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Autore: casstheliar    10/09/2013    5 recensioni
«Harry si stava nervosamente tormendando le maniche della felpa, fermo quasi immobile davanti alla porta di casa pronto a scattare non appena avesse sentito il campanello suonare. Louis gli aveva a lungo parlato dei suoi amici ma mai prima di quel giorno aveva deciso di presentarglieli e Harry era divorato dall'ansia. Era arrivato a Bradford da appena due settimane e aveva già un fedele amico e presto ne avrebbe avuti ancora di più se quella sera fosse andato tutto come aveva calcolato. Aveva davvero paura di fare una brutta impressione, soprattutto perché lui sarebbe stato il più piccolo del gruppo.»

Kids!AU • OT5 • Zayn/Liam • Harry/Louis
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Bradford non era una grande cittadina. Sicuramente era più grande rispetto a Holmes Chapel. E rispetto a Holmes Chapel era sprovvista delle facce familiari che lo salutavano e che gli sorridevano.
Era seduto sul sedile anteriore dell'utilitaria di sua madre, il volto schiacciato contro il finestrino, gli occhi che seguivano il lento percorso delle gocce di pioggia che si rincorrevano in una corsa interminabile. Ogni tanto sua madre gli chiedeva nervosamente come stesse, Harry si voltava e le rivolgeva un ampio sorriso fatto di denti e di occhi luminosi. Solo dopo aver visto il suo sorriso la donna riusciva a calmare il battito accelerato ed agitato del suo cuore. Era davvero una bella donna, Anne, ma gli ultimi mesi l'avevano fatta invecchiare: delle rughe sempre più evidenti avevano preso posto definitivamente ai lati degli occhi e della bocca, e un'altra, profonda e grave sulla fronte faceva venire voglia al piccolo Harry di appiattirla con la mano. La donna rivolse uno sguardo anche ai sedili posteriori, dove sua figlia maggiore si era stesa e dormiva, abbracciando il suo orsacchiotto di peluche, era decisamente grande per i pupazzi ma nessuno osava dirle nulla. Harry sospirò e si agitò sul sedile, stanco di stare seduto.
"Quanto manca, mamma?", domandò pieno di speranza alla donna.
"Non molto, Haz. Che ne dici di dormire un po' come Gemma?", ma il bambino scosse la testa e tornò a concentrarsi sulle gocce d'acqua.
Il viaggio da Holmes Chapel a Bradford durò poco, Anne si morse il labbro perché se solo avesse potuto sarebbe voluta fuggire più lontano, ma la catena di negozi per cui lavorava le aveva concesso solo quel piccolo spostamento e la donna non poteva permettersi il lusso di licenziarsi, non ora che era sola e che doveva mantenere con un unico stipendio due figli. Parcheggiò davanti alla modesta villetta che aveva affittato. La pioggia continuava a scrosciare senza sosta. Lanciò un'occhiata a Harry, la cui mano era già infilata nella maniglia della portiera.
"Aspetta ad uscire", lo richiamò la donna che si voltò e carezzò dolcemente la spalla della figlia per farla risvegliare. La ragazzina sbatté gli occhi confusa, "Siamo arrivati, tesoro".
Harry spalancò la portiera ed incurante della pioggia uscì fuori dall'auto, correndo verso la casa e andandosi a rifugiare sotto la pensilina che copriva il portone d'entrata. Anne lo seguì esasperata, seguita da Gemma, i cui movimenti erano rallentati dalle due ore di sonno in macchina. Si sfilò le chiavi dalla tasca e aprì la porta, Harry, senza preoccuparsi di pulire gli scarponcini infangati, corse dentro la casa, esplorandola da cima a fondo.
La casa era arredata, un grande sollievo per Anne che non avrebbe dovuto preoccuparsi dei mobili. Vi era un piccolo angolo cottura e una sala da pranzo, un modesto salotto e un bagno. Le scale, ora insudiciate dal fango delle scarpe di Harry, portavano al piano superiore dove c'erano tre stanze, una per ognuno di loro. Gemma le osservò con aria critica e optò per quella che dava verso est, le piaceva svegliarsi coi primi raggi del sole. A Harry capitò la più piccola ma ne era pienamente soddisfatto. Qualcuno suonò al campanello proprio mentre Anne aveva trovato uno straccio ed era in procinto di pulire il casino combinato da suo figlio più piccolo. Si passò una mano tra i capelli, ravvivandoli, Harry arrivò subito alle sue spalle, mentre di Gemma non vi era traccia. Prese un respiro e aprì la porta, trovandosi davanti l'unica persona che voleva vedere.
"Jay", esclamò con la voce rotta dal pianto. Abbracciò la donna che aveva davanti, stringendola un po' più del dovuto. Johannah rispose all'abbraccio ridendo, "Ehi, ehi, vuoi per caso uccidermi?", la prese in giro e senza fare troppi complimenti si portò all'interno dell'abitazione, trascinando dietro di sé un ragazzino, più o meno dell'età di Harry.
"Allora Anne ti piace la casa che ti ho trovato?", le domandò orgogliosa, Anne annuì con trasporto, "E' bellissima", rispose.
"E ora siamo vicine di casa. Di nuovo, dopo vent'anni", anche Johannah era commossa, felice di riavere accanto a sé quella che era stata per tutta la sua vita la sua più cara amica, la sua più grande confidente, compagna di marachelle da bimbe e di guai da più grande. Non si vedevano da diversi anni, eppure erano sempre rimaste in contatto. Si chiamavano una volta a settimana, parlando per delle ore. Si spedivano lettere a cui allegavano le foto dei loro figli, per vantarsi l'una con l'altra della propria prole.
"Chi è questo bell'ometto?", chiese Anne, poggiando gli occhi sul ragazzino affianco a Johannah, che si guardava intorno con due occhi azzurri e sfavillanti.
"Ho portato qualcuno da presentare al tuo bellissimo Harry", e il bimbo, chiamato in causa, si fece avanti e tese temeriamente la mano all'altro che la fissò metidando sul da farsi ma che, per non deludere la madre, la strinse, "Io sono Louis", disse in modo secco.
"Harry. Ti va di vedere la mia stanza?", non gli lasciò andare la mano e lo trascinò al piano di sopra, sotto gli sguardi divertiti delle due donne.


