Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: _Krzyz    11/09/2013    5 recensioni
Immaginatevi un Corso di cucina. Semplice, calmo, pieno di allievi desiderosi di imparare a impiattare cibi degni dei più rinomati ristoranti del mondo.
Peccato che qui siamo a Panem, e peccato che questo non sia un normale corso di cucina.
Sostituite i calmi allievi con ragazzi problematici e violenti, pazzi e con tendenze all’autolesionismo, e metteteli nelle mani di una giovane insegnante capitolina che spera solo di uscire viva dalla prima lezione. Benvenuti al Corso di Cucina per Giovani Delinquenti gestito da Effie Trinket! Tra stufati e soufflè, vedremo i nostri amici tributi della 74esima Edizione alle prese con mestoli e intingoli vari!
Riuscirà la nostra beniamina imparruccata a gestire otto ragazzi con vari trascorsi ? E riusciranno i nostri giovani teppisti a non ferire gravemente qualcuno durante la preparazione dei piatti più semplici? Riuscirà il povero Peeta a sfondare finalmente nel mondo dell’alta cucina?
Avventuriamoci con Effie nella sua classe, e possa Gordon Ramsay essere SEMPRE a nostro favore!
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Effie Trinket, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Premessa pre-lettura: Clove ha la mandibola slogata e non riesce a parlare, perciò si esprime scrivendo su una lavagnetta quello che vorrebbe dire. Quando Clove scriverà qualcosa lo stile di scrittura cambierà da Georgia a questo font qui (il maravillhoso Times New Roman corsivo e grassetto! :D) . Quindi se nel corso della storia la scrittura cambia è solo e unicamente perché la poveretta non riesce a spiccicare parola. Si riprenderà entro il prossimo capitolo, don’t worry. Speriamo solo che non ammazzi Cato, lui l’ha fatto in buona fede! Buona lettura, _Krzyz  :)
 

CORSO DI CUCINA PER GIOVANI DELINQUENTI

---------------------------------------------
Lezione n°5

PANE(M) PER I VOSTRI DENTI

 

Avrebbe volentieri evitato di sprecare una lezione per qualcosa di inutile come il pane. Andiamo, quanto utile può essere saper fare il pane quando lavori nella cucina di uno dei ristoranti più prestigiosi di tutta Capitol City? Ma lei aveva un programma da rispettare, era scritto nel contratto. E quindi una lezione sarebbe stata buttata nel tritarifiuti per spiegare a otto idioti come funziona la levitazione. Anzi, a sette idioti, uno di loro era un panettiere, quindi come minimo sapeva gestire gli impasti lievitati. Ma la signorina Trinket aveva firmato e , ora più che mai, era determinata ad insegnare a quei ragazzi a cucinare. Perché non le importava se erano piromani, imbecilli, serial killer, ladri, pirati della strada o eroi nazionali, erano gli allievi del suo Corso.
 E il Corso di Cucina per Giovani Delinquenti di Effie Trinket è un corso come si deve! Tutti loro erano entrati in quel corso, o vi erano stati buttati dentro, per imparare un lavoro. E la capitolina era una guerriera, che lottava contro accoppiate improponibili di cibi e sapori disgustosi! Nulla e ripeto nulla le avrebbe impedito di far diventare quel branco di incapaci degli chef professionisti!
 
