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Autore: smarsties    10/09/2013    6 recensioni
Sono passati due giorni dalla fine del reality e la parola d'ordine è "dimenticare". Piuttosto difficile se trovi lavoro nello stesso quartiere in cui abitano il tuo ex e la ragazza con cui ti ha tradita.
Spinti dal rancore, Duncan e Courtney daranno il via a un'intensa e a lungo andare ridicola sfide tra coppie, coinvolgendo rispettivamente Gwen e John, collega di lei. La demenzialità della situazione, però, potrebbe fornire la giusta spinta per maturare e, chissà, forse anche pedonare.
***
Dal settimo capitolo:
La ragazza venne sbattuta qua e là come una bambolina di pezza, per poi cadere – per pura coincidenza – sul petto di Duncan. Si aggrappò con forza alla sua maglietta, per evitare di cadere… peccato che a terra ci finirono entrambi.
Si ritrovarono stesi sul suolo, lui sotto e lei sopra. La situazione era alquanto critica.
Avrebbe voluto tanto rimanere accoccolata per un po’ sul suo petto, come ai vecchi tempi.
***
Non tiene conto dei fatti successivi ad A Tutto Reality: il Tour.
Genere: Demenziale, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Nuovo Personaggio | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La storia inversa: quando tutto va come non dovrebbe'
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Venerdì
 

 
Un John molto stressato si trovava al di là del bancone, con uno sguardo a dir poco indecifrabile per la razza umana - un misto tra disgusto, irritato e molto stanco.
Uno sbadiglio, poi un altro.
Stava ancora cercando di dimenticare il giorno precedente – il suo incubo peggiore – e la multa che gli avevano fatto, il quale troppo costosa da pagare subito.
In fondo aveva solo insultato un personale pubblico, abbandonato la sua macchina in mezzo alla strada perché al secco e provocato un incidente di massa, niente di che! Senza dimenticare gli innumerevoli fan da cui era stato assalito.
Sarebbe stato costretto a lavorare come un pazzo, per tutta la giornata e senza nessun giorno libero. Ovviamente non avrebbe dovuto avventarsi nemmeno contro i clienti.
Una vera e propria tragedia. Non sarebbe mai uscito indenne da quell'impresa, se lo sentiva.
Lanciò un’occhiata a Courtney, la quale non trasmetteva nemmeno lei esattamente la positività più assoluta. Ce l’aveva ancora con sé stessa riguardo la storia delle sfide demenziali.
-Almeno c’è un po’ di sole, in questo posto. Dai su, non hai mica ucciso qualcuno!- tentò di tirarle su il morale, con scarso successo.
Infatti, riuscì a guadagnarsi solo uno sguardo truce.
-Ehi ehi, stavo solo scherzando. Non te la prendere tanto, Miss Permalosa.-
Grosso errore, fratello.
Sapeva anche lui che non sarebbe sopravvissuto, quando vide lei avvicinarsi minacciosa.
-Io sarei permalosa?- domandò, puntandogli un dito contro la faccia. –Allora tu sei uno sclerotico, volgare, idiota, cinico ed egocentrico essere rivoltante!-
Come non detto, brutta mossa.
Il piano per rendere la mattinata divertente era saltato … almeno che non avesse voluto finire in ospedale, con un bel trauma cranico e qualche ossa rotta.
-Ma chi sopporti di meno, me o lui?- azzardò quasi, dopo che lei uscì a servire un cliente.
Entrambi sapevano di quel lui, alcuni più di altri.
In meno di un attimo, se la ritrovò davanti a ringhiargli contro.
-Non. Voglio. Parlare. Di. Questo. E ora lasciami stare.-
Gli avrebbe spaccato volentieri un piatto in testa, se solo lo avesse avuto a portata di mano. Si limitò a spintonarlo, facendolo cadere di sedere nel secchio dell’immondizia.
John, quel giorno, imparò un’importantissima lezione di vita: mai mettersi contro Courtney, se non ti vuoi ritrovare con le chiappe incastrate in un secchio pieno di carte sporche e di avanzi di brioche.
Una signora lo interruppe. Sì, la vecchietta della cartolibreria.
-Mi scusi, potrebbe prepararmi un caffè?- chiese.
Odiava quella persona. Ma veramente tanto!
-Sa una cosa? Se lo faccia da sola a casa sua, altrimenti le regalo una fornitura gratis di … qualcosa in testa. Non vede che ho ben altro da fare? Ho il fondo schiena incastrato e lei mi chiede un caffè? Ma vada via, per favore!-
Eh sì, le buone vecchie abitudini non muoiono mai.
 
