Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    10/09/2013    2 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il capitano guardò Mayu meravigliato.
“Che cosa significa è già così?”
“C'è una cosa che non ti ho detto. Il giorno dopo la mia laurea, mi è arrivata una convocazione dal Dipartimento per la preservazione della quiete spaziale. Naturalmente non ci sono andata, ma quelli si sono presentati la sera stessa al college e mi hanno gentilmente invitata a seguirli.”
Lo sguardo di Harlock si era riempito gradualmente di rabbia. Come si permettevano quei bastardi di sequestrare una ragazza innocente? Di sera, poi!
“Mi hanno portato davanti a un tizio con gli occhialini e due occhi gelidi, non mi ricordo il nome...”
Lui batté un pugno sul tavolo.
“Irita!* Avrei dovuto chiudere i conti con quel fanatico tanto tempo fa!”
“Sì, mi sembra che il nome fosse quello... comunque, se non ci fosse lui, ci sarebbe qualcun altro. Beh, questo qua mi ha detto senza giri di parole che loro sapevano benissimo che ero in contatto con te, ma che finora avevano tollerato la cosa vista la mia giovane età e il mio stato di necessità. Ma, ora che avevo finito gli studi e quindi - pensa che razza di ragionamento - non avevo più bisogno di te, dovevo fare il mio dovere di brava cittadina e aiutarli a catturarti. Ero la persona ideale per farlo. Altrimenti, mi avrebbero considerato a tutti gli effetti una tua complice, con le conseguenze del caso.”
Harlock si sentiva soffocare dall'indignazione.
“E tu che cosa hai detto?”
“Assolutamente nulla. Ho solo chiesto se aveva finito e se me ne potevo andare, e quello, mentre mi allontanavo, ha aggiunto che avevo 24 ore per dare la mia disponibilità, altrimenti mi avrebbero arrestato o qualcosa del genere.”
“Brutto bastardo! Tu sei stata coraggiosa. Ma perché non me l'hai detto subito?”
“E che cosa sarebbe cambiato? Dovevo pensare a seminarli. Ho comprato un biglietto per Neoterra, ma ovviamente non mi sono imbarcata. Ho viaggiato come una forsennata con autobus e treni, facendo dei giri assurdi, e solo quando sono stata sicura di aver fatto perdere le mie tracce ti ho contattato per l'appuntamento. Capisci che, anche volendo, non ci posso più tornare sulla Terra?”
Harlock era costernato. Non aveva mai pensato che si sarebbero spinti fino a quel punto. Era stato un ingenuo.
“Ci sono altri posti... pianeti fuori dalla giurisdizione del Dipartimento... lì saresti al sicuro, potresti ricominciare da capo...”
Ma non era convinto nemmeno lui.
“Ti ho già fatto notare che quei posti sono pieni di gente che non vuole avere a che fare con la giustizia. Vuoi davvero che io viva lì? Dove tra l'altro non conoscerei nessuno? E dovrei vederti una volta ogni tanto, come ho sempre fatto? Ne ho avuto abbastanza, di questa vita, ti assicuro!”
L'uomo tacque, accigliato.
Mayu gli posò una mano sulla sua, facendolo trasalire. Lo guardò negli occhi.
“C'è forse qualche motivo per cui non posso rimanere qui con voi? Sei tu che non vuoi?”
“No, cosa dici, certo che no! Io sono solo preoccupato per te. Non voglio che ti rovini la vita. Voglio che ci pensi bene, che la tua sia una scelta consapevole.”
“Ci ho pensato bene, te lo assicuro. A dirti la verità, non faccio altro da anni. Non vedevo l'ora di finire l'università, per potertelo chiedere... Harlock, lo sai che io non ho mai avuto nemmeno degli amici, sulla Terra? Appena scoprivano chi ero, mi evitavano tutti come la peste. I più, credo, per paura della polizia, del Dipartimento... temevano di compromettersi, di passare dei guai.”
Harlock era sinceramente addolorato.
“E come facevano a scoprire chi eri?”
“Oh, questo è un altro capolavoro del Dipartimento. Ogni volta che si parlava di te, sui giornali o in tv, insieme alla tua faccia compariva la mia, con tanto di nome e cognome, dove vivevo ecc. Ma credo che lo facessero solo sulla Terra, in modo che tu non lo scoprissi direttamente, e penso che il loro scopo fosse isolarmi, per rendermi più vulnerabile, più fragile.... costringermi a chiederti aiuto e attirarti laggiù. Una volta ho conosciuto un ragazzo all'università... Era l'unico che non sembrava avere paura. Alla fine glielo dissi io stessa, chi ero, ma lui rispose che non gli importava, che gli piacevo, che voleva stare con me... Io mi sentivo un po' sola in quel periodo...lui era carino, gentile, premuroso... insomma, ci siamo messi insieme.”
Harlock avvertì una strana fitta all'altezza dello stomaco. Gelosia? Certo, è normale, si disse, tutti i padri, naturali o putativi che siano, sono gelosi dei fidanzati delle figlie!
“Mesi dopo - proseguì la ragazza - ho capito perché non aveva paura. Avevo sentito per caso una sua strana telefonata... allora mi sono messa a frugare tra le sue cose, nella sua posta elettronica... beh, te la faccio breve: lavorava per loro! L'ho lasciato, senza però dirgli che avevo scoperto tutto. Non ne valeva la pena.”
“E lui? Non ha cercato di farti cambiare idea, di riconquistarti?”
“No, non più di tanto. Credo che non volesse insospettirmi. Però poi non l'ho più nemmeno visto all'università. E da allora non mi sono fidata più di nessuno, mi sono chiusa sempre più in me stessa e mi sono concentrata esclusivamente sullo studio... e sono diventata sempre più forte. Non ti sto dicendo queste cose per impietosirti, eh!”
“Lo so, non è il tuo stile. Mi dispiace, io... non mi sono mai reso conto pienamente della tua situazione. Perché non mi hai mai detto nulla? Avrei potuto fare qualcosa...”
“Perché era esattamente ciò che volevano loro. Loro contavano sul fatto che tu saresti intervenuto in qualche modo.”
“Non mi sono mai preoccupato di loro.”
“Lo so. Perciò ho preferito preoccuparmene io. Comunque, ormai è acqua passata. Siamo riusciti a giocarli e ora se ci vogliono acciuffare dovranno venire a cercarci loro quassù! Allora, posso restare o no?”
Harlock sospirò.
“Certo che puoi restare. A un patto: se cambierai idea, se capisci che non fa per te, se vuoi andartene da qualche altra parte, ti ORDINO di dirmelo. Non devi rimanere solo per fare piacere a qualcuno. Siamo intesi?”
“Intesi! Te lo prometto. E ti giuro che non te ne pentirai!”
“Questo lo so già. A questo punto, ci vuole un brindisi - riempì i due bicchieri di vino e alzò il suo - Al nuovo membro dell'equipaggio dell'Arcadia, di questa manica di folli, squinternati, anarchici vagabondi dello spazio!”
La ragazza rise. Non fece nulla per nascondere la sua felicità. Si alzò e lo abbracciò. Tanto per cambiare.
“Grazie grazie grazie! Non sai quanto mi rendi felice!”
Ancora quell'imbarazzo, ancora quelle sensazioni che non sapeva definire. Questa volta però decise di reagire con l'ironia.
“Così mi soffochi, però!”
Mayu si staccò da lui, sempre ridendo.
“Scusa! Ma ...non devo superare nessuna prova di coraggio, rito di iniziazione o cose del genere?”
Harlock non poté fare a meno di sorridere.
“Mi sa che hai letto troppi romanzi, ragazza!”
“E... posso dirlo io agli altri, o in quanto capitano devi fare tu una comunicazione ufficiale?”
“Ti sembra un posto dove si fanno comunicazioni ufficiali per questo genere di cose?”
“Però forse lo dobbiamo dire a mio padre...”
“D'accordo... se vuoi, andiamo subito.”
“Mmmh... no, pensaci tu. Io non sono ancora riuscita ad abituarmi a parlare con un computer...”
Quando la ragazza rientrò in camera sua, non trattenne più le lacrime. Ancora non riusciva a crederci. Non sarebbe più andata via! Non avrebbe più lasciato i suoi amici! E, soprattutto, sarebbe rimasta con lui! Non si sarebbe più dovuta separare dal suo capitano!

