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Autore: MaybellineNY    10/09/2013    1 recensioni
..Si lasciò cadere sull’erba fresca di Central Park abbassando lo sguardo sulle mani appoggiate sulle gambe piegate. Una lacrima gli solcò il volto. Scivolò lenta giù dal suo occhio, lungo la guancia in direzione del mento e poi cadde sui pantaloncini. Non doveva piangere, non lì. Non in quel momento.
«Si-signore, sta bene?» una vocina lo fece sobbalzare. Liam si passò in fretta una mano sul volto cancellando quelle goccioline salate che erano riuscite a sfuggire al suo controllo...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SAVE ME PLEASE






Il suo problema più grande era sempre stato trovare una persona che lo amasse per quello che era e non per il personaggio famoso che era diventato. Quella era solo una piccolissima parte di lui. Ma era quella che tutti ammiravano e soprattutto amavano. A volte sembrava quasi una follia.
Sì, perché lui era Liam Payne e faceva parte della più famosa band del momento, i One Direction.
In realtà però lui era diverso. Era sempre stato scartato da tutti perché forse fin troppo serio e con i piedi per terra. Molti si divertivano a prenderlo in giro a volte arrivando alle botte. Quante volte aveva dovuto nascondere i lividi ai suoi.
Tranne quella volta in cui Mason, il bullo della scuola, l’aveva colpito talmente forte da avergli rotto due costole. Allora sua madre si era accorta di cosa stava succedendo e aveva chiamato il preside. Non l’avesse mai fatto, aveva solo peggiorato le cose. Lui si era vendicato.
Tante volte, ancora ora, si trovava a pensare che se non fosse mai diventato famoso probabilmente sarebbe ancora solo. E questo faceva male.
Tutte le volte che ci pensava sentiva come un groppo allo stomaco.
Perché non poteva essere come gli altri?
Molte le notti passate insonni. Molte altre a piangere di nascosto. Si sentiva una femminuccia, ma lui era così. Era sempre stato tremendamente sensibile e fottutamente debole.
E la cosa forse più brutta era che doveva continuare a convivere con questi suoi incubi. Forse era quello che lo distingueva dagli altri. La paura. La paura di rimanere ancora solo e di essere odiato. Eppure per i suoi amici era una roccia. Il papà del gruppo. Colui con la testa sulle spalle.
Certo, Liam ce la metteva tutta. Creava una maschera. Un sorriso falso. Forse tutto era falso di quella nuova vita. Si sentiva perso a volte. Gli sembrava di annegare in quel mare di ricordi che ogni sera dopo i concerti gli tartassavano la mente. E allora lui si raggomitolava nelle coperte e piangeva in silenzio. Nessuno si era mei accorto di nulla.
Nemmeno le innumerevoli ragazze che aveva conosciuto si erano mai accorte di nulla. Probabilmente la maggior parte pensava solo di portarselo a letto. Ma anche in questo lui era diverso.
Lui amava amare. Se da un canto temeva di rimanere solo, dall’altro amava fare di tutto per conquistare una ragazza. Sì, se era quella giusta probabilmente avrebbe fatto di tutto per lei. Anche portarla in capo al mondo. Si sarebbe svegliato ogni mattina prima di lei e avrebbe cercato di scendere piano in cucina a prepararle la colazione. Ogni giorno le avrebbe portato un mazzo di rose rosse tante quanti erano i giorni che avevano passato insieme.  Si sarebbe fatto in quattro pur di renderla felice.
Ma anche qui c’era un problema. Ogni volta le ragazze si stufavano di lui. E questo lo rattristava forse di più dell’essere picchiato. Ormai per quello aveva le guardie del corpo.
 