***
 

 
Quel tardo pomeriggio, Courtney ebbe la brillante – o forse no – idea di mettersi a riordinare tutta la sua stanza. Era arrivato il momento di liberarsi di alcune cianfrusaglie e altre varie cose.
Poggiò uno scatolone sulla scrivania e iniziò a riempirlo di vecchie riviste, fogli stracciati, vecchie liste ormai inutili e oggetti rotti – o meglio, distrutti da alcuni attacchi d’ira.
C’era tutto, o quasi. Il momento più delicato: sbarazzarsi dei ricordi.
Li teneva sigillati in un cassetto del suo comodino e aprirlo, anche se dopo pochi giorni dalla fine del reality, doleva. E molto.
Doveva farlo, e possibilmente senza piangere. Si avvicinò e tirò la piccola maniglia in legno.
Eccoli lì, tutti rigorosamente in ordine. Ma era sicura di farlo? Sì, ne era certa.
Quella stupida gara le aveva aperto gli occhi. Si sentiva diversa, stranamente più matura.
Tutti si sarebbero aspettati un cassetto strapieno di roba, e invece no. Era quasi del tutto vuoto, molti dei ricordi erano stati bruciati nel caminetto.
Erano rimasti solo tre piccoli ed insignificanti oggetti. Non aveva mai avuto il coraggio di farli fuori, ma non in quel momento. Se ne voleva sbarazzare definitivamente.
La lettera dove erano elencati tutti i difetti di Duncan. Quel fascicolo di trentadue pagine che li aveva tenuti svegli un’intera notte, insieme.
Il diadema della sfida sulle favole. Dopo la conclusione aveva deciso di tenerla; era pur sempre il ricordo di una vittoria esilarante. Ma, ormai, non aveva più nessun significato.
La sua mano vagò nel cassetto alla ricerca del ricordo più doloroso. Lo strinse, ma non lo guardò. Sapeva benissimo che, se lo avrebbe fatto, sarebbe scoppiata a piangere come una bambina.
Impolverato, era rimasto là dentro per parecchio tempo.
Rovinato, l’aveva amato e anche disprezzato.
Frammentato in due, come il suo cuore.
 
Ok, è un po’ strano e mette i brividi ma … mi piace tanto. Non ti dimenticherò mai!
 
E’ vero, non l’aveva dimenticato. E lui?
Si era veramente dimenticato di lei?
Non era del tutto sicuro di voler conoscere la risposta, la sapeva già.
La cosa che le faceva più rabbia è che lui, tra tante, aveva baciato proprio la sua migliore amica, l’unica che aveva avuto. E l’aveva persa per colpa sua.
Lo odiava … ma chi diavolo voleva prendere in giro? Nemmeno sé stessa, ormai era risaputo da tutto e tutti. Persino dai muri!
Si affrettò a mettere tutto nella scatola e chiuse i lembi con una striscia di nastro adesivo. Lo imbracciò e uscì di casa, a passo svelto. Prima si sarebbe tolto quel peso, meglio era.
Una volta fuori, lo poggiò affianco ai cassonetti, con la speranza di non averne più niente a che fare. Voleva definitivamente chiudere i ponti con quello stupido reality da quattro soldi, ma …
 