Liam aveva appena finito di mettere tutte le sue cose nello zainetto, aveva baciato la guancia delle sue sorelle maggiori, della mamma e del papà. Li aveva salutati con la mano ed era uscito in strada. Tutte le cose che si era portato dietro pesavano sulle sue giovanissime spalle di appena dieci anni, fortunatamente il tragitto da percorrere era breve. Era eccessivamente eccitato per quello che aveva organizzato con i suoi amici e non vedeva l'ora di raggiungere la casa di Zayn per parlarne e parlarne ancora. Perché se c'era qualcosa che Liam amava di più di fare cose proibite era aspettare di farle e condividere tutti i suoi agitatissimi pensieri con il suo miglior amico. Agosto stava volgendo al termine e il sole stava tramontando. Liam percorse il piccolo vialetto in ciottoli che separava casa Malik e la strada, e salutò con un cenno della mano le sorelline del suo migliore amico che si rincorrevano, urlando come pazze. Suonò il campanello e si mise in attesa, aggiustandosi lo zainetto sulle spalle. Ad aprire fu la madre di Zayn e il loro cane le passò sotto le gambe e per poco non la travolse. Boris raggiunse le bambine e si unì alle loro corse.
"Ciao Liam! Zayn si è chiuso in camera da ore, dice che deve preparare le cose per andare da Niall e che non vuole essere disturbato. Non lo capisco proprio quel ragazzino. Vuoi qualcosa da mangiare o da bere?", Liam scosse la testa, "No grazie, ora lo raggiungo", saltellò sul posto, aspettando dalla donna il permesso di poter correre su per le scale e fiondarsi nella stanza del suo amico. "Vai pure", gli disse Tricia con un largo sorriso.
Liam non pensò nemmeno di bussare, entrò di scatto nella stanza di Zayn, ignorando i segnali di pericolo appiccicati sulla porta. Trovò il suo amico chino su uno dei suoi cassetti, mentre tirava fuori mutande e calzini, spargendoli a terra. Zayn era troppo concentrato per accoggersi di lui, quindi Liam si mosse di soppiatto verso di lui, afferrò una cosa da terra e si gettò sul ragazzino che urlò terrorizzato, "Non credi di essere cresciuto per gli orsacchiotti azzurri sulle mutande?", lo prese in giro, Zayn sgranò gli occhi, aveva il fiatone per il grande spavento e tentò di allungare il braccio per riprendere dalle mani di Liam le sue mutande. Era rosso in volto, furioso e un po' in imbarazzo. "Ridammele, Liam! Ridammele", sibilò e l'altro gliele lanciò addosso, poi si sfilò lo zaino dalle spalle e si arrampicò sul letto, si mise supino, le gambe incrociate.
"Non vedo l'ora che venga questa notte", disse, mentre Zayn era tornato ad occuparsi del suo cassetto. "Non la trovo, non la trovo", si lamentò il moro, mettendosi le mani tra i capelli.
"Cosa non trovi?", domandò curioso Liam, cambiando posizione e poggiando la testa sul palmo della mano.
"La mia torcia", sbuffò, e Liam scoppiò a ridere, si sporse dal letto e acciuffò il suo zaino, dal quale estrasse due torce, "Ecco qui, una per te, e una per me. E siccome conosco bene anche Niall, ne ho presa una anche per lui". Zayn sorrise sollevato e si gettò sull'amico, soffocandolo in un abbraccio. "Oh Liam se solo non ci fossi tu...", Liam sorrise e gli scompigliò i capelli, "...saresti davvero perso".


Harry si stava nervosamente tormendando le maniche della felpa, fermo quasi immobile davanti alla porta di casa pronto a scattare non appena avesse sentito il campanello suonare. Louis gli aveva a lungo parlato dei suoi amici ma mai prima di quel giorno aveva deciso di presentarglieli e Harry era divorato dall'ansia. Era arrivato a Bradford da appena due settimane e aveva già un fedele amico e presto ne avrebbe avuti ancora di più se quella sera fosse andato tutto come aveva calcolato. Aveva davvero paura di fare una brutta impressione, soprattutto perché lui sarebbe stato il più piccolo del gruppo. Si strinse nelle spalle. Avvertì un rumore dietro di sé ma non si voltò, in casa c'era solo sua sorella che si piazziò dietro di lui e lo esaminò con lo sguardo, "Dove te ne vai?", solo allora Harry si girò per guardarla e l'occhiata che le riservò non fu affatto amichevole, "Me lo chiedi pure! Ne parlo da giorni... vado a dormire a casa di un amico di Louis, Niall", Gemma annuì, i discorsi che faceva suo fratello non erano mai interessanti ma si ritrovò ad invidiarlo perché a dieci anni aveva più amici di lei che ne aveva quattordici.
"E che ci fai ancora qui impalato?", gli domandò, senza nascondere la vena acida della voce.
"Aspetto Louis, andiamo insieme", rispose Harry lanciando l'ennesimo sguardo al portone bianco. "Ah, Louis, il tuo fidanzatino", il riccio sgranò gli occhi e spalancò la bocca, "Che hai detto?", sillabò, ma sua sorella corse via per le scale ridendo. Harry strinse i pugni e si costrinse a rallentare i battiti accelerati del suo cuore, ma il suono del campanello non fece altro che far peggiorare la sua situazione cardiaca. Aprì immediatamente e quando i suoi occhi verdi incrociarono quelli azzurri di Louis non poté fare a meno che arrossire, mentre le parole di Gemma ancora gli ronzavano per la testa.
"Tutto pronto? - esordì il maggiore a voce alta, poi si avvicinò a lui - Hai preso tutto quello che ti ho detto?", gli sussurrò nell'orecchio, Harry si limitò ad annuire e seguì il ragazzo fuori dalla sua casa. Lanciò uno sguardo alle finestre del piano superiore e notò sua sorella che li guardava con un sorriso idiota stampato in faccia. Harry la odiava.


Uscirono di casa uno dopo l'altro, Zayn non salutò le sue sorelline urlanti ma Liam era tutto sorrisi e ciao amorevoli per loro. Loro lo adoravano, più di quanto adorassero il fratello.
"La finisci di fare il cretino con le mie sorelle?", lo riprese il moro, allungando il passo e portandosi avanti. Liam scoppiò a ridere, "Sei per caso geloso? Sono sempre così carine", Zayn lo fronteggiò con lo sguardo ma non riuscì a fare a meno di arrossire, "Non ti permetto di sposare nessuna di loro, non voglio un Payne nella mia famiglia", commentò inacidito.
"Però Wal non mi dispiace per nulla...", continuò il minore, con le lacrime agli occhi per il troppo ridere, adorava prendere in giro il suo amico dalle reazioni troppo esagerate.
