un folletto nero tra le macerie di me. nero, rosso, bianco. nero capelli, rosso carne e sangue, bianco ossa. un corpo esploso. un'anima attonita. che piange. pelle lacera, carne aperta, ossa spezzate,sangue rappreso sul prato non più blu. l'esserino ricorda le mani trapassate e il dolore, il sangue che si vesa e macchia. dolore rorro su tutto. che viene bevuto dal prato finchè può. ma quando il cuore brilla non può più togliere nulla dagli occhi. bianco, rosso, nero. nel cupo del merigio tardo e torbido ancor più carichi. ancor più accuminati per ficcarsi in testa. è lì ch sono. e sulle lacrime, piccoli specchi. il folletto se ne sta sulla testa mozza come fosse un trono morbido di capelli corvini. non vede la liberazione fatta volto. per questo piange.