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Autore: SliteMoon    11/09/2013    3 recensioni
Sono sempre stata un oggetto per mia madre.
Qualcosa da vendere al miglior offerente per ricavarne profitto.
Mi è vietato essere libera, mi è vietato essere me stessa.
Posso solo essere prigioniera in casa mia.
Beh, le cose stanno per cambiare.
Sono Emma Da Vinci e questa è la mia Ribellione.
Dal secondo capitolo:
“Mi affaccio alla finestra e mentre osservo le bellezze di Firenze penso che la mia vita sia solo uno scherzo. Non è possibile! Vivo nella culla dell’arte e mi è vietato crearla.
Mi è vietato essere me stessa.
Un’artista, ecco cosa vorrei essere.
Colei che materializza i suoi pensieri, colei che trova la libertà nella tela e nei colori.”
Genere: Azione, Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci , Nuovo personaggio, Quasi tutti, Vieri de' Pazzi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Arte della Ribellione '
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Cap. 12
I Fantechi


La luna piena viene oscurata da nuvole cariche di tempesta che si addensano sulla selva.
Le prime gocce di pioggia mi bagnano il viso e decido di entrare nel bosco.
Cammino silenziosa, cercando di far meno rumore possibile.
Mentre seguo lo scintillio sento delle voci maschili e burbere farsi più vicine.
Mi avvicino ancora di più e intravedo degli uomini armati confabulare. Mi nascondo dietro a un albero e mi metto in ascolto.
- Vieri, gli Auditore stanno arrivando... e sono soli.
- Eccellente. È il momento ideale per attaccare- dice Vieri ghignando sadicamente- finalmente mi sbarazzerò di loro.
Ad un suo gesto i suoi scagnozzi si incamminano furtivamente verso il sentiero percorso da Ezio e da quel che rimane della sua famiglia.
Li seguo, usando gli alberi come nascondiglio. Quando stanno per attaccarli, un rumore distrae Vieri, che blocca l'imminente assalto. Insospettito, si dirige insieme a due uomini nella mia direzione. Mi accorgo solo ora che il rumore l'ho provocato io, calpestando un ramoscello secco. Indietreggio per non farmi trovare, ma due mani estremamente forti mi afferrano per le braccia, sollevandomi come una piuma dal suolo.
- Capo, guarda un po' chi ho trovato!- esclama il burbero che mi ha scovata.
Perchè devo sempre mettermi nei guai? Perchè?
- Emma, mia amata! Che cosa ci fai sola soletta nel bosco, a quest'ora?
- Sono venuta a fare una passeggiata per trovare un po' di tranquillità, ma a quanto pare ho trovato tutt'altro- gli dico aspramente- cosa stai architettando?
- Io? Niente. Anzi stavo per fare una bella sorpresa, insieme agli uomini qui presenti, a Ezio e alla sua famiglia. Vuoi partecipare?
- No grazie.
- Allora assisterai. Fernando, non farla scappare.- si rivolge al bestione che mi sta bloccando. Quest'ultimo annuisce, rafforzando la presa sulle mie braccia.
