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Autore: Killer_of_Angels    11/09/2013    6 recensioni
Un attimo dopo Harry si trovava tra le sue braccia.
Il riccio arrossì boccheggiando, ma non si fece certo pregare per ricambiare l’abbraccio.
Pregò che quel novantaquattresimo piano si trovasse infinitamente più in alto.
- Haz… - soffiò il moro.
L’altro mugolò in risposta.
- Che giorno è oggi? – chiese piano.
- 11 settembre – mormorò – 2001… - aggiunse esitante, sentendosi uno stupido.
Louis sospirò sul petto di Harry.
- Me ne ricorderò a vita. – bisbigliò il più grande, sperando che l’altro non avesse sentito.
Lo schermo digitale recante il marchio del World Trade Center li avvisò del fatto che erano quasi arrivati a destinazione.
[AU|larry]
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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11th September
 



- Non è fantastico Harry?
Il riccio deglutì il cioccolato caldo, pulendo le labbra piene con la punta della lingua.
- Cosa?- chiese distratto.
Louis spalancò gli occhi scoprendo del tutto le iridi blu, socchiudendo leggermente la bocca.
-Cosa’?! Ti rendi conto di dove lavoreremo da oggi in poi?!
Si voltò in direzione della maestosa Torre Nord, svettante, assieme alla torre gemella, tra i grattacieli del World Trade Center. Con lo sguardo la ispezionò in ogni minimo particolare, sorridendo ingenuamente.
Non si accorse del fatto che Harry lo stesse fissando, con la stessa adorazione che il più grande stava in quel momento riservando al grande edificio.
In quel momento era scomparso tutto.
Il bar, il World Trade Center, persino New York.
C’era rimasto solamente Louis.
Che privilegio avere la possibilità di bearsi di qualsiasi dettaglio che gli appartenesse. Cercò di imprimere ogni piccolezza nel cuore e nella memoria.
- Harry?! – mormorò il moro assumendo un’espressione interrogativa.
Il riccio si riscosse scuotendo la testa e sistemandosi alcune ciocche di lato.
- Mh?- replicò, mentre appoggiava il gomito sul tavolino. Cercò di sembrare il più naturale possibile posizionando il mento nell’incavo del palmo della mano.
Louis lo squadrò un attimo, sentendo salire uno sbuffo di riso che lasciò andare con tranquillità.
- Sai, a volte sei buffo… - asserì poi.
Il più piccolo non capì finché l’altro non allungò le dita verso di lui, affondandogli l’indice nella guancia.
- Fa caldo oggi, eh? – continuò, ritraendo la mano e accavallando le gambe.
Il sarcasmo dell’ultima affermazione probabilmente peggiorò la situazione: tutta la scioltezza costruita era appena andata in frantumi. Harry fece aderire i palmi sulle cosce fasciate dai pantaloni gessati, drizzando la schiena e abbassando lo sguardo.
- Certe cose non cambiano mai! – rise il moro.
Il riccio arrossì ancora di più, stringendo il tessuto sotto i polpastrelli.
- Lou… non sei d’aiuto… - grugnì Harry.
- Però… - sibilò l’altro, strusciando la sedia sul marciapiede fino a sistemarla accanto alla sua. Avvicinò il viso a quello del ragazzo, che non osava voltarsi, limitandosi a roteare lo sguardo in direzione del più grande.
Harry percepì le gambe tremare e la fronte imperlarsi di sudore.
- Devo ammettere che quanto arrossisci sei adorabile!!! – esclamò Louis stampandogli un vivace bacio sulla guancia.
Il riccio cambiò totalmente espressione.