 Con questo chiodo piantato nella testa (o nella parrucca, per meglio dire)la signorina Trinket entrò in classe a passo di marcia. Aveva indossato anche una tenuta color militare per l’occasione e portava degli anfibi neri da soldato, a tacco 15.
Gli studenti si fissarono tra loro perplessi. Che accipigna aveva quel giorno la Trinket?
-“ Buongiorno, fanciullini! Una grande, grande, grande giornata ci attende!”-
Cato sussurrò a Clove:
-“Sicura che l’effetto dei funghetti allucinogeni dell’altra volta sia finito?”-
Clove lo trucidò con lo sguardo. Per rianimarla gli aveva slogato la mandibola e per due giorni non poteva parlare e doveva alimentarsi con minestrine e frullati di crusca e banane. Aveva una specie di intelaiatura di plastica sulla faccia, in stile Hannibal Lecter. Un vero inferno, dal momento che lei odiava mortalmente la frutta.
Vuoi morire in modo veloce e indolore o preferisci una morte lenta e dolorosa? A te la scelta, emerito coglione.  Scribacchiò la ragazza sulla lavagnetta.
 Il ragazzotto biondo si scusò immediatamente, temendo di trovarsi un coltello piantato negli zebedei da un momento all’altro. La capitolina ricominciò a parlare, acuendo ancora di più il tono di voce e andando a raggiungere altezze spropositate per la voce umana.
-“Alloooora, miei cari, oggi ci dedicheremo agli accompagnamenti! Infatti vi ho portato un paio di cosette!”- disse estraendo varie scatole di plastica coperte da teli bagnati.
Il cuore di Peeta perse un battito. Eccole la. Sapeva cosa si celava sotto quelle tele, eccome se lo sapeva. L’agitazione cominciava a crescere come gli impasti lievitati che erano sicuramente dentro quei contenitori. Una parola gli rimbombava in testa, andando a sbattere contro le pareti della sua calotta cranica piena di glitter, unicorni e farina. PANE. Avrebbero fatto il pane. Il suo desiderio, la sua atavica passione, l’oggetto di tutte le sue fantasie si era concretizzato davanti ai suoi occhi, ora sbarrati per l’emozione.  Il biondino cominciò a tremare come una foglia, mentre sul suo viso sfilavano diverse tonalità di rosso. Il suo sorriso si espanse arrivando fin quasi alle orecchie. Faticava a stare seduto e stringeva il diarietto delle Superchicche con una forza tale che gli altri temettero che potesse spezzarlo a metà. E poi boom, il sedicenne esplose come una bomba atomica sul distretto 13.
-“ Faremo il PANEEEEEEEEEEEEEEEE!”- Corse ad abbracciare la signorina Trinket. La capitolina temette che Peeta le avesse incrinato qualche costola stritolandola. Le mancava il fiato ma il giovane non mollava, anzi, prese a saltellare in tondo. –“Graziegraziegrazie! Il pane, OMMIODDIOOOOO!!! Le prometto che non la deluderò, FARO’ PER LEI IL PANE PIU’ BUONO CHE SI SIA MAI VISTO!!!!”- La nostra beniamina imparruccata, stretta nella morsa del panettiere, cominciò ad agitarsi freneticamente come una biscia (una biscia di classe, s‘intende).
-“ Mollami subito, Mellark!”- Peeta lasciò la donna , che atterrò con una sonora sederata sulle piastrelle del pavimento. Appena la capitolina riuscì a rimettersi in piedi si avvicinò cupa al panettiere. –“MALEDUCAZIONE! Le donzelle non si trattano in questo modo, soprattutto se ti fanno un favore! Un ringraziamento formale sarebbe bastato! Ora torna a sederti prima che butti tutto fuori dalla finestra!”-
Il sedicenne tornò a sedersi nel giro di tre nanosecndi, col timore che tutti i suoi sogni finissero spappolati dopo un volo di tre metri.
-“Le chiedo perdono, signorina Trinket, sono un po’ emotivo.”- le disse Peeta contrito.
-“Per questa volta passa, ma non farlo più, intesi, giovanotto?”-
Il panettiere annuì con un vigore tale che la capitolina temette che potesse spezzarsi il collo. Levò i teli bianchi dai contenitori rivelando una ventina di forme di pane ben lievitate. –“Come il nostro caro amico Peeta ha avuto l’onore di spiegarci, quest’oggi ci dedicheremo al pane!”-
Sbuffi vari si levarono dalla classe.
-“Che palle!”
-“Tanto siamo fottuti, il panettiere avrà 12/12 con la lode, che cazzo facciamo noi qua?”
-“Uffa!”
-“Io non so fare il pane, porca l’oca! Senza offesa, Glimmer.”
-“Non preoccuparti, non mi sono offesa. Io ho la coscienza a posto, quello che tu pensi di me è un tuo problema.”
Il pane è per i deboli!
-“ Ma che due maroni!”
 