***
 

 
Duncan si diresse verso il corridoio d’ingresso, con l’intento di fare una passeggiata scaccia pensieri. Una voce lo bloccò prima che potesse varcare la soglia di casa.
-Dove pensi di andare?-
Gwen era dietro di lui e lo guardava con le braccia incrociate al petto.
-Vado a farmi un giro e voglio farlo da solo, se permetti.-
-Ecco, ci risiamo. Tu esci e chissà dove vai ed io rimango a casa. Non mi fai mai venire con te e voglio sapere il perché.-
Sbuffò pesantemente.
-L’altra sera ti ho portata a cena fuori. E’ già tanto, per uno come me.-
Ovviamente, tralasciando il risvolto negativo di tutto …
Un’occhiataccia. Ok, ok, ho capito.
-Ti ho fatto una domanda e mi sembra che tu non mi abbia risposto.-
-Perché sì, ok? La conosci la privacy? Ora, fatti gli affari tuoi e lasciami in pace.-
La maledì in silenzio e se ne andò, sbattendo la porta più forte che poté.
Lei rimase lì, immobile come una statua di cera. Guardava un punto fisso senza uno scopo prestabilito.
Sì sentì umiliata, sconfitta. Usata da quel punk da strapazzo, per colmare il vuoto di entrambi, e subito dopo abbandonata per niente.
Una piccola lacrima uscì, solcandole in viso pallido.
Pensò ad quel ragazzo che conosceva fin troppo bene e che, dopo la rottura, aveva fatto eliminare.
Sapeva che non l’avrebbe lasciata sola, mai.
Sapeva che ci teneva a lei, più di qualunque altra.
Sapeva che lo amava ancora, anche dopo averlo mollato freddamente in mondovisione.
Le mancavano le sere in cui, seduti sul divano, guardavano un film e mangiavano dei popcorn. Cercava la sua mano, ma non per conforto o altre varie stupidaggini, perché lo voleva più di ogni altra cosa al mondo.
Avrebbe desiderato tanto sentirlo di nuovo affianco a sé, ormai era impossibile. O quasi.
Doveva rimediare, ora che il suo rapporto con Duncan aveva raggiunto il capolinea.
Afferrò il cellulare e scorse con il dito la rubrica alla ricerca del suo nome: Trent.
Si sentiva obbligata a chiedergli scusa, per il modo orribile in cui l’aveva trattato. Non aveva mai avuto il coraggio di farlo, era arrivato il momento.
Sentì il cuore in gola mentre il telefono continuava a squillare.
-Pronto?- una voce ruppe quei rumori estenuanti.
Coraggio Gwen,  puoi farcela. In fondo, è solo una chiacchierata con il tuo ex.
-Ciao, sono Gwen. Volevo solo chiederti come stai e magari parlare un po’, niente di cui allarmarsi … -
 
***
 

 
Ormai era buio.
Il cielo era offuscato, non si potevano intravedere le stelle. Solo le flebili luci dei lampioni illuminavano la strada.
Duncan camminava da tempo, con le mani nelle tasche dei jeans. Vagava senza meta e, a ogni passo, la sua testa si riempiva di dubbi e rammarichi.
Ma chi diavolo gliel’aveva fatto fare a mettersi con Gwen!
Stupido orgoglio, tutta colpa sua. Gli aveva impedito di stare con la persona che amava e che ama ancora.
Stava diventando insopportabile. Ma avrebbe dovuto lasciarla in un modo più “umano”, per impedire di farla soffrire. E invece era stato egoista, aveva pensato solo a sé stesso.
Se ne era fregato altamente – come suo solito – ed era corso dalla quasi amica di lei, pensando di esservi invaghito follemente. Aveva solo spezzato un legame d’amicizia piuttosto forte e una storia d’amore da far invidia alle fiabe.
Che idiota che sono stato.
E se ne rese conto solo in quel momento, anche se erano passati pochissimi giorni dalla fine di quel dannato show, che gli aveva rovinato la vita.
Era cosciente di aver perso per sempre la sua adorata principessa, una delle poche ragazze – se non l’unica – a cui aveva realmente tenuto.
 