"Waliyha è ancora una bambina!", urlò costernato Zayn, bloccandosi nel bel mezzo del marciapiede. Alcuni passanti che tornavano a casa dal lavoro li guardavano incuriositi. Liam si morse la lingua per non continuare a ridere e strinse il braccio attorno al collo dell'alto, "Lo sai che l'unico Malik della mia vita sarai sempre tu", Zayn se lo scrollò di dosso e con un rossore fin troppo evidente sulle guance corse in avanti, svoltò rapidamente a destra e si lanciò letteralmente contro il portone verde scuro di un'abitazione. Bussò senza ritegno finché non gli aprì la porta, Niall, sorridente come sempre.
"Zayn! E Liam dov'è?", domandò, guardando oltre le sue spalle, pronto ad un agguato da parte del ragazzino che tutti sapevano essere il più birichino.
"Mi molesta, come al solito - rispose Zayn, col fiatone - ma presto sarà qui", e non appena pronunciò quelle parole apparve lungo il vialetto Liam, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, che camminava lentamente verso di loro.
"Lee - urlò Niall, sbracciandosi - la devi smettere di dare fastidio a Zayn, lui è... piccolo", il moro sgranò gli occhi, odiava quando gli altri lo chiamavano piccolo. Era certo basso di statura e magro, ma era più grande di tutti loro, fatta esclusione per Louis.
"Non sono piccolo", sibilò Zayn con gli occhi ridotti a due fessure da cui sprizzavano fulmini e saette. Liam si portò al suo fianco e lanciò una rapida occhiata al ragazzino fermo sulla soglia della porta, "Tutto pronto?", gli chiese con circospezione. L'altro annuì, "Sì assolutamente sì, io sono prontissimo e non sto più nella pelle", un largo sorriso gli illuminò il volto e gli occhi azzurri, salutò con un mezzo urlo i suoi genitori e suo fratello e si chiuse la porta alle spalle.
"Niall?", Liam richiamò la sua attenzione, "Sì?", l'altro assottigliò le palpebre, "E' la luce oppure ti sei tinto i capelli? Li vedo più biondi del solito. Sono mai stati biondi effettivamente?", gli chiese. Niall non poté fare a meno di arrossire, sperava con tutto il cuore che i suoi amici non se ne accorgessero, ma Liam adorava mettere le persone a disagio perciò incalzò il suo silenzio picchiettando in modo fastidioso l'indice sulla sua guancia.
"Ok, basta! Questa mattima mia nonna mi ha fatto i colpi di sole, ha insistito così tanto e io trovo che mi stiano davvero bene", sbuffò il finto biondino. Liam gli scompigliò i capelli, "Sì sei una principessina", commentò. Niall lanciò uno sguardo disperato a Zayn che alzò le spalle, "Io te l'avevo detto".


Il sacco a pelo pesava sulle sue spalle e faceva fatica a stare dietro ad un fin troppo agitato Louis che sgambettava fin troppo velocemente, "Gli altri saranno già tutti lì e non vedo l'ora di presentarteli!", Harry sorrise ma l'altro non poteva vederlo perché era avanti a lui di diverse spanne. Il sole stava tramontando inesorabilmente e il riccio aveva la cena sullo stomaco per quanto era agitato. "Ci siamo quasi", gli comunicò il più grande e aguzzando lo sguardo Harry riusciva a vedere tre figure su una panchina. I suoi occhi misero a fuoco un ragazzino dai capelli innaturalmente biondi e altri due accanto a lui che giocavano con i loro Game Boy Color collegati tra loro con un cavo. Louis li salutò con la mano, sul suo viso era stampato un sorriso felice e soddisfatto, "Ragazzi questo è Harry, e Harry questi sono in ordine uno stranamente biondo Niall e Liam e Zayn. Ni che hai fatto ai capelli?", gli domandò inarcando il sopracciglio, il biondino gli fece segno di stare zitto e porse la mano a Harry, "Piacere di conoscerti, Harry", a ruota strinse le mani di tutti e tre, "Mi sembra già di conoscervi da tempo, Louis mi ha tanto parlato di voi", e inaspettatamente si gettarono su di lui. Harry aveva finalmente degli amici, che lo stringevano nonostante sapessero poco e nulla di lui. Scompigliò i capelli chiarissimi di Niall, rise a pieni polmoni quando Liam provò sul suo collo se soffrisse il solletico e Zayn si complimentò dei suoi capelli, tutto sotto lo sguardo vigile e orgoglioso di Louis.
"Allora siamo pronti?", domandò Louis agli altri, era lui che aveva organizzato quella spedizione, l'ultima per quell'estate ma la prima in compagnia di Harry che annuì insieme agli altri e seguì il più grande fra tutti, mentre Liam lo stuzzicava e Niall gli faceva domande, mentre Zayn li guardava e partecipava passivamente alla conversazione sorridendo e annuendo. Si spostarono dal centro della cittadina e tutti si giravano per osservare quella strana combriccola di ragazzini sulle cui spalle pesavano cinque sacchi a pelo. Raggiunsero una parte poco illuminanta e già di per sé spaventosa della città perché era una zona ancora in costruzione e sul cielo ormai color indaco si stagliavano carcasse di palazzi e scheletri di gru. La zona era chiusa al pubblico, ma Louis si mosse abilmente alla ricerca di un'apertura nel telone arancione. Era stato lì quella stessa mattina e non fu difficile per lui ritrovarla. Invitò gli altri a seguirlo, loro si guardarono l'un l'altro con circospezione ma nessuno osò fiatare e si infilarono nello squarcio. Louis infilò la mano nel suo zaino ed estrasse una torcia. Si fermò di scatto, si voltò per guardare negli occhi i più piccoli, "Tutti sapete che qui stanno costruendo un nuovo quartiere, ma non tutti sanno che questo quartiere non nasce dal nulla", iniziò a raccontare ma fu interrotto da Niall che, "In verità lo sappiamo tutti", appurò l'ovvio perché quella storia era trita e ritrita.
"Niall sta' zitto! - lo intimò il maggiore - allora, dov'ero? Ah sì, questo quartiere non nasce dal nulla, nascosto da questi innocui nuovi edifici ce n'è uno vecchio, vecchissimo e ormai abbandonato. Mai nessuno prima d'ora ci ha messo piede da quando è stato costruito e la prossima settimana mi ha detto papà che lo demoliranno e io... noi vogliamo assolutamente esplorarlo! Vogliamo scoprire perché è stato chiuso e cosa ci è stato nascosto prima che tutto venga sepolto per sempre", concluse febbricitante il suo discorso, come se fosse rivolto ad un vero uditorio e non ai suoi migliori amici che sapevano esattamente quello che stavano per fare. Ma nonostante lo sapessero quelle parole misero ansia nei cuori di tutti e quattro che si guardavano spaventati, "Ehm - prese parola Zayn - è davvero il caso di entrare? E' davvero buio", Louis lo fulminò con lo sguardo e gli puntò la torcia in faccia, "E queste secondo te che le abbiamo portate a fare?", Zayn annuì e si ritirò nel suo silenzio spaventato.