-“Piantatela!” – La voce della signorina interruppe il brusio.-“ Oggi si farà il pane, come da programma, e valuterò sapendo che Peeta sapeva già fare il pane e voi no, non preoccupatevi. Ok, ragazzi! Avete due ore di tempo per trasformare questi impasti informi in vere e proprie sculture di pane! Valuterò sia l’originalità che la cottura! Ops, dimenticavo, è individuale, anche se lavorate in due su un bancone le opere sono singole! E ora via al timer!”-

Due ore. Due ore che passarono veloci come i treni per Capitol City. Il timer trillò perforando i timpani alla capitolina.
-“Cominciamo! Chiamerò prima i ragazzi e poi le ragazze, in ordine di bancone”!
La lunga serie di tentate panificazioni cominciò con
 
Bancone 1 – Thresh

Il gigantesco ragazzo arrivò col viso incrostato di pasta di pane, fiero come pochi, e porse la sua opera con un inchino alla signorina Trinket. Vediamo, che cosa potrebbe mai realizzare un ragazzo ossessionato dai trattori?
-“E’ un trattore?” – chiese la capitolina sapendo che la risposta era scontata.
-“Un trattore da corsa, per la precisione!”- disse Thresh orgoglioso.
La forma di trattore ce l’aveva, era un po’ infantile, ma ce l’aveva. Il ragazzo aveva aggiunto farina di segale all’impasto e questo gli aveva dato una colorazione più scura. La nostra truccatissima insegnante staccò il tubo di scappamento dalla scultura di pane e lo assaggiò. La cottura era giusta, ma il pane era un po’ troppo salato.
-“ Voto 6/12, sei scivolato con il sale!”
-“Ma…ma… non le è piaciuto il trattore da corsa?”- Il ragazzone stava per piangere. No, basta pianti, non li sopportava più.
-“Ok, 7/12! Va meglio ora?”- Thresh annuì tirando su col naso.
Ne hai altri sette, non saranno un problema.
 
Bancone 1 – Glimmer

-“Ehm, questa cosa cos’è?” – chiese la Trinket perplessa guardando la massa informe che si trovava davanti agli occhi.
-“Avrebbe dovuto essere un vestito, ma non volevo sporcarmi le mani… mi sono fatta rifare le unghie ieri, non so se mi spiego… e le mie mani si seccano in fretta… Così l’ho modellato con due bacchette cinesi e un mestolo, ma il risultato non è stato, come dire, all’altezza delle aspettative?”- Glimmer fissava la capitolina sorridendo sghemba, visibilmente preoccupata. Aveva raccolto i capelli biondi in due trecce che la facevano sembrare una bambina un pochettino rimbambita, ma molto carina. La nostra beniamina tagliò un pezzetto della massa e lo assaggiò. Il sapore non era male, ma l’aspetto, stringiti cuore! Era una cosa piena di grumi, esteticamente parlando era oscena!
-“Voto 6/12! L’aspetto era orribile, ma il sapore era buono! Avanti il prossimo!”-
 
