devi, punto e basta. E poi…»
Draco Malfoy si fermò un attimo. Stava per riprendere a parlare ma fu interrotto dalla Signora Grassa che li aveva osservati sonnacchiosa e ora sbottò: «Anche voi fermi a cianciare? Devo stare sveglia tutta la notte o volete decidervi a dirmi la parola d’ordine?»
«Anche?» sottolineò Malfoy con un severo tono interrogativo.
«Quel Potter e il suo amico rossiccio. Cianciavano e cianciavano e cianciavano, uno tutto preso dal suo castigo e l’ altro per il provino di Quidditch!»
«Weasley? Quidditch?» esclamò ridendo beffardo Malfoy, ma si zittì subito quando alcuni quadri vicino cominciarono a protestare. Se ne andò ridendo sotto i baffi.
«Mimbulus mimbletonia» disse Olivia e sparì dietro al quadro.
*
Il venerdì cominciò imbronciato e zuppo come il resto della settimana. La pila dei compiti assomigliava ormai a una montagna. Due cose sostennero Olivia quel giorno. Il pensiero che era quasi la fine della settimana e il fatto che, per quanto strana e insensata fosse la situazione, la sera precedente era riuscita a trasmettere a qualcuno la sua ammirazione per Wilde. Raggi di luce piuttosto deboli, era vero, ma Olivia era grata per qualunque cosa potesse illuminare la sua attuale oscurità; non aveva mai passato una settimana peggiore a Hogwarts. Le sembrava tutto cambiato; il castello, gli studi, il tempo. Tutto. Ma soprattutto era cambiata lei. Dopo quell’ estate era tornata a Hogwarts profondamente cambiata.
La sera dopo cena andò dritta in biblioteca, usando la scusa di un tema da finire per congedarsi da Dean e Seamus. Draco Malfoy era già lì, seduto allo stesso tavolo del giorno prima. La schiena dritta, quasi rigida, lo sguardo puntato di nuovo fuori dalla finestra, ma questa volta serio e fermo. Non degnò Olivia di uno sguardo mentre si sedette.
«”Dammi una rosa rossa” disse l’usignolo “e io ti canterò la mia canzone più dolce.” Ma il cespuglio di rose scosse la testa. “Le mie rose sono bianche. Così bianche come la schiuma del mare, ancor più bianche della neve sulle montagne. Ma vai da mio fratello, che cresce vicino al vecchio orologio solare, forse lui saprà darti cosa desideri.”»
Olivia lesse, senza staccare gli occhi dal libro e Draco Malfoy ascoltò senza staccare gli occhi dal vetro. Gli ultimi aspiranti portieri per la squadra di Quidditch di Griffondoro si levarono in aria, uno dopo l’ altro, mescolandosi più o meno omogeneamente con il resto della squadra.
«”Dammi una rosa rossa” disse l’usignolo “e io ti canterò la mia canzone più dolce.” Ma il cespuglio scosse la testa. “Le mie rose sono gialle. Così gialle come i capelli di una sirena sul suo trono di madreperla, ancor più gialle dei narcisi che fioriscono nei prati prima di venir tagliati dalla falce. Ma vai da mio fratello, che cresce sotto la finestra dello studente, forse lui saprà darti cosa desideri”. Così l’usignolo volò dal cespuglio di rose che cresceva sotto la finestra dello studente. “Dammi una rosa rossa” disse l’usignolo “e io ti canterò la mia canzone più dolce.” Ma il cespuglio scosse la testa.”Le mie rose sono rosse. Così rosse come i piedi della colomba, ancor più rosse dei coralli che crescono infiniti nelle grotte del mare. Ma l’inverno ha fato congelare le mie arterie, e il ghiaccio ha fatto morire i mio boccioli, e la tempesta ha spezzato i miei rami, e non porterò rose per tutto l’anno a venire.” “Un’ unica rosa rossa desidero” disse l’usignolo “Solo un’ unica rosa rossa! Non c’è nessun modo per ottenerla?” “Un modo c’è” rispose il cespuglio “Ma è così orrendo che non oso dirtelo” “Dimmelo” pregò l’usignolo “Io non ho paura”. “Se brami tanto una rosa rossa” disse il cespuglio “allora devi formarla con le tue melodie alla luce della luna e colorarla con il sangue del tuo stesso cuore. Dovrai cantare per me con una spina nel tuo petto. Per tutta la notte dovrai cantare per me, e la spina deve trafiggere il tuo cuore, e il tuo sangue vitale deve scorrere nelle mie arterie e diventare il mio.” “La morte è un caro prezzo per una rosa rossa” disse l’usignolo “ e la vita è cara a noi tutti. È così bello sedersi nel bosco più verde e guardare il sole trainare il suo carro d’oro e poi la luna nel suo carro di madreperla. Dolce è l’odore del…”»
«Come ti chiami?»
Olivia alzò lo sguardo stupida. «Come scusa?»
«Come ti chiami?» ripeté Draco Malfoy, guardandola inespressivo negli occhi «Non ti ho mai notata prima di ieri. Non so il tuo nome».
