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Autore: Ryta Holmes    16/10/2004    9 recensioni
Se Miyu dovesse abbandonare Kanata, riuscirebbero entrambi a condurre delle nuove vite? |Altra vecchia storia da pubblicare... spero vi piaccia!^^|
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Tornare a vivere come in passato

 

CAPITOLO 4

DI NUOVO CONVIVENZA

 

 

Era ormai giorno fatto, quando Kanata aprì gli occhi. Inizialmente non capì dove si trovava, e che diavolo ci facesse su un divano, ma poi il ricordo della giornata precedente, della fuga di Yuko e della disponibilità di Miyu, gli riaffiorarono alla mente.

Si alzò velocemente con lo scopo di vedere dove fosse la donna, ma dopo aver gironzolato un po’ per casa, capì che doveva essere uscita.

Trovò al suo posto un biglietto, dove Miyu aveva scritto che era dovuta andare in redazione per un lavoro urgente e che si sarebbe liberata quanto prima. Aggiungeva che lui avrebbe potuto fare come se fosse stato a casa sua.

Dopo aver cercato qualcosa nel frigo per fare colazione, e averci trovato davvero poco, Kanata pensò di chiamare Chris per avere informazioni su Yuko. Non voleva approfittare del telefono di Miyu fare un’intercontinentale, perciò si vestì in fretta per chiamare da una cabina telefonica.

Era quasi pronto per uscire quando il campanello suonò. Dapprima tentennò un po’, indeciso se aprire la porta e iniziare a dare a qualche sconosciuto inutili spiegazioni o starsene in silenzio e aspettare che il misterioso visitatore se ne andasse. Optò al terzo squillo la prima soluzione.

Aprì quindi la porta e si stupì di trovarsi davanti un uomo. Era alto quanto lui, ma aveva gli occhi azzurri e la sua capigliatura era bionda. Intuì chi potesse essere già dalla prima occhiata. Il visitatore parve sorpreso quanto lui, ma cercò di spiegare la sua presenza. “Salve…” iniziò sorridendo imbarazzato. “Sono Harry, per caso c’è Miyu?” chiese continuando a sorridere. Forse aveva capito chi era l’uomo che gli aveva aperto la porta.

Non appena sentì il suo nome, Kanata incominciò a provare una forte antipatia per quell’uomo. Non c’erano più dubbi, era il suo fidanzato. Assunse un tono di voce a dir poco glaciale e un’occhiata obliqua che fece accapponare la pelle al povero ragazzo ignaro della situazione.

“Miyu non c’è. E’ andata in redazione.” Spiegò brevemente.

Harry mostrò un’aria stupita, prima di tornare a parlare. “Strano, questo è il suo giorno libero…” constatò pensieroso, poi rivolse lo sguardo come illuminato verso il suo interlocutore. “Ma tu devi essere Kanata vero?” chiese.

L’uomo comprese con rabbia, che quell’Harry doveva conoscere molto bene la vita di Miyu, che sapesse persino di lui, poi!

Cercando di non lasciar trasparire i suoi sentimenti, e rendendo ancora di più l’atmosfera raggelante, replicò “Vedo che Miyu ti ha parlato di me…”

Harry non rispose subito. Aveva pensato di mostrarsi gentile e amichevole verso il vecchio amico di Miyu, ma non riusciva a spiegarsi il perché trovasse tanta ritrosità. Non gli piaceva quella situazione e aveva il sentore che sarebbe potuta peggiorare se si fosse trattenuto più del dovuto.

Cercò comunque di mantenere il tono allegro di prima. “E-eccome se non mi ha parlato di te!” esclamò stentando un sorriso.

Kanata inarcò le sopracciglia colpito. Che cosa voleva dire con quella frase? Aveva forse un doppio senso di cui lui era all’oscuro?

Harry non resistette più, guardò l’orologio e finse sorpresa. “Ma guarda come si è fatto tardi… scusami ma devo andare, vedrò un’altra volta Miyu!” disse iniziando ad arretrare e ad incamminarsi verso la scalinata.

Kanata non rispose al saluto che l’uomo gli diede e anzi si chiuse la porta alle spalle con violenza.

Harry si sentì meglio solo quando fu di nuovo fuori all’aria aperta. Ancora un po’ stordito, si allontanò, promettendosi che la prossima volta avrebbe prima telefonato a Miyu, e poi si sarebbe fatto vedere.

Kanata era uscito di casa pochi minuti dopo, diretto verso la prima cabina telefonica. Dopo aver gironzolato un po’, senza meta, finalmente era riuscito a trovarne una e si era affrettato a chiamare Chris dal Giappone.

