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Autore: Sonomi    11/09/2013    3 recensioni
"Fissava le pareti della stanza senza vederle realmente, cercando di captare ogni piccolo rumore. L’unica cosa che sentiva era il suo flebile respiro. Le luci al neon del lampadario rendevano l’atmosfera circostante molto ospedaliera, e quel paragone non fece altro che accrescere l’ansia dentro le sue membra. Non sapeva come mai, ma la sola idea che quella camera potesse sembrare un ospedale lo terrorizzava abbastanza.
Guardò impotente la porta sbarrata davanti a lui, per poi lasciar scivolare gli occhi sulla scarsa mobilia che lo circondava: un comò di medie dimensioni, un traballante tavolino di mogano e una sedia inutilizzata, considerando che era seduto sul pavimento freddo. Ingoiò l’aria, aspettando che qualcosa accadesse. Ma non succedeva niente da almeno cinque giorni.
Uscirò mai da qui?"
(Taoris, Kaisoo, Hunhan, Baekyeol, Sulay, ChenMin)
(Titolo cambiato! Precedente: "Il college degli orrori")
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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14.
La normalità.. O quasi.


Oh Sehun iniziò a pensare che forse il mestiere di poliziotto non faceva per lui. Si sentiva talmente inutile che per poco si trattenne dal dirigersi nell’ufficio dell’ispettore e consegnare il suo distintivo senza nemmeno battere ciglio. O almeno quelli erano i suoi pensieri mentre attendeva che Zitao uscisse dalla sua camera nella sala d’attesa di quell’ospedale ormai troppo familiare, pronto a scortarlo al college in tutta sicurezza. Almeno avrebbe potuto fare qualcosa che non fosse osservare come tutti gli soffiassero il lavoro sotto gli occhi: aveva permesso che il ragazzo venisse rapito sotto il suo naso, e non era stato nemmeno capace di ritrovarlo. Ricordava ancora le notti insonni, seduto su quelle poltrone nere nella sua stanza, a guardare e riguardare i fascicoli del caso di Minseok,  di Zitao, e persino il suo, alla vana ricerca di un indizio che potesse collegare gli avvenimenti. Perché Sehun era convinto che ci fosse qualcosa ad unirli tutti. Forse la mancanza di prove, le simili circostanze di ritrovamento, la perdita di memoria.. Puzzava tutto troppo per non farci un pensierino. Ma non era stato capace di trarre nessuna conclusione.
“Dall’esperienza che hai subito hai tirato fuori una grande forza. Sei da stimare, Oh Sehun”. Le parole che gli aveva rivolto Luhan qualche giorno prima gli sferzarono la mente, strappandogli un sorriso. Forse qualcuno credeva ancora in lui, anche se si trattava di un completo sconosciuto. Uno sconosciuto dagli occhi da cerbiatto e un bellissimo viso delicato. Proprio in quel momento Luhan fece capolino dalla stanza di Zitao, seguito a ruota da Yifan, Jongin in versione mamma apprensiva, e dal neo dimesso con espressione sorprendentemente rilassata. Una cosa che aveva lasciato Sehun di stucco era stata sicuramente la scarsa ansia e la poca preoccupazione che Zitao aveva mostrato circa gli avvenimenti. Il ragazzo gli era parso talmente tranquillo che quasi si era chiesto se fosse sul serio stato rapito o se semplicemente si fosse divertito a passare del tempo fuori in totale libertà: quale persona sarebbe riuscita a rimanere così indifferente? Non avrebbe saputo rispondere. 
-Sehun- la voce delicata di Luhan lo fece destare da quei pensieri, e lasciò che le sue labbra si tendessero in un sorriso. Si alzò in piedi, sistemandosi alla bene e meglio le pieghe sui vestiti, e lanciò un’occhiata a Zitao e Yifan, intendi a parlottare fra di loro, notando con un certo divertimento come il braccio del più grande non si scollasse nemmeno per dieci secondi dalla vita del più piccolo. Da quando Zitao era stato ricoverato in ospedale, Yifan aveva passato lì dentro la maggior parte del suo tempo, lanciando le più temibili occhiatacce a tutte le nuove facce che si presentavano dinanzi a lui. Sembrava più un cane da guardia che un amico preoccupato. In compenso Jongin aveva riacquistato tutta la sua vitalità, e Sehun era rimasto molto colpito dalla devozione con cui il ragazzo si era recato ogni giorno presso l’ospedale a far visita al suo compagno di stanza. Ricordava benissimo come il giovane avesse sofferto la sparizione di Zitao, e vederlo così rilassato dopo tutto quel tempo lo rendeva parecchio felice. Sehun non lo avrebbe mai ammesso, ma stando in quella scuola aveva iniziato ad apprezzare quelle strambe persone che gli giravano costantemente attorno, e soprattutto aveva accettato le sensazioni che quel Luhan spesso gli trasmetteva. No, non erano quelle tipiche farfalle nelle stomaco, o il cuore a mille. Non era l’amore. Era diverso. Ogni volta che si ritrovava a contatto con quel ragazzo, ogni volta che involontariamente le sue dita sfioravano quelle dell’altro, aveva come l’impressione di riconoscere quel tocco. C’era qualcosa in quei polpastrelli di dannatamente familiare. “Io ti conosco”, gli aveva detto Luhan: che fosse vero? La possibilità che si fossero già incontrati in precedenza era reale?
-Sehun?! Mi stai ascoltando?- 
Il ragazzo sobbalzò, e si rese conto di essersi perso completamente il discorso che Yifan gli aveva appena fatto, facendolo irritare non poco. Infatti il ragazzo lo stava osservando con un cipiglio infastidito sul volto e Sehun tremò impercettibilmente. Yifan a volte gli faceva paura, lo faceva sentire a disagio.
-Chiedo scusa..-
-Ho detto: torniamo al college in una volante della polizia, no?- ripeté Yifan, totalmente raggelante, mentre Sehun annuiva leggermente. Luhan ridacchiò un attimo, lasciandosi trascinare dall’espressione di puro sconvolgimento sul viso del poliziotto, e gli scombinò i capelli con un gesto della mano. 
-Mi stai spaventando il ragazzino, Yifan. Un po’ di tatto- 
A quel tocco Sehun sobbalzò di colpo mentre una scarica elettrica gli percorreva la spina dorsale. Ancora. Cercò di mantenere un contegno e sputò fuori il sorriso più tirato che gli potesse riuscire. 
-Non sono spaventato- borbottò, fingendosi offeso. -La volante ci sta aspettando all’ingresso- 
-Ti ringrazio per essere qui, Sehun- disse Zitao con un sorriso, regalandogli persino un piccolo inchino. -Ne sono felice-
-Lo faccio volentieri. E’ sia il mio lavoro, sia un piacere verso un amico- affermò Sehun con un’alzata di spalle. -Avanti, adesso andiamo-