Louis li superò e si mosse esperto, suo padre era il capocantiere di tutto quel sito e spesso durante quell'estate l'aveva portato con sé. E fu proprio durante una di queste escursioni che Louis decise che lì si sarebbe tenuta l'ultima serata per lui e i suoi amici, quando i suoi occhi si poggiarono su quel maestoso edificio, possente e grigio che si stagliava rispetto agli altri per la sua pienezza e per il suo aspetto lugubre anche illuminato dalla luce del giorno. Percorsero il suo perimetro, le piccole luci delle loro torce lambivano appena i muri esterni di quel palazzo. Louis aveva lo sguardo aguzzato, alla ricerca del punto strategico che aveva individuato alla luce del giorno. Nonostante si facesse mentalmente forza, si imponesse di essere calmo e distaccato, non riusciva a controllare il tremore agitato della mano che stringeva la torcia. Trasse un piccolo minuscolo sospiro di sollievo quandò notò quella che solo un acuto osservatore come lui poteva individuare, una porta minuscola, usata probabilmente per scaricare l'immondizia, o per i rifornimenti.
"Venite qui e fatemi luce", impose agli altri, e subito quattro testoline si misero in semicerchio, con le torce puntate sulla piccola apertura, illuminandola a giorno. Louis porse anche la propria di torcia a Harry, "Usa anche questa", e subito il riccio eseguì l'ordine. C'era solo un lucchetto a chiudere quella porticina, troppo piccola se loro fossero stati più grandi e più alti, ma perfetta per la loro stazza. Louis frugò nel suo zainetto ed estrasse uno degli attrezzi di suo padre, una pinza dai manici rivestiti di plastica rossa. Niall non riuscì a trattenere un'esclamazione sorpresa, "Boo sei sicuro di quello che stiamo facendo? Non è... contro la legge?", il biondino trasalì quando sentì una mano stringersi sulla sua spalla magra, era la mano di Liam, "Se non fosse contro la legge che gusto ci sarebbe?". Louis lanciò un sorriso complice a Liam e armeggiò con la pinza tra le mani, afferrò con il becco il lucchetto, lo strinse e girò l'attrezzo con un movimento secco. Il metallo cadde a terra, in un piccolo tonfo che fece saltare Harry sul posto.
"E ora chi va?", domandò il riccio, dedicando uno sguardo preoccupato ad ognuno di loro. Zayn era nascosto dietro le spalle di Liam ed era da scartare, Niall tremava come una foglia.
"Se volete vado io!", si propose volontario, per fare più che altro bella figura coi suoi nuovi amici e per beccarsi l'occhiata fiera e orgogliosa di Louis, tutta per lui. Con una mano tremante afferrò il punto dove era stato a lungo incastonato il lucchetto e se ne servì per aprire la porta. Insinuò la testa coperta di morbidi ricci al suo interno e il braccio e conseguentemente la torcia, che puntò per riuscire a vedere qualcosa. Trasse un sospiro di sollievo, "Sono le cucine", i suoi occhi vispi avevano catturato l'immagine di un piano da lavoro scintillante e di pentole lasciate alla rinfusa un po' ovunque. Aiutato un po' dagli altri, riuscì a scivolare per lo stretto canale e fu immediatamente in quel posto buio e spettrale, starnutì per cinque volte a causa della sua allergia alla polvere: i vecchi posti chiusi da decenni non erano adatti a lui. "Sbrigatevi ad entrare", intimò agli altri, tra uno starnuto e l'altro. Passò prima Louis, seguito da Niall, poi da Zayn e infine da Liam che si era proclamato lord protettore delle spalle delle moro che si era impuntato per non entrare per ultimo. C'era una terribile puzza di chiuso e di polvere, il pavimento era costellato di utensili e i muri erano pieni di graffiti. Louis era sinceramente insoddisfatto, voleva essere il primo e l'ultimo a mettere piede lì dentro ma qualcuno era già entrato e aveva rovinato i suoi piani.
"Esploriamo?", propose Liam, l'unico, ormai, ad essere entusiasta di quell'impresa. Si mise alla testa del gruppetto. Uscirono in fila indiana dalle cucine e si ritrovarono davanti ad una fitta rete di scalinate che portavano a dieci e più piani. Zayn era attaccatissimo alle spalle di Liam, aveva poggiato impercettibilmente la mano sul suo zainetto, "Hai paura?", gli chiese il minore notando, nonostante l'oscurità, il colore marmoreo delle sue guance. Zayn avrebbe tanto voluto annuire e mostrarsi sincero, ma strinse i denti e scosse la testa, "No, assolutamente no".
Approdarono al primo piano, Liam spalancò la porta antipanico e un lunghissimo corridoio fu quello che si aprì ai loro occhi. Harry si portò al fianco di Louis, "Esattamente cos'era questo posto?", chiese a voce bassa, spaventato dallo stesso eco che rimbalzava su quei muri spogli e coperti di ragnatele. Louis deglutì, non aveva la risposta a quella domanda, ma fu di nuovo Liam a prendere l'iniziativa e a spalancare con un gran baccano una delle porte laterali, "Un ospedale", sibilò. Tutti e cinque erano sulla soglia della porta, davanti ad una stanza, dove vi era solo la carcassa di un vecchio letto singolo. I cuori nei loro petti pompavano il sangue velocemente, fin troppo spaventati da quella scoperta. Era terribilmente inquietante essere, non in un semplice palazzo, magari sede di uffici come aveva sempre pensato Louis, magari un albergo, ma in un ospedale. Un luogo di malattia e di morte, un luogo dove qualche decennio prima avevano cessato di vivere persone nella più totale infelicità e che magari in quel momento stavano infestando piene di risentimento quei corridoi.
Ora nemmeno Liam era tanto sicuro di voler continuare. Inconsciamente aveva stretto la gelida mano di Zayn nella sua, e il moro aveva fatto altrettanto con Niall che aveva assunto la stessa colorazione dei muri di quel posto, un tempo bianchi, ora grigiastri.