***
 
Era una giornata come molte altre da quando la vita di Liam era cambiata. La sera avrebbe dovuto esibirsi in uno dei più grandi teatri di New York. Doveva essere felice eppure si sentiva turbato.
Aveva bisogno di uscire. Di prendere aria. E fanculo a tutta quella marea di fan in delirio. Non le sopportava più. Come non sopportava più il suo mondo. Tutto era opprimente. Voleva poter correre e far sì che tutta la sua forza si concentrasse in quell’azione invece che nel cervello.
Sospirò infilandosi i pantaloncini corti della tuta e una canotta grigia. Afferrò l’I-Pod e corse nel corridoio. Premette il pulsante dell’ascensore e cominciò a martellare il piede sul pavimento. Era nervoso. Controllò il suo orologio da polso. Erano le cinque di mattina. Probabilmente non c’era molta gente fuori dall’Hotel. Dopo circa dieci minuti di attesa sentì il richiamo dell’ascensore. Vuoto. Meglio.
Corse per la Hall dirigendosi all’esterno. Poche fan erano appostate fuori. Ma sembrava dormissero.
Corse più veloce che potè e in poco tempo era lontano. Perso in quella marea di grattacieli, macchine e taxi gialli. Tanta era la gente che già a quell’ora si stava dedicando allo sport. Per lui però correre era qualcosa di speciale. Amava la corsa forse quasi più di quanto amava cantare. Per lui era una liberazione. In quel modo riusciva a isolarsi dal mondo e a rinchiudere in un cassetto della mente tutte le sue preoccupazioni. Forse solo in quei momenti si sentiva davvero bene. Libero da ogni vincolo. Libero dall’odio che provava per sé stesso. Libero dalla paura.
Liam non badò alle facce stupite di qualche persona. Forse avevano capito chi era, ma non aveva importanza. Non in quel momento. Corse. Corse fino allo sfinimento. Fino al punto in cui le sue gambe non ce la fecero più.
Si lasciò cadere sull’erba fresca di Central Park abbassando lo sguardo sulle mani appoggiate sulle gambe piegate. Una lacrima gli solcò il volto. Scivolò lenta giù dal suo occhio, lungo la guancia in direzione del mento e poi cadde sui pantaloncini. Non doveva piangere, non lì. Non in quel momento.
«Si-signore, sta bene?» una vocina lo fece sobbalzare. Liam si passò in fretta una mano sul volto cancellando quelle goccioline salate che erano riuscite a sfuggire al suo controllo.
Una mano si posò sulla sua spalla costringendolo a voltarsi. Una bimba dagli occhioni blu lo stava scrutando preoccupata. I lunghi boccoli biondi le ricadevano delicatamente sulla schiena e rendevano il suo volto quasi angelico. Il ragazzo sorrise. O meglio cercò di farlo.
«Ma.. ma tu s-» la bambina lasciò la frase a metà. Liam sapeva dove voleva andare a parare così si limitò ad annuire dandole un leggero buffetto sulla testa. La bimba allora sorrise e inaspettatamente gli si gettò al collo. Lo abbracciò forte, come non aveva mai fatto nessuno. Quel gesto lo colpì per quanto era vero e innocente.
«Non piangere ti prego..» sussurrò lei al suo orecchio. Doveva essersi accorta i tutto. E altre lacrime inumidirono gli occhi di Liam. Quelle parole lo avevano stupito. Lui si aspettava una frase del tipo “ mi fai un autografo?” e invece no. Lei si era limitata a stringerlo a sé e a consolarlo. Probabilmente nemmeno sapeva chi era. Forse era fin troppo piccola per saperlo.
 Liam non ricordava più il giorno in cui uno si era fermato e gli aveva chiesto come stava. E soprattutto nessuno lo aveva mai abbracciato in quel modo. Certo, perché non era mai successo che qualcuno lo cogliesse sul fatto. Nessuno sapeva. A nessuno interessava che cosa lui provasse davvero.
Le lacrime cominciarono a scendere sempre più rapide e i singhiozzi diventarono più forti nonostante lui cercasse di reprimerli. Doveva andarsene. Non andava bene. Lui non conosceva quella bambina. Lei non conosceva lui. Nessuno lo conosceva. E doveva continuare ad essere così.
Sciolse velocemente l’abbraccio. E si asciugò nuovamente il volto, ma quelle stupide lacrime proprio non volevano smettere di scendere.
«Mi.. mi dispiace ma devo andare» Liam si alzò bruscamente.
Corse via, lasciando la bambina sola. Non si era nemmeno curato di vedere se c’era qualcuno con lei. E forse nemmeno gli importava davvero. Era un mostro. Cosa gli stava succedendo?
Si fermò di scatto e tirò un pugno contro al muretto di un piccolo campetto da calcio abbandonato. Le lacrime scendevano ancora senza placarsi mai. Sempre  più veloci impedendogli quasi di vedere. Era furioso con sé stesso e con il mondo. Non voleva quella vita. No, voleva solo essere lasciato in pace. Basta con gli autografi, basta con le foto, con gli album con i concerti e con schiere di fan urlanti. Basta, solo lui e la sua famiglia.
 
