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Autore: OscarLady    11/09/2013    17 recensioni
"Senti scusa.. potresti dirmi dove hai comprato quelle?" chiede il ragazzo indicando le liquirizie. Louis risponde indicando il bar e continuando a guardare lo sconosciuto, senza riuscire ad aprire bocca. E mentre quello si allontana, non prima di aver ringraziato e avergli fatto l'occhiolino, Louis si chiede che cosa gli stia succedendo. Cosa lo sta bloccando immobile su quella sedia? Louis è noto per la sua capacità istantanea di attaccar bottone. Ora non riesce a spiccicare parola. Chi è quel ragazzo?
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CALDO COME IL FUOCO

I sassi roventi scottano sotto i suoi piedi mentre esce di corsa dall'acqua percorrendo in fretta quei dieci metri di inferno che lo separano dall'ombrellone.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: la sensazione di sollievo che prova quando finalmente, lasciando il fuoco alle sue spalle, i suoi piedi si posano su una superficie a temperatura sopportabile.
Resta fermo un attimo per riprendere fiato, mentre la pianta dei piedi finalmente respira sulla superficie fresca dei sassi sotto l'ombrellone. Sale poi su fino al bar, dove si trovano le docce. Gli piace il mare, gli è sempre piaciuto, fin da bambino. Per lui è come una seconda casa, un posto dove sentirsi al sicuro. Adora stare le ore sdraiato sotto l'ombrellone ad osservare la gente che passa: ognuno di loro ha una storia, un passato, dei pensieri e uno scopo, e a lui piace cercare di indovinare tutto ciò o inventarlo. Non può fare tutto questo in città; è per questo che Louis odia il dover tornare alla vita quotidiana, al solito avanti e indietro per le strade trafficate, allo stress, al lavoro. Non che la sua vita non gli piaccia: gli amici e le sicurezze che ha a casa non può trovarli in nessun altro posto al mondo. Però troppo spesso gli impegni e gli obblighi non gli permettono di svagarsi come lui ama fare. È solo in vacanza, quindi, che si rilassa. Il mare è il posto in cui può far volare l'immaginazione e fermarsi un attimo a pensare alla sua vita, alle vite degli altri, a ciò che ha vissuto nel passato e a ciò che si aspetta dal futuro.




FREDDO COME IL GHIACCIO

L'acqua gelata della doccia scorre sul suo corpo tonico e muscoloso, partendo dai capelli e scendendo fino alla punta dei piedi.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: la sensazione del corpo che viene pulito dalla salsedine, quelle gocce ghiacciate che bruciano la pelle, entrando in ogni suo poro, purificandola fino in fondo.
Dopo essersi lavato, avvolge il suo corpo con il telo e si dirige verso il bar della spiaggia. Ha sempre adorato il suo telo: adora la morbidezza del tessuto, la sensazione di essere al sicuro sotto di esso, adora il blu elettrico della stoffa e i cuoricini bianchi che la punteggiano da cima a fondo; adora quando le persone si girano a guardarlo mentre lo indossa, e lo fissano come se venisse da un altro pianeta. E Louis si diverte a vedere le persone stupirsi; le ragazze ridacchiano e lui risponde con un occhiolino. Tutti ci scherzano,sul fatto che lui sia gay, ma nessuno osa affermarlo. Adora anche questo: nessuno glielo ha mai chiesto, nessuno sa che è vero; così si diverte a stuzzicare gli altri e a farli insospettire con il suo fare misterioso; tanto nessuno ci crederà mai. Perché Louis non uscirà mai allo scoperto. È vero, è attratto dagli uomini, ma già sa che non troverà mai la persona adatta a lui. Perché questa persona non esiste; l'anima gemella non esiste; non esiste l'uomo che riuscirà a farlo stare bene. Così preferisce non illudersi. E' per questo che le sue storie non durano più di tanto: ci prova, ma dopo qualche settimana, al massimo un mese, sa già che quello non è il ragazzo che fa per lui. Tanto vale bloccare subito la cosa prima che la situazione precipiti.




NERO COME LA MORTE


Seduto al tavolino del bar apre un pacchetto di rotelle di liquirizia e ne infila una in bocca.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: il sapore dolce-amaro di queste caramelle che stuzzica le sue papille gustative. Non appena la sua lingua entra in contatto con una di queste si espande in tutto il suo corpo un'eccitazione e un'esaltazione che poche cose ormai riescono a dargli. È incredibile cosa un boccone di liquirizia riesca a suscitare in lui: voglia di vivere, esaltazione, iperattività, esuberanza e, soprattutto, la sensazione che potrà riuscire in qualsiasi impresa o sfida più ardua e che riuscirà a superare qualsiasi ostacolo la vita gli porrà davanti.
E in un certo senso quelle rotelline nere sono uno dei motivi per cui Louis ce l'ha fatta ad andare avanti. Quando decise di fare coming out e rivelare la sua natura non fu compreso dai genitori. Louis ricorda come se fosse ieri quel periodo della sua vita: i continui litigi, la rabbia del padre, le urla, i pianti e infine il giorno in cui venne cacciato di casa. Aveva 19 anni. Lasciò la sua città, cominciando una vita vagabonda piena di difficoltà. Comprò un costume da pagliaccio e si mise a improvvisare spettacoli per bambini in mezzo alle piazze per guadagnare qualcosa, dormendo dove capitava e mangiando poco. Quando sentiva di non potercela fare entrava in un negozio e si comprava un pacchettino di rotelle di liquirizia. Andava avanti così, mentre piano piano cresceva un muro intorno a lui, sempre più alto. La sua delusione verso le persone che amava di più lo ha portato a isolarsi nel suo mondo in cui nessuno può entrare. Così Louis non si apre mai con nessuno perché nessuno lo capirebbe, nessuno lo amerebbe e lui finirebbe col soffrire.




BIANCO COME LA VITA


Louis osserva la gente entrare e uscire dallo stabilimento. In particolare si sofferma sul loro abbigliamento.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: studiare i gusti e le personalità delle persone in base al loro stile. Una bambina con un vestitino viola corre verso le altalene che stanno sulla spiaggia, mentre sua madre la osserva vigile dal suo lettino lì vicino. L'allegria della bimba è contagiosa e Louis si ritrova a sorridere mentre la guarda giocare.
La figura di un ragazzo alto si avvicina dall'inizio della spiaggia. Louis è sempre stato un po' miope e non riesce a vederne bene i lineamenti. La cosa che lo colpisce di più, però, è il colore della camicia che il ragazzo indossa: bianca, bianca candida, come la neve appena caduta, come le margherite in un prato che vengono illuminate dal sole, come la panna appena montata sopra un torta di compleanno. Louis ha sempre adorato questo colore: è il simbolo della vita, della forza, del coraggio.
In passato, un giorno in cui era stato preso dallo sconforto, era entrato in un alimentari per comprarsi delle liquirizie. Il proprietario del negozio, il signor James Tomlinson, lo aveva preso in simpatia, facendosi raccontare la sua storia. Gli aveva così offerto di lavorare come commesso nel suo negozio, ad un salario adatto a permettersi una vita decente. Dopo cinque anni di lavoro alle sue dipendenze James era morto, lasciando in eredità tutti i suoi averi, proprietà e titoli al ragazzo, che era così diventato Louis Tomlinson, proprietario di una catena di cinque supermercati della sua città. Louis non dimenticherà mai il giorno in cui gli venne offerto il posto di lavoro, il negozio dall'insegna luminosa in cui era entrato, il sorriso del signor Tomlinson e soprattutto il camice bianco che indossava. Quest'immagine resterà sempre vivida nella sua memoria.