Li raggiungiamo. Vieri sguaina la sua spada che, scintillando sotto la luce della luna, da il segnale ai suoi leccapiedi di attaccare. Prima ancora che questi partano, tento di urlare per avvertire Ezio del pericolo, ma l'energumeno che ho scoperto chiamarsi Fernando mi tira un potente pugno nello stomaco, facendomi gemere e scivolare a terra dolorante. Purtroppo per Vieri il mio lamento mette in allerta Ezio, facendo saltare l'attentato.
Una battaglia furiosa ha inizio.
Io rimango sola, accasciata a terra. A quanto pare quel Fernando non mi considera una minaccia. Quanto si sbaglia.
Alzo lo sguardo e vedo Maria e Claudia che tentano di scappare da quel putiferio, ma vengono bloccate da un paio di uomini.
Ezio non può difenderle come vorrebbe perchè deve prima salvare se stesso da affondi sempre più precisi e letali.
Devo fare qualcosa. Anche se sono ancora dolorante e disorientata a causa del pugno, istintivamente estraggo il pugnale dalla manica e inizio a correre verso i due bastardi che tentano di uccidere le due donne. Una forza mai provata cresce dentro di me, dandomi sicurezza. Tutte le incertezze e le paure che fino a qualche secondo fa occupavano la mia mente si dissolvono in un attimo, lasciando il posto al coraggio e anche a un briciolo di follia. Il dolore e la confusione scemano ad ogni mio passo, portandomi ad aumentare sempre più la velocità. La presa sul manico del pugnale da tremante e blanda, diventa decisa e robusta.
Quando uno degli uomini sta per colpire Maria, gli conficco repentinamente la lama lucente nel collo, per poi estrarla altrettanto velocemente. Schizzi di sangue mi macchiano il viso e l'abito. Dopo aver barcollato, il corpo senza vita cade a terra con un tonfo, creando una pozza scarlatta che si allarga pian piano.
L'altro uomo è sconvolto. Tenta di attaccarmi, ma lo anticipo colpendolo al petto.
I suoi occhi mi riportano alla realtà, facendo scomparire la forza di poco fa.
Il suo sguardo velato da lacrime implora pietà. Appena mi rendo conto di quello che sto facendo, estraggo immediatamente la lama dalla sua carne per poi farla cadere a terra. Mi guardo le mani e vedo solo una cosa: sangue.
Le mie mani saranno per sempre macchiate di un crimine orribile di cui non potrò mai liberarmi.
Sono nel bel mezzo di una battaglia e l'unica cosa che riesco a fare è restarmene qui, immobile, a piangere per ciò che ho fatto, per ciò che sono diventata.
I minuti passano, lenti, inesorabili, e io continuo a tremare come un cerbiatto impaurito.
Un'ombra mascolina si avvicina sul terreno. Alzo il viso rigato da lacrime mescolate a sangue e vedo Ezio inginocchiarsi davanti a me.
- Emma...- non finisce la frase perchè lo abbraccio disperatamente.
Vengo subito accolta tra le sue braccia.
- Vieni, ti riporto a casa.


