= L’ombra
della sfida =
« chi dite che
sarà? Secondo voi a quale specie appartiene?
»
Di tutta la squadra Ginew era Guldo
il più curioso a
riguardo dell’intruso, forse perché era a lui che
spettava il compito di
intrappolarlo.
« non mi sembra molto
importante sapere di che razza è, va
preso e basta » ribatté Recoom « spero
che Freezer mi lasci divertire un
po’prima di ucciderlo, almeno impara a rubarci le cose!
»
Barter e Gees concordarono con un
cenno d’assenso.
I quattro mercenari erano rimasti
soli nella sala
ricreativa, mentre Ginew era a colloquio con Freezer. Da quel che
avevano
capito, pareva proprio che loro fossero i soli a essersi resi conto di
quel che
stava succedendo, mentre per tutti gli altri - si bisbigliava - Freezer
stava
semplicemente perdendo il senno.
Probabilmente per il tiranno era in
qualche modo confortante
l’idea di avere lì qualcuno che gli credesse,
perché fino a quel momento
l’ombra era stata sempre molto attenta a non rivelare la
propria presenza.
Avevano parlato a lungo del suo modo
di agire, senza trovare
un vero e proprio senso compiuto alle sue azioni.
“è cominciato
tutto con i bagnoschiuma” aveva detto Freezer
“ma lì per lì non ci ho fatto molto
caso. Fino ad oggi avevo pensato… e in
seguito auspicato… che
fosse la schiava
delle pulizie, cosa che sarebbe potuta andar bene. Poi la faccenda non
si è
limitata più solo ai bagnoschiuma, si è diffusa
anche a tutto quel che c’è nei
miei appartamenti, inclusi i miei documenti privati. Sinceramente ho
pensato
che magari li avessi messi in ordine cronologico e di argomento io
stesso in un
qualche automatismo, ma non è così, e da
lì ho capito che c’è qualcuno che non
dovrebbe
essere qui, e io non so chi sia né cosa voglia. Sia chiaro
che non mi spaventa”
aveva detto “ma mi irrita oltremodo, soprattutto adesso che
l’ombra si è fatta
più ardita, con quella specie di sfida che vi ha
fatto”.
Gli avevano assicurato che avrebbero
scovato presto
l’intruso, ma non erano più così
convinti. Erano passati tre giorni, e ancora
la Squadra Ginew non aveva ottenuto nulla se non la sparizione di altri
effetti
personali - barrette di cioccolato incluse - e la cosa allucinante era
che
adesso anche loro trovavano le proprie cose in ordine!
« la pagherà per
aver fatto sparire le nostre barrette di
cioccolato. C’erano le nocciole! » si
lagnò Barter « non è giust- che
cos’era?! » esclamò, vedendo
qualcosa di nero apparire e scomparire in un
istante.
« dove? Hai visto
l’ombra?! » Recoom si preparò al
combattimento « dai bello, vieni fuori!»
« fatti avanti! Vigliacco!
» esclamò Gees.
Guldo si guardò attorno,
ed i quattro si avvicinarono uno
all’altro, pronti per ogni evenienza.
« forza, fatti vedere!
Cos’è, hai paura? D’accordo, non ti
si può biasimare, d’altra parte noi siamo la
Squadra Ginew, i più potenti
guerrieri della galassia dopo il grande Freezer! » si
vantò Gees.
Dal soffitto videro volare qualcosa.
Barter si preparò a
sparare un colpo energetico…
« aspetta, è
solo un foglietto di carta » lo calmò Guldo.
« e perché un
foglio di carta cade dal soffitto?! » esclamò
Recoom, raccogliendolo una volta che fu caduto a terra.
« “forse siete i
guerrieri più potenti, ma non i più
intelligenti” » lesse ad alta voce Guldo, quando
Recoom mostrò loro il
foglietto.
« ma come ti permetti?!
» gridò Gees verso il soffitto « esci
fuori a dircelo in faccia!»
Da un punto diverso del soffitto
cadde un altro foglietto,
che l’alieno rosso prese al volo.
“se
insistete…”
Un istante dopo le luci cominciarono
a spegnersi una dopo
l’altra, i frammenti di vetro cadevano come pioggia sulle
teste dei quattro
mercenari, che non si spiegavano cosa stesse succedendo.
« Barter! Riesci a vedere
qualcosa?! » Recoom si riparò la
testa dai frammenti, rimanevano solo due luci ancora integre, ormai. La
porta
si chiuse ermeticamente, apparentemente “da sola”.
« ombra!
Vedo solo un’ombra! » urlò Barter
« ci ha
chiusi dentro! »
« niente panico! Siamo la
Squadra Ginew, siamo i migliori! »
disse Guldo, cercando di suonare convinto.
« se ora chiamiamo qualcuno
lo prenderemo! Ginew, siamo… no,
non di nuovo! »
protestò Recoom, notando
che i rilevatori di tutti erano scomparsi nuovamente.
L’ultima luce si ruppe, e
dopo una breve pioggia di
scintille e vetro tutto divenne buio.
