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Autore: Gracedanger    11/09/2013    1 recensioni
“Hai trovato la camicia?” mi sussurrò.
“No, non ricordo neanche dove l’ho messa.”
“Okay, basta.”
Si allontanò da me e sparì nella cabina armadio per un paio di minuti, sentii cassetti e ante sbattere.
Ritornò con una camicia blu a pois bianchi perfettamente piegata tra le mani, me la porse.
“Che significa?” sorrisi confusa.
“Indossala.”
Appena presi la camicia dalle sue mani, si coprì di scatto gli occhi con le braccia e si girò dall’altro lato.
Risi, rimasi interdetta qualche minuto a fissare lui e la camicia, la portai vicino alle labbra e inspirai ed espirai profondamente. Il suo profumo entrò nei miei polmoni e per quel microscopico attimo in cui essi sono pieni, in quel momento mi sentii completa.
Genere: Erotico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sarebbe andato tutto bene? Doveva andare tutto bene. L’aveva detto anche Kevin.
Ero in volo e non riuscivo a smettere di pensare.
“Signorina, può portarmi delle noccioline?
Dissi mezz’ora fa.
“Quanto diavolo ci vuole? Sono solo delle stupide noccioline.”
Tutta colpa di quell’hostess, se avessi avuto le noccioline mezz’ora fa non mi sarebbe venuta questa stupida ansia da colpo di scena.
Provai a ricordare ogni informazione per riuscire a ritrovarla.
Giulia Bianchi, 18 anni, Roma, via del... 
Dio me l’aveva detto.
Riprovai.
Giulia Bianchi, 18 anni, Roma..
La sua voce mi mandava in tilt il cervello.

“Mi fai del male Joe e non posso più permettertelo.” aveva detto in lacrime quella sera sul tetto.

“Joe!” aveva detto flebile mentre la macchina era praticamente dietro di lei e la stava per investire.

“Mi dispiace Joe.” aveva scritto e se ne era andata, andata via da me.


Maledetta ansia.
Provai a pianificare un discorso da vero eroe.
“Giulia, sono venuto qui perché ti ho promesso che non me ne sarei mai andato e io..”
Perfetto. Originale. Spavaldo. Faceva schifo, veramente schifo.
Se solo l’immagine di Giulia che piange sul mio letto in ospedale la smettesse di incasinarmi i pensieri.
Giulia Bianchi, 18 anni..
“Non scenderò da quest’aereo senza le mie stupide noccioline.” Sussurrai tra me e me.
Giulia Bianchi…
“Codardo.” Disse una voce accanto a me, che in un primo momento pensai provenisse solo dalla mia testa.
Mi voltai e la signora anziana che era accanto a me mi stava fissando.
“Si, hai sentito bene, codardo.” Replicò.
“Mi scusi…perché?”
“Perché hai paura.”
“Io? Paura di che cosa? Di rimanere senza noccioline?”
“No, tu hai una spietata paura di non riuscire a riprenderti la ragazza.”
“Cosa?” sbuffai “Come fa a dirlo?”
“Dolcezza, sono due ore che non la smetti di borbottare: “Giulia…. devo tornare da lei….Giulia…”
“Mi scusi ma..”
“Perché sei così terrorizzato ragazzo?”
Sospirai.
“Perché non ho mai fatto una cosa così. Non mi sono mai lanciato su un aereo per andarmi a riprendere una ragazza.”
“Ma questa Giulia è diversa.”
“Si. Lei riesce a capire quello che penso, mi sfida, combatte con me e poi ci ride sopra e mi rende felice ogni singolo momento. E’ buona e dolce… e io a volte sento di non meritarla.”
“Lei ti ha mai detto che non la meriti?”
“No certo. Ma ora lei è andata via.”
“Perché?”
“Perché forse crede che non avremo un futuro.”
“Ragazzo, se c’è una cosa che so è che il futuro non è qualcosa di certo. Non va mai come l’hai stabilito. Però se trovi una persona che ti rende felice ogni momento, allora non devi lasciarla andare, mai, può diventare la tua unica certezza, il tuo punto di riferimento, la tua migliore amica.”
“E se lei non volesse stare con me?”
“Ancora? Ti ha mai detto niente del genere?”
“No, anzi, io sono qui perché mi ha fatto promettere che non l’avrei lasciata andare.”
“Ecco, ma non è solo per quello. Tu sai di aver bisogno di lei.”
Stavo per ribattere.
Stavo per farlo. Non avevo la minima intenzione di contraddirla, perché dentro di me sapevo benissimo che quello che aveva detto fosse la verità.
Stavo per ribattere perché era come se avessi un meccanismo di autodifesa dentro di me.
Autodifesa da tutto.
Persino da lei.
Ma quel meccanismo doveva essere fermato altrimenti l’avrei persa e con lei avrei perso me stesso.
Stavo per ribattere ma una voce dall’alto mi tappò la bocca.
“Si avvisano i gentili passeggeri che siamo in arrivo all’aeroporto di Fiumicino, Roma.”
 