Dopo svariati minuti passati a evitare le guardie e gli scagnozzi di Vieri, arriviamo finalmente alla bottega.
Claudia bussa alla porta. Non passano cinque secondi che spunta mio fratello con espressione preoccupata in volto.
Osserva prima Claudia, poi Maria, Ezio e infine posa il suo sguardo su di me.
- Emma! Che diamine è accaduto?- esclama Leonardo sconvolto nel vedermi.- Venite, parliamone dentro.
Una volta entrati, mi dirigo traballando su divano, scaraventandomici sopra a peso morto. Maria e Claudia si siedono sulle poltrone difronte a me, mentre mio fratello e Ezio si siedono uno davanti all'altro al bancone, parlando dell'accaduto. Non faccio attenzione a ciò che dicono perchè cado in un sonno profondo dovuto alla stanchezza.


-Emma, l'hai vista quella farfalla?
- Si, è bellissima! Leonardo, di che tipo è?
- Mmm... non lo so. Padre, voi lo sapete?
- Ne ho viste di farfalle, di ogni colore e specie, ma non mi è mai capitato di vederne una così bella.
- Wow! Nemmeno nostro padre conosce questa specie.
- Allora è unica!
- Eh si figli miei, proprio come voi.

Mi sveglio di soprassalto, con una stretta al cuore.
L'ho sognato un'altra volta...
Guardo oltre la finestra e vedo le vie piene di persone.
- Emma, finalmente ti sei svegliata! Come stai?- arriva mio fratello con in mano una pagnotta di pane e con un bicchiere di latte.
- Meglio, grazie. Ho rifatto quel sogno...
- Quello della farfalla?
- Si. Ormai lo faccio sempre più spesso.
- Guarda il lato positivo, c'è gente che non si ricorda dei propri genitori, almeno noi ci ricordiamo com'era nostro padre. Comunque non ci pensare. Tieni, devi rimetterti in forze.- dice porgendomi il tozzo di pane e il latte.
- Grazie.
Mentre mangio tranquilla, mi accorgo che manca qualcosa.
- Ma Ezio, Maria e Claudia?
- Sono nel retro bottega. È arrivato qualche cliente, quindi li ho dovuti nascondere.
- Qui non sono al sicuro. Devono andarsene il prima possibile.
- Purtroppo non possono farlo. Vieri li sta dando la caccia. I suoi uomini sono ovunque in città. Per le vie, sui tetti, alle porte delle mura. Sono bloccati qui a Firenze.
- Dannazione, quel figlio di un cane... non possono restare qui. Verranno subito a cercarli da noi.
- Ricordati del nascondiglio della botola...
- Si, una botola nascosta sotto il tappeto. Dai Leonardo, li troverebbero subito e giustizierebbero sia loro che noi per tradimento.
- Allora cosa vorresti fare?
- … potremmo portarli da Renzo e Marsisa.
- Ma sei impazzita?!
- Fammi finire prima di dare in escandescenze. Pensaci, sono perfetti. Sono anziani e non conoscono gli Auditore, sono insospettabili. Poi ricordati che hanno un nascondiglio molto più sicuro del nostro.
- Mmm... l'idea è buona, ma dobbiamo prima chiederli se se la sentono di caricarsi di un simile rischio.
- Certo.- dico addentando la pagnotta.- Appena finisco di mangiare vado subito da loro.
Finita la colazione, mi alzo e vado nel retrobottega a mettermi degli abiti più puliti.
- Aspetta!- esclama Leonardo, come se si fosse ricordato di qualcosa.- Vieri starà dando la caccia anche a te, dopotutto gli hai rovinato i piani e gli hai ucciso due uomini.
- L'ultima parte potevi anche ometterla, comunque hai ragione.
- Io non ci giurerei.- si intromette Ezio, appoggiato allo stipite della porta con braccia conserte.
- Che vuoi dire?- chiedo confusa.
- Tu sei la sua promessa sposa, giusto?
- Non me lo ricordare!
- Appunto, proprio per questo non credo voglia farti del male.
- Giusto- conferma mio fratello.
- Certo, tanto lo farà quando saremo sposati.- dico scoraggiata- Comunque Ezio ha ragione. Quindi, se volete scusarmi, io vado. Leonardo, intanto spiega a Ezio il piano e miglioralo.
- Va bene. A più tardi.


Sto passeggiando per le vie affollate della città, dirigendomi verso Ponte Vecchio.
Intravedo lo specchio d'acqua dell'Arno tra le varie abitazioni e capisco di essere quasi arrivata.
Salgo sul ponte e mi dirigo verso una panetteria-salumeria col bancone colmo di delizie: pagnotte, schiacciate, prosciutto e molte altre leccornie.
Osservando tutto quel cibo mi viene l'acquolina in bocca.
Arrivata davanti al negozio, trovo il panettiere voltato verso gli scaffali a sistemare i vari prodotti.
- Ehm, Messer Renzo?- chiedo cortese.
- Si? Emma! Quanto tempo! È un piacere rivederti!- esclama l'uomo uscendo dal negozio e abbracciandomi affettuosamente.
È sempre stato così esuberante.
Renzo Fantechi è un uomo sulla quaranta-cinquina, rotondo e bassino, dai capelli brizzolati e gli occhi grigi. Sono anni che lo conosco e l'ho sempre visto con gli stessi abiti addosso: grembiule bianco e cappello da cuoco, con i suoi inseparabili occhiali rotondi, dalle lenti spesse come fondi di bottiglia.
- Il piacere è mio Messer Renzo.
- Messere? Emma cara, ti conosco da quando eri in fasce, sai benissimo che devi chiamarmi Renzo.
- Ahah, non sei cambiato di una virgola.
- Sono solo più vecchio.- dice iniziando a ridere.
- Vieni, entra in casa.
- Ma stai lavorando e poi non vorrei recare disturbo...
- Macché, tanto stavo chiudendo. Vieni, vieni, Marsisa sarà contenta di vederti!