Dall’altra parte del ricevitore rispose una voce femminile. “Pronto? Qui casa Hanakomachi, chi pa-”

Kanata la interruppe per non perdere tempo né sprecare soldi. “Chris, sono Kanata, sai dov’è Yuko?”

Chris parve sorpresa. “K-Kanata, ma che stai dicendo, Yuko non è lì con te?… non avrete mica litigato!” esclamò poi, allibita.

“Invece è così.” Rispose sconfitto l’uomo. “Se n’è andata via lasciandomi qui in America, e se adesso tu la rintracciassi…”

“Mi dispiace!” esordì preoccupata lei. Sembrava sul punto di piangere. “Deve essere colpa mia… non dovevo dire quelle cose…io…”

“Non ti preoccupare Chris, la colpa non è tua.” La rassicurò Kanata con voce gentile. “Ma adesso è importante che tu mi faccia sapere dove si trova Yuko, quindi per favore, dammi una mano.”

Chris tirò su col naso un paio di volte, prima di rispondergli. “Stai tranquillo, la troverò e le chiederò di chiamarti, per ragionare.”

Kanata si sentì decisamente risollevato con quelle parole. “Sì, ti ringrazio… così potrò tornare finalmente a casa…” mormorò senza pensare.

A quelle parole seguirono alcuni istanti di silenzio, nei quali l’uomo richiamò l’amica un pio di volte.

“Come “tornare a casa?!” esclamò poi con fare indignato.

Kanata si schiarì la voce, già immaginando il guaio in cui si era cacciato. “Ecco… Yuko si è portata via il mio passaporto e i soldi, perciò se tu la rintracciarti potresti mandarmi tutto…” spiegò titubante.

“Aspetta un momento! Tu mi stai dicendo che vuoi parlare con Yuko solo per i tuoi stupidi documenti!?” domandò Chris con un tono di voce piuttosto alto.

“Sì… cioè no… il fatto è che…”

“SAI CHE TI DICO… PER ME PUOI ANCHE RIMANERE IN AMERICA! SEI UN VERME!!”

“No, aspetta Chris, non chiud…” non fece in tempo a finire la frase che la ragazza aveva già riattaccato.

“Accidenti!” esclamò Kanata dando un calcio alla cabina telefonica. Non avrebbe dovuto essere così insensibile, aveva abbassato le difese come uno stupido e aveva parlato senza pensare.

Uscì dalla cabina e iniziò a camminare per sbollire la rabbia, ma ben presto si accorse di non essere stato attento alla strada che aveva fatto. Non riconobbe nessun negozio familiare, né un palazzo che avesse già visto. Provò a tornare indietro ma fu la stessa cosa. Era quasi giunto al limite, quando fortunatamente una figura nota, comparve di fronte a lui, sul marciapiede opposto.

Miyu camminava con fare circospetto e cercava riparo dietro lampioni o cassonetti dell’immondizia ovunque si fermasse.

Kanata ignorò quell’atteggiamento insolito e attraversò la strada con il sorriso sulle labbra. Aveva trovato un’ancora di salvezza.

“Ehi, ciao Miy…”

“Shhh… fai silenzio, altrimenti mi scoprirà!” lo interruppe all’improvviso la donna, quando si accorse di lui. Gli posò una mano sulla bocca perché tacesse, ma quando fu sicura che Kanata avesse capito, tornò a camminare lentamente.

L’uomo la seguì. “Potrei sapere chi ti scoprirà?” chiese abbassando il tono di voce a poco più di un sussurro.

“Sto pedinando un tizio che spero mi dia delle buone informazioni. Se mi scopre, addio servizio!” spiegò Miyu senza scollare gli occhi di dosso da un uomo di mezza età con un cappello in testa.

Kanata ci pensò su qualche istante, prima di decidersi ad aiutare Miyu a pedinare l’uomo. Dopo una buona mezz’ora, questi svoltò un angolo buio e angusto e Miyu ebbe un sussulto.

“Forse ci siamo…” mormorò concentrata, seguendo a debita distanza la sua vittima.

Difatti, poco dopo, il signore incontrò un altro tizio da cui si fece consegnare una busta gialla di media grandezza.

“Lo sapevo, questo sarà un bel colpo per il nostro giornale!” esclamò pianissimo lei, mentre nascosta da un cassonetto, assieme a Kanata scattava delle foto come prova.