VUOTO COME IL SILENZIO


La bambina dal vestito viola si è avvicinata a lui mentre era soprappensiero. Adesso lo guarda con espressione interrogativa, forse per colpa del suo telo oppure per la rotella di liquirizia che gli pende dalla bocca. Louis guarda la bambina, fa una smorfia e finge di succhiare la rotella come fosse un ciuccio. Quella scoppia a ridere battendo le mani e poi corre via verso sua madre.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: far ridere i bambini. E lo ha scoperto quando ha indossato un costume e si è messo a fare spettacoli nelle piazze. La vista di quei sorrisi e il rumore delle piccole risate erano come una medicina per lui. Louis non disprezza la vita che ha adesso: gli è stata offerta un opportunità incredibile. Ma adesso che è più che benestante rimpiange un po' quel periodo della sua vita in cui non aveva niente, quando una risata di un bambino riusciva a scaldargli il cuore.
"Ci sai fare con i bambini, sai?" Louis viene colto di sorpresa e sussulta, si volta a guardare da dove proviene quella voce. Dietro di lui c'è un ragazzo: è quello con la camicia bianca che Louis aveva visto da lontano. Da vicino è molto più alto e, non può fare a meno di notare, anche molto bello: ricci castani incorniciano il suo volto dai lineamenti delicati, i due occhi verdi come smeraldi splendono mentre lo scrutano attentamente, la bocca è aperta in un sorriso formando delle fossette irresistibili ai suoi angoli.
"Senti scusa.. potresti dirmi dove hai comprato quelle?" chiede il ragazzo indicando le liquirizie. Louis risponde indicando il bar e continuando a guardare lo sconosciuto, senza riuscire ad aprire bocca. E mentre quello si allontana, non prima di aver ringraziato e avergli fatto l'occhiolino, Louis si chiede che cosa gli stia succedendo. Cosa lo sta bloccando immobile su quella sedia? Louis è noto per la sua capacità istantanea di attaccar bottone. Ora non riesce a spiccicare parola. Chi è quel ragazzo?




PIENO COME UN RESPIRO


"Piacere Harry Styles" il bel riccio gli tende la mano sorridendo.
"Louis Tomlinson", ricambiando la stretta.
"Posso?" chiede Harry sedendosi al tavolo di Louis senza aspettare risposta. Sotto gli occhi attenti e stupiti di Louis il ragazzo tira fuori dalla tasca un pacchetto di orsetti di gomma e ne infila uno in bocca.
"Vuoi?" chiede; Louis resta a guardarlo a bocca aperta e subito dopo ecco che accade: quel brivido alla schiena che si protrae poi in tutto il corpo, la pelle d'oca si spande e i peli delle braccia si drizzano, mentre una scarica lo scuote dal torpore di poco prima. E si sente pieno, pieno di qualcosa che non capisce. E si sente come se non potesse farne a meno.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: quella sensazione che prova quando si stupisce di una persona e c'è qualcosa che lo attrae e incuriosisce in modo così aggressivo. Eppure era molto tempo che non provava qualcosa di simile: l'ultima volta era successo quando aveva conosciuto James. Era come se il suo corpo avesse capito fin da subito l'importanza che quella persona avrebbe avuto nella sua vita. Ma adesso? Cosa c'entrava questo ragazzo? Perché si era sentito così in sua presenza?
"Non sei di molte parole vero?" chiede Harry.
"No scusa" si riscuote Louis respirando profondamente "è che quando conosco una persona tendo a studiarla per bene e cercare di capire che tipo è"
"Be' è una cosa intelligente da fare, mi sembri una persona interessante"
"Ahah" scoppia a ridere Louis, sentendo però nel frattempo le sue guance andare a fuoco "Cosa intendi con interessante?"
"Bé" risponde Harry infilandosi in bocca un orsetto verde "vuol dire che spenderei volentieri del tempo per cercare di conoscerti meglio". E poi si alza continuando a guardare Louis dritto negli occhi con quello sguardo ammaliante e indagatore, si stira la schiena curvandosi indietro e "Magari ci si vede in giro, starò qui per un mese circa. Ciao Lou!" esclama prima di voltarsi e allontanarsi dal bar a passi lenti su quelle sue gambe irresistibilmente lunghe.




CHIUSO COME UN RICCIO


Sono le dieci di mattina e la spiaggia si sta popolando velocemente. Louis sdraiato sotto l’ombrellone decide di tirare un libro fuori dal suo zaino.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: leggere in spiaggia. Fin da quando era bambino e i suoi genitori lo portavano in vacanza al mare adorava portarsi dietro un libricino e, nelle ore più calde, quando gli era vietato scavare trincee nella sabbia sotto il sole con gli altri bambini, si rifugiava all’ombra e si tuffava nel mondo fantastico del suo libro.
Erano bei tempi quelli, Louis li ricorda con nostalgia: si sentiva così sicuro di se, in famiglia e con gli amici. Tra tutti i suoi compagni di giochi quotidiani lui era il leader: prendeva lui le iniziative e le decisioni del gruppo, era lui ad avere le idee più geniali ed era lui la persona a cui tutti facevano riferimento.
Crescendo le cose sono cambiate: mano a mano che lui diventava più maturo e scopriva se stesso e la sua sessualità la gente cominciò a trattarlo in maniera diversa. Non era più la persona sicura di se, ma era visto come un ragazzo insicuro, incerto su cosa volere dalla vita e incapace di prendere decisioni importanti. E con la convinzione di essere davvero così Louis diventò timido, insicuro e, soprattutto, deluso dal mondo e dalle persone che lo circondavano. La sua fragilità raggiunse il culmine dopo che fu cacciato di casa e, in quella situazione, nessun suo amico lo cercò, nessun conoscente gli offrì mai il suo aiuto, facendo aumentare in questo modo la sua diffidenza verso gli altri. Il signor Tomlinson è stato per Louis una benedizione: non solo gli ha restituito una vita, ma è anche riuscito a ridargli sicurezza facendolo sentire amato e rispettato. Così la vita del ragazzo è ricominciata e adesso è presente in lui un piccolo pezzetto del Louis di un tempo. I suoi amici gli vogliono bene e fanno di tutto per farlo sentire parte di loro. Ma la sicurezza e la fiducia nelle altre persone, quella no, Louis non riuscirà a recuperarla mai pienamente. Per questo con i suoi amici non è molto aperto, e i suoi pensieri, le sue preoccupazioni, bé... quelli se li tiene per sé.




APERTO COME UN LIBRO


“Il nome della rosa, Umberto Eco!” Louis alza gli occhi dal libro al suono di quella voce profonda e sente il cuore perdere un battito prima di realizzare chi ha pronunciato quelle parole. Harry è in piedi davanti a lui, con gli occhi un po' socchiusi per riuscire a leggere il titolo del libro, e con tutti i suoi addominali perfetti in bella vista. Un profumo intenso avvolge Louis mentre si solleva sul lettino mettendosi a sedere; perché questo ragazzo profuma così tanto? Poi si rende conto che l’odore proviene dalle due tazzine di caffè che il riccio tiene strette in mano.
“Ciao Harry!” esclama Louis “Anche a te piace questo libro?”
“Non lo so, ahahah” ride lui buttando leggermente la testa all’indietro “è famoso questo Eco?”.
E poi, sotto gli occhi sgranati di Louis, si siede accanto a lui sul lettino. “Tieni, ho preso un espresso anche per te” gli sorride porgendogli la tazzina “spero ti piaccia!”
“Oh, emmmm, grazie” risponde Louis prendendo la tazzina dalle mani di Harry “A cosa devo questa gentilezza?” domanda poi assaporando il primo sorso di caffè.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: il caffè espresso. Non può iniziare la giornata se non ne beve uno: la primissima cosa che fa appena sveglio è accendere la moca.
“Mi stai simpatico” risponde Harry facendo spallucce “e poi volevo venire a vedere cosa stai leggendo con tanto interesse” aggiunge con un sorriso; lo stesso sorriso che il giorno prima ha colpito così tanto Louis.
“Quindi tu… non conosci Umberto Eco” constata questo ad alta voce.
“No, mi dispiace, credi che lui si sia offeso?” Harry scoppia in una risata.
Louis accenna un sorriso; questo Harry è molto allegro e aperto con le persone, ma anche poco profondo: potrebbe essere l’ideale per una storiella estiva da dimenticare una volta tornato in città. Louis si riscuote dai suoi pensieri, ma che cavolo sta immaginando! Va bene che si trova davanti all’incarnazione della più perfetta statua greca, ma non può pretendere che il primo arrivato accetti la sua voglia di divertirsi e accontenti il suo improvviso desiderio. E poi, Louis si ritrova a pensare, come potrebbe provarci con questo ragazzo se nemmeno riesce a intrattenere un discorso di senso compiuto in sua presenza?