- Te l’ho mai detto che a volte sei uno stronzo?
- Oh, andiamo, non posso fare queste cose al mio Hazza? – proruppe il moro, facendo sporgere il labbro inferiore.
Ciò che per Harry fu il motivo della mancanza di un battito era l’enfasi che il più grande aveva conficcato in quel mio.
“Dio se sto esagerando con i particolari!!!” pensò “So per certo che non considererò mai Louis solo come amico, ma continuando a comportarmi in questo modo sembrerò un idiota e basta!!”
- Oh Dio! Oh Dio!!! Oh Dio!!! – fremette Louis. Harry si riprese e fissò l’altro spalancando gli occhi.
Questo saltellava fissando il telefonino.
- Siamo in ritardo!! Vieni!! – gridò, costringendolo ad alzarsi.
- Ma, ehi!! Il cioccolato! Non l’ho finito e non ho nemmeno pagato!
Il più grande gettò una banconota da cinque dollari sul tavolino.
- Muoviti!! – strepitò, prendendo il polso dell’altro e iniziando a correre.
Louis sobbalzò e arrossì quando si accorse che stava stringendo la mano di Harry. Allo stesso tempo sentiva il bisogno di cingere quelle dita lunghe. Era piacevole, fin troppo.
Si maledisse per averlo pensato. In quel momento ogni sua certezza vacillò.
Che si fosse innamorato del ragazzo che in quel momento stava correndo con lui?
- Boo… BOO!! Siamo arrivati!! – lo frenò il riccio.
- Lo dici tu!! – ribattè il moro, varcando la soglia delle Torre Nord – Abbiamo una novantina di piani davanti a noi!!
- C’è l’ascensore!!! – gridò esasperato Harry, superandolo e spingendolo in una cabina vuota. Fatto ciò, premette
il pulsante che recava la scritta ‘94’.
Una volta lì vennero avvolti da un imbarazzante silenzio. Louis teneva ancora la mano del più piccolo. E ne era consapevole.
Come se fosse l’ultima volta che avrebbe potuto farlo. “Che sciocchezza!” pensò, ma nel contempo incrementò la stretta.
- Lou… - mormorò Harry, cercando di mascherare il rossore creatosi sulle guance.
- … Cosa c’è, Haz…? – rispose senza voltarsi, abbassando lo sguardo.
- M-mi… fai un po’ male… - biascicò l’altro.
- Scusami… - sibilò Louis, lasciando la presa.
Il riccio volse lo sguardo verso il punto in cui pochi secondi prima vi erano le loro mani intrecciate.
- Qualcosa non va, Boo? – sussurrò, notando come l’altro si tormentava il labbro inferiore.
- Mh? No, no. Credo sia un stupidaggine…
- Boo… - lo incoraggiò Harry.
- E’ che… non lo so!! – strepitò Louis infilando le dita nei capelli – Non lo so… ho una specie di presentimento…
- Tutto qui? – sorrise il più piccolo – Per questo motivo stavi stringendo la mia mano in quel modo?
L’altro abbassò il mento, serrando i denti. Un attimo dopo Harry si trovava tra le sue braccia.
Il riccio arrossì boccheggiando, ma non si fece certo pregare per ricambiare l’abbraccio.
Pregò che quel novantaquattresimo piano si trovasse infinitamente più in alto.
- Haz… - soffiò il moro.
L’altro mugolò in risposta.
- Che giorno è oggi? – chiese piano.
- 11 settembre – mormorò – 2001… - aggiunse esitante, sentendosi uno stupido.
Louis sospirò sul petto di Harry.
- Me ne ricorderò a vita. – bisbigliò il più grande, sperando che l’altro non avesse sentito.
Lo schermo digitale recante il marchio del World Trade Center li avvisò del fatto che erano quasi arrivati a destinazione.
L’abbraccio si sciolse, delicatamente.
- Le nove meno un quarto, il capo ci farà un culo così!! – rise il moro, seguito dal riccio.
 