Oltrepassai le porte e un vento settembrino mi investì dalla testa ai piedi. Il cielo di Roma era azzurro senza nemmeno una nuvola. Era chiaro. Avevo deciso di abbassare le difese, di far entrare qualcuno nel mio cuore, sapevo che lei avrebbe sconvolto la mia vita, ma per la prima volta lei mi aveva fatto sentire vivo.
Non sapevo da dove cominciare, non sapevo cosa dirle ma non riuscivo a smettere di pensare al suo sorriso, a tutte le volte che la facevo ridere, a tutte le volte che si addormentava tra le mie braccia, quando si rintanava nel mio petto e sentire il suo respiro tiepido mi dava una sicurezza mai provata prima.
Giulia aveva stravolto il mio modo di pensare, il mio modo di agire, aveva cambiato la mia visione del mondo e mi sentivo appartenere finalmente a un posto.
Niente avrebbe potuto fermarmi.
All’improvviso un ciclista mi tagliò la strada strappandomi una manica della camicia che indossavo, quella che Giulia mi aveva restituito.
“Fantastico.” Sembravo un cantante funky degli anni ‘60.
Il ciclista si fermò e si scusò con me continuava a ripetere “Come posso farmi perdonare?” io sospirai e lo tranquillizzai. Entrai in un negozio per comprare una nuova maglietta, mentre stavo uscendo notai un bidone dall’altro lato della strada, nonostante ci tenessi a quella camicia ormai era distrutta.
Stavo attraversando quando notai un foglietto che sporgeva nel taschino nascosto della camicia.
Lo presi e lo aprii, c’era una frase scritta con una grafia che conoscevo bene.
“Caro Joe, se stai leggendo questo significa che l’hai trovato in quella enorme camicia che mi hai dato. Ricorda che avrò sempre bisogno di te e se vorrai mai tornare, allora…Via della Libertà n. 81.”
“Lo sapevo!” urlai vittorioso.
“Davvero c’è qualcosa che posso fare per farmi perdonare?” Il ciclista di prima era  rimasto a guardare la scena.
Lo guardai.
“Veramente…”
 
 

(Giulia)

La mia camera, la mia vecchia vita e il vecchio poster dei Jonas Brothers attaccato dietro la porta che ora sembrava mi guardasse storto.
Ero seduta sul letto e fissavo il cellulare.
Aspettavo.
Aspettavo qualsiasi cosa.
Alice dopo essere atterrate a Roma mi aveva accompagnato a casa e poi aveva ripreso la sua strada, silenziosa, come se fossimo tornate dal più comune giorno di scuola.
Ma tutto era diverso anche tra noi due.
“Giulia, non hai fatto colazione?”
“No, non ho fame.”
Non avevo fame da due giorni.
“Io esco per un paio di minuti.” Disse avviandosi sconsolata giù per le scale.
Non l’ascoltai nemmeno.
Sprofondai il volto sul cuscino.
Ancora una volta, mi sentivo sola, non importava quante persone ci fossero attorno a me, quella di cui avevo bisogno non era lì. E sentivo il cuore sgretolarsi e la mente impazzire.
Un tonfo mi fece aprire gli occhi di scatto.
I figli dei vicini stavano ancora giocando a calcio davanti al nostro giardino.
Di solito i tonfi erano i rumori delle pallonate contro il portone del garage mi tenevano sveglia tutti i giorni.
Ma l’idea di restare sveglia ad annegare nelle delusioni mi buttava giù ancora di più.
Trascino il mio corpo giù dal letto.
Mi affaccio alla finestra per urlargliene quattro.
Rimango con l’urlo in gola.
Un uomo svenuto giaceva sul prato di casa mia completamente ricoperto delle foglie dell’albero nel mio cortile.
Mi precipitai giù per le scale per soccorrerlo.
Scostai le foglie dal suo viso, cominciai a intravedere i lineamenti del suo volto.
Era il volto che avevo amato tutto questo tempo.
 