-Bene, goditi una vita senza burro di arachidi.-
-Grazie, goditi il carcere.-
-Senz’altro.-
 
Poteva rivivere quella scena, se la ricordava come se fosse ieri. Se ci si sforzava, poteva riuscire anche a sentire le calde labbra – al momento impastate di vomito – della ragazza sulle sue.
Una sola domanda gli rimbombava più volte come un martello pneumatico: perché?
Perché, se era stato lui a volere quella relazione, l’aveva distrutta per primo?
Perché si trovava per strada a rimuginare sul passato?
Ma soprattutto perché, nonostante tutto, l’amava ancora?
In lontananza avvistò un piccolo locale dall’altro lato della strada, illuminato come se fosse festa.
La sua mente perversa gli ordinò di entrare e di prendere una gustosa birra ghiacciata. Si leccò i baffi al solo pensiero, ma rimase ugualmente immobile.
Ebbe come una visione. Si ritrovò davanti lei, la ragazza isterica che amava stuzzicare più di ogni altra cosa. Quel battibecco continuo li caratterizzava particolarmente ma la cosa bella era che, dopo ogni litigio, tornavano ad amarsi sempre più.
Come avrebbe voluto che fosse stato così anche in quella situazione …
Ma a che diavolo vai a pensare! Tu sei Duncan, non un sentimentale del cavolo.
La sua faccia era talmente buffa che sarebbe potuto scoppiare a ridere da un momento all’altro ma, siccome ci teneva alla sua salute, tentò di evitare. Anche se era tutto frutto del suo cervello altamente malato, non si sapeva mai …
Non capì esattamente ciò che gli stava urlando contro, ma di sicuro cose del tipo “Non ci pensare nemmeno!” oppure “Se ti azzardi solo, sei un uomo defunto.”
Poi si dissolse magicamente nell’aria, lasciando il ragazzo più confuso - e frustrato - di prima.
Non era di certo il tipo da seguire alla lettera tutti gli ordini di una ragazza – ops, già fatto -, soprattutto se si trattava di un momento di follia del suo subconscio. Ma, dato che parliamo sempre di lei, fece un eccezione e riprese a camminare lungo un viale.
Si bloccò di scatto e si nascose rapidamente dietro un palo.
Ottimo nascondiglio, amico. Stai perdendo colpi …
La vide, vide Courtney uscire da un appartamento che si presuppone fosse il suo.
No, spero tu stia scherzando. Le tue ipotesi da Watson mi sorprendono ogni giorno di più …
Il suo sguardo cadde inevitabilmente sullo scatolone che aveva in mano. Lo poggiò sul ciglio della strada, davanti a dei cassonetti, e rientrò velocemente in casa.
Non l’aveva visto. Il suo nascondiglio non era del tutto penoso, allora … Ok, era penoso e basta!
Si avvicinò e, per curiosità, tagliò il nastro adesivo che teneva chiusa la scatola con il suo coltellino fidato, lo portava sempre con sé.
Materiale molto, ma davvero molto interessante.
Lo afferrò, facendo attenzione a non far cadere nulla, e si diresse lungo la via di casa.
Ok, con quello scatolone sembrava un barbone ma era di vitale importanza.
-Ehi Duncan, come stai oggi?-
Si girò e vide John che camminava dal lato opposto al suo e sul marciapiede adiacente. Stava tornando a casa dopo una dura giornata di lavoro.
-Per caso la tua fidanzata ti ha appena cacciato di casa?- chiese beffardo, indicando il “bagaglio a mano.” –No perché, se solo volessi, ti potrei ospitare sotto il mio umile tetto.-
Sì, la gentilezza di John è spaventosa …
Roteò gli occhi, e ignorandolo, riprese a camminare.
-Dove vai stupido idiota? Torna subito qui, devi rispondere alle mie provocazioni! Ci sei o ci fai? Voglio una risposta concreta!-
Continuò a sclerare come un matto senza nessun successo. Ormai lui era lontano …
 