Bancone 2 – Marvel

Lo spilungone si avvicinò alla cattedra di mogano trotterellando come una capretta strafatta. Porse alla donna un piatto con una piccola scultura, e con piccola intendo 10 x 10 centimetri massimo. Ma che scultura era mai! Era un minuscolo David di Michelangelo, perfetto in ogni dettaglio, con la faccia di Effie. Tralasciando il fatto che lei fosse una donna, quel piccolo pezzo di pane era qualcosa di straordinario, nonostante i lineamenti femminei del volto, meraviglioso e perfetto, stonassero parecchio con gli addominalazzi. Grazie a dio Marvel si era degnato di coprire le parti immonde della statuetta con una foglia di fico. Gli occhi della signorina Trinket si illuminavano mentre scrutava la scultura di pane.
-“Ma…ma… è… fenomenale. Magnifica! Guarda che dettagli, guarda il mio viso, perfetto! E i riccioli della parrucca, incredibilmente realistici!”-
Il ragazzo aveva un sorriso a mo’ Stregatto. Era estremamente felice, prima era stato sempre trattato male da Finch, ma ora avrebbe avuto tutta la gloria che si meritava.
-“Non lo assaggio neanche, non voglio rovinare codesta opera!”-
Marvel arrossì leggermente.
-“Voto 12/12! E mi porto pure la statuetta a casa!”-
TONF! Il ragazzo svenne per la troppa emozione. In suo soccorso arrivò la sua compagna di bancone, la rossa psicopatica, con una secchiata di acqua congelata, bucce di patata e avanzi di pasta. Nonostante fosse già rinvenuto, gli sale a cavalcioni sulla pancia e poi comincia a ceffonarlo.
-“Torna in vita, Marvel! Mi hai mangiato metà della pasta di pane, cruda! Rinvieni, santa polenta!”-
-“CAZZO, FINCH, PIANTALA, SONO A POS…”
-“Stai zitto, non sai di cosa parli, e ora rinvieni!”
Continuava imperterrita a prenderlo a sberle sotto lo sguardo divertito dei compagni che la incitavano.
-“Maciullalo!”
-“Forza, Marvel reagisci!”
SCANNALO, PORCA VACCA, SCANNALO!
-“Vai , rossa!”
La Trinket interruppe il combattimento clandestino sollevando di peso la ragazza. –“Cielo, smettila! E poi mostrami il tuo pane!”-
Finch si mise a posto la felpa e le portò l’opera.

Bancone 2 – Finch

Era una piccola volpe di pane arancione, probabilmente colorato con del trito di carote. Aveva dei mirtilli in bocca. Non era bella come quella di Marvel, ma era molto carina. Assaggiò un pezzo della coda. Era pane dolce! Un buonissimo pane dolce!
-“Delizioso! Mi piace molto l’idea del pane dolce!”-
La rossa fissò con una certa sorpresa.
-“Ah, dolce? Buono a sapersi…”-
-“Perché ‘buono a sapersi’?”-
-“Mi sa che ho invertito il sale con lo zucchero… ma chissenefrega! Le è piaciuto? Bene, e ora snoccioli il voto, Parrucca!”- Gli occhi sottili di Faccia di Volpe stavano fulminando la nostra truccatissima insegnante.
La signorina Trinket era perplessa e non le piaceva il tono con cui si rivolgeva a lei la ragazza, ma doveva  ammettere che il pane non era affatto male.
“Voto 8/12!”
Ok, la prima metà non era male! Manca la seconda.
Esatto, signorina Trinket, manca la seconda…
 
Bancone 3 – Peeta

Eh si. Peeta era un panettiere, e faceva pane dalla mattina alla sera. Come minimo le avrebbe servito un pane perfettamente cucinato e dalle forme più svariate. E la signorina Trinket non sbagliava quando pensava ‘dalle forme più svariate’. Perché il sedicenne le servì una valanga di pane dalle dorature, colori e fogge più diverse. La capitolina venne sommersa dalla montagna di pagnotte e ne riemerse a fatica.
-“Buon Dio, perché hai fatto tutta questa roba?”-
-“Ecco, vede signorina Trinket, ero indecisissimo e non sapevo cosa servirle, quindi le ho portato tutti i miei tentativi! Spero li apprezzi!”-
E tutti i suoi tentativi erano tanti. Veramente tanti. Qualcosa come 20 kg di pane, per intenderci.
-“Dimmi quali sono i tuoi preferiti e facciamo che assaggio quelli, ok?”-
-“MA IO LI AMO TUTTI INDISTINTAMENTE!”-
Stai calma Effie, una briciola per pagnotta e vedrai che le finirai tutte…
C’era di tutto, zoccoletti, baguette, pane toscano, tutti in forme pazzesche. Una sirena fatta di pane tipico del distretto 4, un gatto preparato co l’impasto del pane arabo, una rondine di pane al kamut… c’era veramente di tutto. Ci mise una mezzora buona per assaggiarlo tutto. E non una pagnotta aveva un sapore uguale ad un’altra! Erano tutte fantastiche!
Arrivò all’ultima che dovette allentare il corsetto a causa delle dimensioni che aveva assunto la sua pancia.
-“Eccezionale, Peeta, voto 12/12 con nota di merito per l’impegno!”-
Il biondino era sul punto di implodere per la felicità. Le mani sudaticce reggevano diarietto e penna cuoricinosa con una stretta che avrebbe potuto spezzare le ossa a Brutus in cinque secondi. Tornò a sedersi con un sorrisone ebete e smagliante.
Ok, il prossimo era