LUMINOSO COME IL SOLE


E continua a pensarci per tutto il giorno, dopo che Harry se ne va con le tazzine vuote, e una piccola speranza si accende in lui. Ma poi, speranza di cosa? Cavolo non è più un liceale in piena tempesta ormonale che si eccita per ogni parola scambiata con il ragazzo figo della classe accanto.
Eppure le piccole scosse, i brividi e i colpi al cuore continuano anche i giorni dopo, quando Harry ha preso l’abitudine di portargli il caffè, e anche quando Louis decide di ricambiare e offrirgli sempre un gelato alle cinque. E parlano, non gli capitava da chissà quanti anni, di parlare così tanto con qualcuno. Parlano di cazzate, del tempo, del mare. E poi parlano della gente e Louis scopre che a Harry piace osservare le persone proprio come a lui. Piano piano si rende conto di stare bene con quel ragazzo perché finalmente ha qualcosa di diverso con cui rompere la sua monotonia quotidiana.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: le novità che riescono ad apportare piccoli cambiamenti nel suo mondo sempre uguale.
“Facciamo un pista per le biglie?” esclama Harry una sera; la spiaggia si sta lentamente svuotando, sono rimasti ancora in pochi a godersi la luce del sole del tramonto. Sono sdraiati su due lettini sotto l’ombrellone di Louis.
Questo lo guarda stupito “Harry hai 24 anni e su questa spiaggia non c’è sabbia”
“Ah già” ridacchia il riccio senza smettere di sorridere in direzione di Louis “Peccato, mi sarebbe piaciuto vederti coperto di sabbia dalla testa ai piedi Lou Lou!”
“Ah si?” esclama Louis divertito dal soprannome improvvisato “E dopo avermi riempito di sabbia ti aspetteresti il mio perdono?”
“Bè...” esita Harry avvicinandosi poi al volto del ragazzo “Poi potrei aiutarti a lavarti, così non avrei bisogno di essere perdonato”.
La mano di Louis scatta automaticamente verso i capelli di Harry e ne afferra un riccio. “Non lo so Hazza, non permetto proprio a tutti di aiutarmi con la doccia” sussurra con gli occhi incatenati sui movimenti lenti della sua mano che avvolge con le dita i capelli dell’altro.
“Ahahah” scoppia Harry “Mi piace Hazza, è carino come soprannome”.
Louis ritira la mano e si allontana voltandosi a guardare il tramonto “Certo che è carino: l’ho inventato io. Invece Lou Lou fa schifo”
“Non mi sembrava ti facesse questo effetto” ridacchia Harry. E Louis sa che ha ragione.




SCURO COME LA NOTTE


“Potrei avere un altro di questi?” la voce impastata di Louis suona strana pure a sé stesso.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: la sensazione dell'alcool che ti penetra piano nella mente e annulla ad uno ad uno tutti i sensi, lasciandoti solo quelle aspettative incontrollabili per la serata e quella felicità in corpo che non ti sai spiegare. Eppure, quanto tempo era che non beveva fino a sentirsi brillo? Quando esce con gli amici lui è sempre quello più controllato, che prende al massimo una birra e non permette mai all’alcool di offuscare anche solo per un momento la sua mente. Come è finito in questa situazione?
“Anche a me, anche a me!!” qualcuno urla nel suo orecchio. Ah... ecco come è andata, sospira Louis mentre paga il drink anche per Harry che saltella al suo fianco davanti al bancone del bar.
Non immaginava che con “stasera usciamo” Harry intendesse “andiamo in un locale con musica a tremila decibel e gente sudata e ubriaca che si struscia l’uno con l’altro in quei cinque metri quadri”. Non immaginava che con “prendiamo qualcosa” Harry intendesse “riempiamoci di cocktail finché non siamo ubriachi marci e ci ritroviamo a muoverci scompostamente credendo di ballare come divinità della danza mentre tutti ci guardano male”. Non immaginava nemmeno che, dopo aver bevuto, sarebbe stato Harry quello messo peggio.
“Ei balena!! Rimuovi il tuo culone da quella sedia e fammi spazio!”. Louis per poco non si strozza con il suo mojito.
“Adesso andiamo Harry!” esclama trascinandolo via da quel posto, lontano dalla ragazza che offesissima continua ad urlare parolacce verso il riccio.
“Ahah hai visto come mi guardava quella Boo?”. È difficile camminare sostenendo Harry per le strade in salita del paese, soprattutto se quello non la smette di agitarsi piegandosi su se stesso per ridere convulsamente.
“Si Hazza” ridacchia Louis “Stai messo bene insomma! Ti porto a prendere un caffè, ti va?”
“Oh si, adoro l’espresso” esclama quello guardando in aria con occhi sognanti “e lo sai perche? Mi ricorda te! E io adooooro pensare a te!”
“Ma davvero?” sorride Louis continuando a camminare “e allora andiamo dai! Il bar di Joe è aperto a quest’ora”.
E continuando a camminare per le stradine buie del paese che si arrampicano sulla collina come serpentelli nella notte a Louis tremano un po’le gambe, ma né questo né il fatto che non sa più cosa dire sono dovuti ai numerosi drink che scorrono nel suo corpo.




SBAGLIATO COME SONO IO


Il caffè sembra aver fatto effetto, Louis e Harry camminano per le strade del paese in silenzio. Ogni tanto Harry ridacchia sottovoce pensando a chissà cosa nella sua testa, Louis lo osserva e sorride.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: camminare la notte quando in giro non c’è nessuno. Sono le tre e nessuno dei due ragazzi ha voglia di andare a casa propria a dormire. Louis si sente bene, felice come non si sentiva da tempo, ma non può e non ha voglia di darne il merito alla persona che cammina vicino a lui. È sempre stato solo nella vita, nessuno è mai riuscito a influenzare il suo umore in modo positivo, nessuno lo ha mai fatto sentire in pace con se stesso e con il mondo. Per questo Louis si rifiuta di credere che questo ragazzo, incontrato così per caso, sia la causa di questo suo improvviso sentirsi felice. È sicuramente colpa dell’alcool, è sicuramente così. Louis ne è convinto.
Ed è per lo stesso motivo che, quando si sono seduti sul muretto di pietra che affaccia sulla spiaggia, Louis comincia a parlare.
“Avevo 19 anni quando i miei mi cacciarono di casa”. Harry smette di guardare le formiche che passano lì vicino in fila indiana e pianta i suoi occhi magnetici in quelli di Louis. La sua attenzione adesso è tutta per il ragazzo con il quale sta passando la serata. Non dice niente, ma continua a guardarlo incoraggiandolo ad andare avanti. "Non è stato facile dire loro che sono gay, ma una volta fatto non mi sarei mai aspettato quella reazione" sospira il ragazzo "credevo di conoscerli, di importare qualcosa per loro, ma mi sbagliavo".
Harry continua a non parlare, lo osserva, sa che se dicesse qualcosa potrebbe rompere questo slancio di sincerità e non osa provarci.
“Avevo 19 anni" ripete Louis, restando un attimo in silenzio a fissare per terra "Mi ha distrutto".
Allora Harry prova a entrare nel mondo privato di Louis Tomlinson "Come ti sei ripreso?" domanda.
Louis sorride, continuando a guardare fisso a terra "Ho conosciuto mio padre. Non quello naturale" aggiunge all'espressione stranita di Harry "ma quello vero". E da lì in poi Louis parla, parla senza fermarsi e racconta. Sì, sta raccontando ad uno sconosciuto, che nel frattempo ha inclinato la testa posandola con dolcezza sulla sua spalla, tutta la sua vita, il suo passato, i suoi pensieri, il perché della sua avversità nei confronti del mondo, il perché non riesce a legarsi alle persone che incontra. Quando finisce di parlare non ha più parole e non fa altro che restare così, con Harry poggiato su di lui, immobile.




GIUSTO COME SEI TU


Louis resta ancora in silenzio. Ed è stupito perché non si sarebbe mai immaginato di parlare del suo passato con qualcuno che non fosse James. Ma non è solo il suo passato giusto? Si tratta anche del suo presente, di ciò che sta vivendo adesso, della sua vita che è stata totalmente stravolta dall’arrivo di questo Harry, insieme a tutte le sue convinzioni e i suoi comportamenti.
Il vento aumenta nel loro piccolo posto di pace, scuotendo i capelli perfetti di Louis e portando alle sue narici il profumo del ragazzo ancora posato sulla sua spalla.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: il rumore che fanno le foglie degli alberi quando il vento le scuote. È come un concerto all'aria aperta suonato solo per lui.
Harry si muove leggermente scuotendo Louis dai suoi pensieri e poi parla anche lui.
"Io... avevo diciassette anni quando ho scoperto di essere attratto dagli uomini. Il mio primo ragazzo è stato il vicino di casa. Famiglia ricca la sua, forse più della mia" Tocca a Louis stare in silenzio, mentre l'altro racconta. "Sono cresciuto senza un padre, ci ha abbandonati quando avevo sei mesi. Mia madre mi ha cresciuto da sola, o meglio, sono stati i suoi soldi a crescermi. Viziato rampollo di una delle famiglie più ricche della città" dice con un amaro sorriso sulle labbra. "La scoperta della mia sessualità non fu intesa come un crimine da mia madre, ma come una cosa alla moda, qualcosa di estremamente trendy da esporre in vetrina come i suoi preziosi vasi Ming. Andava in giro da tutte le sue amiche annunciando con orgoglio di avere un figlio gay. Mia madre è stupida, me le voglio bene e credo che anche lei me ne voglia, anche se non se ne rende conto. Bè ecco" conclude il ragazzo sollevando lo sguardo verso gli occhi blu di Louis "questo sono io. Un ragazzo cresciuto nei lussuosi salotti dei palazzi e nelle discoteche più alla moda, che ha sempre evitato in vita sua scuole, biblioteche o altri posti adatti a te".
Louis è stupito da questo racconto "Non so se nella vita sia andata peggio a me o a te" sorride mentre passa la mano tra i ricci di Harry, diventati ormai come una droga per lui. Perché Harry sta raccontando tutto questo proprio a lui, un ragazzo incontrato per caso ad un bar che ha appena ammesso di aver seri problemi a socializzare con la gente? E poi si ritrova a pensare che forse anche lui ha provato la stessa cosa, ha sentito il bisogno di confidarsi con qualcuno e ha trovato la persona adatta proprio li, in quel piccolo paese, tra le tante persone che vivono nel mondo. E si sente così simile a quel ragazzo e così in sintonia con lui come non era mai successo in vita sua.