Harlock la guardò andare via, continuando a sorseggiare altro vino.
Aveva preso la decisione giusta? Pensava di sì. Non dover più vedere i suoi occhi velarsi di pianto ogni volta che lasciava l'Arcadia era un vero sollievo. Ma non era solo questo, ovviamente. Mayu aveva ragione: era sempre stata sola, fin da quando era piccina. Troppo sola. Non aveva mai conosciuto, se non per breve tempo, la tenerezza di una madre e di un padre, le carezze, i sorrisi, il calore da cui tutti i bambini dovrebbero essere circondati. Non era giusto. Poi, aveva appena scoperto, non aveva nemmeno potuto farsi degli amici. Sempre per causa sua. Anche il fidanzato si era rivelato un impostore. Come aveva fatto a resistere? Come era riuscita a rimanere così, sempre sorridente, disponibile, gentile, piena di vita? Era il momento di cambiare tutto. Quella ragazza non meritava di soffrire un minuto di più. Se restare con loro era ciò che la rendeva felice, allora sarebbe rimasta quanto voleva.
Si rese conto che a quel pensiero anche lui si sentiva felice, anzi, quasi euforico. Molto più del dovuto. Troppo. Buttò giù di colpo l'ultimo sorso di vino. Stai diventando un vecchio sentimentale!