Non appena misero piede fuori dalla cabina vennero travolti da un boato assordante.
Ciò che videro era surreale, ma talmente tangibile da impedire loro ogni movimento.
Urla, pianti, grida di aiuto.
Poi, il fuoco.
L’incendio che si estendeva ogni secondo di più.
Panico, corse disperate, vani tentativi di fuggire.
 
Entrambi rimasero immobili, atterriti.
“Non può essere vero, non lo è… solo un incubo, semplicemente un brutto sogno!!”, era l’unica essenza che riempiva le loro menti senza via di uscita.
Harry riuscì a riprendersi dallo stato di terrore puro, la prima cosa che gli venne in mente fu Louis.
Si voltò verso il ragazzo, ma si pentì subito di averlo fatto.
Era completamente scosso, negli occhi cristallini spalancati si rifletteva il fuoco che divampava. Quella fiamma specchiata nelle iridi blu, oltre a distruggere tutto ciò che ne veniva a contatto, sembrava logorare la sua anima, lentamente, in modo doloroso.
Il moro non riusciva ad elaborare pensieri, ma si sentì improvvisamente vuoto, privato di ogni spirito.
La sua vista venne annebbiata dalle lacrime, non seppe se per il fumo che stava sostituendo in fretta l’ossigeno, oppure per l’orribile sensazione di essere bloccato, inerme. ­
- Louis! LOUIS!! – strillò il riccio scuotendolo, con le guance rigate dal pianto.
Improvvisamente il più grande si riscosse, fissò Harry per un secondo. ­
- Che stiamo facendo ancora qui? Corri Harry, corri!! – sbraitò Louis, mentre spingeva Harry verso la rampa di scale non lontana da loro, all’angolo della stanza d’ufficio.
Non se lo fece ripetere due volte: si precipitò in direzione dei gradini, seguito a ruota dall’altro.
Piano dopo piano, il moro lo superò, essendo più veloce.
Il più piccolo cercò di stare al passo, di non rallentarlo, soprattutto. Perché in quel momento l’importante era che si salvasse Louis, secondo lui. Sarebbe stata una cretinata nella vita di tutti i giorni, roba da telenovelas. Ma in quell’attimo lo pensò seriamente. Ne era certo, anche di più.
“Per te sacrificare la mia vita sembra quasi semplice... morirei felice, sapendo di averlo fatto per aiutarti. Ti amo, Louis”.
Si morse il labbro, all’ultima riflessione. Eppure non se ne vergognava, ormai ne era consapevole.
Amava Louis quando dieci anni prima cantavano in camera sua.
Amava Louis quando facevano colazione insieme, con il rischio di sputare il latte dalle risate.
Amava Louis anche quando raccontava delle ragazze che piacevano, anche se il cuore rallentava ogni volta che menzionava il nome della fortunata.
Improvvisamente Harry mancò un gradino, ruzzolando giù per le scale.
- AH! – urlò, attirando l’attenzione dell’amico, mentre si massaggiava la caviglia dolorante.
Il più grande si precipitò per soccorrerlo. Erano ormai arrivati all’ottantesimo piano, circa.
- HARRY! – vociò, inginocchiandosi davanti a lui.
Gli occhi del riccio si riempirono di lacrime, che lasciò scorrere senza freni.
- Vai Louis… vai senza di me!! Salvati, ti prego… – singhiozzò implorante.
In una frazione di secondo Harry si trovò sollevato di un metro e mezzo da terra, sostenuto da forti braccia.
- Andiamocene da qui!! – gridò il moro, precipitandosi verso la rampa successiva.
Non era facile correre con il ragazzo in braccio, ma Louis era determinato a salvare entrambi. Ma il peso in più era notevole, e dopo tre o quattro rampe rallentò il passo.
- Lasciami!! Lasciami subito!! – si agitò il ragazzo.
L’altro obbedì, non senza che un nodo gli si formasse all’altezza dello stomaco.
Lo adagiò su uno scalino, con delicatezza.
- Ora va’ via Lou, salvati, ti supplico!! Fallo per me, fallo per noi!! ­– ordinò Harry cercando di ostentare determinazione, tentativo vanificato dal pianto che non accennava a vedere una fine.
Louis lo scosse con forza.
- Non capisci? E’ proprio per noi  che non voglio andarmene! Non ci arrivi Harry? Non ti lascerò mai qui da solo! – sbraitò il più grande.
- Vattene via!!­ – singhiozzò il riccio, coprendo il volto con le mani grandi.
- Non me lo perdonerei mai… - mormorò Louis, scoprendo il viso dell’altro, mentre si inginocchiava.
Si fissarono a lungo, occhi negli occhi.
Harry capì perché amava quelle iridi: vi aleggiava una sfumatura del colore delle sue.
Ingenuamente pensò di averle contemplate così a lungo che un po’ del verde era finito lì.
Gli piaceva questo, era come un marchio di appartenenza.
Louis allungò una mano verso la guancia del ragazzo, carezzandola dolcemente, col dorso dell’indice.
Gradualmente le dita si spostarono sulla nuca, dove applicarono una leggera pressione.
Un invito. E che invito.
Il più piccolo rabbrividì,  ma si avvicinò al volto della fonte del suo piacere.
In due secondi di spudorato coraggio Harry sfiorò con due polpastrelli il mento di Louis, alzandogli delicatamente la testa.
Il moro arrossì al pensiero di ciò che sarebbe successo di lì a poco, ma nonostante ciò lo desiderava con tutto se stesso.