Quando la volante della polizia si fermò davanti ai cancelli del college, Kim Minseok stava guardando il sole tramontare dalla finestra della sua camera, avvertendo alle sue spalle la presenza di Jongdae camminare avanti e indietro. Lui però se ne stava fermo, comodo sulla sedia a rotelle, conteggiando nella mente quanti giorni ancora sarebbe dovuto rimanere con quei gessi addosso. Se non ricordava male, aveva ancora due settimane di fastidi davanti, poi avrebbe potuto levare ogni cosa e tornare a camminare sulle sue gambe. Ma se il suo fisico stava migliorando, la sua memoria lo mandava in crisi. Da quando aveva avuto quel flashback su Jongdae, aveva come l’impressione che stare in camera con il ragazzo fosse diventato troppo difficile. Cercava di comportarsi allo stesso modo, ma le sensazioni che la vista di Jongdae gli procurava erano troppo forti per essere tenute nascoste. Non avrebbe mai potuto immaginare che un solo ricordo potesse bastare a risvegliare anche un cuore assopito. Minseok era arrivato a pensare che forse, in realtà, una parte di se stesso non aveva mai dimenticato quei sentimenti: per quel motivo si era sempre sentito stranamente a suo agio con Jongdae. Ma cosa avrebbe dovuto fare, allora? Temeva la reazione dell’amico ad una possibile dichiarazione. Sospirò pesantemente, portandosi una mano sul volto stanco. Delle volte pensava quasi che se solo avesse avuto qualche ricordo in più sarebbe stato in grado di arrivare alla fine di quel gigantesco rompicapo. Magari Jongdae sapeva tutto, ma Minseok non riusciva a ricordarlo. Solo che vedeva la cosa improbabile: era sicuro che Jongdae non gli avrebbe mai tenuto nascosta una cosa del genere. A meno che, ovviamente, lui non si fosse già dichiarato in passato e Jongdae l’avesse respinto. 
Scacciò per pensiero dalla mente e si voltò girando le ruote della sedia a rotelle. Il suo compagno di stanza stava diligentemente piegando i vestiti puliti, riponendoli elegantemente negli armadi. Minseok amava guardarlo in quei momenti, quando la sua espressione era concentrata e assorta allo stesso tempo, quando le sopracciglia si congiungevano in una smorfia pensosa; amava anche le sue mani, dannatamente delicate, e spesso si perdeva nell’osservarle mentre l’amico scriveva, o girava pigramente le pagine di un libro; ma la cosa più bella di Jongdae era lo sguardo. Minseok ci si perdeva dentro spesso, e si chiedeva come fosse possibile leggervi tutti quei sentimenti contrastanti ma vedere il proprietario sorridere come se nulla fosse. Ammirava la sua forza, avrebbe voluto essere come lui.
-Minseok c’è qualcosa che non va?- 
La voce di Jongdae lo fece sobbalzare, ed arrossì istantaneamente quando si rese conto che l’amico lo stava osservando con un cipiglio divertito sul volto. 
-No.. È tutto ok- balbettò Minseok, abbassando gli occhi sulle mani, mentre l’altro riponeva l’ultima maglietta sul ripiano di legno. 
-Sei sempre stato un pessimo bugiardo- rise Jongdae, abbandonandosi sul letto con un tonfo. -Sempre? Anche prima di..?-
-Si, anche prima di perdere la memoria. Non sei mai riuscito a tenermi nascosto nulla- 
Lo sapevo. Jongdae sa, me lo sento. 
-Ah si?- ridacchiò Minseok a disagio, grattandosi la nuca. -Proprio nulla?-
-Proprio nulla-
Le parole dell’amico caddero pesantemente nella stanza, facendolo tremare, e rimase per un attimo a fissare l’espressione improvvisamente triste di Jongdae con un moto di panico. 
Sento di impazzire. Non posso reggere ancora per molto. 