Bancone 3 – Katniss

La ragazza servì alla capitolina praticamente un pezzo di carbone. Ok che veniva dal distretto 12, ma non pensava che i combustibili fossili fossero così tanto importanti nella loro vita!
-“Ehm, ok cara, questo cosa dovrebbe essere?”-
Katniss inarcò un sopracciglio e le rispose, con una voce piena di disprezzo: -“Ma non lo vede? È una Ghiandaia Imitatrice, cioè io, simbolo della ribellione contro Snow e tutti i suoi sporchi seguaci!”-
La signorina Trinket fissò quello che avrebbe dovuto essere pane. Non aveva nulla che ricordasse vagamente il volatile, a parte quelle che avrebbero dovuto essere un paio di ali, ora carbonizzate e sull’orlo dello sbriciolamento. Era perplessa.
-“Tesoro, ma questo pane è carbonizzato, non si può mangiare!”-
-“Io sono la Ragazza di Fuoco, per quello il pane è carbonizzato! The Girl on Fire! Io posso bruciare quello che voglio! E brucerò tutti coloro che mi ostacoleranno e…”
La ragazza si accasciò improvvisamente. Appena la signorina Trinket s sporse per vedere cos’era successo vide una siringa conficcata nel collo di Katniss. Dal bancone 4 Clove si sporse scrisse sulla lavagnetta:
Scusi, Trinket, ma quella la mi sta sul cazzo e non la sopportavo più!
Mentalmente la capitolina imparruccata ringraziò l’allieva per aver messo fine a quella conversazione.
-“Comunque è inclassificabile! E non mi interessa se si la vincitrice eccetera eccetera, il tuo pane era immangiabile!”-
Chiese a Thresh di spostarla da la e chiamò il
 
Bancone 4 – Cato

Il ragazzo portò la sua opera alla signorina Trinket. La capitolina, appena vide ciò che Cato aveva creato, gli chiese:
-“Ma cos’è?”-
-“Pane. A forma di pane.”-
Pane a forma di pane, non fa una piega.
Era una pagnotta del tutto simile a quella che potresti trovare in un qualsiasi panificio del distretto 2: leggermente dorata, di forma squadrata, grande più o meno come un mattone. La nostre beniamina imparruccata staccò un angolino e lo addentò. Non male, cotto bene, sapore decente, nulla di eccezionale ma nemmeno un disastro totale. Certamente mancava di fantasia ma , andiamo, è un palestrato biondo che senza la sua compagna di distretto a pensare a cose fantasiose non è in grado di fare una beneamata cippa!  Ma ad un tratto la sorpresa. Dentro alla pagnotta c’era un cuore di formaggio fuso! La signorina Trinket era piacevolmente colpita.
-“Voto 8/12!"-
Cato tornò dietro al bancone con un sorriso beffardo stampato in faccia.
Bene, ne manca solo uno e , a giudicare da come è andata la classe finora, non c’è da preoccuparsi!
La signorina Trinket non aveva mai pensato una cazzata più grande.
 