La mattina dopo Mayu diede la bella notizia a Yuki, Mimeh, Tadashi, Masu e al dottor Zero, che naturalmente ne furono felicissimi. Anzi, a tutti parve la scelta più naturale. L'unica sensata.
“Non ho mai capito che cosa aspettasse ancora il capitano a prenderti con noi!” fu il commento del dottore. La novità poi si diffuse in un batter d'occhio tra gli altri componenti dell'equipaggio e Mayu trascorse praticamente tutta la giornata a stringere mani e ricevere baci di benvenuto.
A quel punto, non vedeva l'ora di cominciare la sua nuova vita e, dopo un paio di giorni, comunicò ad Harlock che si era riposata abbastanza e che era pronta a prendere servizio sull'Arcadia, se per lui andava bene. Il capitano ne fu contento. Non amava le vacanze troppo lunghe, temeva che la ciurma si abituasse all'ozio. Anche se in realtà quella pausa non era stata sprecata, perché i tecnici e i meccanici ne avevano approfittato per eseguire controlli e lavori di manutenzione sulla nave.
Terminati i preparativi per la partenza, l'Arcadia riprese il suo vagabondare tra le stelle.
Mayu provò le tute di sua madre. Erano leggermente comode, perché lei era ancora più esile, ma con qualche ritocco sarebbero state perfette. Ad Harlock fece uno strano effetto vederla con addosso i vestiti di Esmeralda, ma non disse nulla, come al solito. Ce ne procureremo delle altre nuove alla prima occasione, decise tra sé.
Mayu aveva messo in chiaro con il capitano che voleva essere considerata come tutti gli altri, non voleva alcun trattamento di favore. Cominciò così il suo addestramento, affiancando ora Yuki, ora Tadashi, ora Yattaran o il capo ingegnere Maji, per imparare il funzionamento di tutti i settori dell'astronave e capire in quale avrebbe potuto mettere meglio a frutto le sue competenze. Non fu facile collocarla, perché tutti erano entusiasti di lei. Alla fine, fu deciso che, per il momento, avrebbe lavorato con Maji. Dopotutto, anche lei era un ingegnere, e sembrava proprio la degna figlia di Tochiro.
Secondo gli accordi, condivideva la vita di tutti gli altri membri dell'equipaggio, gli orari, i turni, i pasti, le ore libere. L'unico “privilegio” che chiese ad Harlock fu di poter cenare con lui due volte alla settimana. Naturalmente, le fu concesso, e nessuno ebbe niente da ridire.
Il capitano la vedeva felice e serena, forse per la prima volta in vita sua. L'intero equipaggio l'aveva accolta benissimo, e anche lui si scoprì più tranquillo ad averla sempre sott'occhio, invece che saperla lontana, sola e in un ambiente ostile.
Allora, perché non aveva ancora detto nulla a Tochiro? Era certo che lui sapesse tutto quanto accadeva sull'Arcadia, quindi anche questo, ma... sarebbe stato più corretto che gliene avesse parlato, come aveva promesso a Mayu. Era pur sempre sua figlia. Senso di colpa per non aver seguito la sua volontà? Ma Mayu aveva ragione: ora spettava a lei decidere della sua vita. Harlock non osava indagare oltre, si rifiutava di scandagliare più a fondo il suo animo, senza sapere bene il motivo. E così continuava a rimandare quel colloquio. Ed erano ormai trascorse parecchie settimane...

 

 

 

 

 

* Lo so, Irita dovrebbe essere morto e alla fine, poverino, si era pure riscattato... Ma mi serviva un “cattivo” di un certo tipo e lui era perfetto per la parte.

  
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