***
Fine del concerto. Fine della carriera. Fine della sua nuova vita.
Era ora dello sballo. Ancora nessuno sapeva della sua decisione. Nessuno sapeva ciò che lo turbava. Nessuno sapeva che aveva conosciuto una bambina bionda. Nessuno sapeva di quanto aveva pianto. Nessuno sapeva del suo dolore alla mano destra. Nessuno sapeva di quanto era diventato buio nel suo cuore.
Alcolici, perché no? Che importava se poi sarebbe stato male? Che gli importava del problema ai reni? Lui voleva semplicemente divertirsi. Almeno una volta. Come tutti.
Liam afferrò il bicchiere colmo di un liquido rossiccio e lo scolò. Ne seguirono poi altri tre bicchieri.
L’alcool  gli mandava  la gola in fiamme ad ogni sorso, ma in fin dei conti era piacevole. Scese giù nello stomaco e la sensazione di intorpidimento cominciò a farsi strada dentro di lui con il passare dei minuti. Scese in fine giù nei reni. E cominciò il casino.
La stanza intorno a lui cominciò a girare vorticosamente. A stento riusciva a restare in piedi. Non era piacevole come tutti lo descrivevano.
Si appoggiò al muro accanto a lui. Ora aveva paura. Ora si rendeva conto della cazzata commessa. Ma era tardi. Era un incosciente.                                                                                                                                                                            
Un dolore lancinante lo fece piegare su sé stesso e poi accasciare sul pavimento. La musica assordante della piccola saletta gli rimbombava nelle orecchie. Sembrava quasi che così il dolore aumentasse insieme al volume di quest’ultima.
Cercò in vano di alzarsi. Sapeva che se fosse rimasto lì probabilmente sarebbe morto.
Una mano afferrò la sua.
«Ma che cazzo hai fatto Liam?» Harry lo trattenne. Un conato di vomito fece scuotere il corpo dell’amico e tutto l’alcool nel suo stomaco si riversò sul pavimento.
«Cristo, Liam» sibilò Harry.
Liam cedette all’intorpidimento che lo stava travolgendo. Voleva chiudere gli occhi e non riaprirli mai più. Si sentiva stanco. Le palpebre erano sempre più pesanti. Chiuse gli occhi. Tutto il resto sparì.
 