Entriamo in soggiorno di casa Fantechi e mi accorgo che neanche l'abitazione è cambiata.
- Vado a chiamare Marsisa, intanto accomodati. Inutile dirti di fare come a casa tua.- dice Renzo prima di scomparire oltre l'arco.
Tutto è come l'ultima volta che sono stata qui, più di cinque anni fa.
Le tende verdi con fantasia a fiori adornano la grande finestra, lo stesso tessuto è anche sul divano e sulla poltrona.
Sulla mensola che sovrasta il camino c'è il servizio da tè a fiori preferito di Marsisa, che viene utilizzato solo per le occasioni speciali; vasi in terracotta colorati a mano, piccole sculture in argilla e piante verdi e rigogliose, frutto dell'impegno della padrona di casa.
I quadri alle pareti sono sempre gli stessi: paesaggi, figure religiose e ritratti di famiglia. Poso lo sguardo su un dipinto in particolare, quello raffigurante tutta la famiglia Fantechi al completo.
Renzo, come al solito con il suo grembiule bianco, sorride, mentre abbraccia affettuoso la moglie Marsisa e la figlia Elisa, quella che un tempo era la mia migliore amica.
- Emma! Tesoro, come stai?- esclama felice ed entusiasta la padrona di casa, varcando l'entrata del salotto.
I suoi lunghi capelli color carbone sono raccolti, come di consueto, in una crocchia e i suoi occhi nocciola sono arzilli come sempre.
- Marsisa! Diciamo che sto bene. Te?
- Sto magnificamente! Aspetta un secondo, come sarebbe a dire “diciamo bene”?
- Lo sai, sempre i soliti problemi con Caterina.
- Allora sai che...
- … non è mia madre, si lo so grazie al diario di mio padre, ma lei non sa che l'ho letto.
- Mi dispiace tanto.
- Non fa' niente, sta' tranquilla.
- Bene. Quella canaglia di tuo fratello come sta?
- Sta benissimo. È sempre occupato.
- Ho sentito dire che i suoi quadri sono richiestissimi in città.
- Si, è vero.
- Emma, ci fa piacere la tua visita, ma perchè sei qui?- mi chiede Renzo, interrompendo i convenevoli.
- Ho un problema. Avrete sentito parlare degli Auditore, giusto?
- Certo, tutta Firenze parla della disgrazia capitata alla loro famiglia.- dice Marsisa, con tono triste.
- Ecco, Vieri de'Pazzi gli sta dando la caccia. Hanno già tentato di scappare, ma lui e i suoi scagnozzi gli hanno impedito la fuga.
Ora sono nascosti nella bottega di mio fratello, ma sarà il primo posto in cui verranno a cercarli. Non sono al sicuro né loro, né io e Leonardo.

- Emma, arriva al punto.- mi dice Renzo, anche se, sicuramente, ha intuito quello che gli sto per chiedere.
- Potreste nasconderli per qualche giorno?
Silenzio.
I minuti scorrono lenti e io spero in una risposta positiva.
- Cara mia, così saremo noi nei guai.- mi dice preoccupata Marsisa.
- No invece. Voi non avete legami con gli Auditore, siete insospettabili e poi avete un nascondiglio degno di questo nome.
Ancora silenzio. Entrambi i coniugi Fantechi sono assorti nei propri pensieri.
- Va bene. Ti aiuteremo.- afferma deciso Renzo.
- Renzo! Ci hai riflettuto bene?- gli chiede la moglie.
- Certo e non possiamo non aiutarli, soprattutto Emma. Era la migliore amica di nostra figlia, l'ha sempre aiutata nei momenti più duri e ora è arrivato il momento di sdebitarci.
- Hai ragione.- posa lo sguardo su di me.- Emma, conta pure su di noi.
- Grazie infinite.- dico riconoscente.
- Ora va. Devi fare in fretta.
- A più tardi.
Sto per andarmene, ma Marsisa mi sfiora il braccio.
- Emma... per quanto riguarda Elisa?- mi chiede con le lacrime agli occhi.
- Ancora non l'ho trovato, ma stanne certa, lo scoverò. Lo sai, mantengo sempre le promesse, soprattutto quella che vi ho fatto cinque anni fa.- dico decisa, per poi abbracciarla.
Sciolto l'abbraccio, mi dirigo verso la bottega.


Arrivo davanti al portone del laboratorio, busso ed entro.
- Leonardo?
Non c'è nessuno. Sul pavimento vedo aprirsi la botola e sbucare mio fratello.
- Siamo qui sotto.
- Che ci fate la dentro?
- Stavamo rifinendo gli ultimi dettagli del piano. Allora? I Fantechi hanno accettato?
- Si. Ezio, Maria, Claudia. Venite con me.
- Arriviamo.
- Mi raccomando: copritevi con dei mantelli.
- Certamente.