"Che... che facciamo?", balbettò il biondino, guardando in direzione di Louis. Il maggiore dei quattro tentò di darsi forza e contegno, era stata una sua idea e non poteva assolutamente mostrarsi debole e spaventato agli occhi dei suoi amici. "Continuiamo. Un altro piano", lo disse senza convinzione ma ugualmente si spostò dalla sua posizione e fece dietrofront per tornare alle scale. Gli altri lo seguirono a ruota, tutto quello che si sentiva lì dentro era il vento, il rumore dei loro passi sui calcinacci e i loro respiri agitati. Salirono di un altro paio di piani, aprirono diverse porte e si ritrovarono davanti sempre lo stesso identico spettacolo: corridoi bui e interminabili e per nulla ospitali.
Tutto nella testa di Louis urlava 'scappiamo, andiamo via', ma reprimeva quell'istinto primordiale e si costringeva ad andare avanti, ad esplorare altri piani e gli altri, per paura di rimanere soli in quel posto tanto spaventoso, lo seguivano. Ma si pentì, Louis, si pentì di ogni sua decisione quando avvertì delle voci, voci ovattate e maschili. Si pentì di non aver abbandonato l'edificio al primo piano, si pentì di aver forzato quella porta, si pentì di aver avuto quella malsana idea, arrivò a pentirsi di essere nato. Erano tutti immobili, il sangue gelato nelle vene, il sudore freddo che colava lungo le loro giovani fronti. Il più lucido, per assurdo, era Zayn, le cui dita erano rimaste intrecciate solo con quelle di Liam. Lasciò andare la mano dell'amico, "Vado a controllare", sussurrò e sotto gli sguardi atterriti degli amici corse per il lungo corridoio. Liam sgranò gli occhi e fu il primo a seguirlo, a chiamarlo a gran voce disperato mentre delle infantili lacrime si facevano largo nei suoi occhi marroni. Ma Zayn non accennava a fermarsi, anzi aumentò il ritmo della corsa. La torcia che aveva in mano lanciava agghiaccianti ombre sui muri e sul soffitto, puntava dritto alle vetrate in fondo al corridoio. Con un lembo del giubbetto di jeans che indossava, pulì il vetro, reso opaco da anni di polvere. Schiacciò il viso contro la finestra e trasse un sospiro di sollievo. Liam si affiancò a lui, "Sei pazzo?", domandò col fiatone.
"No. C'è la polizia", disse con voce piatta indicando un cospicuo numero di uomini in uniforme.
"La polizia?", esclamò Louis che nel frattempo l'aveva raggiunto.
"Se ci beccano qui siamo morti! E' contro la legge. Mio padre, forse c'è anche mio padre lì in mezzo", anche Niall si schiacciò contro il vetro ma non riuscì a riconoscere la figura del padre.
"Dobbiamo andarcene, e anche in fretta", decretò risoluto Louis, finalmente la paura lo aveva abbandonato. Quell'edificio non era nulla più che un ammasso di mura vecchie, pieno di polvere e ragnatele. Nulla lì era spaventoso, non vi erano fantasmi o mostri. Se la polizia li avesse scoperti i veri mostri li avrebbe trovati a casa sua e li avrebbe chiamati mamma e papà.
Mai nessuno di loro aveva corso tanto e velocemente, si gettarono giù per le scale  con una nuova ansia a perseguitarli. Una volta nelle cucine Louis disse loro di stare fermi e zitti.
"Dobbiamo uscire immediatamente di qui", commentò nervosamente Niall.
"Spegnete le torce, è più difficile che ci vedano se siamo completamente al buio", tutti le spensero tranne il biondo, "Niall spegni la torcia".
"Non mi va di stare al buio, questo posto non mi piace", aveva la voce rotta dal pianto.
Harry osservò prima Louis e poi Niall, il primo aveva un'espressione severa stampata sul volto, l'altro era sul punto di scoppiare in lacrime terrorizzato. E allora il riccio si lanciò sul biondino e lo strinse a sé, "E' tutto ok, Ni. Davvero. Ci siamo qui noi e non ci succederà nulla di male. Non c'è nessun altro qui, dobbiamo solo uscire e non farci beccare, ma saremo bravi", e mentre sussurrava queste parole nel suo orecchio, gli passava una mano sulla schiena per tranquillizzarlo. Sua madre, Anne, lo faceva sempre con lui quando di notte si svegliava dopo un incubo: veniva da lui e lo stringeva al petto, gli sussurrava dolci parole e accarezzava la sua schiena. E ogni volta Harry era tornato a respirare, sapeva che anche con Niall avrebbe funzionato. Presto anche gli altri su unirono a quell'abbraccio, ognuno di loro aveva bisogno di forza e di conforto. Quando la mano di Louis toccò quella di Harry, il riccio sollevò la testa dal collo di Niall e gli rivolse un sorriso sincero. Louis mimò con la bocca un 'grazie' e gli strinse più forte la mano. Harry continuò a sorridere. Uno alla volta si intrufolarono nel piccolo passaggio segreto e finalmente erano fuori da quell'edificio.
"E ora dove andiamo?", domandò Zayn, mentre Louis era andato a controllare che non ci fosse nessuno nei paraggi. "Venite a casa mia", decretò Harry, tutti annuirono e quando Louis tornò corsero via da quel posto.


"... e vi ricordate poi la mattina dopo? Anne è entrata nella camera di Harry convinta che non ci fosse nessuno per poggiare i panni stirati e si è ritrovata cinque ragazzini tra i piedi!", Niall scoppiò a ridere, era sul divano stretto tra le braccia di Louis che giocava con i suoi capelli che da quella lontana estate erano rimasti biondi.
"Non ne riparliamo - commentò Harry - sono stato in punizione per un anno intero e ho dovuto pregare mia madre di non dire nulla alle vostre, per salvare i vostri culi marci", il riccio finse un'espressione corrucciata, beccandosi un calcio da Zayn che era stavaccato sul suo divano accanto agli altri due. Ovviamente Harry reagì a quell'attacco saltando addosso al moro e coinvolgendo anche Louis e Niall nella lotta improvvisata.
"Dio se mi siete mancati", esclamò Niall, trasformando la loro lotta in un abbraccio di gruppo. Louis gli scompigliò i capelli, "Anche tu mi sei mancato cugino, e anche tu Zayn". La zia di Louis e lo zio di Niall erano ufficialmente convolati a nozze quell'estate e perciò i due erano ormai legati da una parentela. "Certo che zia Margaret e zio Mark potevano sposarsi prima, sai che Natali divertenti avremmo passato insieme?". Il biondo rise, era perfettamente d'accordo.