Bancone 4 – Clove

Clove arrivò alla cattedra con uno sguardo che più truce non si può. Lanciò il piatto ammaccando il prezioso piano ligneo. Era già la seconda volta che la giovane maniaca attentava alla salute del mogano , prima o poi la capitolina gliel’avrebbe fatta pagare. Nel piatto c’era una forma i pane raccapricciante. La scultura rappresentava un cadavere con la pancia aperta e con le interiora sparpagliate in giro per una roccia, dove il corpo era adagiato. La cura che la ragazza aveva messo nei dettagli rendeva ancora più inquietante il tutto.
-“…Che precisione… rappresenta qualcosa in particolare?”- chiese la signorina Trinket. Il make-up resistente all’acqua non fece vedere le goccioline di sudore che le imperlavano la fronte.
Clove si voltò di scatto additando Cato e lanciandogli occhiate assassine. Il biondo deglutì, visibilmente preoccupato.
-“E dai, Clove, ti ho già chiesto scusa! Eri svenuta!”-  disse il ragazzo a sua discolpa. La ragazza prese furente la sua lavagnetta e cominciò a scrivere velocemente.
Ero svenuta?! ERO SVENUTA?! E questo ti sembra un buon motivo per prendermi a ceffoni?!
-“Ma l’ho fatto in buona fede!”-
E se ora io ti castrassi in buona fede? Come la mettiamo, lurido coglioncello?
-“Ahaha, non oseresti!”-
Clove fece uno scatto fulmineo verso il bancone, saltando da un banco e atterrando sopra al ragazzo. Cato finì a terra con un coltello puntato alla gola. Grazie a dio la giovane non riusciva a parlare bene, sennò sarebbero volate imprecazioni tali che a confronto gli  scaricatori di porto irlandesi erano delle mammolette dell’asilo.
Ci vollero dieci minuti buoni per riuscire a separare i due litiganti, più altri venti per calmare la ragazzina inferocita. Alla fine, dopo svariate suppliche da parte di Cato e un buono sconto dall’arrotino locale per affilare i suoi coltelli, Clove placò le sue ire e tornò alla cattedra per sentire la valutazione.
La signorina Trinket addentò una parte di intestino. E un universo di farina, lievito di birra e cherubini svolazzanti le si aprì davanti agli occhi. Quale bontà! Il pane si scioglieva in bocca come burro, e aveva un sapore fantastico!
-“Clove! Ma dove hai imparato a fare un pane così?”-
E io che cacchio ne so?
-“Voto 11/12, perché hai pestato  un tuo compagno, ma il pane era sublime!”-

Appena finì di segnare il voto dell’allieva sul registro intimò ai ragazzi di rimettere tutto a posto. Quando ebbero finito di pulire, la capitolina in completo militare disse, orgogliosa: -“Bene ragazzi, sono veramente fiera di voi! Avete dato tutti il massimo! Ricordatevi che domani c'è..."-
DRIIIIIN! Come la campanella suonò la mandria imbufalita di giovani uscì dall’aula, travolgendo ,come al solito , la signorina Trinket. Si rialzò, e vide Katniss ancora stesa sul bancone, priva di sensi, con Peeta che si rigirava una ciocca dei suoi capelli tra le dita. Appena il sedicenne si accorse che la nostra beniamina lo stava fissando, lasciò stare la Ghiandaia e si avvicinò all’insegnante. Aveva gli occhi che brillavano come due lucine sull’albero di Natale. E, neanche a dirlo, chiese alla signorina Trinket:
-“Allora, quando cominceremo a decorare le torte?” 

---------------------
IL KACTUS DI KRYZ

Ritardo,ritardo,ritardo a palate. Ma alla fine eccoci qua con un nuovo insulso magnifico capitolo! 
E finalmente il pane! Oh yeah, Peeta, era per te!
Colgo l'occasione per ringraziare tutte le recensioni, le 7 preferite, le 3 ricordate e le (ommioddiononcipossocredere) 20 seguite! 
E' ingredibbile non avevo mai pensato di avere un pubblico tanto meraviglioso! Graziegraziegrazie! :D
Allora, secondo voi come proseguirà? Clove avrà davvero perdonato Cato o lo ammazzerà alla prima occasione? Katniss si darà una calmata? E Thresh la pianterà di pensare ai trattori? Scopritelo avventurandovi nella prossima lezione del Corso di Cucina per Giovani delinquenti di Effie Trinket!
Un abbraccione grandegrande come una balenottera! :)
_Krzyz

 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: _Krzyz