LEGGERO COME UNA FARFALLA


Harry si solleva improvvisamente e si volta a guardare il mare. Louis sorpreso da questo brusco movimento si gira seguendo lo sguardo dell'altro. E uno spettacolo incredibile si mostra ai suoi occhi.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: il mare illuminato dalla luna la notte. Potrebbe stare ore a guardare quella distesa immensa brillare come fosse piena di piccole stelle danzanti. La luna sta calando, o almeno così sembra a Louis secondo quanto ha imparato in scienze.
"È bellissimo vero?" chiede Harry; Louis annuisce.
"Ho girato molto in vita mia, visitato posti e paesi" continua il riccio "ma non ho mai visto un mare così bello. Sai.. Forse è perché sto vicino a te che mi sembra così".
Louis si sente accaldato, i complimenti di Harry gli fanno piacere e sembrerebbe proprio che ci stia provando con lui. Fosse stato un qualsiasi altro ragazzo Louis non ci avrebbe pensato due volte e ci sarebbe stato, ma adesso è diverso. Perché è diverso? Cosa lo blocca dal ricambiare le avance di Harry? Che fine ha fatto lo spietato seduttore dagli occhi magnetici che non lascia scampo alle sue vittime?
Così decide di cambiare discorso: "Come mai hai viaggiato così tanto?".
Harry alza le spalle, un gesto tipico che Louis ha imparato a comprendere. "Ho sempre fatto quello che volevo nella vita, non sopportavo la mia città e avevo i mezzi e la possibilità di viaggiare. Mia madre mi ha sempre permesso tutto e, in questo modo, ho girato il mondo, fatto esperienze. L'unico lato negativo è che non ti senti mai a casa, ovunque tu vada, ma vuoi mettere! È una vita che tutti sognerebbero" conclude con lo sguardo ancora fisso sul mare.
Louis è rimasto colpito dal discorso di Harry. "Insomma siamo due persone completamente diverse" ridacchia "non capisco come possiamo andare così d'accordo". Harry si volta a guardarlo. Adesso sono solo loro due, tutto ciò che li circonda è sparito dalla loro mente; Louis non riesce a distogliere gli occhi da quei due pozzi verdi di cui non riesce a scorgere il fondo. E questo non va bene, non per lui che è sempre riuscito a controllare le sue azioni e gestire le emozioni.
"Comunque" esclama distogliendo finalmente lo sguardo "Non ti sembra di aver vissuto in maniera un po'superficiale? Insomma, non per offenderti, ma sai almeno cosa significhi doversi guadagnare il pane per sopravvivere?" Ecco Louis, bravo, devi sempre essere scortese con chi ti circonda, si ritrova a pensare sicuro che Harry si alzerà e se ne andrà offeso in pochi secondi. Invece Harry continua a sorridere e a guardarlo.
"Immagino che tu abbia ragione, ma siamo diversi Lou. Io ho vissuto così e non me ne pento perché in vita mia mi sono sempre sentito giovane, pieno e vero, indipendentemente dai soldi".




PESANTE COME UN MACIGNO


Louis non riesce a darsi per vinto. Non può accettare lezioni di vita da un ragazzo di due anni più giovane di lui che non ha mai provato cosa significhi lottare per sopravvivere.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: sentirsi più grande e dare consigli. Ha sempre comandato lui nel suo gruppo di amici, finché non ha cambiato vita perché è sempre stato il più grande. Anche a scuola si sentiva protettivo nei confronti dei più piccoli e voleva a tutti i costi aiutare e dare consigli a destra e a sinistra.
“Io non…. io non ho mai avuto le tue possibilità” ecco che ricomincia a criticare, perché non riesce a controllarsi? Finirà con il farsi odiare se continua così. “Insomma, non riesco a concepire questo stile di vita. Come puoi pensare, all'età di 24 anni, di passare la tua esistenza in modo così leggero, senza responsabilità? Mi sembra un comportamento infantile, a te no?”. E guarda Harry ansioso di sapere se le sue parole hanno scatenato qualche reazione in lui.
Invece il riccio sorride, in quel modo così perfetto come solo lui sa fare. “Credo che tu non ti sia mai compreso abbastanza, cioè lo so che ne hai passate tante”.
Ma cosa sta dicendo, pensa Louis, come può pensare di dare giudizi se conosce il mio passato da si e no venti minuti?
“Tu mi accusi di essere superficiale e leggero, e questo è vero almeno in parte, ma ti sei mai fermato un attimo a pensare a te stesso? Alla pesantezza della tua vita? Non sei riuscito, anche dopo aver ricominciato a vivere, a distruggere quelle mura di acciaio che ti eri creato intorno alla mente. Non hai permesso a nessuno di aiutarti in questa impresa. Vivi pensando solo al domani, preoccupato per il futuro e troppo attento per goderti il presente. Sei una persona chiusa, nonostante la tua maschera di esuberanza e simpatia. Sei spiritoso, ma lo fai solo per farti accettare dagli altri, non per far veramente ridere le persone. E hai una paura incontrollabile per la gente. È vero, io sono infantile e vivo alla giornata, fregandomi delle cose serie della vita, ma almeno sono felice. Tu sei felice Lou?”
Louis è rimasto a bocca aperta sentendo il discorso dell'altro. Tutto questo non se lo sarebbe mai aspettato, e non è neanche lontanamente concepibile che qualcuno si permetta di dirgli quelle cose.
Si alza di scatto dal muretto, con gli occhi gonfi per le lacrime che cerca in ogni modo di rimandare giù, le mani strette a pugno e le unghie conficcate nella carne.
"Tu.... cosa vuoi saperne tu di me?" Harry si sta mordendo un labbro "Come ti permetti di dare giudizi, non mi conosci nemmeno!"
"Lou....."
"LOU UN CORNO! NON MI CHIAMARE COSÌ, NON SEI UN MIO AMICO, NON TI PUOI PERMETTERE!" il petto di Louis si alza e si abbassa velocemente, il respiro affannato.
"Non voglio più vederti" esclama alla fine. E corre via da quel posto, lontano da Harry.