Era passato un anno da quando si erano visti per l'ultima volta, da quando ognuno di loro aveva preso la propria strada e aveva lasciato Bradford, tutti fatta esclusione per Zayn. Tutti si stavano godendo le vacanze di Natale e avevano deciso di vedersi a casa del moro. C'erano tutti ma ne mancava uno: Liam.
Harry assottigliò gli occhi tanto da farli sembrare due fessure, "Zay dov'è Liam?", il moro arrossì e distolse lo sguardo, "Ha detto che avrebbe fatto un po' di ritardo, ha finito di lavorare tardi...", rispose. Harry si avvicinò a lui, "E in che rapporti siete?", Zayn sgranò gli occhi e lo spinse via, sempre più rosso in volto, "C-che intendi?"
"Intendo... Vi vedete spesso? Manchester non è così lontana da Bradford, poi", il riccio lanciò uno sguardo a Louis che, nonostante fosse spalmato sul divano con Niall, gli riservava lunghe occhiate e sorrisetti.
"Ecco... sì qualche volta ci vediamo", balbettò Zayn, provando a togliersi dall'impiccio. Non sopportava parlare di sé, figuriamoci parlare del suo rapporto con Liam. Rapporto che era sempre lo stesso da quando erano bambini, continuava a stuzziacarlo come un tempo senza che le cose tra loro progredissero. Niall notò lo stato in cui versava Zayn e tentò di tirarlo fuori dall'impaccio, "Haz smettila di torturare il piccolo Zayn", ma il moro irriconoscente gli saltò addosso, schiacciando di conseguenza Louis sotto di lui. Ricominciarono a lottare amichevolmente, quando improvvisamente la porta fu aperta e alzarono contemporaneamente le teste da quel groviglio fatto di corpi. Liam sulla soglia della porta con un borsone in spalla aggrottò le sopracciglia, "Pensavo che fosse solo una riunione dopo tanto tempo, nessuno mi ha avvertito dell'orgia non ho portato i vestiti adatti".
Louis fu il primo a districarsi e a corrergli incontro per abbracciarlo, seguito da Niall e Harry che da tanto tempo non lo vedevano. Gli fecero le feste come tre allegri cagnolini mentre Zayn si sistemava ordinatamente sul divano.
"Come vanno le cose a Manchester?", gli domandò il biondo, prendendogli il borsone dalla spalla e poggiandolo accanto al divano.
"Benone! Ho tanto lavoro, però, e la mia vita si popola di improvvisi contrattempi", rispose Liam con un mezzo sorriso, cercando con lo sguardo gli occhi di Zayn che sembrava di gran lunga più interessato alla tv spenta davanti a lui. Il ragazzo si tolse la sciarpa e il cappotto e si andò a sedere accanto  al moro, "Ciao anche a te, Zee".
"Ciao", mormorò l'altro senza guardarlo negli occhi. Niall si frappose tra i due, scansandoli con il didietro. "Il nostro Liam è diventato quello che tanto voleva essere, un supereroe", gli strinse il collo con un braccio e gli fece la saponetta in testa. Liam rise e tentò di allontanarlo, ma la stretta dell'altro era troppo forte, "Aiuto. Vi prego aiutatemi! Tutti sapete che succede con Niall quando si agita troppo!", il biondo si staccò da lui e lo fissò con aria costernata, "Cosa intendi?", immediatamente Louis scoppiò a ridere, "Dai su non prendertela a male, a noi non importa". Harry gli poggiò una mano sulla spalla e gli sorrise, "Ti vogliamo bene lo stesso, Ni".
"Mi spiegate di cosa cazzo state parlando?", le guance del ragazzo si chiazzarono di rosso, "Ecco - esordì Liam - succede che, spesso, quando ti agiti, ti arrabbi, cose così, ecco tu, beh..", il ragazzo tentò di trovare le parole adatte, ma Zayn concluse per lui, "Tu scoreggi, Niall".
Il biondo si mise in piedi e lì fissò uno ad uno, "Non è vero", disse infine.
"E' vero purtroppo, cugino. Ma come ha detto il mio Harry, ti vogliamo bene lo stesso", Louis provò ad avvicinarsi ma Niall corse via, "Non mi toccare, io... io me ne vado", e con poca convinzione si avviò verso il portone. Fu Liam ad alzarsi per farlo tornare in sé, "E dai, Ni. Non è niente di che... ma se si può evitare, sai sono giovane e bello e ho ancora tutta la vita davanti", il biondo si rilassò e prese a pugni la spalla tonica e muscolosa di Liam, senza trarne il dovuto piacere, perché il suo braccio era duro e il ragazzo non provava dolore apparente.


Erano seduti al tavolo della cucina, stavano mangiando la loro maxi pizza, tracannando birra direttamente dalla bottiglia. Liam che non vedeva Harry, Louis e Niall da un annetto, si informò delle loro vite. Niall era tornato in Irlanda, viveva in una piccola cittadina sulla costa, dove lavorava in un laboratorio di ricerca. "Tutti i giorni mi occupo di pesci, non avete idea di quanti pesci ci siano nel mare irlandese. Però a volte mi capita di essere tutto solo su un molo, magari dopo pranzo, prima di tornare in laboratorio. Guardo il mare grigio e sul pelo dell'acqua spuntano delle foche e, beh, mi emoziono come se fosse la prima volta. Le foche sono animali adorabili", gli altri quattro proruppero in una serie di smielati 'oooh', Liam lo baciò tra i capelli, "Tu sei adorabile".
Harry e Louis si erano trasferiti a Londra, subito dopo il diploma del più piccolo. Lavoravano entrambi, il maggiore in una caffetteria, mentre l'altro in un negozio di abbigliamento. Condividevano un piccolo loft non lontano dal centro e si godevano la loro vita insieme. "Sapete, prima di trasferirmi a Londra ero un po' spaventato. Ho sempre vissuto in città relativamente piccole, tra Holmes Chapel e Bradford. Avevo paura di non farcela a Londra. E invece ci ho messo pochissimo ad abituarmi, è così piena di opportunità, di cose da fare e da vedere, di gente nuova e strana. A volte io e Louis andiamo ad Oxford Street, ci sediamo in una caffetteria rivolti verso la strada e guardiamo la gente che cammina e ne parliamo. Ogni giorno scopro cose nuove e sempre diverse, ogni giorno mi innamoro sempre di più di quella città. E ormai sono quasi tre anni che ci vivo", Louis accarezzò dolcemente i capelli del suo ragazzo, sorridendo agli altri e annuendo. Era così anche per lui, era spaventatissimo il giorno in cui salirono su quell'autobus pronti ad iniziare una nuova vita, aveva anche pianto mentre prendevano l'autostrada, ma Harry gli aveva stretto la mano e quello era bastato a tranquillizzarlo. Ma in fin dei conti, Louis si sarebbe trovato bene ovunque, se fosse stato con Harry.