-Cosa ti turba? Avanti a me puoi dirlo- 
No, a lui proprio non poteva dirlo. Non fino a quando la confusione nella sua testa era più forte di qualsiasi altra cosa. Voleva avere più ricordi prima di dire qualcosa, prima che qualunque parola potesse danneggiare il rapporto che stava ricreando con Jongdae. Per quel motivo Minseok allungò le labbra in un gigantesco sorriso e punzecchiò con l’indice una guancia dell’amico. 
-Non ho nulla da dirti. Sto bene, dico sul serio- affermò secco, senza far fremere la voce, sperando che l’altro non insistesse. Guardò Jongdae fissarlo per qualche secondo con una delle sue solite espressioni indecifrabili, e Minseok tremò impercettibilmente. Lo sguardo di Jongdae sembrava perforargli lo stomaco, lentamente, dandogli la sensazione di essere nudo sotto quegli occhi. Forse era proprio così, forse l’amico era in grado di leggerlo senza bisogno delle parole. Minseok si chiese cosa dovesse vedere Jongdae ogni volta che lo fissava. 
-Va bene-
La risposta secca di Jongdae lasciò il ragazzo leggermente di sasso, così come i gesti che seguirono dopo. Minseok guardò il compagno di stanza alzarsi dal letto e andare verso di lui, fino a quando il giovane non si sedette direttamente in braccio all’infortunato, appoggiando il capo sulla spalla dell’amico. Minseok rimase pietrificato, letteralmente, e Jongdae non poté fare a meno di ridacchiare sentendo i muscoli dell’altro tesi come delle tavole di legno.
-Anche se mi dici “va tutto bene” io so che non è così. Quindi permettimi di esserti vicino nonostante tu non voglia parlare- sussurrò Jongdae stringendosi a lui. -E’ l’unica cosa che mi è permessa fare, quindi concedimela- aggiunse poi in un leggero mormorio, tanto che Minseok si dovette sforzare di sentirlo. 
Cosa ho fatto di bello a questo mondo,  per averti vicino? 
-Sei dannatamente smielato e coccoloso, Kim Jongdae- balbettò Minseok con una risata imbarazzata, cingendo l’amico con il braccio sano. 
-Non è questione di essere smielati o coccolosi. Questo è solamente ciò che posso permettermi di fare- mormorò Jongdae con un leggero sospiro, gettando indietro le lacrime. Solo il cielo sapeva cosa avrebbe dato per poter passare un solo momento assieme a Minseok come vecchia coppia. Gli mancava talmente tanto che a volte aveva la sensazione di sentir il cuore scoppiare, e a quel punto necessitava di un contatto di qualsiasi tipo con il ‘fidanzato’: che fosse un abbraccio, una carezza, una chiacchierata, Jongdae anelava quei momenti più dell’aria stessa. E mentre il ragazzo si rilassava in quella stretta confortante, Minseok si chiedeva come avrebbe dovuto decifrare quella frase. Spesso Jongdae se ne usciva con affermazioni che lo lasciavano di sasso, e quella era una delle tante. A volte aveva come l’impressione che il compagno di stanza si trattenesse dal dire o dal fare qualcosa che avrebbe potuto sconvolgerlo. La cosa era abbastanza frustrante. Fu in quel momento che qualcuno bussò alla porta, salvando Minseok giusto in tempo. Jongdae scattò in piedi, sistemandosi i vestiti, e si diresse verso l’ingresso, spalancando l’uscio, mentre le sue viscere ancora ballavano la conga per il lungo abbraccio che l’amico gli aveva concesso. 
Quando aprì la porta, si trattenne a stento dall’urlare e un enorme sorriso si dipinse sul suo volto. Davanti a lui c’era Zitao, in carne e ossa, fedelmente accompagnato da Yifan e Jongin, e in quel caso anche da tutto il resto della compagnia. Sembrava in salute, rilassato, e Jongdae ringraziò il cielo di vederselo davanti tutto intero. Non avrebbe sopportato di trovarlo con qualche osso rotto come Minseok.
