Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Andy Cacciatore    11/09/2013    2 recensioni
La sua morte lo aveva scosso considerevolmente, e non era più lo stesso. Giorno e notte divennero intercambiabili; al mattino come a mezzanotte sentiva lo stesso dolore sordo e lancinante. Non poteva andare avanti così, lo sapeva. Lo Scotch aveva lo stesso orribile sapore dei risultati dei modesti tentativi di suicidio intrapresi, ma ebbe il merito di confermargli che non stava vivendo un incubo, quella era la realtà: nemmeno il peggiore degli incubi avrebbe potuto avere un sapore così disgustoso.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Jigen Daisuke, Lupin III
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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Era sveglio da un po’ e seduto scompostamente su una poltrona lo osservava dormire, lottando contro la tentazione di accarezzargli la pelle. Sentì le guance scottare e un calore forte dentro al petto. I suoi pensieri erano confusi: impossibile assegnare un nome a quello stato d'animo; non riusciva a scorgere nella sua anima, intricata e buia, i pensieri che lo tormentavano. Non sapeva dire se quanto fosse avvenuto la scorsa notte fosse stato un errore; se i rapporti sarebbero mutati. E se non fosse cambiato nulla? Avrebbe accettato comunque la realtà dei fatti? Avrebbe accettato che per quel ladro, tanto geniale, quanto sfacciato e lussurioso, quel che era avvenuto era semplicemente stata un’ altra tacca sulla testata del suo letto? Come ne sarebbe stato capace? Si sentì davvero uno stupido a tormentarsi per questo, ma a farlo sentire ancora più fragile era la consapevolezza di essere totalmente dipendente dal lui: dal suo sorriso compiaciuto e divertito al contempo, dal suo terribile accento, dalla sua figura alta, magra e allampanata, dalla sua genialità irrazionale, dal suo spirito infiammato d'un implacabile fanatismo di libertà, dai suoi occhi, capaci di illuminarsi come foto elettriche e di passare, in un attimo, a qualcosa di simile alla brace di una Pall Mall che si spegne.
« Jigen-chan... »
I suoi pensieri confusi e agitati, che scorrazzavano nella propria mente come le onde del mare nella tempesta furono rotti dalla sua voce.
« Ti ho chiesto di avvicinarti.»
Non sapeva neanche da quanto tempo lo stesse chiamando, ma la sua voce era affabile e calma e sul viso era dipinto l'abbozzo del suo solito sorriso divertito, nonostante l'aria ancora visibilmente assonnata. Nulla di inconsueto traspariva da quella situazione. Nulla. Ma allora perché si sentiva turbato da un inesplicabile disagio interiore? Era confuso, e in quel momento non desiderava altro che sottrarsi a quello sguardo per paura che quegli occhi profondi e plumbei come un temporale indagassero nelle profondità più recondite del suo cuore... ma allo stesso tempo ne era irrimediabilmente attratto. Andò a sedersi sul bordo del letto cercando di assumer l'aria più rilassata che potesse.
« Allora? »
«Allora cosa? »
« Che diavolo ti è successo? Volevi spiegazioni, e non mi hai detto una parola. So che sei freddo ed introverso di indole. Ma cazzo, chi ti ha infilato un bastone nel culo?! ...eppure ricordo che le cose si sono svolte in modo leggermente diverso.» Disse lasciando scorrere sulle sue labbra un sorriso malizioso e beffardo.
A quelle parole il pistolero arrossì visibilmente e si voltò subito tossicchiando imbarazzato.
« Mh, Jigen-chan, credo che tu debba cominciare a darti una regolata col fumo, sai? » Disse in tono canzonatorio.
« Tsk, vaffanculo. Non sono teso e sto benissimo.» sbuffò cercando di apparire minimamente convinto.
« Oh, ma davvero? » Gli afferrò la mano, la strinse con forza e la tenne nella sua. Non era certo la prima volta che succedeva, eppure adesso il respiro gli si mozzò in gola; adesso cominciò a tremare; adesso... il gunslinger aveva la sensazione che il sangue dell'uno passasse al petto dell'altro attraverso i loro pugni uniti.
« Sai, Jigen... non credo che le mani di un tiratore dovrebbero tremare così. »Sussurrò in tono complice e dissacratorio all'orecchio del suo partner, lambendogli la pelle con le labbra umide.
Il killer si sentì rabbrividire. Era assurdo come con Lupin fosse impossibile avere il controllo della situazione. Ed era frustrante non poter sapere che valore quei gesti avessero per lui. Forse era egoista pensare a questo. Forse avrebbe solo dovuto bastargli essergli accanto ogni volta che avrebbe avuto bisogno di lui. Non poteva certo forzarlo ad amarlo. Se adesso si sentiva così il merito era soltanto proprio: nessuno gli aveva ordinato di innamorarsi di un tipo imprevedibile. Lui, così sfacciato, socievole e di un carisma tale da attirare a sé la gente con estrema facilità, tra cui persone che lo amavano e avrebbero dato la vita per lui. Ma in fondo era sempre stato un solitario nonostante non gli mancasse ne la compagnia ne l'intimità fisica. Ma era restio a confidare i suoi più profondi pensieri, le sue paure più intime anche con le persone con cui era maggiormente legato e preferiva appigliarsi a formalismi esterni. Lo conosceva abbastanza da sapere quanto fosse difficile per lui mettersi a nudo. Sapeva come non avesse alcuna voglia di portare in superficie tutto se stesso, c'erano cose che era meglio lasciare sepolte. Era meglio per tutti. Per il suo orgoglio sopratutto.
« Ti prego... lasciami... » balbettò l'uomo armato.
« È davvero questo che vuoi? Hai forse paura? Perché il tuo corpo dice il contrario?" disse il ladro facendo scivolare la mano verso l'inguine dell'ex sicario della mafia, facendolo sospirare pesantemente.
« Ti prego... » Tremava. Paura? Forse. Può capitare quanto sei abituato a vedere la gente fare affidamento su di te e ti ritrovi irrimediabilmente senza controllo. Può capitare quando ti ritrovi completamente solo nelle mani dell'uomo che ami, e tacitamente una lacrima ti spunta sulle ciglia posandosi all'angolo della bocca. E fu in quel momento che sentì le mani del suo compagno afferrargli il volto.
« Jigen-chan... » Inchiodato dal suo sguardo si sentì accarezzare dolcemente una guancia. « Va tutto bene.» Lo vide sporgersi verso di lui, e lasciò che le sue labbra sfiorassero piano le sue.
   
 
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