Liam aveva frequentato l'università a Manchester e dopo la laurea si era trasferito lì. Lavorava come paramedico, dedicando anima e corpo agli altri, sacrificando il sonno e la tranquillità. "Ogni volta che salgo su quell'ambulanza mi sento potente, pieno di energie. Ma le giornate sono tutte diverse tra loro, ne capitano di buone, di pessime e di ancora peggiori. Quando ho deciso di fare questo lavoro pensavo di essere abbastanza forte, ma il mio cuore a volte semplicemente non ce la fa. Torno a casa e mi sento svuotato quando la giornata è andata male, oppure, mi capita di essere fuori di me dalla felicità perché grazie al mio aiuto qualcuno ce l'ha fatta: un bambino, una donna incinta, un padre di famiglia. E' difficile quando si è da soli, quando infili la chiave nella toppa e non c'è nessuno in casa ad aspettarti, qualcuno che ti ami e con cui condividere tutto della tua vita, gioie e dolori", e i suoi occhi volarono sul moro, si guardarono a lungo senza che nessuno interrompesse con parole inutili quella silenziosa conversazione. Louis si strinse a Harry, dispiaciuto per il suo amico. Erano a conoscenza della loro difficile situazione, né Liam né Zayn riuscivano ad essere sinceri e gli altri tre ne soffrivano perché ognuno di loro voleva la felicità dell'altro più della propria.
Zayn era l'unico di loro ad essere rimasto a Bradford, era anche l'unico della sua famiglia ad essere rimasto lì dopo che suo padre era stato trasferito in un'altra società. Sua madre l'aveva pregato di seguirli ma Zayn si era opposto, il suo cuore era legato a quei luoghi. Ogni punto della piccola cittadina gli ricordava momenti felici ormai andati ma onnipresenti nel suo cuore. E voleva essere lì, Zayn, ogni volta che i suoi amici facevano ritorno a casa. Li voleva accogliere nel suo appartamento, li voleva vedere ridere e scherzare come facevano insieme fino a qualche anno prima, voleva che parlassero del futuro ma era impossibile. Ogni anno, quando si riunivano a casa del moro, finivano col parlare del passato, quello che dominava il cuore di Zayn, quello che non era mai riuscito a lasciarsi alle spalle. Tutti i suoi amici non avevano semplicemente abbandonato Bradford, avevano abbandonato lui. Lavorava nella vecchia biblioteca comunale, come archivista, e conviveva giornalmente col passato. Aveva scoperto diversi tesori lì dentro ed erano tutti suoi, e per quanto soffrisse a rimanere lì da solo, non avrebbe facilmente detto addio a Bradford.
Improvvisamente Liam gli poggiò una mano sulla spalla, "Zay perché non vieni a Manchester con me?", il moro strabuzzò gli occhi incredulo, "E che ci vengo a fare a Manchester?", l'altro alzò le spalle, "Vieni a farmi compagnia, no?", disse semplicemente Liam, fissandolo.
Zayn distolse lo sguardo, impacciato, "No io non posso, qui ho un lavoro e una casa e..."
"Cos'altro hai qui?", il tono della voce di Liam si era fatto più serio, era come se fossero soli in quella stanza, gli altri non osavano fiatare.
"Ho... non posso e basta", biascicò il moro. Si alzò con urgenza dal tavolo e raccolse l'immondizia, aveva bisogno di tenere le mani impegnate quando era nervoso.
Harry sussurrò un paio di parole nell'orecchio di Louis che annuì.
"Zayn, si è fatto un po' tardi. E' ok se andiamo a casa?", domandò il maggiore dei quattro, a cui ogni volta toccava quell'onere. Non che volessero abbandonare l'amico in un momento di difficoltà, ma tra quei due loro erano semplicemente di troppo.
"Sì, i miei mi staranno aspettando - confermò Niall - sono venuto direttamente qui dall'Irlanda". Zayn li osservò tristemente ma si ritrovò ad annuire controvoglia, "Venite a trovarmi ancora, vero?", c'era una punta di disperazione nella sua voce. Niall si avvicinò a lui e gli scompigliò i capelli folti e scuri, "Ma certo, scimmietta. Ci vediamo", gli stampò un leggero bacio sulla guancia. Harry e Louis lo abbracciarono a turno, il più grande lo trattenne per diversi secondi tra le braccia, "Andrà tutto bene - gli sussurrò nell'orecchio - si sistemerà tutto, tu abbi fede". E le lacrime pizzicarono gli occhi di Zayn e dovette sforzarsi con tutto se stesso per non farle uscire copiose dagli occhi arrossati. Gli mancava essere confortato dalle parole dolci di Louis, dagli abbracci di Harry e dagli scherzi di Niall, e dal tutto che gli aveva sempre offerto Liam che era rimasto seduto al tavolo, con lo sguardo fisso davanti a sé.
Rimase lì immobile anche quando gli altri se ne furono andati. Zayn desiderava più di ogni altra cosa rimanere da solo, si lasciò cadere sul divano, "Tu non te ne vai a casa?", domandò a mezza voce alla schiena del ragazzo. Liam alzò le spalle, "Ho visto i miei una settimana fa, rimango qui stanotte. E' un problema?". Zayn scattò in piedi, "No... Ehm allora tu dormi sul divano, no anzi, io dormo sul divano così tu stai più comodo", Liam si voltò e scosse la testa, "Dormirò nel tuo letto, con te. Non è la prima volta che capita, non vedo perché tu debba farne un chissà quale enorme problema!". E le parole del ragazzo corrispondevano al vero, avevano già condiviso centinaia di volte un letto, ma mai come quella sera Zayn era stato tanto agitato.
"Io... io vado a farmi una doccia, sono tutto sporco", disse nervosamente Zayn. Liam non indagò oltre e annuì, "Io me ne vado a letto, invece. Sono stanco morto".
Zayn scappò nella sua stanza e prese una vecchia maglietta che avrebbe usato come pigiama e si infilò in tutta fretta nel bagno. Si concesse una doccia lunga e bollente, sperava di uscire dalla cabina e di trovare Liam addormentato. Infilò la maglietta sdrucita e un paio di boxer e in punta di piedi uscì dal bagno. Ma dalle coperte color crema del suo letto emergeva il mezzo busto nudo di Liam che lo stava aspettando sveglio. Sospirò rumorosamente e si mise accanto a lui.
