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Autore: dreamwithme    11/09/2013    11 recensioni
Dodici anni.
Sono passati dodici lunghi anni eppure Violet ha tutte le immagini nitide nella sua mente, tanto nitide che la notte si sveglia perché ha fatto un incubo, l’ennesimo incubo. Violet ricorda – forse è il suo peggior difetto – tutto alla perfezione. Violet non si dimentica mai dei dettagli, dei particolari. Violet vede e ricorda tutto. E prima amava questa sua dote, poi, dodici anni fa ha iniziato ad odiarla, perché in certe situazioni ricordare tutto, nei minimi particolari fa male, tanto male.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Credo di aver trovato la luce alla fine del tunnel"



Dodici anni.
Sono passati dodici lunghi anni eppure Violet ha tutte le immagini nitide nella sua mente, tanto nitide che la notte si sveglia perché ha fatto un incubo, l’ennesimo incubo. Violet ricorda – forse è il suo peggior difetto – tutto alla perfezione. Violet non si dimentica mai dei dettagli, dei particolari. Violet vede e ricorda tutto. E prima amava questa sua dote, poi, dodici anni fa ha iniziato ad odiarla, perché in certe situazioni ricordare tutto, nei minimi particolari fa male, tanto male. Tra poco tocca a lei, lo sa. Ma non sa se è pronta, non ha mai partecipato a certe cose, non c’è mai andata perché semplicemente non ne ha mai avuto il coraggio. Quest’anno è stata Gemma a spingerla a farlo, Gemma le ha detto di andare: per lei, per la sua famiglia, per suo fratello. Violet sorride, quando guarda Gemma negli occhi vede Harry, lo vede in tutto e le viene un peso sullo stomaco, un blocco in gola e le lacrime agli occhi, ma Violet non lo da mai a vedere, Violet sa che può farcela, Violet infondo è forte. Violet si alza, cammina sicura sui suoi tacchi e si dirige verso il palchetto, deve farlo, per lui. Arriva là sopra e vede la gente davanti a lei fissarla, sorride gentile e dentro sente di non potercela fare, sente che cederà tra poco. Apre il foglietto che tiene in mano e lo poggia sul leggio. Prende un profondo respiro e alza di nuovo il viso.
“Salve.. – dice con voce tremante – è la prima volta che partecipo ad un evento del genere, mi chiamo Violet Morris e dodici anni fa il mio ragazzo Harry Styles è morto qui. – continua sentendo il cuore esploderle nel petto – io non.. – dice in difficoltà – io non so spiegare cosa si senta quando una cosa del genere succede a te, non te l’aspetti mai, nessuno si aspetta certe cose, e quando succedono fanno talmente male che non te ne rendi nemmeno conto. – sorride amaramente – due settimane dopo la sua morte ho scoperto di aspettare un bambino da lui, e credo vivamente che quello sia stato un segno dal cielo, per dirmi che dalle tragedie nascono anche cose belle. Oggi il mio bambino ha undici anni, non ha un papà, ma lo porta nel cuore e io so che se Harry fosse qui sarebbe fiero di quello che ho fatto, che la sua famiglia ha fatto per lui.”
A Violet manca il fiato e sente le lacrime scenderle sulle guance appena truccate, nella sua testa ripassavano tutte le immagini di quel tragico giorno.
 
“Violet! – urlò Jonah entrando nella stanza – Violet hanno attaccato le Torri Gemelle.”
Mi alzai di scatto dalla sedia fissandola.
“Che stai dicendo?” – domandai afferrando la mia borsa –
“Due aerei si sono schiantati contro le Torri Gemelle Violet, sono crollate, entrambe.”– disse con gli occhi lucidi –
La guardai e poi la superai uscendo di fretta dal mio ufficio. In un batter d’occhio mi ritrovai sul marciapiede, con una mano alzata per chiamare un taxi. Poco dopo, una macchina gialla accostò, ci salii di fretta.
“Mi porti alle torri gemelle, il più velocemente possibile.”
“Non posso portarla là, signorina. Ma non ha sentito cosa è successo?”
“Là dentro c’è il mio ragazzo, mi porti immediatamente alle torri gemelle.” – dissi secca –
Lo vidi annuire sconcertato e procedere velocemente verso la destinazione da me indicata.
 
Violet scuote la testa distrutta, com’é possibile fare del male a delle persone innocenti? Come si può distruggere una vita così? Alza lo sguardo e vede Gemma sorriderle mentre le lacrime le inondano ormai le guance.
 