LONTANO COME IL PENSIERO


Sono le nove di mattina e la finestra aperta della camera di Louis fa entrare la luce del sole che si posa sul cuscino, proprio sul volto del ragazzo che si sta svegliando.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: il raggio di sole la mattina che si posa sul viso infondendo nel corpo quel poco di tepore così piacevole. Si rigira nel letto fino a trovarsi a pancia in su, il suo sguardo è puntato sul soffitto e subito i ricordi della sera precedente affiorano alla sua mente.
La passeggiata notturna, il mare illuminato dalla luna, il vento caldo attorno a loro, il profumo di Harry, quello stesso Harry che si è voluto confidare con lui e che subito dopo si è permesso di criticare la sua vita. La lite, le urla e la corsa disperata nella notte per allontanarsi dalla persona che lo aveva fatto stare male: tutto colpisce la mente di Louis come una palla da bowling, veloce e pesante. Si è solamente illuso, un’altra volta nella sua vita. Aveva pensato seriamente che quel ragazzo fosse diverso, ma non era solo la sua mente a crederlo, tutto il suo corpo lo urlava, nella violenta attrazione che provava per lui, nei movimenti incontrollati che si ritrovava a compiere in sua presenza, nelle emozioni che provava per ogni suo gesto. Aveva davvero pensato che questo Harry potesse essere diverso? Che non l’avrebbe fatto soffrire come tutte le persone a cui si era legato?
Louis sospira, alzandosi dal letto. E lo fa controvoglia perché preferirebbe di gran lunga restare tutta la giornata sdraiato, ma ha imparato dalla vita che non può soccombere così, che per ogni ostacolo che gli viene posto davanti deve trovare la forza di andare avanti, e deve farlo da solo. Nessuno in questo mondo si è dimostrato all’altezza di poterlo aiutare. “Non hai permesso a nessuno di aiutarti” le parole di Harry si fanno spazio nel suo cervello dirompenti e incontrollate. Non è vero! Non è vero, dice a se stesso. Il mondo è crudele, non può lasciare che nuova cattiveria lo assalga come in passato. Solo lui può difendersi dalla realtà. È vero, si è creato delle mura, un mondo personale in cui vive con il solo scopo di sopravvivere. Non può dire di essere sempre felice. Ma è soddisfatto, sa di non poter fare meglio e si accontenta di questo. È stolto chi chiede troppo dalla vita, perché finirà irrimediabilmente con l’essere deluso.
Louis si trascina in cucina e si prepara il caffè. La sua sicurezza non può vacillare, quindi adesso si vestirà e andrà in spiaggia come ogni altro giorno. Nessuno può più permettersi di influenzare il suo umore tanto da rovinargli la giornata.
E fa proprio come programmato, si lava, si cambia, infila il libro in borsa e va.
Ma poi, quando sono passate le dieci e mezza e non si è vista l'ombra di Harry in spiaggia nè dei suoi due caffè, si sente diverso. E si odia per questo, perché non gli succedeva da anni di sentire un vuoto dentro, di sentirsi incompleto, di sentire la mancanza di qualcuno.




VICINO COME UNA CANZONE


Louis osserva la pioggia da sotto la tettoia. Come ha potuto dimenticarsi l’ombrello a casa? È uscito per fare la spesa e già da quella mattina il cielo si stava oscurando con enormi nuvoloni neri. Adesso si ritrova fuori dal supermercato con due buste in mano e senza la possibilità di muoversi senza evitare la doccia. Invece di esaudire le preghiere di Louis, la pioggia sembra prendersi gioco di lui e comincia a scendere ancora più fitta e rumorosa.
Mentre il ragazzo è ancora lì a decidere sul da farsi una Mercedes nera si blocca sul ciglio della strada proprio di fronte a lui.
Il finestrino si abbassa e “Sali in macchina” è proprio la bocca di Harry a pronunciare quelle parole.
Louis resta fermo un momento; è passata una settimana dall’ultima volta che ha visto Harry, dal giorno del litigio e adesso che se lo vede improvvisamente davanti il suo cuore fa un balzo nel petto. Eppure, nonostante il suo cervello gli stia intimando di non entrare in quella macchina se vuole evitare altre sofferenze, il suo corpo decide di non obbedire e si fionda dall’altro lato dove Harry ha già aperto la portiera, per atterrare sul sedile del passeggero mentre i suoi capelli spargono goccioline d’acqua su tutto il vetro interno.
La macchina comincia a muoversi. La radio è accesa a volume bassissimo: “Sometimes the system goes on the blink and the whole thing turns out wrong. You might not make it back and you know that you could be well oh that strong”.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: quando alla radio passa una canzone che gli piace. Di solito, quando è lui al volante e non c’è nessun altro in macchina, si mette a cantare a squarciagola. Ma adesso resta in silenzio, guardando fuori dal finestrino.
Non ha la minima idea di dove Harry lo stia portando, ma non vuole chiederlo. Prima di tutto perché non vuole parlare dopo l’ultimo discorso avuto con lui. In secondo luogo perché, anche se ancora non lo ammette a se stesso, sente di potersi fidare di qualsiasi scelta del ragazzo al volante.
Dopo un po’ la tentazione di girarsi a guardare Harry è troppo forte e non può più trattenersi. Il riccio è concentrato sulla guida o forse sta pensando intensamente a qualcosa perché i suoi occhi sono fissi sulla strada davanti a se e una piccola ruga percorre la sua fronte. Louis si era dimenticato quanto fosse perfetto con i suoi capelli così morbidi, la pelle rosea e liscia, la bocca carnosa, la mani grandi e soprattutto gli occhi verdi che sembrano brillare di luce propria.
Louis è così preso da Harry che sussulta quando la macchina si ferma. Lo ha portato alla fine della strada, dove la scogliera si getta a picco sul mare. La pioggia continua a tamburellare sul vetro.
"Scusa se ti ho offeso" esclama all'improvviso Harry. "Hai ragione non avrei dovuto dire quelle cose, ma credo di averlo fatto perché ti voglio bene. Mi sei mancato tremendamente in questi giorni. Non chiudere fuori dalle mura ogni cosa bella che ti capita. Ti prego, non farmi uscire dalla tua vita perché io non ti lascerò andare via".




COSÌ ALTO


Louis è rimasto in silenzio per almeno dieci minuti, guardando fisso davanti a se. Harry non ha detto altro, ha preferito lasciargli spazio per pensare, ma allo stesso tempo non si è arreso e ha continuato a sperare in una risposta.
E questa non tarda ad arrivare quando “Anche tu mi sei mancato” sussurra Louis velocemente. “Non mi sono mai sentito così in vita mia” aggiunge “messo a nudo, esaminato nel profondo. Io non so chi tu possa essere per aver cercato di comprendermi, ma so solo che in questi giorni ho sentito davvero la mancanza di qualcosa, come se mi fosse stato strappato un pezzetto di me stesso”. Alza il volto e per la prima volta i due sguardi si incontrano, il sorriso è tornato sul viso di Harry, accompagnato dalle immancabili fossette. Che cos’è quello sguardo compiaciuto?
“Non ti montare la testa però adesso” sbuffa Louis “solo perché ho detto queste cose. Intendevo che mi dispiace molto averti urlato contro”.
Harry butta indietro la testa scoppiando a ridere “Certo che non mi monto la testa” e poi ritornando serio “Dispiace anche a me, per tutto quanto”.
“Bé non mi era mai capitato di perdonare qualcuno così velocemente” ridacchia Louis "e poi" aggiunge colpendo l’altro leggermente con una spalla “puoi continuare a chiamarmi Lou comunque. Mi piace tanto quando lo fai”.
Tornano velocemente in paese incuranti della pioggia che non accenna a voler diminuire e questa volta conoscono tutti e due la canzone e tutti e due stanno cantando a squarciagola come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Ho dimenticato la carta igenica” esclama Louis battendosi una mano sulla fronte all’improvviso. “Ti accompagno al supermercato, non ho altro da fare oggi” risponde prontamente Harry. E correndo dalla macchina al negozio si sono inzuppati tutti e due, ma a nessuno sembra importare più di tanto mentre passano attraverso le porte scorrevoli ridendo come avessero appena visto un elefante che prova a fare danza classica.
“Va bene questa marca?” chiede Harry allungandosi per prendere l’ultimo pacco rimasto sullo scaffale più alto.
“Certo” risponde Louis osservando le gambe chilometriche dell’altro. Come fa ad essere così alto? Lui non sarebbe mai riuscito a raggiungere quella altezza, nemmeno sulle punte dei piedi.
È sempre stato colpito da ragazzi alti. Quei centimetri in più, dei quali sente la mancanza, sono un’attrazione irresistibile per lui. Non può fare a meno di incantarsi a osservare il corpo perfetto davanti a lui.
Harry lo guarda incuriosito “Qualcosa non va?” domanda interrompendo il suo filo di pensieri.
“N-no niente. Tutto bene…. è che… mi piacciono i tuoi pantaloni”.
Il riccio lo sta guardando con un sorriso malizioso stampato sul viso. “Oh grazie” risponde avvicinandosi pericolosamente. Adesso è immobile e lo sta guardando fisso negli occhi. Perché Louis non riesce a staccarsi da quel contatto? È come una calamita: non può, o non vuole, fere a meno di restare fermo.
“Ti porto a casa” dice infine Harry a un soffio dal suo viso mettendogli in mano la carta igenica e girandosi poi di scatto, percorrendo la corsia verso le casse, liberando finalmente Louis dal suo stato di ipnosi.