"Non eri stanco morto? Come mai non stai dormendo?", gli domandò esasperato. Ma Liam ignorò la sua domanda, "Ero serio prima".
"Serio su cosa?"
"Vieni a vivere con me a Manchester", ripeté secco il ragazzo, fissando gli occhi nei suoi, afferrò la mano del maggiore nella sua, "Te lo chiedo per favore, Zayn".
"Perché vuoi che venga? A che ti servo io?", il moro abbassò la testa, non aveva la forza necessaria per guardarlo.
"Perché tu sei solo qui e io sono solo lì, e ho bisogno di qualcuno", confessò il minore beccandosi un'occhiata di fuoco da parte del suo interlocutore, "Di qualcuno? Hai decine di amici lì, chiedi a uno di loro di venire a vivere con te se hai bisogno di qualcuno con cui smezzare l'affitto o di qualcuno che ti  pulisca la casa e ti cucini. Io sto benissimo da solo", Zayn voltò in modo infantile il volto dall'altro lato.
"Non hai capito nulla, Malik. Io ho bisogno di te, solo di te. E non ho bisogno di nessuno con cui dividere l'affitto, ho bisogno di qualcuno che mi scaldi il letto e che mi conosca e che mi...", la voce gli si spezzò. Zayn sentiva il cuore in gola, battere in modo prepotente. Si impose di calmarlo, ma non ci riuscì.
"Cosa farò a Manchester? Ho il mio lavoro qui..."
"Ne troverai un altro lì, è pieno di biblioteche, e la gente le frequenta, troverai qualcuno con cui condividere i tuoi interessi. Qui non hai più nessuno. Harry e Louis sono via, Niall è via, io sono via. E mi sono stancato di doverti lasciare sempre da solo. Voglio portarti via con me. Ti prego dammi questa possibilità". Zayn sbatté le palpebre, si morse nervosamente il labbro, improvvisamente aveva perduto la voce. La sua testa era annebbiata, non un singolo pensiero razionale balzava fuori. Anni passati sui libri andarono in fumo. Avrebbe dovuto trovare le parole adatte per quel momento che agognava da più di dieci lunghissimi anni. Ma rimase ammutolito.
"Di' qualcosa, ti prego", lo implorò Liam, con gli occhi sgranati, le pupille dilatate per l'emozione.
"E' da quando avevamo dieci anni, da quella notte nel vecchio ospedale sulle cui fondamenta è stato costruito questo palazzo, che aspetto di sentire queste parole. Mi sono sempre chiesto cosa ci fosse di sbagliato in me, innamorato del mio migliore amico. Evidentemente non c'è mai stato nulla di sbagliato", e si concesse il primo vero e sincero sorriso della serata. Liam si mosse e lo strinse tra le sue braccia. "E' un sì? Verrai con me a Manchester?", gli domandò con una nuova urgenza nella voce.
"Verrò, spero solo che tu non cambi idea"
"Non la cambierò, stupida scimmietta che non sei altro", l'abbraccio in cui lo accolse non si sciolse per tutta la notte e per tutta la mattina seguente.


Louis aveva appena scaricato Niall davanti la sua casa, Harry lo stava ancora salutando con la mano quando l'altro rimise la macchina in moto e fece velocemente inversione ad U.
"Ehi, ehi dove corri?", domandò tra lo spaventato e il divertito Harry.
"Scusami ma ho urgenza di fare l'amore col mio ragazzo", rispose Louis, senza staccare gli occhi dalla strada. Harry rise di gusto, "Come mai?"
"Non so... tutta questa situazione tra Zayn e Liam mi ha reso così nervoso. Sono in pena per Malik e anche per Payne. Sono due stupidi che si amano troppo per vederlo. Perché non sono semplicemente come noi?", Louis parcheggiò l'auto davanti al garage di casa sua e fissò gli occhi azzurri in quelli del suo ragazzo, "Il mondo è vario, Boo. Ma io sono fiducioso. Sento che questa volta è quella buona, e presto avremo delle belle notizie. Ovviamente da Liam, Zayn è troppo timido per farsi avanti", commentò il riccio, aprendo la portiera e scendendo.
"Casa mia o tua?", domandò a Louis che soppesava le due opzioni.
"Mh, la colazione di tua madre è più appetitosa", rispose il più grande.
"Vada per casa mia".
Erano stretti nel letto ad una piazza di Harry, lo stesso che aveva visto la loro amicizia nascere, trasformarsi in un sentimento più grande e coinvolgente, in amore vero. Louis era spalmato sull'ampio torso di Harry che giocava con i suoi capelli ricci dopo aver consumato silenziosamente il loro amore.
"Sono felice di avere te, Boo"
"E io sono felice che tu sia nato, che ti sia trasferito qui, che ti sia innamorato proprio di me tra tutti. Nonostante Niall sia più divertente, Zayn più misterioso e Liam più...Liam", risero entrambi e si addormentarono poco dopo. Condividevano tutto, Harry e Louis, fin dal primo momento in cui si videro tanti e tanti anni fa per la prima volta. 
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Ed ecco l'agognatissima Kids!AU.
E' stata la solita faticaccia perché è lunghissima e l'idea che avevo all'inizio si è estesa ed è venuto fuori questo. Inizialmente doveva contenere solo la parte del passato, ma poi ho avuto la fantastica idea di metterci loro da grandi e ne sono abbastanza soddisfatta. E' la prima volta che scrivo qualcosa di OT5, non ne sono capace, purtroppo. Come avrete visto alterno momenti OT5 a momenti Ziam e Larry, immancabili per me (Nial tvb, tu stai segretamente con Josh shhh). E' forse venuta un po' troppo Ziam, me ne rendo conto, ma non mi importa, loro sono loro e sono nel mio piccolo cuoricino nero ♥
Per l'idea dell'ospedale abbandonato ringrazio Giulia, quando l'ho visto oltre ad essermi cagata in mano ho promptato questa cosina che poi è diventata una cosona. Perfetto, è tutto perfetto.
Ok, detto questo, ringrazio tutti quelli che la leggeranno e che la recensiranno, se non vi risponderò subito sarà perché domani parto /yay/ ma vi assicuro che al mio ritorno ci sarà una risposta per ognuno di voi.
Vi lascio il link di un'altra one shot che ho pubblicato ieri.

Alexa.
ps. non so cosa si successo alla pagina :( e non so come rimediare, scusatemi.
  
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