***
 
Liam riaprì gli occhi un istante. La luce lo abbagliò costringendolo a richiuderli.
Il rumore degli apparecchi medici gli martellava nelle orecchie. Aveva un forte mal di testa e la nausea. Cosa era successo?
Come un flash gli tornarono in mente immagini confuse. Lui con in mano un bicchiere. Lui appoggiato al muro. Lui che si piegava e vomitava.
Sospirò cercando di riaprire gli occhi. Era solo. Come sempre. Però era piacevole. Non voleva nessuno attorno. Si sentiva già tremendamente in colpa da solo senza che nessuno glielo ricordasse.
La stanza dell’ospedale era stracolma di fiori e cestini pieni di caramelle con palloncini colorati e biglietti con scritto “Riprenditi presto Liam. Xoxo” erano un po’ da parte di tutti.
Liam cominciò a sentirsi tremendamente stupido. In tutti quegli anno aveva sprecato il tempo a incolpare gli altri quando in realtà era lui a volersi isolare. A volersi male.
Qualcuno bussò alla porta. Chi poteva essere? Cosa volevano ora?
«Avanti» disse Liam forse un po’ troppo duramente. Se fossero stati i suoi amici magari si sarebbero accorti che qualcosa non andava. Si stava già preparando alle migliaia di domande che probabilmente gli sarebbero state poste, quando una testolina bionda fece capolino dalla porta.
«Che.. che ci fai qui?» chiese lui preoccupato ma allo stesso tempo sorpreso. Mai si sarebbe aspettato una visita da parte sua. Soprattutto dopo che l’aveva abbandonata al parco.
La bambina si avvicinò al letto lentamente. Afferrò la sua mano. Solo in quel momento si accorse di come erano in realtà tristi i suoi occhi.
«Ti perdono..» sussurrò avvicinandosi di più e posandogli un bacio sulla guancia.
«Perché sei qui? Come facevi a sapere di me?» farfugliò lui confuso. Lo stava perdonando. Ma per cosa poi? Per averla lasciata là? Doveva aver parlato nel sonno. Chissà quanto aveva dormito e quante volte lei era venuta a vederlo nelle ultime ore.
«Sai ti ho visto ieri sera. Mi sembravi morto. Io non voglio che tu muoia. Io ti voglio qui con me. Ti voglio bene Liam Payne.» rispose lei sorridendo mentre le sue guance cominciavano a colorarsi di rosso. Faceva tenerezza. Liam si alzò leggermente e la strinse a sé. Si meravigliò della semplicità che i bambini mettono nelle cose. Si affezionavano subito alle persone e questo era bello anche se a volte si rischiava di fidarsi troppo delle persone sbagliate. La sua innocenza lo colpiva e allo stesso tempo sentiva il suo legame con lei crescere. Gli sembrava di conoscerla.
«Come mai sei qui piccola?» chiese con un sussurro.
«La mia mamma è molto malata» rispose mentre la voce cominciava a spezzarsi. Liam la strinse più forte e pose la domanda fatidica.
«E il tuo papà?» a quella domanda la bambina cominciò a piangere sempre più forte. Lui capì. Lei non aveva nemmeno un padre. Era sola al mondo forse più di lui.
In quel momento si rese conto che per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa. Che forse la cosa giusta da fare era continuare a cantare. Ma non più per sentirsi migliore degli altri, ma perché in quel modo riusciva a rendere felice molte persone. Non gli importava più di cosa pensavano gli altri. Lui sapeva che quello era il suo destino, il suo compito. Come era suo compito occuparsi di quella bambina. D’ora in poi sarebbe cambiato. Sarebbe diventato più forte: per lui e per lei. Non avrebbe mai più cercato di farsi del male. Voleva che quella bambina avesse una famiglia. E in quel momento quella era lui.
Le lacrime presero di nuovo a rigargli il volto, ma questa volta era contento. Aveva trovato un senso a tutto nella sua vita. Ora avrebbe potuto cominciare ad essere felice anche lui una volta per tutte.








SPAZIO AUTRICE

Ciao belle.. ecco che sono tornata con una delle mie OS.. questa è molto diversa delle altre
spero che vi piaccia comunque.. qui troverete un Liam diverso dal solito... diciamo tormentato dai suoi incubi infantili..
però grazie all'aiuto di una persona speciale riesce a reagire e a spezzare questa catena di "torture" e a fidarsi degli altri
Bene vi lascio.. alla prossima!
un bacio!
_May_

 
  
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