Distrusse quei centimetri di imbarazzo e tensione in un solo gesto.
Il riccio sobbalzò a quel contatto improvviso, ma si lasciò andare all’appagamento che gli stava fornendo.
Fu un incontro di labbra casto, gentile.
Nulla di spinto, esattamente come entrambi immaginavano da tempo.
Si divisero con lentezza, assaporando tutta l’emozione che li pervadeva.
Harry sorrise, convinto del fatto che il colore delle guance non fosse rimasto impassibile a quel che era appena successo. Louis rise prudentemente, toccandogli la guancia facendo salire uno sbuffo di riso anche a lui.
Ma l’euforia dipinta sul viso di entrambi si mutò in orrore non appena videro l’incendio divampante sulla rampa di scale dove erano nascosti.
Il più grande si alzò, muovendo qualche passo, incoraggiando con l’altro con lo sguardo a fare lo stesso.
- Non ci riesco… - sussurrò roco, facendo scomparire le labbra.
- Resta qui solo un secondo!! Vado a cercare aiuto! – disse Louis, agitato.
Corse verso gli uffici, trovandoli vuoti, addirittura in alcuni c’erano corpi esanimi sdraiati sul pavimento.
Un terribile presentimento lo riempì quando alle sue narici giunse l’odore del fumo.
Allora si precipitò verso la rampa di scale.
- Harry!! Harry!! – chiamò a gran voce, in preda al panico.
Non appena arrivò nel salone dove erano poco prima notò con terrore che le fiamme avevano raggiunto il luogo in cui lo aveva lasciato.
Senza pensare coprì il naso e la bocca con la mano, correndo a perdifiato attraverso il fuoco.
Harry non c’era sulle scale.
Si voltò in ogni direzione, trovandolo, steso a terra, in un angolo del salone.
- HARRY!! – gridò, percependo gli occhi pizzicargli e la testa girare.
Non ci pensò due volte, lo prese in braccio e si diresse verso la rampa successiva.
Riuscì, debilitato anche lui per via del fumo, a percorrere due rampe. Al termine di queste si gettò a terra, tossendo.
Il riccio lo imitò, sentendo un dolore atroce all’altezza dei polmoni.
- Harry! – strillò Louis strisciando verso di lui.
Il più piccolo tossì ancora. Era messo parecchio male, purtroppo. I vestiti in alcuni punti erano bruciacchiati, in altri erano scomparsi del tutto. Le mani erano completamente ustionate. Anche sul viso, in particolare sulla fronte e sulle guance, campeggiavano gravi scottature.
- L-louis… - mormorò con un filo di voce.
Il moro sentì la vista annebbiarsi e le palpebre saturarsi di lacrime. ­
- Non credo che potrò ripeterlo ancora… - aggiunse, respirando convulsamente. ­
- … Non dire stronzate! – lo interruppe Louis, cercando di apparire calmo.
- Sarei felice se fosse così… - sorrise il riccio, pentendosene subito date le ustioni.
- Vorrei solo dirti che… ti amo, Louis. Ti ho sempre amato, da quando avevo 16 anni! – continuò, a fatica.
Il più grande voleva mostrarsi forte, ma venne tradito dalle guance che cominciarono a rigarsi.
- Adesso… ti prego… prima che… me ne vada… - sussurrò – vorrei anche sapere se tu provi lo stesso…
Louis dischiuse leggermente la bocca, tirando su con il naso.
Si avvicinò alle labbra di Harry, sfiorandole delicatamente con le sue.
Il moro si sollevò dal viso del ragazzo, che sorrise piano. Sorrise di rimando, non riuscendo a fermare il pianto che ormai scorreva senza sosta. Cercò di imprimersi nel cuore le iridi verdi che aveva davanti, per l’ultima volta.
Le palpebre del riccio calarono con lentezza esasperante, coprendo poco a poco le pupille che Louis avrebbe voluto vedere per il resto della sua vita.
Il volto del ragazzo era ormai deformato in una smorfia di dolore, trattenuto troppo a lungo.
Scoppiò a piangere senza vergogna sul petto del più piccolo, gemendo rumorosamente.
Sentiva gli occhi feriti, come se all’interno vi fosse qualcosa che si era appena distrutto in miliardi di pezzi.
Si alzò e accarezzò i capelli di Harry, giocando con i suoi ricci.
- Andiamo Haz… dimmelo ancora… sono solo due paroline… - soffiò Louis sorridendo forzatamente.
Attese una risposta, ma anche lui era consapevole del fatto che non sarebbe mai arrivata.
Non avrebbe mai più ascoltato la sua voce roca.
Non si sarebbe mai più sentito basso in modo così piacevole.
Non avrebbe mai più potuto intrecciare le dita con le sue.
- Ti amo anch’io… Harry… - mormorò vicino alle sue labbra, prima di godere del loro ultimo bacio.

 

 


Spazio Autrice Che Non Si Definirà Mai Tale

Ave popolo :D
Ho scritto questa fanfiction con immenso ammmmmore, quindi se sei arrivata fin qui, complimenti, ti amo çWç
Che dire... spero vi sia piaciuta! E che siate meno sensibili di me che ho allagato il computer scrivendo l'ultima parte lol c':
Magari lasciatemi un commentino, 10 piccole parole xD ditemi se è bella, se fa schifo, se merito l'esilio per aver distrutto completamente la puccerrima Larry Stylinson **
Alla next time (?) :3
 
  
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