COSÌ BASSO


“Buongiorno orsacchiotto!! Ooops scusa!” esclama Harry colpendo il lettino di Louis e facendo cadere il libro per terra.
“Di nulla” risponde quello raccongliendolo “Perché orsacchiotto?” domanda ormai abituato ai soprannomi più improbabili che gli vengono assegnati ogni giorno.
“Perché sei basso come un orsetto di peluche” ride Harry porgendogli la tazzina di caffè.
“Ma che stai dicendo! Porta rispetto per gli anziani”
“Ahahah allora vecchietto, facciamo un giro in canotto oggi?”
“Cosa?” esclama Louis bruciandosi la lingua con il caffè “Ma io non lo so portare”
“Tranquillo ti aiuto io!”
“Andiamo bene allora”
Ma l’esuberanza del riccio è così travolgente che dopo mezz’ora sono tutti e due con i piedi a mollo mentre spingono il canotto blu di Harry lontano dalla riva.
“Allora” esordisce questo una volta saliti a bordo “è semplice da guidare, un po’ come la canoa”
Louis lo fissa “Hazza io non sono mai salito su una canoa, non ho mai usato un remo in vita mia! Ma” aggiunge quando Harry alza gli occhi al cielo per la disperazione “Se continui a fare il professore con quell’aria da so tutto io potrei usarlo anche in un altro modo” “Okok ahah” ride Harry “non ti scaldare. Adesso ti faccio vedere” e si siede dietro di lui, le gambe intorno alle sue.
Ecco l’immancabile brivido lungo la schiena di Louis a contatto con il petto di Harry. Quest’ultimo lo abbraccia da dietro fino a posare le mani sulle sue, ancora strette intorno al remo. La guancia del riccio si posa delicatamente sulla sua spalla, il fiato sfiora delicatamente il suo collo. L’imbarazzo e la tensione che sta provando in questo momento Louis non sono misurabili. Non gli era mai capitato prima d’ora, con nessun altro ragazzo in tutta la sua vita. Ma se una parte di lui vorrebbe allontanarsi di scatto da quel contatto così invasivo e al tempo stesso delicato, il suo corpo è come pietrificato dalla sensazione di perfetta beatitudine che lo ha invaso.
Harry comincia a spiegargli i movimenti che deve fare, Louis non perde una virgola del discorso né un singolo movimento delle braccia dell’altro.
“Hai capito?” conclude Harry avvicinando di più la bocca all’orecchio di Louis fin quasi a sfiorarlo. Quello annuisce.
“Perfetto!” esclama il riccio ritraendosi di scatto e alzandosi per tornare al suo posto “proviamo?”
“Ook” risponde Louis quasi gemendo. Cosa ha fatto di male per meritare tutto questo? Il suo cuore non reggerà a lungo queste emozioni improvvise. Nessuno ha mai giocato così a lungo con lui; è sempre stato lui stesso a decidere tempi e azioni di ogni suo rapporto con le persone.
Dopo aver remato per un’oretta sotto il sole, sudati e accaldati decidono di fermarsi.
“È bellissima l’acqua in questo punto” esclama Louis “Facciamo il bagno?” e prima di aspettare la risposta dall’altro si tuffa. Sta lì nell’acqua, nuotando avanti e indietro e Harry si tuffa a sua volta raggiungendolo. Cominciano a nuotare insieme facendo a gara poi risalgono sul gommone e si dedicano ai tuffi. E per tutta la mattinata Louis si sente felice, come non lo era da tanto tempo. E tornato a casa, la sera, distrutto per lo sforzo fisico continua a sentirsi felice, perché quella giornata, in fondo così semplice è stata la più bella degli ultimi cinque anni.




GRANDE COME IL CIELO


Lampi di luce di mille colori si aprono nell'aria sullo sfondo nero della notte.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: stare con il naso all'insù ad ammirare i fuochi d'artificio.
È ferragosto e gli abitanti del paese si sono radunati in riva al mare per godersi lo spettacolo. Louis è seduto su una sdraio, Harry è sdraiato su un lettino lì affianco. Tutte le altre persone accolgono ogni scoppio dei fuochi con versi di stupore e ammirazione, loro due osservano in silenzio.
"Li ho sempre adorati" sussurra Harry "Quando ero piccolo mia madre organizzava a capodanno feste spettacolari e invitava qualsiasi persona il cui nome fosse apparso almeno una volta su una rivista di gossip. Erano feste mondane, sfarzose, esagerate, ma io mi divertivo... insomma... avevo la possibilità di osservare tanta gente, entrare a contatto con le loro vite. E il momento più bello era quello dei fuochi d'artificio. Mia madre assumeva i più bravi artisti della pirotecnica in modo da offrire ai suoi ospiti spettacoli sempre diversi. Ho passato il primo quarto d’ora di ogni singolo nuovo anno con la testa all’insù, perso nei miei pensieri, ad esprimere desideri”
“Hazza i desideri sono per le stelle cadenti” lo interrompe Louis “non per i fuochi d’artificio”
“Oh, bé… già… sono sempre stato un tipo originale, fin da piccolo” ridacchia quello voltandosi a guardarlo.
Louis sorride e torna poi a fissare il cielo dove è appena esplosa una sequenza di girandole rosse e gialle. “Ho sempre saputo che sei speciale” risponde dopo qualche minuto “fin da quando ti ho visto mangiare orsetti di gomma”
Harry ridacchia “Tu stavi mangiando rotelle di liquirizia, non sei da meno… mi hai colpito quel giorno”.
Il cuore di Louis accelera; nessuno in vita sua lo aveva mai definito ‘unico’ in quel modo. La gente lo aveva accusato di essere strano, ma in senso negativo, come se fosse anormale. Poi era arrivato James, che invece lo aveva convinto, ripetendoglielo all’infinito, che lui era esattamente identico a qualsiasi altra persona sulla faccia della terra e che non si doveva sentire inferiore a nessuno. Ma adesso era arrivato Harry e gli stava dicendo che per lui non era solo un ragazzo come tanti altri, ma che era riuscito a colpirlo fin dall’inizio. E in questo momento Louis si sente così voluto bene come mai in vita sua.
“Tu invece?” Harry interrompe il filo dei suoi pensieri “Come festeggiavi capodanno?”
"Oh, fino a quindici anni ho trascorso le festività a casa mia con i parenti. I miei genitori erano spaventati dai fuochi d'artificio, quindi mio padre comprava solo qualche fontanella e stellina, sai quelle che tieni in mano, e a mezzanotte uscivamo in giardino ad accenderle. Però dalla collina su cui abitavamo si poteva vedere tutta la città e la vista era incredibile:fuochi così spettacolari come non ho mai più visto in vita mia. Venivano sparati da ogni angolo della città come se ogni persona volesse fare a gara nel creare le composizioni più belle e ricche. E ogni anno, ogni volta che mi ritrovavo in quel giardino, con la mia stellina in mano, ad osservare il cielo illuminato a giorno pensavo a quando sarei stato grande e mi sarei potuto finalmente staccare dai miei genitori per festeggiare anche io il capodanno come tutti gli altri. Non avrei mai immaginato che sarebbero stati loro ad allontanarsi da me.