Usciti dall'edificio andiamo spediti verso casa Fantechi, evitando di imbatterci negli uomini di Vieri.
Arrivati davanti alla casa c'è Renzo ad aspettarci.
- Entrate, veloci.
- La ringrazio Messere per l'aiuto che state dando alla mia famiglia.- dice Claudia.
- È un piacere Madonna. Venite, vi mostro il nascondiglio.
Detto ciò, ci guida nello studio. Di fronte a noi c'è una grande libreria e una grande e massiccia scrivania. Poso lo sguardo sulla parete dove ci sono dei ritratti, fra cui uno che raffigura Elisa ai piedi di un grande cipresso. È raggiante.
Gli occhi grigi le illuminano il viso, incorniciato dai suoi meravigliosi capelli corvini e da un sorriso splendido.
- Che quadro stupendo!- esclama Claudia.- Ve l'ha fatto Leonardo?
- No, l'ha fatto Emma.
- Mio Dio! Non sapevo che sapessi dipingere così magnificamente!
- Non esagerare.- dico arrossendo leggermente per l'imbarazzo.
- Chi è?- chiede Ezio continuando a osservare il ritratto.
- Era Elisa, mia figlia, nonché la migliore amica di Emma.- dice Renzo incupendosi.
- Era?
- Si. Ormai è da cinque anni che non c'è più.
- Vuoi dire che è...
- Si.- rispondo più duramente di quanto avrei voluto, facendo cadere la conversazione.
Nel frattempo il padrone di casa fruga in un cassetto della scrivania, per poi tirar fuori una chiave dalla forma strana, molto antica.
Mi avvicino alla libreria e, scansando dei libri, rivelo una piccola serratura incastonata tra gli scaffali. Renzo vi inserisce la chiave. La serratura scatta e un pannello si muove, lasciando spazio a una stretta scalinata immersa nel buio.
Presa una torcia, l'uomo guida gli altri nell'oscurità.
Alla fine della scalinata, giungiamo in una stanza semi oscurata, occupata da quattro brandine. Su un piccolo tavolo, sistemato vicino alla brandina più a destra, c'è un cesto colmo di pane e salumi.
Mentre ci guardiamo attorno, ci raggiunge anche Marsisa.
- Salve Madonna.- saluta cordialmente Ezio.- La ringrazio per la vostra ospitalità.
- Figurati ragazzo, è un piacere aiutare te e la tua famiglia. Mio Dio, sembra abbiate dormito nel porcile! Tenete, questi sono abiti puliti. Più tardi datemi i vostri così li posso lavare.
- Grazie infinite.- risponde Claudia.
Maria osserva silenziosa la scena, con sguardo malinconico scruta la stanza.
La forza e la vitalità della donna si stanno lentamente spegnendo. Mi fa una tale pena.
- Se avete fame, sul tavolo c'è del cibo.
Detto ciò, sia Marsisa che Renzo, dopo un cenno di saluto, si congedano.
- Resterete qui per poco. Nel frattempo io e mio fratello studieremo i movimenti di Vieri e dei suoi uomini per permettervi la fuga. Mi raccomando, non uscite per nessuna ragione, altrimenti, oltre a mettere in pericolo voi stessi, metterete nei guai anche i Fantechi.
- Sta tranquilla, non arrecheremo disturbo a nessuno.
- Bene. Ora devo tornare da Leonardo. Verrò tra qualche giorno.
Detto questo, prendo le scale, esco dallo studio, saluto Marsisa e Renzo e me ne torno da mio fratello.


Entro in bottega e sento mio fratello parlare animatamente con qualcuno.Vado nel retro, da dove provengono le voci, e mi ritrovo davanti l'ultima persona che avrei voluto vedere.
- Emma! Finalmente! Ma dove sei stata? È da svariati minuti che ti aspetto!- esclama Caterina.
- Madre, sono andata a prendere un po' d'aria fresca. Perchè?
- Devi venire immediatamente a casa. C'è la sarta che deve prenderti le misure per l'abito matrimoniale.
- Mi rincresce, ma sono piuttosto impegnata al momento.
- Allora rimanderai i tuoi impegni a più tardi.
- Non posso proprio.
- Madre, la sarta è disponibile solo oggi?- si informa Leonardo, tentando di aiutarmi.
- Si. Quindi Emma, se non ti vuoi sposare con uno dei tuoi soliti vestiti, vieni e in fretta.- dice afferrandomi per il polso e iniziandomi a trascinare verso l'uscita.
- Veramente non vorrei proprio sposarmi.- le rispondo sarcastica.
- Ricominci?
- Si. Non voglio sposarmi, ben che meno con quel pazzo.
- Bada a come parli ed ora muoviti se non vuoi rimanere confinata in casa fino al matrimonio.- dice con tono severo. Non mi resta che darle ascolto.
- Va bene.
- Brava ragazza. Vedrai che abito sublime che avrai e...
Non l'ascolto nemmeno e guardo mio fratello con uno sguardo da cane bastonato.