-Zitao..- sussurrò abbracciandolo forte, stritolandolo tanto che il ragazzo rise. -Sono così felice di vederti-
-E io sono felice di essere a casa- affermò il cinese ricambiando la stretta, mentre il resto degli amici batteva le mani entusiasta. 
-Io non posso venirti ad abbracciare! Venite dentro!- si lamentò Minseok mettendo il broncio e tese le braccia verso Zitao, che si lasciò coccolare anche da lui. -Come stai?- continuò il ragazzo osservando attentamente il volto del cinese.
-Sto bene- 
Si, stava bene davvero, e la cosa lasciava basito Zitao stesso. Quando aveva aperto gli occhi nella sua camera d’ospedale, l’unica cosa che era riuscito a pensare era stata “sono vivo”. Il suo ultimo ricordo? Un bruciore talmente tanto intenso da farlo svenire. Ancora in quel momento, dopo due soli giorni di ricovero, la sua mente era totalmente annebbiata: non riusciva a portare a galla nessuna immagine, nessun suono, nessuna sensazione. Solo quel dolore, lungo, lancinante, devastante che anche il solo pensarlo sembrava in grado di farglielo rivivere. Ma nonostante tutto, escludendo quel ricordo, Zitao si sentiva benissimo. Il suo corpo era indolenzito, ma aveva come la sensazione di riuscire a percepire ogni suo muscolo, ogni suo legamento. Sapeva che quello che gli era successo era ricollegabile a ciò che era accaduto a Minseok, e si sentiva fortunato di esserne uscito intero e con la memoria quasi al posto giusto. Era felice di essere stato in grado di riconoscere Yifan, appena aperti gli occhi, e di saper identificare tutte le persone che erano giunte dopo. C’era stato anche un momento in cui avrebbe potuto giurare di conoscere persino il medico che l’aveva visitato, ma il suo volto aveva dei tratti molto comuni, poteva assomigliare a chiunque. 
Zitao sorrise, scuotendo leggermente il capo come a voler scacciare quei pensieri, e si sedette sul letto di Jongdae assieme a Luhan e Joonmyun. Era a casa, non avrebbe più dovuto pensare a cose negative. Guardò Yifan chiudersi la porta della camera alle spalle, ed ebbe il malsano istinto di correre da lui e abbracciarlo. Solo quel ragazzo altissimo e dallo sguardo serioso sembrava in grado di farlo sentire al sicuro, come una piccola bolla di pace in mezzo ad un mondo incasinato. 
-Ora, finalmente, tutto tornerà alla normalità- affermò di colpo Yixing, appoggiato alla scrivania. 
-Se quella che viviamo possa chiamarsi normalità- ridacchiò Minseok roteando gli occhi. 
-Non avremo una vita normale, ma di certo da adesso in poi le cose andranno meglio. E’ finita, ragazzi- proferì Jongdae con un sorriso. -Cerchiamo solo di essere felici, di studiare, e di viverci la vita al meglio. Lo dobbiamo a noi stessi. In quest’ultimo anno ne sono successe di tutti i colori: prima Minseok, la sua perdita di memoria.. La nostra preoccupazione; poi Zitao. Adesso basta, dobbiamo rimetterci in piedi- continuò il ragazzo, posando una carezza sul capo del compagno di stanza. -E lo faremo insieme-
-Ben detto!- urlò Luhan battendo le mani euforico.
-Siamo una squadra. Tutti per uno, uno per tutti!- esclamò Joonmyun mettendo la mano al centro del cerchio formato dai suoi amici. Piano piano tutti misero le mani sopra la sua, formando una pila unita.
-We are one!- urlarono assieme, per poi scoppiare a ridere. Sarebbe andato tutto bene. 
O almeno era quello che speravano. 