L’uomo, scambiò qualche parola incomprensibile con l’altro a cui aveva dato la busta, e finalmente decise di allontanarsi. I due iniziarono seriamente a preoccuparsi, quando questi prese la via che portava proprio di fianco al cassonetto dietro il quale erano nascosti.

Non c’era tempo da perdere: per non farsi scoprire, Miyu afferrò Kanata per il collo, e premette le labbra contro le sue.

Lui, dapprima confuso per quella reazione improvvisa, ricambiò velocemente quel bacio, avvicinandosi alla donna e posandola una mano dietro la testa.

L’uomo passò dando un’occhiata ai due, ma rivolse nuovamente lo sguardo verso la strada, immaginando che fossero solo una coppia di amanti.

Qualche istante dopo, sciolsero quel bacio per riprendere fiato. “Se… se n’è andato?” chiese Miyu ansimando.

Kanata non riaprì gli occhi. “No.. no ancora…” mormorò avvicinandosi di nuovo a lei, ma trovando un suo braccio come ostacolo.

“Non fare il cretino… se n’è già andato da un pezzo!” esclamò con aria maliziosa lei.

Ritornarono sulla strada principale in silenzio, entrambi molto imbarazzati. Miyu aveva il viso rosso e si sentiva accaldata. Non immaginava di certo che Kanata avesse risposto al bacio in quel modo. Si era sentita felice quando la sua mano era andata ad accarezzarle dolcemente la chioma dorata e avrebbe voluto continuare a baciarlo se la sua ragione non le avesse ricordato la situazione in cui si trovavano e che molto probabilmente lui doveva essere ancora fidanzato.

“Questa è la prima volta… che lo fai? Cioè dico per lavoro s’intende…” Kanata interruppe quel silenzio e il filo dei pensieri di Miyu con quella domanda.

La donna inizialmente fu colta alla sprovvista, ma dopo aver preso un grosso respiro aveva mostrato l’aria più convinta e pungente che sapeva fare e gli rispose a tono.

“E’ ovvio… quando serve lo devo fare!”

“Quindi se non ci fossi stato io, avresti dovuto baciare quel vecchietto che è passato per gettare i suoi rifiuti?” chiese con aria ironica lui.

Miyu arrossì imbarazzata. “B-beh, certo che no! Voglio dire, avrei potuto anche avvicinarmi a lui e fare finta di essere sua nipote!” glissò prendendo fiato all’ultimo momento.

Kanata non rispose, ma sorrise in silenzio. Negli istanti che seguirono Miyu si rese conto invece, che avrebbe potuto baciare solo lui e nessun altro, se si fosse trovata in una situazione del genere.

Non le piaceva quel silenzio, guardò l’orologio e gli rivolse un’occhiata sorridente. “Ascoltami, adesso devo andare in redazione per portare queste foto. Se vai dritto e poi giri a destra ti trovi sulla via di casa. Così non ti perdi più.”

Kanata la guardò sorpreso. “C-come fai a sapere che mi sono perso?” chiese.

“Intuito.” Rispose candidamente la donna. “Ah, già che ci sei, potresti andare a fare la spesa? In casa non penso ci sia più niente…” aggiunse con aria pensierosa.

Lui sorrise mentre un’idea gli balenava in testa. “D’accordo, vedrò di trovare qualcosa, così magari preparo qualche piatto Giapponese…”

“Dici sul serio… piatto Giapponese… ma sai da quanto tempo non mangio qualcosa di orientale?” fece Miyu raggiante, gli occhi quasi commossi.

“Beh, dovrò pur sdebitarmi in qualche modo, no? Ci vediamo più tardi, ciao!” salutò lui, facendosi per voltarsi, ma pochi istanti dopo, la sua voce lo richiamò ancora.

“Kanata!!! Già che ci sei, qui dovresti trovare delle ottime zucche, potresti cucinarle! Ora scappo!” non gli lasciò il tempo di replicare, che già si era infilata in un taxi diretta in redazione.

Kanata la fissò stupito, mentre si allontanava. “Però, non immaginavo che se lo ricordasse dopo tanto tempo!”

 

Miyu era arrivata in redazione, e si era messa subito a scrivere l’articolo per poter finire in tempo e tornare a casa da Kanata. Tutti quelli che la videro così indaffarata non si spiegavano il perché della sua fretta, non l’avevano mai vista così!

D’un tratto, però l’attenzione di Miyu , fu rivolta al suo amico Harry che era appena entrato e chiedeva di lei.

Gli si avvicinò con il sorriso sulle labbra. “Ciao Harry!” lo salutò entusiasta con il solito bacio sulla guancia.