«Olivia» disse lei «Olivia Duncan. Ti ho fatto cadere un Asticello addosso solo pochi giorni fa».
«Ah. È vero» la squadrò un attimo «Sostieni Potter, eh?»
«Sì, si può dire così. Io gli credo. Credo a lui e a Silente» disse Olivia con fermezza.
Malfoy guardò di nuovo fuori dalla finestra. Era ormai buio e la pioggia si stava diradando.
«È tardi. Ti accompagno alla torre» disse poi.
«Posso andarci anche da sola» ribatté Olivia alzandosi «Guarda che la so la strada».
«No. Io voglio accompagnarti» Draco Malfoy si mise in piedi a sua volta e senza permettere obbiezioni si incamminò.
Olivia lo seguì di nuovo in silenzio come la sera precedente. Mancava solo una rampa di scale prima del quadro della Signora Grassa, quando Draco Malfoy si girò senza preavviso verso Olivia e la baciò. Fu un bacio possessivo, disperato. Quasi violento. Olivia si ritrovò con le spalle al muro prima ancora di riuscire a mettere a fuoco cosa stesse succedendo, prima ancora di riuscire a chiudere gli occhi. Si aggrappò al muro dietro di sé per cercare di ritrovare l’equilibrio. Si lasciò andare a quel bacio e, per la prima volta da quando era arrivata e Hogwarts quell’anno, non si sentì sola. Tutta quella disperazione che Draco Malfoy nascondeva, quella stessa disperazione che adesso era esplosa, sapeva di solitudine.
Rimasero per un attimo immobili, sempre appoggiati contro quel muro. Draco Malfoy la guardava dall’alto e a Olivia non diede fastidio essere bassa, non in quel momento.
«Letteratura babbana, eh?» soffiò Draco accanando un sorriso.
«Mio padre…» cercò di spiegargli Olivia.
Draco ridacchiò: «Non mi dire che è come quel Weasley»
«Mio padre era babbano» disse tutto d’un fiato.
Draco Malfoy sgranò gli occhi, il suo sorriso si spense. Aprì e chiuse la bocca per un attimo, come per trovare qualcosa da dire o per cercare aria.
«Dannazione!» sibilò trai denti, trattenendosi evidentemente dal gridarlo, sferrando un pugno al muro, vicinissimo alla testa di Olivia. «Non bastava che fossi di Griffondoro. Ovviamente no! Non bastava!»
Con uno scatto, Malfoy si allontanò dal muro e si spinse dal lato opposto delle scale, la schiena contro il corrimano. La fissò per un attimo, qualche secondo soltanto, con il viso contorto dall’ira, per poi allontanarsi a passo deciso, senza neanche voltarsi.
 
Olivia raccolse i libri caduti per terra e chiuse gli occhi per un attimo. Era tutto successo così velocemente. L’antipatia per Malfoy, sostituita dalla curiosità e l’interesse per un carattere complesso e poi quel bacio inaspettato. Di nuovo, il ciclo si concluse con l’antipatia. Solo ventiquattro ore prima avrebbe vomitato all’idea di essere baciata da Draco Malfoy.
Neanche mi piaceva, pensò Olivia, ha solo un carattere particolare, era solo curiosità. Rimani calma, si disse filando su per le scale, rimani calma, non vuol dire per forza quello che credi.
«Mimbulus mimbletonia!» disse alla Signora Grassa.
Un gran fragore la accorse. Dean le venne incontro correndo, con gli occhi scintillanti e rovescandole addosso un calice di Burrobirra.
«Weasley è il nuovo Portiere!»
«No, aspetta...» rispose Olivia cercando di sorridere in modo naturale, mentre la testa continuava a correre da ipotesi a ipotesi «I Weasley sono Battitori, non Portieri!»
«Ron Weasley!» esclamò Dean.
Adesso era chiara tutta questa eccitazione. Chi l’avrebbe mai detto? Ron Weasley, quel Ron Weasley, nella squadra di Quidditch!
«Prendi una Burrobirra». Seamus le infilò in mano una bottiglia, anche lui eccitato e come tutti, a quanto pareva, in vena di festa.
«Vieni qui, Ron» gridò Katie Bell «e vedi un po’ se la vecchia divisa di Oliver ti va bene. Possiamo togliere il suo nome e metterci il tuo».
Olivia si guardò intorno. Angelina Johnson stava parlando un po’ soddisfatta, un po’ preoccupata, ma sempre con il suo modo di fare deciso, con Harry Potter. Hermione Granger sonnecchiava su una poltrona vicino al fuoco, con la bevanda pericolosamente inclinata in mano. Lee Jordan, Fred e George Weasley erano circondati da alcuni bambini del primo anno che recavano inconfondibili segni di recenti emorragie al naso. Qua e là sotto mucchi di cartacce e bottiglie vuote di Burrobirra erano nascosti dei ridicoli cappelli di lana.
«Oh, al diavolo!» disse Olivia, e prese un lungo sorso di Burrobirra.
 
  
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