« ragazzi? Dove
siete…? » si sentì la voce di Guldo, un
po’spaventata.
« siamo qui, Guldo
» anche Barter sembrava essere nervoso. A
nessuno di loro piaceva il buio, e tantomeno gli piaceva se erano nella
stessa
stanza con un avversario invisibile.
Recoom sentì qualcosa di
liscio frustargli il volto con un
colpo secco, ma non troppo forte, come se fosse stato uno schiaffo con
un
guanto di sfida.
« ah
sì?! Mi
sfidi? Te la faccio vedere io! Recooooom…FIAMMATA
FINALE! » esclamò, sputando un violento
colpo di fuoco nella direzione da
cui era arrivata la botta sul suo viso.
« AAAAAAH!
Che fai?!
» urlò Gees prima di essere investito dal colpo di
Recoom -che non riuscì
proprio ad evitare- ed essere spedito tutto bruciacchiato contro la
parete.
« Gees!
» esclamò Recoom
« non volevo colpire te! L’ombra mi ha…ARGH!»
Recoom ricevette una potente scarica di colpi che, nel cadere a terra,
riconobbe essere quelli di Barter « B-Barter, sono io, Recoom!»
«
che cosa,
tu…pensavo fossi l’ombra! I colpi provenivano da
questa parte! Scusam-»
Non fece
tempo a
finire la frase che Recoom lo sentì gridare, investito da un
potente colpo
energetico che decisamente non apparteneva a nessuno dei suoi compagni
di
squadra. « BARTER! »
Si
sentì colpire
nuovamente da qualcuno, e preso dalla rabbia iniziò a menare
pugni e calci alla
cieca. Quel “qualcosa” di liscio che
l’aveva colpito in precedenza lo colpì
ancora diverse volte, mai troppo forte. Recoom si sentiva preso in
giro, ed era
proprio quel che l’ombra voleva.
«
smettila! Fatti
vedere! Adesso basta! »
urlava il
colosso « Guldo, ferma il tempo! Guldo!
Fermalo adesso! »
Guldo non
gli
rispose, ma si udì come il rumore di una frusta che sferzava
l’aria, e Recoom
si sentì lanciare qualcosa addosso, anzi, qualcuno: Guldo,
per la precisione.
L’ombra aveva colpito anche lui.
Recoom
sentì due schiaffetti
sulla guancia destra.
L’ultima
cosa che
vide prima di crollare, colpito dallo stesso colpo energetico che aveva
steso
Barter, fu un occhio rosso rubino.
@@@
«
insomma mi state
dicendo che vi siete praticamente messi fuori combattimento da soli?!
» Ginew
era stupito « ma come è possibile? »
«
era buio, capitano
Ginew » disse piano Gees « non vedevamo nulla,
invece lui evidentemente sì ».
Quando
Ginew aveva
trovato i propri uomini chiusi nella sala ricreativa, nel buio
più completo e
ridotti uno peggio dell’altro, li aveva portati
immediatamente nelle vasche di
rianimazione, chiedendosi cosa fosse successo, e adesso aveva la
conferma che
c’entrava l’ombra.
Ginew,
nonostante la
sfida, dai racconti di Freezer aveva iniziato a pensare che
l’ombra non intendesse
fare del male a nessuno: non l’aveva fatto mai in un mese
intero che sembrava
essere lì, al di là dei suoi comportamenti niente
affatto chiari, ma
evidentemente non aveva gradito che Freezer li avesse messi sulle sue
tracce.
Già,
quando Freezer
avrebbe saputo quel che era successo chissà quante gliene
avrebbe dette!
Un’ombra si faceva beffe in modo così sfacciato
della sua migliore squadra di
guerrieri!
L’intruso
era
astuto, comunque, Ginew doveva riconoscerglielo: aveva creato una
condizione
vantaggiosa per se stesso, e con qualche colpetto aveva lasciato che i
suoi
avversari si mettessero fuori combattimento tra loro, o comunque si
indebolissero attaccandosi a vicenda prima di finirli, e non sembrava
nemmeno
poco potente, considerando come aveva ridotto Recoom e Barter con quei
colpi
energetici.
«
ma non avete visto
niente? »
«
prima che mi
colpisse penso di avergli visto un occhio…era rosso. Altro
non so » disse
Recoom.
Era
evidente che i
ragazzi avessero cominciato ad avere paura.
«
Ginew! Che
accidenti sta succedendo? »
Ahia.
Freezer.
«
sono stati
attaccati dall’ombra, Freezer ».
«
mi stai dicendo
che li ha messi fuori gioco tutti e quattro da sola? » li
guardò in modo
talmente truce che dovettero faticare per non mettersi a tremare come
conigli «
dovreste essere i miei uomini migliori, invece siete degli incapaci!
Non siete
nemmeno in grado di-»
Non
riuscì a finire
la frase che qualcosa di caldo ed appiccicoso gli cadde addosso,
seguito a
breve distanza da una marea di piume bianche provenienti probabilmente
da dei
cuscini.
Pece e
piume! Gli
avevano tirato addosso pece e piume!