“Signorina non può passare.” – mi urlò l’uomo nero –
“C’è il mio ragazzo là. – sbraitai io piangendo – la prego.”
“Signorina la smetta o la farò portare via di forza.” – disse lui serio –
“La prego.. – sussurrai piangendo – mi faccia passare.”
L’uomo sbuffò prendendomi di forza per un braccio e trascinandomi all’indietro. Quando dieci minuti prima ero arrivata avevo visto solo gente che scappava, visi sanguinanti, lacrime di persone e di bambini, persone ferite, persone morte, vigili che correvano da ogni parte per migliorare quella situazione che era surreale. E poi c’era polvere, tanta polvere e macerie ovunque, in qualunque parte.
“C’è il mio ragazzo. – ripetei tra i singhiozzi – la prego mi faccia passare.”
L’uomo si voltò e temetti di essere presa ancora di forza ed essere trascinata via, ma quando vide il mio viso scosse la testa.
“Come si chiama?” – domandò soltanto –
“Harry – sussurrai – Harry Styles, lavorava all’ ottantesimo piano della torre nord.”
“Là – disse indicando un negozio poco distante – il tuo ragazzo sta là.”
Lo fissai immobile e sorrisi, era vivo. Harry era vivo. Mi voltai di scatto e camminai velocemente in mezzo alle persone urlanti fino al negozietto poco distante. Era stato allestito apposta, c’erano corpi di morti distesi a terra, c’erano medici e pompieri che tentavano di salvare vite.
“Signorina non può stare qui.” – mormorò un poliziotto –
“Il mio ragazzo è qui, la prego me lo faccia vedere.”
Si voltò verso il suo collega e questo annuì dandogli il permesso.
“Come si chiama?” – domandò –
“Harry Styles.” – dissi –
“Nel retro.” – borbottò soltanto indicandomi la stanza –
Sorrisi ringraziandolo e poi mi diressi sul retro, nella stanza indicatami dal poliziotto.
 
“In questo giorno di dolore voglio dire che tutte le persone morte qui, adesso sono in cielo e ci sorvegliano, ci proteggono e ci amano. Che siano figli, mariti, zii, fratelli, sorelle, mogli o chiunque della vostra famiglia sappiate che adesso sta bene, e che vi protegge, sempre. – sorride – e a volte mi pento di non aver mai partecipato a certe cose, ma non mi sono mai sentita pronta, non mi sono mai sentita pronta ad affrontare tanto dolore.”
 
I miei occhi non volevano vedere, i miei occhi mi stavano chiedendo di scappare e io invece ero lì, immobile, sulla soglia della porta. Harry era su una barella e sanguinava tanto, forse troppo.
“Harry..” – mormorai –
Voltò di poco la testa, sorridendomi.
“Violet vieni qui.” – disse debolmente –
“Harry come stai?”
“Male. – tossicchiò – sono scappato, io ho.. – si bloccò respirando pesantemente – ho dovuto passare in mezzo all’incendio e un pezzo del soffitto mi è caduto addosso.”
Il dottore gli mise la mascherina sul viso, facendogli prendere un po’ d’ossigeno.
“Ho salvato una donna, e un bambino. – disse poi – ecco perché mi sono trovato in mezzo all’incendio.”
“Tu ce la farai amore.” – dissi io baciandogli la fronte –
Harry sorrise prendendo altro ossigeno dalla mascherina.
“Stai sanguinando.” – dissi io –
“Una lamiera mi si è conficcata nel fianco. – disse – ma quel bambino, io..”
“Shh. – sussurrai accarezzandogli i ricci – sei il mio eroe”. – sorrisi sentendo le lacrime scendermi sulle guance.
“Violet  guardami. – disse lui sospirando pesantemente – qualunque cosa accada, ricordati che ti amo come non ho mai amato nessuno, che sei la mia ragazza e che sei bellissima.”
“Harry, non accadrà niente, sei vivo.” – dissi scuotendo la testa –
“Violet promettimi che mi amerai sempre ma che ti rifarai una vita, se qualcosa andasse storto.”
“Harry che stai dicendo? – domandai – smettila.”
“Promettimelo.”– disse –
“S-si.. – balbettai – te lo prometto.”
Sorrise e poi respirò di nuovo dentro la mascherina socchiudendo gli occhi.
“Sono stanco. – disse – mi riposo un po’. – sorrise – ti amo Violet. Ricordalo.”
Sorrisi annuendo e continuando ad accarezzargli i capelli.
 
“A dire la verità non mi sento tanto pronta nemmeno adesso, ma so che Harry ne sarebbe felice e lui, anche dal cielo merita solo questo. Ho avuto paura, e ce l’ho anche adesso, ho sempre paura. Harry mi diceva che la paura si sconfigge, che con l’amore la paura svanisce e forse aveva ragione – Violet sorride – Harry aveva sempre ragione. Quando mi disse che voleva trasferirsi a New York non ci volevo credere, ma lui diceva sempre che era il posto perfetto per noi, che era la nostra città.”
 