Seoul, ore 23:08


Il respiro di Baekhyun si perdeva lento per la camera silenziosa, mentre gli occhi di Chanyeol erano puntati sul soffitto, il corpo avvolto pigramente fra le lenzuola sfatte. La luce della luna illuminava vagamente il profilo delicato del ragazzo steso affianco a lui, e il giovane si perse ad osservarlo per qualche attimo, giusto per memorizzare per l’ennesima volta il suo volto addormentato: anche nel sonno, Baekhyun riusciva a mantenere il cipiglio preoccupato che Chanyeol gli aveva visto addosso troppo spesso nell’ultimo periodo.
Con un sospiro il più alto si alzò dal letto, rabbrividendo al contatto della pelle nuda con l’aria fredda. Cercò sul pavimento della camera i suoi indumenti, indossando con un gesto secco i boxer che aveva trovato abbandonati addosso alla sedia vicino alla scrivania. Non aveva la minima idea di come fossero riusciti ad arrivare fin lì, e quel pensiero lo fece ridacchiare leggermente. Baekhyun grugnì nel sonno e rotolò lungo il letto, incartandosi ancora di più fra le coperte. Aveva sempre avuto l’abitudine di muoversi, tanto che spesso si risvegliava sul fondo del materasso. Se poi Chanyeol si fermava da lui per la notte, era anche capace di alzarsi al mattino e rendersi conto di aver messo i piedi in faccia al fidanzato. Uno spettacolo esilarante. 
Chanyeol scosse leggermente il capo e si chinò per sbrogliare il ragazzo dall’ammasso di lenzuola, cercando di non svegliarlo. Adagiò il capo di Baekhyun nuovamente sul cuscino, per poi coprirlo fin sopra le spalle con la coperta di lana, lasciando una carezza fra i suoi morbidi capelli. Rimase in quella posizione per qualche minuto, continuando a sfiorare il volto del compagno delicatamente, giocherellando con le ciocche chiare. Baekhyun si era tinto i capelli da poco, un dolce color caramello che a Chanyeol piaceva tantissimo: non faceva altro che rendere il fidanzato ancora più adorabile.
-Il mio batuffolo adorabile- sussurrò il giovane sorridendo. 
Proprio in quel momento il telefono di Baekhyun, abbandonato sulla scrivania prese a vibrare nel silenzio, illuminando la stanza della luce tenue del display. La vibrazione durò solo per qualche istante, indicando l’arrivo di un sms, e Chanyeol decise di lasciarlo lì: l’avrebbe letto Baekhyun la mattina seguente, non c’era fretta. Solo che alla prima vibrazione ne seguirono altre, a ripetizione, e Chanyeol iniziò a maledire quel dannato aggeggio luminoso, tanto che si alzò dal letto e afferrò il telefonino, sbloccandone il display. I messaggi erano tre, tutti proveniente dallo stesso numero, e il ragazzo rimase per un attimo a riflettere se aprire o meno gli sms. Baekhyun si sarebbe arrabbiato? Non credeva. Sbuffando, Chanyeol pigiò sull’icona dei messaggi, andando ad aprire il contenuto del primo sms.