La faccia
del
tiranno era da assoluto primo piano, non si aspettava proprio una cosa
del
genere, ed era successo davanti ai suoi soldati, poi!
Aveva
un’aria talmente
stupida che, se fosse stato chiunque altro, la Squadra Ginew si sarebbe
messa a
ridere e non avrebbe più smesso per una
settimana… ma sciaguratamente era di
Freezer che si trattava.
«
tu…»
Ginew e
gli altri si
guardarono, e capirono che era meglio filarsela così che
Freezer non li
colpisse per sbaglio.
«
…COME HAI OSATO?!
» sbraitò il tiranno
mettendosi a lanciare colpi su colpi contro il soffitto, facendolo
crollare
senza che gliene importasse nulla. Adesso quell’ombra non era
più semplicemente
ardita, era insolente, era…era…non avrebbe saputo
nemmeno come definirla,
sapeva solo che nessuno doveva mettere alla berlina il grande Freezer.
E
così colpiva,
colpiva, e colpiva…senza sapere che l’ombra se
l’era filata con la squadra
Ginew, reprimendo grasse risate, ed aveva ormai raggiunto la sua stanza.
Sì,
l’ombra si
sentiva potente quando era…un’ombra, appunto. Si
sentiva invincibile, in grado
di fare perfino cose come quella, gettare pece e piume addosso a
Freezer, del
quale in realtà aveva una paura tremenda. Almeno quello là avrebbe capito che
non conveniva metterle alle costole
incapaci totali come la Squadra Ginew, nonostante si fosse divertita a
dare
loro una bella batosta.
L’ombra
arrivò fino
in bagno, riempì la vasca con dell’acqua calda e
quel bagnoschiuma che adorava.
Lasciava addosso un buon profumo, lo stesso che c’era tra le
lenzuola del letto
del tiranno in cui si raggomitolava e dormiva quando lui non
c’era.
Non
avrebbe voluto
fare male a nessuno ma, che dire? Aveva dovuto. Non poteva rischiare
che Guldo
fermasse il tempo e Freezer la trovasse, non pensava che avrebbe
reagito bene,
specie dopo gli ultimi avvenimenti. Già non sembrava
piacergli che gli mettesse
a posto le sue cose, e dire che lo faceva più per
ricambiarlo dell’ “ospitalità”
che per farlo diventare matto… no, ok, non era vero: lo
faceva per entrambe lo
cose.
Anche da
lì si
sentivano i rumori delle esplosioni. Probabilmente Freezer avrebbe
continuato
per un bel po’ a sparare contro il soffitto nel vano
tentativo di colpirla.
L’ombra,
ormai non
più tale, scivolò nella vasca da bagno. Quanto
amava l’acqua calda, e potersi
fare il bagno tutti i giorni -se stava attenta. Era quello che
l’aveva convinta
a rimanere una volta giunta quasi per caso su Pianeta Freezer n.1,
oltre che il
cibo buono, il letto comodo, e la curiosità mista a terrore
e voglia di sfida
verso Freezer, l’onnipotente
Freezer,
il temutissimo Freezer.
“lo
psicotico
isterico nevroticheggiante con tendenze schizomaniacali sublimate
nonché
stronzo Freezer. Non mi piace la Squadra Ginew, ma quei poveri cretini
mi hanno
fatto pena”.
Rigirò
l’anello
rosso rubino che aveva sull’indice, un anello di foggia
maschile. Era tutto
quel che le rimaneva di suo padre, e di sua madre non aveva nulla: non
li aveva
nemmeno conosciuti.
Ma al momento non
era importante.
Prese in
mano un
gruppo di bolle e lo soffiò via, beandosi
nell’osservarne i riflessi colorati,
poi osservò l’orologio. Quante ore mancavano
perché Freezer tornasse?
Normalmente quattro, vide. Arrabbiato com’era e impegnato
nella sua impresa di
devastazione, forse cinque o sei.
Aveva
tutto il tempo
di farsi un sonnellino.
“vivi
nel terrore”
le aveva detto. L’ombra al pensiero fece un sorrisetto. Era lui a vivere nel terrore! Nel mese in
cui l’aveva osservato aveva imparato a conoscerlo abbastanza
da capire che
avere a che fare con qualcosa che non poteva controllare lo irritava,
lo
inquietava, e lo spaventava... ma finché non
l’avesse vista sarebbe stata al sicuro, giusto? E lei avrebbe potuto
continuare impunemente
con quel giochino divertente, rimettendo tutto in ordine come
“pagamento”, ovvio.
Vide che
spostando
il bagnoschiuma aveva alterato l’equilibrio, ed
immediatamente lo ricompose.
Detestava cordialmente il disordine, e le cose messe in modo
esteticamente
squilibrato.
Uscì
dalla vasca
poco dopo, premurandosi di asciugare tutto alla perfezione.
Osservò le sue
protezioni, la sua “armatura” per così
dire, e capì che non aveva voglia di
rimettersele addosso.
Fluttuò
verso il
letto, già mezza asciutta, e ci si sdraiò sopra
coperta solo da un asciugamano.
Il sonno
la prese
pochi minuti dopo.