Harry le scompigliò fraternamente i capelli, e decise di arrivare subito al dunque. “Allora Miyu… che ci fa il tuo amico a casa tua?” chiese senza preamboli.

Miyu dapprima reagì perdendo il sorriso, poi cercò di ricomporsi e rispose con tranquillità. “E’ semplice: l’ho trovato sotto casa mia e l’ho ospitato! Probabilmente deve aver litigato con la sua fidanzata e…”

“Miyu, sai che questo è sbagliato!” la interruppe preoccupato l’amico. “So che vuoi che tutto ritorni come prima, ma non dimenticare che ha una ragazza, e anche se ha litigato non vuol dire che sia tutto finito. Magari spunterà di nuovo e torneranno insieme. Pensaci… potresti soffrire di più così!” concluse concitato.

 La donna abbassò lo sguardo sconfitta. “Questo lo so, ma non posso farci niente. E poi per ora non mi ha detto niente… sai ha detto che mi avrebbe preparato qualche piatto Giapponese… non vedo l’ora di tornare a casa!”

“Tu sei proprio cotta!” esclamò Harry scuotendo la testa. “Comunque mi è sembrato un po’ strano oggi…”

“Che intendi dire?” chiese confusa Miyu. “E poi, come fai a sapere che Kanata si trova a casa mia?”

“Questa mattina sono venuto per parlarti del concorso… hai dimenticato che sono arrivato primo? Comunque mi ha aperto lui e si è dimostrato davvero freddo come mi avevi detto in passato! Direi anche che mi ha trattato male!” concluse con un tono di voce risentito.

Miyu si morse un labbro, evitando di incrociare i suoi occhi. “Già… chissà perché…” mormorò senza troppa convinzione. Non voleva ancora dire ad Harry quello che aveva riferito a Kanata, perché sapeva che non sarebbe di sicuro stato d’accordo: lui si preoccupava per lei, dopotutto, ma Miyu era molto cocciuta, lo era sempre stata quando si era parlato di Kanata.

Harry interruppe quel momento di silenzio. “Beh, ora devo andare… ho un sacco da fare da quando ho vinto quel concorso e…”

“Sì, ho capito, non facciamo perdere tempo alla grande star. Ci vediamo!” lo canzonò lei, dandogli un altro bacio sulla guancia e tornando al lavoro.

 

Assieme a Kanata, trascorse un tranquillo e piacevole pomeriggio, gustando le prelibatezze cucinate da lui. Le doti culinarie, non le aveva perse, anzi con il tempo si erano addirittura perfezionate.

Miyu non si era sentita così bene da anni ormai, neanche con Harry. Quando ebbero finito di mangiare, la donne decise però, che era arrivato il momento di affrontare l’argomento per cui Kanata si trovava in quella casa.

“Allora Kanata… che ne dici adesso che siamo sazi e tranquilli, di spiegarmi tutto?” l’uomo fu colto alla sprovvista e per un attimo la fissò stupito in silenzio. Non si aspettava quella domanda da lei, in quel momento, e non aveva nemmeno tanta voglia di parlarne, ma doveva spiegarle tutto, visto che lo stava aiutando.

Prese un forte respiro e iniziò a raccontare della lite che aveva avuto con Yuko, senza però spiegarle che il motivo di quella discussione era stata lei, e della telefonata finita male con Chris. Miyu, mentre ascoltava, si rese conto che la scusa che aveva inventato Kanata sul motivo per cui avesse discusso la la sua ragazza era davvero pessima e anzi capì benissimo che la colpa di tutto doveva essere stata la sua.

Quando Kanata ebbe finito, sospirò rassegnata. “Mi dispiace dovertelo dire, ma anch’io avrei fatto come Chris. Non dovresti pensare solo a te stesso, in fondo…” il suo senso di colpa però la costrinse a reagire diversamente. “Comunque non posso tenerti bloccato qui, ti aiuterò.” si alzò da tavola e si avvicinò al tavolino vicino al sofà, su cui erano posate alcune cose di Kanata. Prese tra le mani quella che sembrava un’agenda e la mostrò al proprietario.

“Questa è tua, vero?” chiese per conferma.

Kanata annuì col capo, quindi Miyu iniziò a sfogliarla con attenzione in cerca di un numero. Trovatolo, lo compose silenziosamente e poi ripose l’agenda.

Dopo qualche minuto, qualcuno rispose dall’altro capo del telefono.

“Pronto, qui casa Hanakomachi, chi parla?”

“Pronto, Chris, sono Miyu Kozuki, ti ricordi di me?” rispose la donne, con tono gentile.

