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Autore: Melitot Proud Eye    11/09/2013    2 recensioni
[vecchio titolo -> Doveri]
«Thor, tu hai bisogno di una moglie.»
«Io ho già una moglie» dice lui. «E un marito, e un fratello e un amico. E sei tu. Non ho bisogno di sconosciuti nel mio letto.»

Doveri e desideri di due sovrani.
{Presso fuochi di campo e troni di re incoronati - XII}
[future!fic post-Avengers/TDW] [Thorki-Thunderfrost + Jarnsaxa/Thor]
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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- Questa storia fa parte della serie 'Presso fuochi di campo e troni di re incoronati'
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Note: minor edit 2/3/14
Buona lettura
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- INTERLUDIO -

Politica




Freyr ha visto e vissuto parecchio, in fatto di passione.
Quando pensa ai suoi anni di gioventù con Freya capisce quali impulsi guidino le scelte di Odinson e Laufeyson; gusto del proibito, la familiarità di secoli vissuti insieme, e forse qualcosa di più, un vuoto che nessun altro può riempire. Ma avendo scelto Gerð come suo compagno di vita, alla fine, oggi considera le cose da un altro punto di vista. E cogliere sentore dei traguardi di Járnsaxa non può che destarlo dal torpore del suo pomeriggio libero.
Quello, e uno Jötun che pattuglia il Boudoir Celeste lanciando invettive.
Beata pace.
«Pazzo! E' uscito di testa, e solo per un bel fondoschiena!»
Freyr inarca le sopracciglia, alzando il calice dell'idromele per un brindisi d'apprezzamento. «Direi un po' più di un bel fondoschiena, amor mio.»
Il commento ottiene un attimo di silenzio, seguito da una smorfia.
«Va bene, d'accordo. Thor è il banchetto del Valhalla, e non ti perdonerò mai di non averlo convinto a entrare nel nostro letto» sbotta Gerð. Voltandosi urta una cascata ornamentale di vetro soffiato. Bolle e perline vanno a sbattere contro il separé di legno bianco, con uno scroscio che lui ignora. «Però è questo il punto: un boccone del genere lo assaggi una, due volte. Non cerchi di tenerlo per sempre in dispensa chiamando in casa i tarli.»
Freyr sa che non dovrebbe – a gravidanza avanzata, il suo compagno è sempre sensibile (oltre che un tantino pericoloso). Ma è più forte di lui: scoppia in una risata fragorosa, lasciando cadere il calice e ansimando fino alle lacrime.
Quando riemerge è esausto, riverso sul canapé.
«Finito?» fa Gerð, stizzito.
«Tu e le tue metafore da mercantessa...»
«Non c'è niente da ridere, marito. Tu non ti rendi conto in che guaio si sta cacciando Járn.»
«Io penso che sappia quel che fa. E penso che a Thor farà bene svezzarsi dal fratellino.»
Freyr allunga un braccio, carezzandogli la gamba dal polpaccio alla coscia, mossa che calma e distrae sempre. Se non può dormire, che almeno occupino il loro tempo in attività più piacevoli del discutere.
Gerð sbuffa, scuote la testa e riprende a camminare.
«Stiamo parlando di matrimonio. Járnsaxa non deve neanche provarci.»
«Non mi sembra una cattiva idea, sai» commenta Freyr, deluso. Gerð si gira a bocca aperta. «Soprattutto se Thor sembra già a metà strada. Confesso che il pensiero di vederlo unito per sempre a Loki mi dava qualche ansia, e me ne dà ancora.»
«Stai scherzando, spero.»
«Niente affatto» risponde, col suo sorriso più convincente.
«Non vorrai sostenere pubblicamente la cosa» sussurra Gerð, piegandosi con una mano sul ventre enorme. «Ufficializzarla? Sarebbe la rovina per lui e per noi!»
«Credevo che volessi bene a Járn.»
«È proprio per questo, imbecille
Freyr non se la prende. Resta sui suoi cuscini di velluto e stacca acini d'uva dal grappolo che troneggia sulla cornucopia d'oro del tavolino accanto, lanciandoseli in bocca.
«Thor ne sarà lusingato» dice, succhiando. «E noi avremo un caro amico nel suo letto. Politica, amore mio.»
Gerð incrocia le braccia. «Come si vede che non lo conosci bene.»
«E tu sì?» chiede Freyr, inarcando le sopracciglia.
«Non rinuncerà mai a Loki-Re. Basta un minimo di spirito d'osservazione.»
«E per caso l'hai applicato anche a Laufeyson? Sai, è sempre stato un piantagrane.»
«Sì» dice lui, stringendo le labbra. «Immagina allora cosa farà quando verrà a sapere quel che vuoi fare. Sarà già sulla strada della furia, dopo le imprudenze di Járnsaxa. Io non voglio rischiare. Álfheim perse già molto combattendo contro gli Aesir: non provocare Jötunheim ora.»
Freyr si risparmia di dover trovare una risposta che sia conciliante e al contempo ferma grazie all'arrivo di un paggio. E' la figlia minore di Aslak, boccoli di capelli biondi e vesti tutte in disordine; una delle ancelle più giovani della sua regina.
«Vostre maestà!» strilla, poi guarda Gerð a occhi sgranati. «Vostra maestà! Un disastro–!»
Freyr si raddrizza di botto, mentre Gerð si porta una mano al petto.
«Che accade?»
«Il nobile Járnsaxa... avevate detto di controllarlo–»
«Controllarlo?» ripete Freyr, pieno di disapprovazione.
«Ma?» fa Gerð alla bambina, ignorandolo.
«Ma il Padretutto ha chiesto di parlargli in privato e, oh, ci dispiace tanto–»
O-ho.
«Cosa. E'. Accaduto» sillaba Gerð, fosco.
«Il Bifröst è sceso e li ha presi in un turbine di luce! Il nobile Járnsaxa è partito!»
Senza lasciar messaggi o provisioni per la biblioteca, o per la stanza del prossimo principe reale, immagina Freyr; cose di scarsa rilevanza al momento, comunque.
Nel silenzio che sa già di strida furibonde, si risiede lentamente sul canapé e afferra il fiasco di idromele dal pavimento di marmo.
Quanto odia il dodicesimo mese di gravidanza.

   
 
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