“From: Sconosciuto
To: Baekhyun

Huang Zitao è tornato al college. Abbiamo bisogno di te: tienilo d’occhio.”


Chanyeol aggrottò per un attimo le sopracciglia, perplesso, dirigendosi immediatamente sul messaggio successivo. Huang Zitao? E chi diamine era?

“From: Sconosciuto
To: Baekhyun

Byun non è da te dormire a quest’ora. Rispondi.”


Chanyeol allontanò per un attimo lo sguardo dal telefonino, puntandolo sul corpo di Baekhyun. Cosa significava tutto ciò? Avvertì una poco piacevole stretta allo stomaco, ed ebbe come l’impressione che tutti i brutti pensieri che aveva fatto nell’ultimo periodo andassero a conferire in quelle parole. Con dita leggermente tremanti, Chanyeol aprì l’ultimo sms. 

“From: Sconosciuto
To: Baekhyun


Byun, vedi di rispondere entro le sei del mattino. Ricorda, non sei tu a rimetterci: il fascicolo di Park Chanyeol è nel nostro cassetto.”





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Si, sono quasi le due di notte e io sto aggiornando ouo che volete farci, l'insonnia (?)
Allora, posso finalmente annunciare che questo è l'ultimo, spero, capitolo "noioso" della FF: dal 15 si inizia ad entrare nel vivo, gente! (?) cosa che viene preannunciata già dalla fine di questo owo come reagirà Chanyeol dopo aver letto quelle parole? 
-sigladatelefilm-
Ammetto che gli ultimi capitoli sono stati un po' banali e forse abbastanza lenti, vi chiedo scusa ç_ç purtroppo è mia abitudine, quando si tratta di long, di creare trame talmente intricate che per essere rese bene necessitano di alcuni capitoli di transizione ç_ç chiedo umilmente venia. Mi farò perdonare dal prossimo (?)
Come al solito ci tengo a ringraziare tutti coloro che recensiscono questa fan fiction, e tutti i lettori che mi aggiungono alle preferite/seguite/ricordate, o anche solo chi legge :33 I love you all <3 
-sparge cuoricini everywhere-
Bene, penso che ora dovrei andarmene effettivamente a letto. Ci tengo anche ad avvisare che il 16 inizierà scuola, quest'anno vado in quinta e con la maturità avrò sicuramente di più da studiare ç__ç cercherò di aggiornare una volta a settimana. Non vi libererete di me è.é Ora vi auguro buonanotte :)
Alla prossima! ^^
  
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