PICCOLO COME LA TERRA


Lo spettacolo è terminato. La gente si sta muovendo lentamente per tornare a casa. Ancora pochi gruppetti si intrattengono in riva al mare, scambiando le ultime chiacchiere della giornata.
Le madri cercano di convincere i bambini, troppo eccitati dalla serata così particolare, che è ora di andare a letto, ma quelli, non sentendosi per niente stanchi, continuano a correre sulla passerella e a saltare da lettino a lettino troppo presi nei loro giochi. I bagnini si danno da fare per risistemare la spiaggia, raccogliere cartacce e fare in modo che il giorno dopo sia tutto perfetto.
Louis e Harry non si sono mossi, continuano a guardare in alto dove piano piano, mentre la nebbia degli ultimi fuochi si dirada, stanno spuntando le stelle. Sono lì, fermi, non parlano, ma si divertono ad ascoltare e osservare gli altri. E gli è sempre piaciuto farlo insieme.
L’ultimo gruppo di ragazzi rimasto in spiaggia si incammina verso l’uscita. “Dove andiamo adesso? Da Billie?”, “Va bene, guido io!!”.
Risate, altre voci indistinte, rumore di passi e poi niente, sono rimasti da soli.
Una stella cadente improvvisamente attraversa il cielo lasciando una striscia di luce impressa negli occhi dei due ragazzi.
“Questa era per te Boo” ridacchia Harry “Hai espresso un desiderio?”
“Mmmm... ci devo pensare”
“Quando hai fatto me lo dici?”
“Ahahah certo che no! Come potrei pretendere poi che si avveri, non lo sai che i desideri non si devono mi rivelare ad altri” Louis si volta ancora a guardare Harry.
“Si si, lo sapevo… è solo che… vorrei conoscere il tuo desiderio per riuscire ad aiutarti più di quanto possa fare una stella cadente”. E si volta anche lui a fissarlo con quei suoi occhi infiniti. Louis ormai non ha più parole per descrivere gli occhi di Harry, non è umanamente possibile che diventino ogni giorno più belli.
“Ragazzi, potete sistemare voi questi lettini quando andate via?” i due si voltano a guardare il bagnino in piedi davanti a loro, spuntato dal nulla come un fantasma.
“Si certo Leo, buona serata” risponde Harry cordialmente.
“Meno male che ho finito, stasera sono distrutto. Ci si vede domani Harry” fa quello allontanandosi velocemente.
“Conosci proprio tutti? Come hai fatto? Io vengo qui da tre anni e a mala pena ricordo il nome dello stabilimento” sbotta Louis.
“Ahahah” ridacchia l’altro “Leo è simpatico, mi ha suggerito lui il locale dove ti ho portato. Non saprei, forse sono semplicemente più attento al mondo che mi circonda perché voglio sentirmi… come dire… più vivo”.
Dopo un ora, forse due, nessuno di loro ha voglia di guardare l'orologio, si alzano. La mano di Louis cerca quella di Harry, le dita si intrecciano. E il ragazzo si chiede cosa avesse aspettato fin'ora per provare questa sensazione di perfezione che ne deriva. Si avvicinano alla riva a piedi scalzi.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: bagnare i piedi nell'acqua calda del mare di notte.
Si sente piccolo, guardando la volta stellata. E si chiede come sia possibile, che proprio loro due, tra i miliardi di persone che vivono sulla terra, si siano incontrati in quello spazio e in quel tempo.
Restano li per un tempo infinito, mano nella mano, finché è Harry a parlare attirando l'attenzione dell'altro. I loro volti sono così vicini che Louis riesce a vedere ogni singola scheggia di colore brillante delle iridi del riccio.
"Credi nel colpo di fulmine?" questo è quello che chiede Harry guardandolo fisso.
E "No" risponde Louis un millesimo di secondo prima che le loro labbra si uniscano.




COMPLICATO COME LA MENTE


Louis apre gli occhi, la stanza è piena di luce e fa caldo, deve essere mattina inoltrata. Il sole lo colpisce dritto in viso così si gira e si allunga verso l’altra parte del letto, quella ancora in ombra. Stranamente si ritrova a sorridere, pensando a quanto tempo era che non gli capitava di svegliarsi così tardi e così riposato.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: quando apre gli occhi la mattina e, ancora nel dormiveglia, ha la sensazione che sia successo qualcosa di bello, ma non riesce a ricordare cosa.
Quando finalmente i ricordi della sera precedente affiorano nella sua mente, si alza di colpo mettendosi a sedere sul letto. Cosa è successo ieri sera? Ha baciato Harry. O forse è stato Harry a baciare lui. Probabilmente hanno preso insieme l’iniziativa.
Adesso Louis è in piedi, cammina per la stanza a grandi passi mentre i ricordi bombardano la sua mente come se ci fosse una tempesta di asteroidi nella sua testa. Le labbra, il profumo, le mani, i sorrisi, i capelli, quei suoi capelli così stupidi, ma perfetti al tempo stesso. È passato in corridoio adesso. Cosa sta facendo? Sta camminando o saltellando? Ci vuole un po’ di contegno! Non riesce a capire il suo stato d’animo. È felice…. Oppure no? La testa gli fa male. Corre in bagno a sciacquarsi la faccia. Il getto freddo gli toglie per un secondo il respiro, fermando per un attimo il turbinio confuso dei pensieri. Cerchiamo di calmarci Louis. Ha baciato Harry, è vero, ma perché dovrebbe essere così scosso da questa notizia? È capitato altre volte di baciare un ragazzo in vita sua. E Harry gli piace, gli è piaciuto da quando lo ha visto la prima volta, quindi dovrebbe essere normale che l’abbia baciato una volta scoperto di essere ricambiato. Semplice. L’uomo funziona così. Eppure perché la situazione sembra tutto tranne che semplice?
Perché è tutto così dannatamente complicato? Maledetto cervello che non vuole smettere un attimo di girare.
Louis torna in camera da letto e si mette a sistemare la stanza pur di avere il corpo impegnato in qualcosa. Ma la mente continua a vagare come imbizzarrita mentre sistema i cuscini e le lenzuola. Non è normale sentirsi così confusi. Ha baciato un ragazzo bello come il sole, divertente e simpatico; dovrebbe solo esserne contento. Ma con nessun altro ragazzo si era mai sentito così, per questo non riesce a dare un nome alla sensazione di disagio che prova in quel momento. E a Louis da fastidio non poter gestire qualcosa di se stesso.
Si sente diverso, così diverso dalla sera prima, così diverso dall’inizio dell’estate, così diverso dagli ultimi anni.
Il disagio all'altezza dello stomaco sta aumentando. E' ansia quella che sta provando? Ansia di cosa poi? Non riesce a darsi pace mentre decide che così non può continuare e corre all'armadio per vestirsi. Adesso andrà in spiaggia e passerà una bellissima giornata, come tutte le precedenti. La passerà insieme a Harry, perché gli fa piacere stare con lui. Sarà una bellissima storia estiva, sempre che a Harry vada di trascorrere quel che resta dell'estate con lui. Gli è successo altri anni con ragazzi gentili che lo hanno fatto stare bene per quel mesetto di mare.
Esce di casa quasi con foga, si gira e comincia a correre.
Corre per le strade del paese, verso la spiaggia. Sa che se camminasse lentamente il suo cuore non reggerebbe a quel ritmo velocizzato per troppo tempo. Corre, noncurante delle persone che lo guardano stranite, corre perché non sa cos’altro fare al momento.
La macchinetta del caffè è rimasta spenta in cucina.




SEMPLICE COME IL CUORE


Il mercatino del paese è in piena attività. Le bancarelle ingombrano la piazza principale che Louis sta cercando di attraversare di corsa, facendo lo slalom tra le persone accalcate e urtando vecchie signore inacidite a destra e a sinistra.
“Ei ragazzo, stai un po’ attento” lo apostrofa una di queste dopo essere stata presa in pieno nella foga della corsa “Che ti sta inseguendo, il diavolo?”
“Mi scusi!” urla Louis ormai già lontano. Il diavolo, sbuffa, ma che va dicendo quella? Cosa c'entra adesso il diavolo? Si ritrova a pensare all’idea che invece sta correndo per andare dal suo angelo personale. Angelo? Come è arrivato a definire Harry un angelo? Scuote la testa proseguendo il suo cammino tra i banchi della frutta.
Questo è uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora: gli odori più svariati che si sentono passando in mezzo al mercato. Dal fragranza della pizza calda appena sfornata al forte odore delle borse di pelle di ogni forma e dimensione. Dal’aroma fresco delle pesche al profumo degli abiti indiani. Tutto si mescola a formare qualcosa di indefinito. Louis resterebbe ore e ore a girare per i banchi, anche senza comprare niente, solo per il piacere di camminare senza meta e preoccupazioni. Ma le preoccupazioni sono sempre state parte fondamentale della sua vita, non è vero?
Ed è quando passa vicino a una bancarella di cappelli che lo vede: un semplice panama bianco con una fascia nera non troppo alta, e pensa che starebbe di incanto sopra i capelli del suo Harry. Che poi da quando in qua è diventato il ‘suo’ Harry? Si ferma davanti al cappello un po’ indeciso sul da farsi. Vorrebbe comprarlo per vedere davvero l’effetto che fa addosso al ragazzo, ma con che scusa potrebbe comprargli un cappello. “Tieni questo è per ringraziarti del bacio” no, Louis scuote la testa. Che cosa stupida.
Ma nemmeno ha finito di formulare questo pensiero che “Scusi quanto costa questo?” e dopo pochi minuti si ritrova di nuovo a correre con una busta di plastica in mano, fuori dalla piazza, dritto verso la spiaggia.
Solo quando ha percorso tutta la passerella e vede in lontananza il suo ombrellone si blocca. Semplicemente si ferma, così su due piedi, incapace di andare avanti. Harry è lì, sdraiato sul suo lettino, lo ha sempre preferito alla sdraio. Tiene un libro tra le mani. Davvero sta leggendo?
E guardandolo da lontano, senza essere visto, Louis si trova incredibilmente a pensare di stare davanti a un essere perfetto. Non ha mai definito nessuno così, è sempre riuscito a trovare qualche difetto in ogni persona che ha incontrato in vita sua. E la fastidiosa sensazione allo stomaco esplode di nuovo tutto d’un tratto, alla vista del corpo lungo e magro di Harry disteso con tanta naturalezza su quel lettino, al pensiero della sera precedente, al ricordo dei baci scambiati in riva al mare con dolcezza e sincerità.
Così Louis capisce: forse ha sempre saputo in cuor suo, ma non ha mai voluto ammetterlo. Come ha fatto a non collegare tutto dopo aver letto tante volte nei libri di personaggi che si sentono esattamente come lui. È tutto così maledettamente semplice, non c’è niente di complicato. I sintomi sono quelli, adesso non può più nasconderlo. Eppure… è possibile? È possibile che proprio lui, Louis Tomlinson, il ragazzo più cinico e solitario del mondo, il più distaccato da ciò che lo circonda, il ragazzo che non è mai riuscito ad affezionarsi a nessuno per paura di soffrire, che si è costruito mura altissime intorno lui a furia di ricevere colpi e delusioni, il ragazzo che è diventato indifferente alle emozioni e ai sentimenti temendo di crollare ancora una volta, di perdere di nuovo tutte le certezze che faticosamente ha riconquistato, si sia innamorato?