“Harry. – lo scossi leggermente sul braccio – Harry svegliati.”
Tre ore e venticinque minuti.
“Harry mi senti?”
Tre ore e ventisei minuti.
“Harry per favore.” – dissi lasciandomi scappare un singhiozzo –
Mi alzai da terra e tornai nella sala principale dove la situazione non era poi cambiata, fissai il medico in preda al panico e lui annuì seguendomi. Si parò davanti ad Harry e poggiò due dita sul collo per sentire il battito. Poi si voltò.
“Dobbiamo rianimarlo, non respira.” – urlò ai colleghi –
Tre ore e ventisette minuti.
“Che cosa?”– urlai –
“Signorina si sposti, è urgente.”
Tre ore e ventotto minuti.
Il cuore che batte, gli occhi gonfi, gli occhi tremanti. Harry stava morendo ed io ero impotente.
 
 
“Quante volte sono andata al cimitero e ho sussurrato: Harry vieni a prendermi, quante volte ho evitato di passeggiare qui vicino perché avrei solo pianto, quante volte mio figlio mi ha fatto domande ma io ho deviato discorso perché non ero pronta a dirgli che suo papà era morto, che suo papà non c’era più. Mi ci è voluto così poco per capire che Harry non sarebbe mai venuto a prendermi, e l’ho odiato perché mi aveva abbandonata. – Violet singhiozza rumorosamente – e poi ho capito che non è mai venuto perché mi ama talmente tanto che ha capito quanto fosse sbagliato andare con lui.”
 
Tre ore e ventinove minuti.
“Harry ti prego.”– urlai –
“Al tre libera.”– disse il medico ai colleghi –
“Harry ti prego..”
Tre ore e trenta minuti.
“Ritentiamo. – disse - cazzo non può morire, non anche lui.”
Tre ore e trentuno minuti.
“Ancora dai!” – urlò –
Tre ore e trentadue minuti.
Gettò il macchinario a terra urlando.
“Vaffanculo!– sbraitò – segna l’ora del decesso, per favore.”– disse al ragazzo biondo -
Tre ore e trentatré minuti.
“Harry no.. – dissi avvicinandomi – ti prego svegliati – dissi sorreggendogli la testa – sono io, sono Violet, sono qui con te, Harry guardami, per favore” – sussurrai piangendo –
Tre ore e trentaquattro minuti.
“Tu devi farcela, per noi, Harry guardami. – dissi appoggiando le labbra sulla sua fronte impregnata di sudore e macchiata di sangue – Harry ti prego non lasciarmi, non ora, non così.”
Tre ore e trentacinque minuti ed Harry non c’era più.
 
“L’ho visto morire davanti ai miei occhi ed è stato il giorno più brutto della mia vita, ma oggi è l’undici settembre 2013 e prego ogni giorno perché cose del genere non accadano mai più, perché persone innocenti non perdano la vita e perché le loro famiglie non perdano le persone che più amano.”
Violet lascia scivolare l’ennesima lacrima e poi alza di poco il viso, guarda la folla che piange e applaude e poi lo vede, immobile, infondo a tutte quelle persone che sorride annuendo fiero e che con le labbra le mima ‘ti amo.’
“Ti amo anch’io Harry, ti amerò per sempre.”
 
 
 
11/09/2001 – 11/09/2013, New York City.
La torre sud viene abbattuta alle 10.05,

mentre la torre nord alle 10.29.
L’attentano ha registrato circa 3.000 vittime
tra cui più di 300 vigili del fuoco e circa 60  poliziotti.
 
 
 
 
 

 
Buon pomeriggio a tutte, come promesso oggi sono tornata.
allora non voglio dilungarmi molto, perchè credo che questa one shot abbia bisogno di poche parole.
premetto che oggi come cita il testo, sono dodici anni dall'attentato di New York, dalla caduta delle Torri Gemelle, da un sacco di morti e da una tragedia che secondo me ha cambiato radicalmente il mondo. Questo è un argomento che a me a sempre toccato tantissimo e a maggior ragione quando due anni fa, sono stata a New York e ho visto con i miei occhi due fosse dove le torri ormai non c'erano più, cose che viste dal vivo, ti cambiano del tutto. Per questo ho deciso di dedicarmi a questo argomento molto impoirtante e che non va mai e poi mai dimenticato.
credo di aver detto tutto, se non che come sempre ringrazio Annies per il banner stupendo.
a presto, sam.


 
   
 
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