***
 

 
Duncan rientrò nell’edificio – conosciuto comunemente come casa -, chiudendo la porta lentamente.
Nel buio riuscì ad intravedere appena la figura di Gwen. Si era appisolata sul divano e il braccio sinistro era penzoloni. Teneva stretto in mano il suo cellulare, che sfiorava appena il suolo.
La lasciò stare, non voleva rovinarle il sonno, ma soprattutto, non voleva litigare con lei un’altra volta.
In silenzio, si diresse in camera e poggiò rovinosamente la scatola sul letto, facendola sobbalzare appena.
Aprì i lembi e lanciò varie cianfrusaglie – di cui non gliene fregava nulla – a terra. Poi si bloccò alla vista dei tre ricordi “prediletti.”
Lasciò perdere il manuale - che tanto odiava - e la corona. Si fiondò letteralmente sul piccolo oggetto che ben conosceva anche lui, distrutto e sgretolato.
Non posso crederci, lo ha ancora. O meglio, l’aveva.
Perché se ne era liberata?
Non riusciva a capire, lei lo adorava! Gliel’aveva persino detto, se lo ricordava come se fosse ieri.
Idiota, ha miliardi di motivi a suo favore. Vuoi che te li elenchi tutti, anche se si fa giorno?
Sapeva cosa fare, anche se andava contro la sua maledettissima vocina interiore: aiutarla a capire che stava sbagliando a buttare all’aria cose che, chiaramente, non avrebbe mai dimenticato.
Lo prese e lo poggiò sulla scrivania. Tasto la mensola, alla ricerca dello scotch. Dopo averlo afferrato si mise a lavoro.
Diversamente dall’intero appartamento, la luce in quella stanza rimase accesa a lungo.
 
 
 
 
 

 
Angolo dell’autrice ritardataria e depressa
Annuncio iniziale: queste note saranno decisamente lunghe. In compenso, regalo gratis cuscini per tutti coloro che hanno aperto la pagina.
Volevo iniziare con due avvisi.
1. Come avrete notato, ho tolto la mia long sui pirati. In pratica la sto revisionando e sto aggiungendo chiarimenti, descrizioni e robe varie. Finita questa long, probabilmente, la rimetterò.
2- Ho deciso di sospendere A Tutto Reality: Il College, per mancanza di ispirazione. Avevo in mente GRANDI cose per alcuni di loro, ma le sfide scarseggiavano. Poi oggi è uscita la prima puntata di Total Drama: All Stars e, diciamocelo, ora tutti seguiremo la quinta stagione effettiva (seppure in inglese … o almeno io lo faccio), nessuno verrà a leggere la mia “invenzione.” Tuttavia, non la cancellerò in rispetto di coloro che la seguivano e a recuperare una storia tra popolari e con novantasette recensioni ce ne vuole.
Ok, passiamo al capitolo.
Lo so, fa pena e pietà soprattutto la parte sui pensieri di Court. Fanno rivoltare i morti nella tomba.
Duncan poi … vogliamo parlarne? Io non voglio, poi vedete voi …
L’unica che si salva (ma anche no) è Gwen.
E infine abbiamo John … Ah John, se non ci fossi tu. Mi dispiace solo che in questo capitolo l’ho trascurato un po’ e anche nel prossimo sarà così. Ma sclererà comunque come un pazzo assatanato in cerca di vendetta (???)
Preparate i fazzoletti. Il prossimo sarà l’ultimo capitolo è sarà quasi totalmente incentrato sulla DxC.
Potete iniziare a piangere già da ora, sì. Anche se penso che questo “sfogo di luglio” non mancherà a nessuno.
Sono angosciata, domani riapre la scuola. Ma penso che non freghi a nessuno, tranne agli esasperati come me.
Io vado a sfogarmi, a sclerare e a fare altre cose per cui potrei essere definita psicopatica.
Ci si vede.
 

Solluxy <3
 
  
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