BLU COME LOUIS TOMLINSON


Louis si avvicina piano piano all’ombrellone. Solo quando sta praticamente a due metri di distanza, Harry solleva gli occhi dal libro e lo guarda.
Sorride “Il nome della rosa, Umberto Eco! Lo hai lasciato qui l’altro giorno”. Louis resta in piedi davanti a lui, non sapendo cosa dire.
“Mi piace come scrive questo tipo” continua Harry “Hai fatto tardi oggi, pigrone! Quanto hai dormito? Non ti dispiace se ho bevuto anche il tuo caffè?”
“No no tranquillo” risponde.
Perché gli sembra tutto così naturale e perfetto? Quel momento, lui, Harry, lo stare insieme. Una sensazione di pace e serenità mai provata in vita sua lo avvolge totalmente. Sarebbe così bello dare retta al cuore. Sta cominciando a pensare alla possibilità di essere felice, di passare il resto della vita con l’unica persona che l’abbia mai fatto stare bene. La persona che adesso sta sorridendo davanti a lui, con quella bocca perfetta e le fossette da bambino.
Ma come al solito, Louis Tomlinson non ascolta il cuore e prende ordini solo dal cervello, che in questo momento gli sta urlando di non cedere. Se l’è sempre cavata da solo, in qualsiasi situazione. Non ha bisogno di certezze da parte di altre persone. Perché è vero che potrebbe passare momenti felici e indimenticabili con questo ragazzo, ma è pure vero che Harry potrebbe lasciarlo, abbandonarlo come tutti gli altri. Chi vorrebbe legarsi così profondamente a lui? Cosa gli dice che Harry non se ne andrà?
“Cos’hai nella busta?” la domanda del riccio lo riporta alla realtà.
“Oh ecco... io pensavo che….” balbetta Louis prima di vederlo: ai piedi del lettino, eccolo, un cappello bianco con fascia nera. L’identica esatta copia di quello che ha comprato poco fa. Naturalmente appartiene a Harry, naturalmente è Gucci.
“No niente... non è nulla” si affretta a concludere distogliendo di corsa lo sguardo. Si gira verso il mare, gli occhi bruciano. I suoi occhi così perfetti che stanno riflettendo il colore blu profondo dell’acqua. O forse è l’acqua che si sta specchiando nei suoi occhi e ha deciso di assumerne il colore. Louis è sempre stato fiero di quel blu, è sempre stato un suo punto forte. Ma adesso, non può fare a meno di odiare se stesso e odiare i propri occhi per quello che gli sta succedendo. Ricaccia a forza indietro le lacrime e si gira di nuovo verso Harry, che adesso non è più sul lettino, ma in piedi, a pochi centimetri di distanza da lui.




VERDE COME HARRY STYLES


“Fammi vedere” sussurra Harry, sfilandogli dalle mani la busta.
“L’ho comprato per te” si giustifica Louis quando il cappello finisce nelle mani del riccio “ho pensato che ti potesse stare bene. Non sapevo che ne avevi uno identico”.
Harry continua a rigirarsi il cappello tra le mani e all’improvviso, sotto lo sguardo stupito dell’altro, si volta, afferra quello ancora posato sul lettino e lo butta alle sue spalle cercando di mandarlo il più lontano possibile.
“Harry cosa…”
“Adesso non ne ho più uno identico” esclama quello felice allargando le braccia e poi posando sulla testa il regalo di Louis “Ma tu guarda che bel cappello, me ne serviva proprio uno così” ride.
Louis è rimasto ammutolito, ma non può fare a meno di notare che aveva ragione, il suo regalo sembra fatto apposta per essere indossato sopra quella massa ribelle di capelli.
“Grazie” sussurra Harry a pochi millimetri dalla sua bocca. E poi lo bacia. Ed è un bacio così dolce e perfetto, di quelli da togliere il fiato. Louis non desidera altro dalla vita in quel momento. Stare lì, con le labbra di Harry sulle sue, è tutto ciò che ha sempre desiderato.
I due si separano e adesso si stanno guardando dritti negli occhi.
Questo è ciò che Louis adesso adora più di ogni altra cosa: guardare gli occhi di Harry.
E mentre sono fermi lì, mentre il blu e il verde si uniscono, incatenati l’uno dall’altro, Louis ricomincia a vivere. Perché adesso sa, finalmente lo ha capito, ed è sicuro di non sbagliarsi, che Harry non se ne andrà.





SPAZIO AUTRICE

CIAO A TUTTE! Oh mie bellissime lettrici (che esistete solo nella mia mente).
Ho scritto una OS Larry, ebbene si! Ero in vacanza, e per motivi tecnici, non potevo andare avanti a scrivere la ff così, per non stare con le mani in mano, ho iniziato questa storia.
Non chiedetemi perché ho scritto una Larry, perché non lo so! :) semplicemente mi ispirava in quel momento.
Non sono Larry shipper, se qualcuna di voi se lo sta chiedendo.
Adoro Eleanor e Lou, sono così belli insieme! Però se penso a Lou insieme a Harry, me li immagino così e devo dire che starebbero proprio bene insieme.
Vi prego shippers non mi uccidete!!

All’inizio volevo scrivere una storia strappalacrime di quelle profonde che ti fanno sentire il nodo allo stomaco quando finisci di leggerle, ma sapevo già che non ce l’avrei mai fatta. Ahahah! E quindi è venuta fuori questa cosa qui. Vi prego di non insultare troppo la mia creazione, perché mi sono davvero impegnata nello scrivere. Ci ho messo UN MESE INTERO, dico sul serio, per completarla e per creare la profonda e complessa (?) personalità di Louis che già dall’inizio mi girellava per la mente.

È una storia fuori dal tempo e fuori dallo spazio, infatti i personaggi sono quasi totalmente inventati e rispecchiano solo qualche particolarità di quelli reali.

La trama è narrata dal punto di vista di Lou (ma dai non si capiva!) e in generale ci sono delle piccole regole che mi sono imposta nello scrivere. Perche? Boh… mi sono divertita di più in questo modo.

Allora, se qualcuno non lo avesse notato:
-I capitoli vanno a coppia. E il titolo di ogni capitolo è una similitudine in contrapposizione con l’altro.
-Qualcosa nel capitolo richiama sempre (o quasi) il titolo.
-Fatta eccezione per tre capitoli, trovate sempre uno dei piccoli piaceri della vita che Louis adora.
-Ogni capitolo è leggermente più lungo del precedente (tranne gli ultimi due). Se fate attenzione si nota la differenza tra il primo e il terzultimo.

Sono scema, lo so.

Che poi mi sono accorta solo adesso che non è corretto parlare di capitoli dato che fanno tutti parte della stessa OS. Avrei potuto anche pubblicare una ff composta da tanti mini piccoli capitoli, ma mi andava di farvi leggere tutta la storia subito.

Avrei milioni e milioni di cose da dire su questa OS, sul fatto che mi sono affezionata ai personaggi in maniera incredibile, tutti i pensieri che mi sono venuti in mente mentre scrivevo.
Ma adesso non li ricordo più! :) quindi spero vivamente che vi sia piaciuta e vi invito a recensire, qualsiasi cosa pensate, anche negativa!
Un bacione, vi adoro tutte!!!

I crediti per il meraviglioso banner vanno a IreInfinity che è una persona fantastica e ha saputo sopportare le mie richieste infinite!

   
 
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