(Joe)

Apro gli occhi e tutto intorno a me era offuscato e i suoni ovattati.
Pian piano riuscì a distinguere la figura di una ragazza che sedeva sul letto accanto a me.
“Buongiorno dormiglione.” Si aprì nel più dolce sorriso dell’universo.
“Ehi. Ma che è successo?”
“Beh questo dovresti dirmelo tu. Io esco e ti trovo svenuto nel mio giardino.” disse quasi con un tono di rimprovero ma era visibilmente felice, non riusciva a nasconderlo.
“Ah, ho provato ad arrampicarmi.”
“Cosa? Dove?” continuò sempre più arrabbiata.
“Sull’albero?”
“Sull’albero? Sei impazzito? Avresti potuto farti male sul serio! Non basta quello che ci è già successo..” esclamò.
 “Tu volevi il colpo di scena, no?”
“Si ma se ti spezzavi il collo non ci sarebbe stata più la storia!”
“Ah-ah! Allora ammetti che ci sono anch’io nella tua storia.”
Continuammo a battibeccare per un paio di minuti.
“Perché non mi hai chiamata?”
“Avrebbe ucciso la magia. E poi tu mi hai scritto la via di casa tua!”
“Il mio primo errore. Saresti potuto morire tu, non la magia!”
Stavo per replicare quando all’improvviso mi bloccai. Un raggio di sole le illuminava il viso, mi guardava con i suoi grandi occhi marroni e io cominciai a rendermi conto che quello che stavo facendo non era quello per cui avevo fatto nove ore di volo.
“Aspetta. Basta.” Le dissi.

“Sono venuto qui per dirti che ti amo e non facciamo che bisticciare come bambini. Lo so che ti amo sempre nei modi più strani e sbagliati ma quello che conta davvero è che io ho bisogno di te. E per questo ti seguirei in ogni parte del mondo, ma per ora, se tu vuoi, io ti offro questo: la colazione a letto tutte le mattine, potrai decidere che film guardare nei giorni di pioggia, e quindi venire a vivere con me a New York e studiare giornalismo all’università e potremo lottare con i draghi insieme, ma soprattutto ti offro il mio amore, anche se ti capisco se sceglierai di rifiutarlo.”

Giulia rimase ammutolita e dopo pochi interminabili secondi mi diede un leggero bacio sulle labbra come per dire si a tutto quello che le avevo detto e alla fine sorrise e disse:

“La prossima volta però citofoni alla porta.”

Scoppiammo a ridere e si gettò tra le mie braccia.
Le nostre vite stavano cambiando. Qualcosa di meraviglioso e spaventoso allo stesso tempo stava succedendo. Ma io avevo messo il mio cuore tra le sue mani e lei aveva fatto lo stesso con il suo.
Non sapevo se il destino ci avrebbe tenuti uniti per sempre.
Ma la strinsi forte al mio petto, il suo profumo inebriava la mia mente. Non la lasciavo più andare. Non l’avrei lasciata mai più andare.
 
To be continued.

----xxx----
La seconda stagione arriverà presto.
Grazie di cuore a tutti coloro che hanno seguito la mia storia.
Posterò un'ultimo piccolo capitolo domani sera.


Love you all.
  
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