- Emma, sei stupenda!- mi dice Caterina, con occhi velati da lacrime, mentre mi guarda
incantata.
- Tu che ne pensi?- mi chiede, aspirando a una risposta estasiata.
Allora... la gonna rosa è gigantesca e gonfia, grazie all'ausilio di una pesante intelaiatura in ferro; il corpetto bianco con rifiniture oro è striminzito e stretto attorno al mio busto, permettendomi a malapena la respirazione, schiacciando il mio povero seno e facendolo quasi schizzare fuori dall'abito; le maniche sono completamente ricoperte da ricami e per finire, scarpe rosa cipria abbellite, per modo di dire, con pietre grandi quanto il mio occhio.
Quindi, riassumendo, dovrei sposarmi indossando questo coso, perchè chiamarlo abito sarebbe un insulto a tutti i vestiti, sembrando un fenomeno da baraccone.
- Allora?- chiede insistente Caterina.
- Mi dispiace per la sarta qui presente, ma se fossi in lei smetterei di praticare questa professione e scapperei con il primo gruppo di artisti da strada che trovo. È orrendo. Scordatevi di vedermi indossare quest'abito. Penso che persino le cortigiane, anche se mezze svestite, abbiano più gusto di voi due messe insieme nel vestirsi.
La sarta, che fino ad ora è rimasta ad ascoltarmi, mi guarda con astio.
Volta di scatto il viso, offesa dalle mie parole, si posiziona meglio gli occhiali, rimette in ordine la sua borse e se ne va dicendo:
- Che irrispettosa! Ho una grande esperienza! Ho vestito molti nobili, qui a Firenze, a Milano, a Venezia e in molte altre città e nessuno si è mai lamentato dei miei capolavori!
- Forse perchè anche loro sono mezzi cechi come voi.
- Mio Dio! Me ne vado! L'abito può anche tenerselo!
- Bene, così potrò darlo a dei poveri contadini, almeno potranno rivenderlo, guadagnandoci qualcosa.
Finita la frase sento sbattere la porta d'entrata.
- Emma! Ma come ti sei permessa!?
- È terribilmente orripilante!
- Basta! Cosa devo fare con te?!
- Lasciarmi libera di sposarmi quando, con chi e come voglio?
- No, te ti sposerai con Vieri de'Pazzi! Non ammetto più repliche!
Volendo evitare che la discussione degeneri, mi dirigo verso camera mia.
- Dove stai andando?!- dice seguendomi sempre più arrabbiata Caterina.
- In camera mia a cambiarmi.- dico per poi sbatterle la porta in faccia.
La sento parlare con qualcuno fuori da camera mia.
- Prova te a convincerla. Io non so più cosa fare.- le sento dire.
Bussano alla porta.
- Chi è?
- Sono tuo fratello. Posso entrare?
- Vieni. Ma non metterti a ridere.- gli dico minacciosa.
Appena entrato mio fratello mi guarda sconvolto, per poi scoppiare a ridere.
- Ti avevo espressamente chiesto, anzi, ordinato, di non ridere!
- Ma io non ti ho risposto. Ma chi è che l'ha cucito? Un cane ubriaco?- esclama fra una risata e l'altra.
- Molto probabilmente si.- dico ridendo anche io.
- Comunque, mia madre è disperata. Dice che hai fatto una scenata alla sarta dandogli dell'incapace.
- Si, purtroppo.
- Perchè? Te ne sei pentita?- mi guarda sorpreso.
- Mi sono pentita di non averle dato del cane ubriaco.
- Ora ti riconosco.
- Potresti uscire, così mi tolgo questa massa di tulle? Non ce la faccio più!- dico iniziando ad irritarmi.
- Ti aiuto a sciogliere il corpetto?
-Va bene, però appena hai slegato i nastri subito fuori. Chiaro?
- Chiaro.



L'Angolino dell'autrice

Ciao a tutti!
Spero abbiate passato delle buone vacanze! :)
Tornando alla storia, mi dispiace per il gigantesco ritardo di un mese, ma o per il mare, o per i compiti, o perchè non avevo nessuna voglia di scrivere, non sono andata avanti :(
Comunque ecco qui il dodicesimo capitolo!
Spero proprio che vi piaccia! :D
Vi ringrazio tutti per aver letto questa storia e per avermi dato tanta soddisfazione.
Ed ora, sperando di non scomparire di nuovo, vi saluto e in bocca al lupo a chi in questi giorni, come me, è tornato a scuola!
A presto!

SliteMoon

P.S. Se vi interessa, ho creato una pagina Facebook su questa storiella, tanto per comunicare più facilmente: https://www.facebook.com/pages/LArte-della-Ribellione/216739555155058?ref=profile
Passate a guardarla se vi va! :D

   
 
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