Chris assunse un tono più che sorpreso. “Miyu!? Ciao, da quanto tempo, come stai?” chiese entusiasta.

Miyu sorrise. “Io sto benissimo, grazie, e tu? Tutto bene spero…”

“Mai stata meglio! Allora, come mai ti sei fatta sentire dopo tutto questo tempo?”

“Ascolta… ho qui un reo confesso, che ha qualche problema a tornare a casa. Che ne dici di aiutarlo?” propose con tono ironico, cercando di prendere la situazione con un po’ di comicità. Kanata ascoltava perplesso metà della conversazione. Avrebbe voluto risponderle a tono, ma sapeva bene che Miyu era l’unica possibilità di salvezza in quella città sconosciuta, perciò preferì restare in ascolto, cercando di capire cosa Chris stesse dicendo alla vecchia amica dall’altra parte.

“Ti riferisci a Kanata… come mai è lì da te?” chiese nel frattempo Chris con un tono di voce decisamente meno felice.

“Diciamo che l’ho raccolto per strada. So quello che ha fatto, ma ho deciso ugualmente di aiutarlo… così ho pensato di convincere anche te. Allora che ne dici?” spiegò Miyu con tono di biasimo.

“Dico che non sei cambiata affatto, e che lui è uno stupido se non si è accorto ancora di niente!” replicò decisa la donna. Miyu ammutolì di botto sentendosi imbarazzata. Kanata notò quell’attimo di smarrimento e le chiese se non fosse successo qualcosa.

“N-niente, niente di particolare.” rispose. Quindi si rivolse all’amica “Hai ragione, ma adesso è un altro il problema…”

“Giusto. Io ho parlato con la mia amica Yuko, e mi ha detto che non vuole più sentir parlare di Kanata. Forse se però riesco a convincerla che potrebbe sbarazzarsi anche di tutte le cose di lui, e darle a me.”

Sul volto di Miyu si allargò un sorriso vittorioso. “Penso sia un’ottima idea. Allora più tardi ti chiamo e mi fai sapere qualcosa, ok?”

“So che mi pentirò di quello che sto facendo…” si lamentò la donna, poco convinta.

“E dai! Kanata è anche tuo amico, no? E poi penso che questa lezione gli sia bastata!”

Chris si convinse. “Hai ragione… ma a proposito, perché non mi racconti un po’ di te? E’ da tanto che non ci sentiamo!” propose entusiasta. Entrambe continuarono a chiacchierare per un po’, mentre Kanata tirò un sospiro di sollievo. Presto sarebbe tornato a casa… ma era davvero questo quello che voleva?

 

Continua…

 

Salve a tutti. Mi presento, il mio nome è Atalarico e sono l’unico neurone che vive dentro la testa di Ryta. Lei oggi non è presente perché non ha il coraggio di presentarsi e spiegare a tutti i lettori di questa storia che aveva dimenticato di aggiornarla. Dato che vorrebbe salvare la pelle, mi ha affidato l’incarico di scrivere questi saluti e di ringraziare per tutte le recensioni che le avete mandato.

Allora… (Atalarico si schiarisce la voce con fare teatrale, mentre tira fuori una piccola pergamena, su cui Ryta ha frettolosamente segnato i nomi dei lettori che hanno recensito) dunque… un grazie a:

Renzy: tranquilla, i capitoli, prima o poi arriveranno tutti!^^

Anny_Miyu: scusa per la distrazione, ma sai com’è, quel giorno ero in sciopero e se non ci sono io, lei non combina niente -.-‘’

Pallina: ma guarda un po’ che sorpresa! Beh, non credo che Yuko e Kanata torneranno insieme, tranquilla!

Kagome13: ehm… prestissimo? Per questo oggi ci sono io in rappresentanza della mia padrona ^^’’

Mareviola: non ti deprimere se Ryta non aggiorna… il problema è che ogni tanto si dimentica di farlo, sapete com’è io amo scioperare!

lin: ti ringrazio in vece della scrittrice, comunque visto che siamo in tema di capitoli, informo che dovrebbero essere sei… quindi ne mancano solo due, alla fine.

Bene, è tutto. Spero siate clementi con me e con Ryta, e spero che non dobbiate attendere molto il suo aggiornamento… io vedrò di impegnarmi di più nel mio lavoro.

Un saluto a tutti e un grazie ancora per le belle recensioni. Continuate, mi raccomando!

Il titolo del prossimo capitolo, sarà: ‘Una serata speciale’.

Atalarico (il neurone di Ryta)

   
 
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